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LEONE IX
tratto dal n. 05 - 2005

Dalla Vita Leonis IX, redatta nell’XI secolo

Il miracolo di san Benedetto



Dalla Vita Leonis IX, redatta nell’XI secolo


Papa Leone IX (1049-1054), miniatura tratta da un manoscritto greco del XV secolo, Biblioteca Nazionale, Palermo

Papa Leone IX (1049-1054), miniatura tratta da un manoscritto greco del XV secolo, Biblioteca Nazionale, Palermo

Con il volto, la gola e il petto gonfi per quelle piaghe ne fu indebolito fino al punto che si disperava che avrebbe mai potuto recuperare la salute. Entrambi i suoi genitori e tutti i suoi familiari per due mesi interi ne rimasero tristemente costernati, e, immaginando ormai che non ne sarebbe seguita altro che la morte, con sospiri e lacrime incessanti aspettavano la lugubre processione delle esequie. Ma il buon Gesù, che è solito prestare soccorso nei casi disperati, consolò senza indugio i suoi genitori guarendolo completamente e si ricordò, secondo la sua promessa, della sua Chiesa che attraverso di lui doveva essere risollevata.
Erano già due mesi che non poteva più alzarsi dal letto, e ormai, con l’aggravarsi della malattia, da otto giorni non poteva nemmeno più parlare, quando un giorno, mentre giaceva supino, aperti gli occhi, da sveglio vide come una luminosa scala ergersi da sola dal suo stesso giaciglio, e, attraversata una finestra che stava dal lato dei suoi piedi, estendersi fino al cielo; e su di essa un vecchio di grande nobiltà e venerabile canizie che scendeva in abito da monaco, portando nella sua destra una grande croce su una lunga asta. Quando giunse presso il malato, mentre con la mano sinistra teneva la scala, con la destra prima gli poggiò quella stessa croce sulla bocca, poi con essa segnò le parti tumefatte e tirò fuori da dietro l’orecchio il pus pieno di tutto il veleno; e ritornato subito dopo indietro per la strada per la quale era giunto, lasciò il malato che si sentiva meglio. Senza indugio questi parlò allora ad Adalberone, un chierico che proprio in quel momento si era seduto sul suo lettuccio per consolarlo e lo mandò a interrompere, dando la notizia sperata, i lamenti di tutta la casa paterna che si protraevano ormai da lungo tempo. Poi, dopo qualche giorno, rottasi la pelle dietro l’orecchio destro, e fuoriuscito tutto il veleno di quella pustola, guarì completamente e senza alcuno strascico con grandissimo stupore e gioia di tutti. Tuttora, conversando sul filo dei ricordi, è solito ripetere agli intimi di riconoscere di aver ricevuto un evidente miracolo di Dio, e altrettanto confessa di aver riconosciuto subito – nell’estasi descritta – più chiaramente della luce, il beatissimo padre dei monaci Benedetto dalle caratteristiche del volto e dell’abito. E fino a oggi ricorda come gli accadde di discernere il suo corpo, quasi che lo abbia ancora davanti agli occhi di carne. Coloro che leggeranno le cose che seguono smetteranno indubbiamente di meravigliarsi che sia stato restituito alla salute attraverso san Benedetto piuttosto che attraverso qualsivoglia altro santo, non appena potranno rendersi conto, col procedere del racconto, con quanto zelo di pio amore fu infiammato nell’insediare e nel sostenere i monaci.

(traduzione di Lorenzo Bianchi)


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