Tratto da ne scelse dodici

San Barnaba




SAN BARNABA
Barnaba è il soprannome di Giuseppe, giudeo levita nato a Cipro. Eusebio di Cesarea e, prima, Clemente Alessandrino ci dicono che fu uno dei settantadue discepoli di Gesù. Fu il garante della conversione di Paolo presso i cristiani di Gerusalemme, che ancora diffidavano di lui. Fu con Paolo nel suo primo viaggio missionario, che da Cipro toccò varie città dell’Asia Minore, accompagnato nella prima parte dell’itinerario dal cugino Giovanni, cioè Marco, il futuro evangelista, che a un certo punto ritornò indietro. Verso il 51, alla vigilia della partenza per un secondo viaggio missionario per visitare le comunità fondate nel primo, Paolo e Barnaba entrarono in contrasto, perché, mentre Barnaba avrebbe voluto portare con sé anche Marco, Paolo si oppose, vista l’esperienza del viaggio precedente. «Il dissenso fu tale che si separarono l’uno dall’altro; Barnaba, prendendo con sé Marco, s’imbarcò per Cipro» (At 15, 39). Tertulliano attribuisce a Barnaba la Lettera agli Ebrei, ipotesi che ha trovato qualche riscontro negli studi moderni. Dal momento del suo ritorno a Cipro notizie certe su di lui vengono a mancare, e occorre affidarsi agli Atti di Barnaba, opera del V secolo, che narrano con toni leggendari il suo apostolato a Cipro e il suo martirio a Salamina (a nord di Famagosta), a opera di giudei siriani, che lo avrebbero lapidato e poi bruciato. Nonostante il contesto della narrazione, gli storici sono propensi a ritenerne fondati i dati essenziali, cioè la predicazione e il martirio. Gli Atti di Barnaba riferiscono ancora che, al tempo dell’imperatore bizantino Zenone (474-491), Barnaba sarebbe apparso nel sonno all’arcivescovo Anthemios indicandogli il luogo dove scavare per ritrovare l’ipogeo che conteneva la sua sepoltura in un sarcofago, cosa che l’arcivescovo fece, ritrovando il corpo di Barnaba che aveva ancora sul petto il Vangelo di Matteo, scritto di sua mano. La tomba di Barnaba si mostra tuttora a Salamina ed è visitabile: vi si accede dall’interno di un oratorio che vi fu costruito sopra, ora abbandonato, a 150 metri circa dal monastero a lui intitolato. Si tratta di una tomba del periodo romano, scavata nel sottosuolo, di forma irregolare, dentro la quale si trovano due arcosoli e il sarcofago dove un tempo era il corpo del santo. Questo fu trasportato, sempre secondo la tradizione, da Anthemios nel luogo dove tuttora è deposto, cioè nell’abside della navata sud della basilica che l’arcivescovo stesso costruì poco lontano dalla tomba e che dedicò a Barnaba, mentre il Vangelo venne donato all’imperatore Zenone, che concesse l’autocefalia alla Chiesa di Cipro. Il luogo divenne da allora un’importante meta di pellegrinaggio e attorno alla basilica si sviluppò molto presto un monastero. Attualmente, a causa della situazione politica dell’isola (il monastero ricade nella parte occupata dall’esercito turco), i monaci sono stati allontanati e il complesso è stato trasformato in museo di icone.
Esiste in Occidente la tradizione di Barnaba primo evangelizzatore dell’Italia settentrionale, in particolare della città di Milano, dove nella chiesa di Santa Maria del Paradiso si mostra ancora (lì trasportata dalla distrutta chiesa di San Dionigi) la pietra forata nella quale egli avrebbe piantato la croce al suo arrivo nell’anno 51. La critica storica ha dimostrato come infondata questa tradizione. Parallelamente, esiste anche una tradizione della presenza a Milano del capo di Barnaba, conservato in un’urna d’argento nella chiesa di San Francesco (l’antica Basilica Naboriana) fino all’anno della sua distruzione, nel 1799, quindi trasportato nella Basilica di Sant’Ambrogio, non più visibile perché murato in un altare insieme alle reliquie dei santi Nabore e Felice. Un cranio attribuito a Barnaba sarebbe anche presso la parrocchiale di Endenna in Val Brembana.


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