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LIBRERIA EDITRICE VATICANA
tratto dal n. 09 - 2005

«Non vogliamo imporre un marchio ma suscitare collaborazioni»


Con l’inizio del pontificato di Benedetto XVI, la Segreteria di Stato ha ribadito che i diritti su tutto ciò che Ratzinger ha pubblicato in passato e che pubblicherà come pontefice sono della Libreria Editrice Vaticana. Abbiamo incontrato il presidente della Lev, monsignor Giuseppe Scotti, per sapere come funzione la casa editrice del papa. Intervista


intervista con Giuseppe Scotti di Tommaso Marrone


Sopra, il cartello che indica il negozio della Libreria Editrice Vaticana in piazza San Pietro; qui sotto, l’interno della libreria

Sopra, il cartello che indica il negozio della Libreria Editrice Vaticana in piazza San Pietro; qui sotto, l’interno della libreria

La Libreria Editrice Vaticana. Alla scoperta di una storia lunga e molto particolare, ma soprattutto di un servizio poco conosciuto e poco reclamizzato. Chi sono gli editori del papa? E soprattutto: come è possibile mantenere sempre il giusto equilibrio nella propria missione senza lasciarsi tentare dalla logica degli affari? Ne abbiamo parlato col suo attuale presidente, monsignor Giuseppe Scotti.
«Nel 1926, dopo quasi cinquecento anni di storia, la Libreria Editrice Vaticana si è staccata dalla tipografia. In quegli anni l’unica attività consisteva nello stampare testi liturgici (breviari, messali e cose simili) e nel diffondere il magistero pontificio. Così si è andati avanti fino agli anni Settanta. Poi, con Paolo VI, la Lev ha iniziato ad affacciarsi all’esterno. Con la sua sede fuori dal territorio vaticano e un suo punto vendita. Una nuova, grande apertura al mondo.
Quindi, con l’avvento di papa Wojtyla, con tutto quello che ha significato anche per gli operatori della comunicazione, è iniziata una fase completamente nuova. Già dopo soli quaranta giorni di pontificato i primi cambiamenti: in un comunicato del Pontefice viene dato mandato alla Lev di tutelare i diritti relativi agli scritti magisteriali di Giovanni Paolo II, ma anche a tutti gli scritti del cardinale Wojtyla. Da qui una grande rivoluzione per la Lev. Abbiamo così cominciato ad affiancare alle opere usuali alcuni libri che sono divenuti dei veri best seller, come La bottega dell’orefice che ha raggiunto le 19 edizioni. E anche più impegnativi testi filosofici. Da qui la nascita di collaborazioni con le case editrici italiane. Dalle maggiori, come la Mondadori, a quelle un po’ meno grandi. Con tutte il rapporto è sempre stato molto corretto, preciso e puntuale».
Perché la Lev ha cercato un appoggio esterno?
GIUSEPPE SCOTTI: Uno dei motivi per cui lo abbiamo fatto è che volevamo diffondere e far conoscere in tempi sicuramente più brevi di quanto avremmo potuto realizzare con le sole nostre forze libri di respiro molto ampio. Dovevamo servirci di editori che avessero una rete commerciale e distributiva già ben consolidata.
Lo scopo della Lev non è quello di porsi sul mercato come una casa editrice tra le altre e imporre il suo marchio. Piuttosto è quello di suscitare collaborazioni con tutte le persone disponibili. Gestire i diritti, sì, perché gli scritti del Papa vengano letti nella loro interezza, nella loro precisione… Ma non imporre sé stessi. È una logica di servizio e, quando funziona, è una cosa eccezionale.
Il documento uscito di recente a firma della Segreteria di Stato non è altro che una “riedizione” di quello pubblicato sull’Osservatore Romano quaranta giorni dopo l’elezione di Giovanni Paolo II, e passato, però, un po’ in sordina. È un decreto che ricorda le funzioni storiche della Lev di tutela legale ed economica. A cui si affianca un comunicato che affida alla Lev la gestione dei diritti anche perle opere del cardinale Ratzinger scritte prima dell’elezione a sommo pontefice. Si tratta di gestire i diritti di un uomo che ha scritto moltissime cose. Paradossalmente è sotto questo profilo del tutto diverso da quello che è avvenuto con Giovanni Paolo II, che, a causa delle evoluzioni storiche e politiche del suo Paese, prima dell’elezione non era riuscito a pubblicare praticamente nulla. Gli scritti del cardinale Wojtyla c’erano, ma erano da gestireex novo
dalla Lev. Con Ratzinger ci siamo trovati di fronte a una serie di titoli già pubblicati, con la necessità di costruire rapporti, peraltro cordialissimi, con una serie di case editrici, italiane e non, che si sono occupate di lui finora. Noi dobbiamo essere rispettosi di questi legami e questi contratti. Da parte loro le varie case editrici capiscono che adesso gli interlocutori siamo noi. Noi non vogliamo nulla di più di quello che ha deciso il Santo Padre. Ora il cardinale non c’è più, c’è il Santo Padre. Durante il pontificato così lungo di Giovanni Paolo II, come è cambiato il pubblico dei lettori?
SCOTTI: L’interesse nei confronti degli scritti di Giovanni Paolo II è andato crescendo giorno per giorno. Dagli scritti iniziali, quelli del poeta, dell’attore, col tempo si è iniziato ad apprezzare anche altri tipi di testi, ad esempio quelli filosofici. Alcuni sono arrivati a vendere cinquemila copie in un mese e sono stati ristampati. Forse perché la gente ha iniziato ad avere bisogno di cose sode. E poi c’è stato, e c’è ancora, l’interesse per Giovanni Paolo II come papa, come maestro della verità.
Riguardo ai documenti del magistero pontificio come vi comportate?
SCOTTI: Quando esce un documento papale, come un’enciclica ad esempio, a tutti gli editori cattolici che lo chiedono si rilascia tranquillamente una liberatoria. Mane nobiscum Domine è stata tirata solo da noi in 35mila copie! E la stampavano anche gli altri. Soprattutto da parte di un certo mondo, però, si dice: il papa è di tutti! Fino a qui non vedo come non si possa essere d’accordo. Ma un conto è riportarne le dichiarazioni su un quotidiano o su un giornale. Un conto è appropriarsi indebitamente di un libro o un saggio. Il papa è di tutti, ma gli scritti devono essere tutelati da qualcuno. E purtroppo non sempre è andata così, pur lasciando noi la piena libertà di pubblicazione se ci è richiesta.
E adesso, una nuova tappa importante per la storia della Lev... Come vivono gli editori del papa questa nuova elezione? E, soprattutto, come è stato l’approccio dei lettori agli scritti del cardinale Ratzinger all’indomani della sua elezione?
SCOTTI: La cosa interessante è che nell’improvviso riversarsi di fedeli, intellettuali e curiosi, nelle librerie di settore, all’indomani dell’elezione di Benedetto XVI, i libri del neoeletto Papa sono andati via così com’erano. A parte La mia vita, la biografia, che ha subito un leggero restyling nella copertina, tutti gli altri non hanno avuto bisogno di ritocchi. In Germania alcuni libri sono diventati dei best seller in poche settimane, nonostante ci fosse nei confronti del cardinale Ratzinger una certa diffidenza. Veniva visto infatti con la fama del “censore”, dell’uomo severo. Lo avevano dipinto usando delle definizioni ideologiche un po’ banali, ma a livello inconscio questa “caricatura” forzata aveva avuto un certo peso, tanto che i libri del cardinale Ratzinger erano letti dai pochi che riuscivano a sottrarsi a questo messaggio ideologizzante. Poi il cambiamento è stato enorme per tutti. Prima il pubblico dei lettori era comunque un pubblico medio alto, quegli scritti erano letti da un’élite (stiamo parlando di un pubblico nell’ordine delle 15mila copie). Quando Ratzinger è diventato papa, è come se la gente avesse capito che poteva fidarsi. Mi ricordo che quando Paolo VI lo ha nominato vescovo, noi studenti di teologia abbiamo detto: «Peccato, abbiamo perso un ottimo teologo». Ma lui ha continuato a essere un ottimo teologo anche da vescovo. E così sarà anche ora.
Ma la Lev non ha solo gli scritti del Papa da curare.
SCOTTI: Le nostre opere accompagnano il credente dalle fasi iniziali del suo cammino, quando magari vuole riappropriarsi della sua fede, fino alla lettura di testi più difficili per l’approfondimento di una coscienza più matura. Dalla riscoperta della preghiera – il nostro libretto che offre una semplice guida al Rosario ha venduto in due anni oltre 150mila copie solo in lingua italiana – fino alle esigenze cui rispondono collane un po’ più tecniche, dirette a un pubblico più esigente, come quella giuridica e quella mistica, per le quali, a volte, ci troviamo a fare delle vere e proprie scommesse.
E poi offriamo anche testi di riflessione molto robusti, che sappiano coinvolgere sia intellettualmente che spiritualmente. Scritti legati anche all’anno liturgico. Per fare un esempio, il libro di don Antonio Donghi sull’Eucaristia, uscito l’anno scorso a ottobre, è già andato in ristampa. E un altro di monsignor Renato Corti sta per avere lo stesso esito. Un successo davvero inaspettato. Pensate che non voleva neanche pubblicarlo, invece è venuto fuori un testo molto sodo, concreto e utile. E il successo è arrivato perché evidentemente la gente non ha più voglia di chiacchiere inutili.
Come riuscire a mantenere buoni i rapporti con una “concorrenza” non realmente tale?
SCOTTI: Anche molte grandi case editrici ammirano il nostro modo di portare avanti il lavoro, il nostro modo di gestire tutti i nostri servizi pur avendo un ridotto numero di dipendenti. Il quinto settore, poi, quello del punto vendita, è stato da poco completamente ristrutturato e intitolato a Giovanni Paolo II. È piccolo, solo 90 metri quadrati, ma in un anno ospita oltre 400mila persone. E poi è difficile trovare una libreria che vende libri in 60 lingue diverse.
Come non lasciarsi tentare dal marketing ?
SCOTTI: Tutte le tentazioni sono umane, ma il nostro atteggiamento deve essere diverso, il business e il tornaconto economico non possono essere l’elemento dominante. Per riuscirci ci vuole una grande forza e una grande fede.
Le tentazioni di allargamento sono legittime, ma è anche bello appoggiarsi e collaborare con persone esperte nel campo. Bisogna anche saper riconoscere le capacità degli altri. Noi dobbiamo metterci in collegamento, ma non fare tutto. In questo senso siamo coerenti col servizio petrino. Pietro presiede nella carità, non fa tutto. Come Pietro fa il suo servizio, così chi collabora con lui deve imparare il suo stile.


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