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RECENSIONI
tratto dal n. 01/02 - 2011

Il battesimo: inizio della vita di grazia


Un piccolo libro dell’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, Il dono più grande. Lettera ai genitori che chiedono il Battesimo per il loro bambino


di Paolo Mattei


Dionigi Tettamanzi,  <I>Il dono più grande. Lettera ai genitori che chiedono il Battesimo per il loro bambino</I>, Rizzoli, Milano 2010, 72 pp., euro 4,90

Dionigi Tettamanzi, Il dono più grande. Lettera ai genitori che chiedono il Battesimo per il loro bambino, Rizzoli, Milano 2010, 72 pp., euro 4,90

 

«Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. […] E fummo battezzati, e si dileguò da noi l’inquietudine della vita passata».
Nella veglia pasquale della notte fra il 24 e il 25 aprile del 387, Agostino, assieme al figlio Adeodato, ricevette il battesimo dalle mani del vescovo di Milano, Ambrogio. Di quell’inizio di vita cristiana Agostino ha lasciato concisa notizia nel passo delle Confessioni appena citato (IX, 6, 14). Sono le poche commosse parole di un uomo che, attraverso il gesto semplicissimo compiuto da un altro uomo, sa di aver ricevuto un dono che nessun uomo può elargire: la grazia di diventare figlio di Dio, ricevendo il perdono del peccato originale e di tutti i peccati personali, una «grazia grande», osserva Ambrogio nel De paenitentia, attraverso la quale Dio «ha reso possibile ciò che era impossibile» (II, 12). Un grande dono. Anzi: il dono più grande.
Proprio Il dono più grande si intitola il piccolo libro che il cardinale arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi ha dato alle stampe lo scorso dicembre. Si tratta, come recita il sottotitolo, di una Lettera ai genitori che chiedono il Battesimo per il loro bambino. Una lettera redatta con la grafia confidenziale del parroco che, entrando «in punta di piedi» nella vita dei suoi fedeli desiderosi di battezzare un figlio, li segue passo passo dai «giorni di meraviglia» dell’attesa fino al momento in cui l’acqua del «sacramento che ci fa cristiani», come dice il Catechismo di San Pio X, abbraccerà per un istante il nuovo arrivato.
Il cardinale Tettamanzi vede nelle lacrime del bambino che nasce un’invocazione alla gioia, il desiderio di sapere che quella che gli è stata donata è una «vita buona», «che questo mondo è un luogo buono per cercare la felicità». Alla domanda di felicità contenuta nel vagito inconsapevole – nel gemito inesprimibile – del bambino, l’uomo non sa rispondere compiutamente: «Per quanto generosa, intelligente e attenta sia la vostra cura, vi rendete conto che non basta per far felice un figlio d’uomo». I genitori possono solo desiderare – e quindi domandare: «Il tuo desiderio è la tua preghiera», dice Agostino – una «vita più bella, più lieta, più promettente» per i propri figli. Per questo, spiega Tettamanzi, si chiede il Battesimo, cioè «la grazia della fede che nel Battesimo viene celebrata e donata […]. Non perché si ha la presunzione di meritarlo, ma perché sapete che è un dono desiderabile, un’alleanza necessaria […], l’inizio della vita di grazia per il proprio bambino».
Ognuno, con le proprie povertà, difetti e incoerenze, può domandare questo dono al Signore per i propri figli. Spiega l’arcivescovo di Milano: «La richiesta del Battesimo può anche essere motivata in modo un po’ superficiale, ma la Chiesa e le sue membra vive (il parroco, i suoi collaboratori e io stesso nella mia responsabilità di vescovo), non intendono giudicare ed eventualmente rifiutare una domanda poco approfondita. La Chiesa desidera, invece, accogliere ogni richiesta sincera […]. Pure coloro che non si considerano “praticanti” non devono mai sentirsi soltanto “ospiti” più o meno sopportati o importuni».
Sono parole semplici e piene di tenerezza quelle che il successore di Ambrogio ha scritto in questo libretto. Le parole di un cristiano che ha sperimentato la bellezza di quel dono più grande di cui, quando era bambino, fu beneficiato, per mezzo dei propri genitori, dal Signore, e che desidera che tutti sappiano «quanto grande è il Suo amore, come è bella la speranza e affidabile la Sua promessa».



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