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RECENSIONI
tratto dal n. 01/02 - 2011

Lourdes nel canto epico di uno scrittore ebreo


Franz Werfel fece un voto: se fosse riuscito a sfuggire alla persecuzione nazista avrebbe scritto un romanzo sulla storia di Bernadette Soubirous. Trovò rifugio a Lourdes e fu esaudito
 


di Paolo Mattei


Franz Werfel, <I>Il canto di Bernadette</I>, Gallucci editore, Roma 2011, 728 pp.,  euro 19,00

Franz Werfel, Il canto di Bernadette, Gallucci editore, Roma 2011, 728 pp., euro 19,00

 

«Ho osato cantare la canzone di Bernadette, io che non sono cattolico ma ebreo». Così scrive, nel 1941, Franz Werfel nell’introduzione alla prima edizione del suo romanzo Il canto di Bernadette. L’anno prima, lo scrittore, poeta e drammaturgo, nato a Praga nel 1890, amico di Max Brod e Franz Kafka, si trovava, assieme a sua moglie Alma Schindler, vedova del compositore Gustav Mahler, in Francia. A giugno le truppe tedesche entravano a Parigi, e Hitler faceva visita alla capitale da sorridente e minaccioso trionfatore. I due sposi avrebbero voluto fuggire in Portogallo, ma non ottennero i visti necessari. Decisero allora di provare a far perdere le proprie tracce fra i Pirenei, mischiandole con quelle dei tanti sbandati in fuga dall’esercito invasore: «A Pau, una famiglia del luogo ci disse che Lourdes era l’unico posto dove qualche beniamino della Fortuna poteva forse trovare ancora alloggio», racconta Werfel nell’introduzione al romanzo – il cui titolo originale è Das Lied von Bernadette – pubblicato a Stoccolma nel 1941. «Poiché la famosa città era appena a trenta chilometri, ci venne consigliato di tentare e picchiare alle sue porte». Esse si aprirono ai due fuggiaschi. La “Fortuna” fornì loro prontamente accoglienza e alloggio. «In questo modo la Provvidenza mi condusse a Lourdes, della cui storia prodigiosa non avevo fino ad allora la più superficiale nozione».
Durante le sette settimane di permanenza nella cittadina pirenaica lo scrittore ebreo ebbe però modo di conoscere la vicenda «della giovanetta Bernadette Soubirous e i fatti meravigliosi delle guarigioni di Lourdes».
«Un giorno», racconta Werfel, «tribolato com’ero, feci un voto. Se fossi uscito da quella situazione disperata e avessi raggiunto la costa americana – questo fu il voto che feci – avrei prima di ogni altro lavoro cantato la canzone di Bernadette come meglio avessi potuto».
Werfel redige l’introduzione da cui sono tratti questi scampoli di memoria a Los Angeles, la metropoli statunitense che riuscirà a raggiungere alla fine del 1941 e da dove non si sposterà più, terminandovi i propri giorni nell’agosto del 1945.
Il frutto di quel voto esaudito è, quindi, «un canto epico» che, «nel tempo nostro, non può che prendere la forma di un romanzo». Un romanzo in cui Werfel mette in campo il suo grande virtuosismo stilistico, riuscendo a far «scoccare» – tale era infatti uno dei suoi intenti – «scintille di vita dalla materia trattata»: il brano che riproduciamo in queste pagine, il primo incontro tra la ragazzina di Lourdes e Maria a Massabielle, è indizio esemplare di questo talento. E per evidenziare la valentia letteraria dello scrittore non è nemmeno necessario fare confronti con l’imparagonabile realismo e semplicità della narrazione che del medesimo avvenimento aveva fatto la stessa Bernadette.  
«Ma non è un’opera di fantasia», tiene a sottolineare Werfel: «Il lettore diffidente, di fronte ai fatti qui narrati, può chiedere con maggior diritto che per le epopee storiche: “Che cosa è vero? Che cosa è inventato?”. Io gli rispondo: tutti gli avvenimenti notevoli che formano il contenuto del libro sono in realtà accaduti. Essi si sono iniziati non più di ottant’anni fa e si svolgono quindi nella piena luce della storia; la loro verità è attestata, in fedele testimonianza, da amici, da nemici e da osservatori spassionati. Il mio racconto non altera menomamente questa verità».
Il libro di Werfel fu tradotto e dato alle stampe in italiano per la prima volta nel 1946. Nel 1944 il regista Henry King vinse quattro premi Oscar per Bernadette, il film che aveva realizzato l’anno prima prendendo spunto dall’opera di Werfel.
A febbraio di quest’anno l’editore Gallucci di Roma ha deciso di rieditarlo. Pubblichiamo ampi brani del capitolo 7 (“La Signora”, pp. 69-79), nel quale, come s’è detto, è narrato il primo incontro, presso la grotta di Massabielle, fra Bernadette e Maria.



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