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VATICANO
tratto dal n. 11/12 - 2002

CARDINALI. Il saluto del decano emerito prima di lasciare l’Urbe

«Roma, nuova Gerusalemme»


L’omelia pronunciata dal cardinale Bernardin Gantin durante la messa celebrata la mattina del 3 dicembre sulla tomba di san Pietro, sotto l’altare della Confessione della basilica vaticana


di Bernard Gantin


Il cardinale Bernardin Gantin

Il cardinale Bernardin Gantin

Carissimi,
la casa del Signore nella quale siamo riuniti stamane è la chiesa, anzi la prima di tutte le chiese dell’Urbe e dell’orbe, perché essa ricopre la gloriosa tomba di Pietro.
Presso il Principe degli apostoli, uniti nel nome di Cristo, ci sentiamo anche noi, fratelli e sorelle nella medesima fede, uniti dalla medesima vocazione e impegnati per la medesima missione al servizio del Vangelo…
Vi ringrazio di cuore, tutti e ciascuno di voi, in questo momento per me molto significativo, per tanti motivi che affido alle vostre preghiere.
Nei primi giorni di questo mese di dicembre che è l’ultimo dell’anno civile, e anche il primo dell’anno liturgico e grande porta dell’Avvento, siamo chiamati a “ripartire da Cristo” per giungere a Natale, suo santo compleanno. Questo è il messaggio di Giovanni Paolo II indirizzato a tutta la Chiesa all’inizio del terzo millennio.
“Duc in altum” è, infatti, un accorato invito a ritornare alla propria casa interiore, cioè al tempio segreto del cuore, per rinnovarsi spiritualmente, e a fare memoria di quanto Dio ha operato per noi e, tramite noi, per gli altri. Beati noi se abbiamo conservato tutto nel cuore, come Maria di Nazareth, la “Piena di grazia”, che ha ringraziato il Signore magnificandolo per le meraviglie del suo amore. La munificenza divina supererà sempre le nostre attese e domande, e i nostri desideri.
Per conto mio, la lunga esperienza di più di 31 anni di servizio alla Chiesa, in collaborazione con tanti amici e fratelli nella Curia romana e in contatto con numerose Chiese particolari sparse nel mondo, mi conferma oggi, con una intensa memoria, nella contemplazione della grande bontà e della generosità sconfinata del Signore.
A questo punto, mi torna in mente il commovente episodio evangelico circa l’uomo che fu guarito e liberato da Cristo, che voleva essere annoverato fra i discepoli, e che, invece, ricevette il mandato di “tornare fra i suoi” per raccontare quanto il Signore aveva fatto per lui...
Sarà sempre Lui, il Signore, che apre davanti a noi le vie nuove e giuste della nostra vita...
Con grande serenità e profonda gioia, e soprattutto con immensa gratitudine verso il Successore di Pietro, guardo al futuro, alla vigilia di nuovi orizzonti missionari, per portare sempre Roma nel cuore come ho cercato di portare la Chiesa del mio Paese a Roma, la città dì Pietro...
«Che la mia lingua si attacchi al mio palato, e la mia destra si paralizzi semmai ti dimentico», o Roma, la Gerusalemme nuova, meta di tanti pellegrini del mondo intero...
Il pellegrinaggio del cuore è pellegrinaggio spirituale di fede, secondo la bellissima parola di Cipriano, grande santo vescovo africano, parola felicemente scolpita all’interno della splendida cupola petrina, che indica la gloriosa tomba del Principe degli apostoli: «Hinc una fides mundo refulget
Hinc sacerdotii unitas exoritur».
«Da qui risplende l’unica fede...
Da qui rinasce l’unità del sacerdozio...».
Perciò, «grande è la mia gioia quando mi dissero: andiamo alla casa del Signore...». La casa del Signore è anzitutto la Chiesa universale. In Africa, dove i missionari, come il grande san Francesco Saverio oggi festeggiato, sono stati gli intrepidi pionieri del Vangelo, c’è ancora oggi un urgente bisogno di pace, di libertà e di approfondimento della fede in Cristo.
L’augurio di quanti circondano quella terra di stima e di amicizia dovrà consolidarsi in manifestazione concreta e fraterna di preghiera e di solidarietà...
Fin dalle origini, la Chiesa è comunità di fratelli ed amici, formata e costruita «come un cuore solo e un’anima sola».
Carissimi, questa nostra odierna e singolare visita ad limina alla tomba dell’apostolo sia per noi un nuovo punto di riferimento e di partenza, da Cristo e da Pietro per la nuova evangelizzazione nel mondo!
Amen.

sacro collegio

Il cardinale Joseph Ratzinger e papa Wojtyla

Il cardinale Joseph Ratzinger e papa Wojtyla

Ratzinger è il nuovo decano, con Sodano vice

Quella che pubblichiamo in queste pagine è l’omelia pronunciata dal cardinale Bernardin Gantin durante la messa celebrata la mattina del 3 dicembre sulla tomba di san Pietro, sotto l’altare della Confessione della basilica vaticana. Si è trattato della messa con cui il porporato africano ha salutato prelati, religiosi, religiose ed amici dopo 31 anni di servizio nella Curia romana. Il giorno dopo Gantin, infatti, è partito alla volta del suo Benin dove vivrà nella casa preparatagli dal fratello minore.
Alla cerimonia hanno partecipato i cardinali Giovanni Battista Re (prefetto della Congregazione per i vescovi) e Geraldo Majella Agnelo (arcivescovo di São Salvador da Bahia, a Roma per la visita ad limina), oltre che gli arcivescovi Francesco Monterisi (segretario della Congregazione per i vescovi), Robert Sarah (africano, segretario di Propaganda Fide), Romeo Panciroli (ex nunzio), e i vescovi Cipriano Calderon Polo (vicepresidente della Pontificia Commissione per l’America Latina), Paul Vieira Kouassivi (di Djougou, Benin), René-Marie Ehuzu (vescovo eletto di Abomey, Benin). Hanno poi concelebrato oltre sessanta sacerdoti, presente al completo la Congregazione per i vescovi che Gantin ha retto per quattordici anni, dal 1984 al 1998. Alla funzione hanno partecipato anche gli ambasciatori presso la Santa Sede di Canada Wilfrid-Guy Licari e Francia Pierre Morel.
Prima che Gantin tornasse in patria, il Papa ha accettato di dispensarlo dalla carica di decano del Sacro Collegio, che ricopriva dal 1993. Così lo scorso 27 novembre i sei cardinali dell’ordine dei vescovi (Gantin, Joseph Ratzinger, Roger Etchegaray, Alfonso López Trujillo, Angelo Sodano, Re) si sono riuniti per eleggere il nuovo decano. Erano tutti presenti e all’unanimità hanno scelto Ratzinger. Successivamente hanno votato anche per la carica del vice, ricoperta dal novembre 1998 dallo stesso porporato tedesco. In questo caso la scelta è caduta sul cardinale Sodano, segretario di Stato. Il 30 novembre la Sala stampa vaticana ha reso noto che il Papa aveva dato – come previsto dal Codice di diritto canonico – la sua approvazione alle due elezioni.
Al cardinale Gantin è stato concesso – ed è la prima volta che avviene – di qualificarsi con il titolo di decano emerito.


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