Tratto da USA E SANTA SEDE LA...

Presentazione al libro



di Giulio Andreotti


Sono gratissimo all’ambasciatore Nicholson per avere accolto l’invito a scrivere per noi una sintetica storia dei rapporti diplomatici degli Stati Uniti d’America con il Vaticano, a partire da quel 1788 quando George Washington fece comunicare a Pio VI, tramite Benjamin Franklin, che nella nuovissima Repubblica non vi era bisogno di alcun permesso per la nomina di un vescovo da parte della Santa Sede.Nel corso di due secoli vi sono stati momenti facili ed altri meno; sempre con il riflesso del pluralismo religioso di laggiù, insieme alla rigorosa laicità dello Stato (che non toglie però – anzi! – di scrivere sulla tomba del soldato ad Arlington: «Sconosciuto a tutti ma non a Dio»).Nel luglio 1963, quando venne a Roma in visita ufficiale il presidente John Kennedy, ebbi modo di chiedergli, in una colazione ristretta a palazzo Taverna, come mai non si concludessel’allacciamento di relazioni diplomatiche tra loro e il Vaticano. Mi rispose senza equivoci che avrebbe potuto porre il problema se fosse stato rieletto. Doveva essere molto attento a non creare una “questione cattolica”. Purtroppo il nuovo quadriennio non fu suo. Quattro mesi dopo i colloqui di Roma venne assassinato a Dallas. Sarebbero passati molti anni prima che Congresso e governo arrivassero alla elevazione del rappresentante personale a vero e proprio ambasciatore. Bob Wilson, amico personale del presidente Reagan, svolse un efficace lavoro. Ma ormai le relazioni sono indiscusse. Del resto, salvo poche dolorose eccezioni, in Vaticano sono accreditati ambasciatori di tutto il mondo, appartenenti ai più diversi indirizzi culturali e politici. Giulio Andreotti


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