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TEOLOGIA
tratto dal n. 09 - 2005

Sant’Agostino e la vera religione


«Gesù è la verità. Questo è uno dei dati più sconvolgenti del Nuovo Testamento e della religione cristiana. Per nostra fortuna il greco ha l’articolo, a differenza del latino. Gesù non ha mai detto “Io sono via, verità e vita”, ma “Io sono la via, la verità e la vita”. Non sono cioè una delle tante verità, ma la verità». Intervista con monsignor Rino Fisichella, rettore dell’Università Lateranense, sul suo libro La fede come risposta di senso


Intervista con Rino Fisichella di Walter Montini


Un Fisichella più che mai agostiniano quello che si sente leggendo le pagine di La fede come risposta di senso.
RINO FISICHELLA: Fisichella è sempre stato agostiniano. Agostino rappresenta la prima grande e vera sintesi tra la cultura d’Oriente e la cultura d’Occidente. Nel momento in cui si va alla ricerca dei primi elementi della cultura cristiana, inevitabilmente incontriamo Agostino. Agostino è il primo padre della Chiesa; se può essere considerato il prototipo di padre della Chiesa perché è colui che insegna, lo è anche come pastore. Trova la mia simpatia (dal greco syn-pátheia = corrispondenza) perché propone la sintesi culturale dei primi quattro secoli di storia della Chiesa, ma lo fa come pastore, e con un linguaggio da pastore. La maggior parte degli scritti di sant’Agostino, infatti, sono frutto della sua predicazione e, quindi, di un contatto diretto del vescovo col popolo a lui affidato, a cui dà l’intelligenza del mistero della fede dinnanzi ai problemi che sono costanti nella vita di ogni giorno.
Sant’Agostino è la sintesi tra Oriente e Occidente. Il confronto con le altre religioni con la schiena dritta, senza cedere a “tolleranza” di sorta (che non è una categoria che appartiene alle religioni), non può suonare come contraddizione?
FISICHELLA: No, perché il concetto di tolleranza nasce in ambito illuministico e dalla Rivoluzione francese. La tolleranza non è un concetto che mi piace. È l’altra faccia del relativismo religioso. Non è un caso che il concetto di tolleranza trovi un riscontro più immediato nell’Illuminismo e nell’inizio della Rivoluzione francese.
La tolleranza equivale a emarginare, a non affrontare il tema della vera religione. Ora, il cristianesimo – soprattutto in un periodo di confronto con le religioni come il nostro – ha un forte bisogno di recuperare l’istanza veritativa, la riflessione, la ricerca, non solo sul valore della religione in generale per la vita dell’uomo, ma soprattutto sul tema della vera religione che porta senso definitivo alle vicende di ognuno.
Lei parla delle caratteristiche che qualificano la personalità di Gesù: la sua piena libertà e la sua autorità (p. 70), che lo rendono unico, singolarmente unico nell’essere Figlio di Dio. Come conciliare libertà e autorità?
FISICHELLA: Quella libertà di Gesù proviene dal fatto che lui può affermare di essere la verità sull’uomo.
Gesù non è una delle tante verità presenti nel mondo, che promettono libertà poco realizzabili e poco efficaci a quanti lo seguono. Lui è la verità. Questo è uno dei dati più sconvolgenti del Nuovo Testamento e della religione cristiana. Per nostra fortuna la lingua greca ha l’articolo, a differenza della lingua latina. Per cui Gesù non ha mai detto «Io sono via, verità e vita», ma «Io sono la via, la verità e la vita». Non sono cioè una delle tante verità, ma la verità.
Questa autorevolezza di Gesù lo pone come proposta genuina, autentica per quanti lo vogliono seguire. In sostanza, è assumere il significato profondo che il termine “autorità” esprime (dal verbo latino augere). L’autorità di Gesù accresce dunque la mia libertà; più lui ha autorità, più io divento libero; più io assumo in me la sua autorità, più ho desiderio di libertà, più divento libero. Noi cristiani portiamo la libertà!
Soggettivismo, relativismo, agnosticismo sono le diverse forme comportamentali dello scetticismo; argomenti più che mai attuali che papa Benedetto XVI non dimentica mai di porre all’attenzione della Chiesa universale. Categorie filosofiche o pericoli della società secolarizzata?
FISICHELLA: L’uno e l’altro. Lo scetticismo proviene da una riflessione filosofica che ritiene che la verità non possa mai essere raggiunta, e quindi su tutto domina il dubbio permanente. Difatti lo scetticismo raggiunge il culmine, dando vita alle diverse forme di secolarismo, con la posizione di Nietzsche, il quale attesta non solo che non si può raggiungere la verità, ma che non esiste un’unica verità. In altre parole, la distruzione del fondamento stesso. Da qui deriva la frammentarietà a cui noi oggi siamo sottoposti.
L’evangelizzazione è parte integrante della fede nel Signore. Oggi credo sia tempo di una nuova evangelizzazione che deve passare sempre meno dalle strutture e sempre più dalle coscienze, essere sempre più “opera dei laici”, come qualcuno sostiene.
FISICHELLA: L’evangelizzazione è compito di ogni credente, senza distinzione alcuna, perché è connaturale con il battesimo stesso. Certo, oggi è necessario ritrovare le espressioni culturali che danno vita a dei linguaggi differenti per corrispondere a quella che Giovanni Paolo II aveva chiamato «la sfida della nuova evangelizzazione». Il problema, tuttavia, rimane sempre lo stesso: in ogni epoca e in ogni condizione geografica, sociale, culturale, il cristiano si è sempre venuto a trovare nella condizione di annunciare il Vangelo di Gesù Cristo. Le realizzazioni che di volta in volta si ritrovano, sono il frutto di quella stupenda sintesi che solo il cristianesimo, come religione, riesce a comporre tra fede e ragione. La fede nei suoi principi non viene mai meno, ma la ragione aiuta la fede a trovare, di volta in volta, le forme espressive con cui potersi esprimere e comunicare.
Oggi sembra avvertirsi, soprattutto tra i giovani, un bisogno di spiritualità, di trascendenza, di fede…
FISICHELLA: È vero. La recente Giornata mondiale della gioventù di Colonia è la dimostrazione evidente non solo di questo desiderio, ma anche di come i nostri giovani intendono concretizzarlo. Il tema della Giornata non fa che rendere evidente questa strada: «Siamo venuti per adorarlo».
La fede è un cammino continuo che dura tutta la vita, senza sosta alcuna, e che deve condurre progressivamente alla contemplazione del volto del Signore. Ecco perché dobbiamo insistere sul profondo significato che l’Eucaristia ha nella vita della Chiesa, perché è una genuina fonte per una nuova cultura ed è la possibilità per contemplare il volto di Cristo risorto.
Siamo nel momento di passaggio tra la modernità e la postmodernità…
FISICHELLA: I giochi non sono ancora fatti. I movimenti culturali non si modificano semplicemente per il cambiamento di nomi. Abbiamo ancora tutta la possibilità per orientare il cambiamento in atto affinché non rimanga in balìa di sperimentazioni fondate sull’opinione di una élite, ma sia invece radicato nel coerente sviluppo di una tradizione.


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