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Giovanni Paolo II per la pace in Ruanda


Il Papa non tacque


di Giovanni Paolo II


Recita dell’Angelus
7 OTTOBRE 1990

Al termine dell’Angelus il Santo Padre ha fatto un appello per il popolo del Ruanda:
In questo momento di preghiera, il nostro pensiero si rivolge ai fratelli che, in ogni parte del mondo, sono provati dalla guerra e dalla violenza. Vi invito, in particolare, a ricordare con me al Signore il popolo del Ruanda. Preghiamo affinché sia posta fine agli scontri di questi giorni e quella diletta nazione, che recentemente ho avuto la gioia di visitare, ritrovi al più presto la pace nella giustizia. Affidiamo questa intenzione all’intercessione della Beata Vergine del Rosario, Regina della Pace.




Catechesi dell’udienza generale
28 NOVEMBRE 1990

Durante l’udienza il Santo Padre ha pronunciato il seguente appello:
Desidero ora invitarvi a ricordare con me nella preghiera il continente africano, in cui permangono numerose situazioni di conflitto, di miseria e di carestia. Vecchi problemi irrisolti e nuove tensioni affliggono milioni e milioni di fratelli di quelle terre, tanto provate e pur cosí ricche di speranze.
[...] Un’altra cara nazione, da me visitata in settembre, sta attraversando un periodo di gravi difficoltà: il Ruanda. Dopo gli scontri sanguinosi del mese scorso, continuano purtroppo a giungere notizie di tensioni e di violenze, che seminano divisioni, accrescono la povertà e complicano il già grave problema dei rifugiati, con temibili conseguenze per l’intera regione.
Uniamo la nostra preghiera a quella delle giovani Chiese dell’Africa, per implorare il ritorno della pace. Invochiamo il Signore perché accolga nella sua misericordia le vittime, dia conforto a chi soffre e sostegno a chi si prodiga per lenire le piaghe del corpo e dello spirito. Chiediamo al Signore dell’universo di illuminare le menti di quanti portano responsabilità, perché ritrovino pensieri di pace, favoriscano la riconciliazione, uniscano gli sforzi per la ricostruzione e per un nuovo e sereno progresso. Voglia Iddio che la comunità internazionale non resti insensibile all’appello che proviene da tanta sventura ed offra ogni necessaria collaborazione ed aiuto.
Interceda per noi Maria Santissima, dolcissima Madre di Cristo e nostra Madre.



Catechesi dell’Udienza generale
4 marzo 1992

Durante l’udienza il Papa ha rivolto un appello alla pacificazione in Zaire e in Ruanda:
l. Le consolanti esperienze vissute durante quest’ultimo pellegrinaggio apostolico in terra d’Africa non mi fanno dimenticare l’affliggente situazione che grava ancora in altri territori di quel grande continente. Mi riferisco, in particolare a due popoli oggi in preda a gravi disordini: lo Zaire e il Ruanda. [...]
2. Nel Ruanda imperversa, da troppo tempo oramai, una devastante guerriglia, con un numero sempre crescente di vittime. Inermi popolazioni civili sono condannate a lasciare le loro terre, con indicibili sofferenze e disagi soprattutto per i più deboli: donne, anziani e bambini.
Mi addolora profondamente la morte di una benemerita religiosa e di una giovane aspirante delle Religiose missionarie oblate dell’Assunzione, uccise con altre sette persone.
Desidero che i vescovi, i sacerdoti e i fedeli di quell’amata nazione sappiano che il Papa è vicino a quanti piangono i loro congiunti, condivide le sofferenze di tutti, mentre invita i responsabili della vita pubblica a seguire le vie di un onorevole negoziato che porti alla pace e alla riconciliazione.
Anche per questo preghiamo, all’inizio del nostro itinerario di conversione e penitenza quaresimali.




Ai vescovi del Ruanda
in visita ad limina
16 maggio 1992

Cari confratelli nell’episcopato,
1. Vi porgo cordialmente il benvenuto in questo luogo, in cui la vostra tradizionale visita ad limina vi conduce. È la prima volta che ci incontriamo dopo la mia visita pastorale nel Paese delle mille colline, nel settembre del 1990, che mi ha consentito di apprezzare la calorosa ospitalità del vostro popolo e il suo attaccamento al Successore di Pietro. Sono lieto che questo nuovo incontro rafforzi ulteriormente i vincoli di comunione tra Roma e la Chiesa in Ruanda.
Ringrazio vivamente il presidente della vostra Conferenza episcopale, monsignor Thaddée Nsengiyumva, vescovo di Kabgayi, per le parole tanto cordiali che mi ha appena rivolto a vostro nome. Porgo i miei auguri di un fecondo ministero pastorale al nuovo vescovo di Kibungo, monsignor Frédéric Rubwejanga, nonché al primo vescovo della diocesi di Gikongoro, recentemente eretta, monsignor Augustin Misago.
Mi auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, a cui dobbiamo il primo annuncio della fede, vi dia un nuovo sprone al servizio del popolo affidato alla vostra sollecitudine pastorale.
2. Nella vostra preghiera di pellegrini, mi è facile immaginare che sia l’inestimabile dono della pace ciò che chiedete incessantemente al Signore in questo drammatico periodo della storia del Ruanda.
Infatti, purtroppo, avevo appena lasciato la vostra terra, che nell’ottobre del 1990 è scoppiata la guerra, causando perdite di vite umane e portando il suo triste bagaglio di distruzione e di miseria. Intere popolazioni hanno dovuto fuggire e cercare rifugio in posti più sicuri.
All’inizio dello scorso anno si sono verificati massacri che sono andati ad aggiungersi alle sofferenze delle famiglie e che hanno fatto crescere la tensione tra i gruppi sociali. Ultimamente le incursioni notturne e gli attentati hanno provocato la morte di vittime innocenti. E si temono nuovi drammi nel momento in cui si vorrebbe poter chiudere definitivamente con il regno della violenza.
Siate certi, cari confratelli, che la mia preghiera si unisce alla vostra per chiedere al Signore che il vostro Paese, che ha intrapreso la strada delle riforme a cui aspirano i ruandesi, conosca una pace duratura e che si sviluppi, tra i membri di una stessa nazione, un dialogo costruttivo e fecondo. A questo proposito, è con soddisfazione che sono venuto a conoscenza degli accordi a cui si è giunti ultimamente per la formazione del governo, e spero che il Ruanda continui a progredire sulla via della democrazia in un clima di unità nazionale.
3. Come vi ho esortati nel mio messaggio di Kigali, il 9 settembre 1990, perseverate a tutti i costi nel vostro difficile e paziente impegno in vista dell’unità tra i fratelli e le sorelle ruandesi! A questo scopo avete le risorse del Vangelo. Infatti solo la fede cristiana può riuscire a eliminare i pregiudizi etnici, a instaurare un clima di fratellanza perfezionando il rispetto che si deve agli altri. È per questo che vi ripeto: "Che ciascun ruandese comprenda che il prossimo che Gesù chiede di amare non è soltanto l’uomo dello stesso gruppo sociale, ma ogni uomo che si incontra lungo la strada" (n.5).
Vi incoraggio con tutto il cuore a perseguire più che mai la vostra opera di artefici di pace e di buoni samaritani. So che, nell’assistenza alle vittime della guerra, ai rifugiati e ai membri più bisognosi della popolazione, voi compite veri miracoli con l’aiuto dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose e di altre persone di buona volontà. Che Dio benedica gli slanci di generosità e di compassione!
Certamente il vostro compito principale è quello di portare la luce e l’amore di Cristo negli spiriti e nei cuori. Nel periodo di riforme politiche che sta vivendo il vostro Paese, è ciò che fate, tra l’altro, attraverso messaggi destinati a formare le coscienze, come quello del 21 novembre 1991 ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose.
In questo periodo pasquale, in cui sentiamo più vivamente la presenza attiva dello Spirito Santo, dono del Signore risorto, auspico che vi rinnoviate nella vostra bella missione di portatori di speranza e di conforto, a immagine di Colui che invochiamo il giorno di Pentecoste, come "Consolatore sovrano". Che i fedeli lungi dal sentirsi abbandonati e lasciati allo smarrimento, possano avvertire che sono sostenuti, incoraggiati e accompagnati da guide illuminate e amorevoli!
4. In questo apostolato prioritario nel proseguimento di altre attività di evangelizzazione siete circondati da collaboratori privilegiati: i sacerdoti. Essi si aspettano da voi un affetto comprensivo, un’accoglienza attenta, così come consigli ed incoraggiamenti per il loro ministero. La recente esortazione apostolica Pastores dabo vobis vi aiuterà in quel compito di grande importanza e particolarmente delicato che è la formazione dei futuri sacerdoti, formazione che deve continuare per tutta la vita, per favorire la santificazione personale nel ministero e un costante rinnovamento dell’impegno pastorale (cfr. n.2).
La constatazione che la maggioranza dei ruandesi professano la religione cattolica non deve far dimenticare l’urgenza di annunciare il Vangelo e di approfondire la fede ricevuta. Come faceva notare l’enciclica Redemptoris Missio, l’azione missionaria è solo agli inizi e la Chiesa deve affrontare le sfide del mondo d’oggi con lo stesso coraggio che animava i missionari delle epoche passate e la stessa disponibilità ad ascoltare la voce dello Spirito (cfr. n. 30).
In quest’anno del centenario della morte del cardinale Lavigerie, i cui figli sono stati i primi a portare la Buona Novella nel vostro Paese, dobbiamo ricordare gli insegnamenti che dava ai "Padri Bianchi": "I missionari dovranno dunque essere soprattutto degli iniziatori, ma l’opera duratura deve essere compiuta dagli africani stessi, divenuti cristiani ed apostoli" (allocuzione in occasione della partenza di venti missionari per l’Africa equatoriale, Algeri 29 giugno 1890). Cari fratelli, fate in modo che i sacerdoti delle vostre diocesi, fortificati da un rinnovamento della loro vita di preghiera, mossi da uno zelo apostolico rafforzato e sostenuto da un’autentica atmosfera di fratellanza sacerdotale nel presbiterio, s’impegnino a radicare fermamente la fede nei cuori, per la crescita della Chiesa e per il bene delle vostre nazioni.
5. I religiosi e le religiose vi offrono allo stesso tempo un aiuto pregevole, non solo per il loro contributo alla pastorale ma attraverso la loro stessa vita consacrata. Essi sono chiamati nella Chiesa a dare una testimonianza visibile del loro dono totale a Dio e spetta ai vescovi aiutarli a compiere questa opzione fondamentale. Come ha dichiarato il Concilio Vaticano II, "i religiosi col loro stato testimoniano in modo splendido e singolare che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini" (Lumen gentium, n. 31). Nel promuovere la vita religiosa, seguendo i carismi propri dei diversi istituti, i vescovi compiono un autentico dovere pastorale.
6. Esiste inoltre un ministero a cui, ancora una volta, vi invito a prestare un’attenzione speciale con il contributo di sacerdoti competenti: la pastorale dell’élite del Paese. A tutti i battezzati e, in particolare, a quanti occupano posti di responsabilità per il progresso della nazione, offrite l’aiuto necessario affinché i valori evangelici, in cui credono dal momento del loro ingresso nella comunità cristiana, permeino il loro modo di pensare e di agire. Oggi hanno la possibilità di leggere la parola di Dio nella propria lingua: il primo esemplare della traduzione della Bibbia in kinyaruanda mi è giunto lo scorso anno. Mentre apprezzo il lavoro che tale pubblicazione rappresenta, colgo l’occasione di questo incontro per complimentarmi con l’équipe di sacerdoti e di laici, biblisti e linguisti, e con il loro presidente monsignor André Perraudin, arcivescovo-vescovo emerito di Kabgayi, per questo grande servizio reso ai cristiani di lingua ruandese.
Infine mi auguro che i fedeli laici approfondiscano sempre di più l’insegnamento sociale della Chiesa, affinché i membri della società ruandese costruiscano per se stessi e per i loro figli un avvenire degno e prospero. È ancor più necessario, nell’attuale fase della vita della nazione, che si ponga rimedio alla situazione economica del Paese, soprattutto riguardo all’insufficienza della terra e a causa dei problemi sociali che devono affrontare quanti ne hanno la responsabilità.
7. In una nazione come la vostra, in cui la metà della popolazione è al di sotto dei 18 anni di età, la pastorale dei giovani merita una sollecitudine particolare. A quanti, ragazzi e ragazze, rappresentano il Ruanda del domani, e che anelano alla conoscenza della verità, come ho constatato durante il mio incontro nello stadio di Amahoro, occorre comunicare ciò che dà senso alla vita e presentare con entusiasmo il messaggio di Cristo, trasmesso dalla sua Chiesa. Altrimenti questi giovani a cui dobbiamo testimoniare il nostro affetto e la nostra fiducia rischiano di diventare preda della mentalità neopagana che li circonda, e saranno tentati di vedere nello sviluppo economico l’unico fine dell’esistenza.
Dinanzi alla fragilità del tessuto familiare, siete chiamati a mettere a punto una pastorale adeguata per aiutare quegli stessi giovani a fondare un focolare secondo il progetto di Dio. Sane regole di condotta morale sono necessarie per costruire solidamente una famiglia cristiana: possa la vostra voce farsi ascoltare chiaramente, affinché i giovani imparino ad apprezzare il matrimonio e si preparino ad affrontare le loro responsabilità di sposi e di genitori! Ricordate loro che la salute della società si fonda sulla famiglia, in cui l’essere umano riceve quegli insegnamenti fondamentali che determinano il suo comportamento da adulto. Infatti è nella famiglia che si risvegliano la fede ed il senso civico.
8. Fra le gravi difficoltà conosciute dal vostro popolo, ve n’è una che non è svincolata, del resto, dalla degradazione della vita morale: l’epidemia dell’Aids. I malati devono essere oggetto di tutta la nostra sollecitudine, senza discriminazione, e sentirsi avvolti dalla carità dei discepoli di Cristo. Con tutte le risorse di cui disponete, continuate a illuminare e ad assistere efficacemente giovani e adulti nelle scuole cattoliche e negli ambulatori. Esortateli a un modo di vivere degno e fedele al Vangelo, affinché non compromettano né la propria vita, né quella del loro prossimo.
9. Concludendo vorrei chiedervi di porgere i miei cordiali saluti e il mio incoraggiamento ai sacerdoti delle vostre rispettive diocesi. Formulo i migliori auguri accompagnati dalla mia preghiera ai candidati al sacerdozio.
Saluto anche i religiosi e le religiose esortandoli a far progredire ancor più la comunione ecclesiale tra le diocesi attraverso la loro testimonianza di consacrati e la loro presenza nell’opera di evangelizzazione.
Infine a tutti i fedeli, e in particolare ai vostri compatrioti nella prova, ribadite l’affetto del Papa; assicurate loro la sua preghiera perché ciascuno abbia di che vivere, le famiglie restino unite e la loro esistenza quotidiana si svolga nella pace.
Di tutto cuore benedico voi e tutte le vostre comunità diocesane.


Recita dell’Angelus
29 novembre 1992

Al termine dell’Angelus Giovanni Paolo II ha rivolto un appello per la pace nel Ruanda:
È in corso ad Arusha, in Tanzania, un negoziato per porre fine ai gravi episodi di violenza che da troppo tempo dilaniano il Ruanda e che tante vittime innocenti hanno già causato.
L’iniziativa intende favorire un’intesa che conduca alla riconciliazione nazionale. Auspico che le parti in causa superino ogni spirito di contesa e che, per quelle care e già tanto provate popolazioni, possa finalmente dischiudersi una nuova epoca di civile progresso e di pace.



Recita dell’Angelus
21 febbraio 1993

[...] Il vivo ricordo del recente viaggio apostolico in terra d’Africa accresce la preoccupazione — che desidero con voi condividere — per i gravi eventi che funestano la storia di altri cari Paesi di quel continente. […]
Anche in Ruanda, dopo anni di aspri contrasti, che da poco si era cercato di avviare a soluzione, è riapparsa una crudele lotta armata. Ai responsabili di quel caro popolo voglio dire: non soffocate così quella speranza che può venire solo dal negoziato per la riconciliazione nazionale. Sono vicino alle innocenti popolazioni che, per rivalità etniche e saccheggi, sono costrette ad abbandonare la propria terra. Prego per quanti soffrono e piangono le proprie vittime e rinnovo alle parti in conflitto il mio accorato invito a riprendere il dialogo: non v’è altra via per giungere alla pace!
Affidiamo questi nostri voti all’intercessione della Vergine Santissima.


Recita dell’Angelus
27 febbraio 1994

[...] Sempre parlando dell’Africa, si deve dire che questa ultima settimana è stata funestata, purtroppo, da episodi di violenza che hanno ulteriormente aggravato la situazione drammatica di tanti nostri fratelli nel Ruanda, nel Sudan meridionale e in T_rra Santa. Ancora una volta rivolgo un accorato appello alla coscienza di tutti i responsabili, perché lavorino per la pace, ricordando che non si costruisce il futuro escludendo interi settori della società dal dialogo civile o addirittura favorendo lotte intestine.
— Nel Ruanda si impone la riconciliazione: nessuna causa può giustificare gli scontri di questi ultimi giorni. Occorre rispettare e realizzare quanto è previsto dagli Accordi di Arusha, che sono una via verso la pace. Governanti e cittadini devono resistere, con coraggio, alla tentazione della violenza.



Telegramma
al primo ministro del Ruanda
8 aprile 1994

S.e. signora Agathe Uwilingiyimana, primo ministro - Kigali

Molto colpito dall’annuncio della tragedia di Kigali, presento a sua eccellenza le mie vive condoglianze che estendo in particolare alle famiglie del Ruanda colpite dal lutto per questo dramma. Prego Dio di accogliere nel suo regno tutte le persone che vi hanno trovato la morte. Condivido il dolore e la sofferenza della popolazione del suo Paese e del vicino Burundi, chiedendo al Signore di donare a tutti sentimenti di perdono e di aiuto reciproco affinché nel Paese delle mille colline e al di là di esso si instauri durevolmente la pace promessa da Cristo risuscitato.
IOANNES PAULUS PP. II




Telegramma
al primo ministro del Burundi
8 aprile 1994

S.e. Anatole Kanyenkiko
primo ministro - Bujumbura

Costernato per l’annuncio della tragedia di Kigali, porgo a vostra eccellenza le mie condoglianze che estendo in maniera particolare alle famiglie del Burundi colpite a lutto da questo dramma. Prego Dio di accogliere nel suo regno tutte le persone morte. Rinnovando l’appello che ho lanciato da Roma il 27 marzo, supplico le popolazioni del Burundi e i loro dirigenti di abbandonare i sentimenti di vendetta, di praticare il perdono e di riprendere la via del dialogo. In questo tempo di Pasqua, mi auguro di tutto cuore che la pace, dono di Cristo risuscitato, diventi realtà nel Burundi.

IOANNES PAULUS PP. II
Telegramma alla vedova
del capo di Stato del Ruanda
8 aprile 1994

Signora Juvénal Habyarimana - Kigali

Profondamente addolorato per l’annuncio della tragica morte del presidente della Repubblica, suo sposo, desidero esprimere a lei e alla sua famiglia la mia profonda partecipazione e assicurarle la mia fervida preghiera per il defunto. Chiedo al Signore di accogliere nel suo regno tutte le vittime del dramma di Kigali e di sostenere le famiglie del Ruanda e del Burundi che piangono la perdita di persone care. In questo tempo di Pasqua in cui celebriamo Cristo vincitore del male, spero che i cattolici sapranno mettere in atto il comandamento di amore fraterno lasciato da Cristo ai suoi discepoli e invio a tutti i suoi la mia benedizione apostolica.
IOANNES PAULUS PP. II


Telegramma alla vedova
del presidente del Burundi
8 aprile 1994

Signora Cyprien Ntaryamira - Bujumbura

Apprendendo con tragica costernazione la morte del presidente della Repubblica, suo sposo, porgo a lei e alla sua famiglia le mie vive condoglianze e le assicuro la mia fervida preghiera per il riposo della sua anima. Chiedo al Signore di accogliere nel suo regno tutte le vittime del dramma di Kigali e di sostenere le famiglie del Burundi e del Ruanda che piangono la scomparsa dei loro cari. In questo tempo di Pasqua in cui celebriamo la vittoria della vita sulle forze del male, mi auguro che i cattolici aprano il cuore al comandamento di amore fraterno lasciato da Cristo ai suoi discepoli e invio a lei e a tutti i suoi la mia benedizione apostolica.

IOANNES PAULUS PP. II





Messaggio al vescovo e ai fedeli del Ruanda
8 aprile 1994

Nel momento in cui dal vostro Paese mi giungono notizie drammatiche, mi rivolgo a voi, cari fratelli e sorelle della Chiesa cattolica, con un immenso dolore.
Prego il Signore di accogliere nel suo regno le vittime della violenza degli uomini. Alle famiglie che hanno perduto delle persone care esprimo la mia profonda partecipazione e invoco su di esse l’aiuto del Dio di misericordia.
Cari fratelli nell’episcopato, in questi giorni di sconforto, restate vicini al vostro popolo, guidatelo lungo il cammino da seguire e restituitegli la speranza, affinché la Chiesa rimanga per tutta la nazione una grande forza spirituale.
Cari figli e figlie, in nome di Cristo, che ha versato il suo sangue sulla Croce per riunire i membri della famiglia umana nell’amore e che, nel giorno della Risurrezione, ha fatto trionfare la vita sulla morte, vi supplico di non cedere a sentimenti di odio e di vendetta, ma di praticare coraggiosamente il dialogo e il perdono.
Fratelli e sorelle cattoliche del Ruanda, risuonino nel vostro cuore le parole del nostro Salvatore, che ci ha lasciato come testamento il comandamento supremo dell’amore fraterno: "Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,34-35). In questa fase tragica per la vita della vostra nazione, siate tutti artefici di amore e di pace. Prego per voi! La Chiesa prega per voi. A testimonianza del mio sostegno e del mio affetto, invio di tutto cuore a tutte e a tutti la mia benedizione apostolica.
Città del Vaticano, 8 aprile 1994.

IOANNES PAULUS PP. II





Recita del Regina caeli
10 aprile 1994

Al termine della recita, il Papa ha lanciato un nuovo appello per la pace in Ruanda:
Le tragiche notizie che giungono dal Ruanda suscitano nell’animo di tutti noi una grande sofferenza.
Un nuovo indicibile dramma: l’assassinio dei capi di Stato di Ruanda e Burundi e del seguito; il capo del Governo ruandese e la sua famiglia trucidati; sacerdoti, religiosi e religiose uccisi. Ovunque odio, vendette, sangue fraterno versato.
In nome di Cristo, vi supplico, deponete le armi, non rendete vano il prezzo della Redenzione, aprite il cuore all’imperativo di pace del Risorto!
Rivolgo il mio appello a tutti i responsabili, anche della comunità internazionale, perché non desistano dal cercare ogni via che possa porre argine a tanta distruzione e morte.




Catechesi dell’udienza generale
27 aprile 1994

Al termine dell’udienza il Papa ha rivolto un appello per l’Africa:
Ancora una volta l’Africa sollecita la nostra preghiera.
[...] Vi invito accoratamente, ad una preghiera sofferta e fervorosa per il Ruanda.
La tragedia di quelle popolazioni sembra non voler arrestarsi: barbarie, vendette, uccisioni, sangue innocente versato, ovunque orrore e morte.
Invito quanti detengono responsabilità ad una azione generosa ed efficace perché si arresti questo genocidio. È l’ora della fraternità! È l’ora della riconciliazione!




Recita del Regina caeli
15 maggio 1994

3. Sento il dovere di evocare, oggi ancora, le violenze di cui sono vittime le popolazioni del Ruanda. Si tratta di un vero e proprio genocidio, di cui purtroppo sono responsabili anche dei cattolici. Giorno per giorno sono vicino a questo popolo in agonia e vorrei nuovamente richiamare la coscienza di tutti quelli che pianificano questi massacri e li eseguono. Essi stanno portando il Paese verso l’abisso. Tutti dovranno rispondere dei loro crimini davanti alla storia e, anzitutto, davanti a Dio. Basta col sangue! Dio attende da tutti i ruandesi, con l’aiuto dei Paesi amici, un risveglio morale: il coraggio del perdono e della fratellanza.




Recita del Regina caeli
22 maggio 1994

Vieni, vieni Santo Spirito! Noi ti supplichiamo per il mondo. Mostrati "padre dei poveri" e "consolatore perfetto" specialmente per i martoriati popoli del Ruanda e della Bosnia, per tutte le nazioni che sono in guerra. Tocca i cuori, illumina le menti, suscita desideri e propositi di pace.




Messaggio ai vescovi e ai fedeli
del Ruanda
9 giugno 1994

Ai miei fratelli nell’episcopato in Ruanda ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose ai fedeli cattolici e a tutto il popolo ruandese.
Profondamente sconvolto dalle notizie che mi pervengono dalla vostra patria, mi unisco a voi per deplorare la morte crudele di monsignor Vincent Nsengiyumva, arcivescovo di Kigali, di monsignor Thaddée Nsengiyumva, vescovo di Kabgayi, e presidente della Conferenza episcopale del Ruanda, di monsignor Joseph Ruzindana, vescovo di Byumba e anche di numerosi sacerdoti e religiosi. La situazione drammatica che il Ruanda sta vivendo a causa del terribile conflitto che lo lacera, mi spinge a supplicare Dio, Padre di misericordia, e Cristo, che ha donato la sua vita per gli uomini, affnché permettano la riconciliazione in questa nazione martire e accolgano con bontà le vittime.
Che i pastori, scomparsi con tanti altri loro fratelli e sorelle caduti nel corso di scontri fratricidi, trovino per sempre nel Regno dei Cieli la pace che è stata loro negata nella loro amata terra!
Imploro il Signore per le comunità diocesane, private dei loro vescovi e di numerosi sacerdoti, per le famiglie delle vittime, per i feriti, per i bambini traumatizzati, per i rifugiati. Che ognuno ritrovi, nonostante l’orrore degli attuali avvenimenti, il conforto della carità fraterna e la luce della speranza!
Supplico tutti gli abitanti del Ruanda, così come i responsabili delle nazioni che possono dare loro aiuto, di fare subito tutto il possibile affinché si aprano le vie della concordia e della ricostruzione del Paese così gravemente colpito.
In nome dell’amore di Cristo, esorto i fedeli della Chiesa cattolica in tutto il mondo a pregare incessantemente per la pace in terra d’Africa e a ricorrere a tutte le risorse della solidarietà per sostenere fratelli e sorelle precipitati nell’abisso della prova.
Pastori e fedeli del Ruanda, popolo ruandese, sappiate che vi sono vicino ogni giorno. Vi affido all’intercessione della Madre di Cristo che è stata ai piedi della croce e che ha visto trafiggere il Cuore di suo Figlio. Affinché Dio vi dia la consolazione della sua grazia vi imparto con tutto il mio affetto la benedizione apostolica.
Dal Vaticano, 9 giugno 1994

IOANNES PAULUS PP. II



Recita dell’Angelus
19 giugno 1994

Al termine dell’Angelus il Santo Padre si è rivolto alla comunità internazionale perché faccia cessare la guerra in Ruanda:
La tragica sorte delle popolazioni del Ruanda continua a serbare un posto tutto speciale nel nostro cuore.
Anche la scorsa settimana, massacri nefandi hanno provocato vittime numerose, compresi fanciulli innocenti. Questi crimini colpiscono profondamente la coscienza dell’uomo!
Chi progetta tali atti e coloro che se ne fanno esecutori commettono un gravissimo peccato, uccidendo i loro fratelli creati ad immagine di Dio. A tutti chiedo di ascoltare la voce di Dio e della ragione: fermate la violenza!
Incoraggio gli sforzi intrapresi dalla comunità internazionale nell’intento di favorire il cessate il fuoco, indispensabile premessa per ogni futura iniziativa di riconciliazione.
Tutto affidiamo a Maria, Madre del Cristo e Madre nostra, Madre dei ruandesi e Regina della Pace!
Catechesi dell’udienza generale
20 luglio 1994


Il Papa, prima di guidare il canto del Padre Nostro, ha rinnovato il suo accorato appello per la pace nel Ruanda:
Ancora una volta, purtroppo, dobbiamo implorare da Dio pace e sollievo per le martoriate popolazioni del Ruanda.
Al dramma della violenza e della morte, si aggiunge in questi giorni l’immane esodo verso lo Zaire, che causa innumerevoli vittime tra civili inermi, ed anche tra bambini e fanciulli.
Rivolgo il mio appello alle locali autorità politiche e civili ed alle organizzazioni internazionali: non abbandonino questa moltitudine in fuga! E, cessato il fuoco, si adoperino per facilitare la creazione di condizioni favorevoli alla concorde rinascita spirituale, morale e civile.




Recita dell’Angelus
24 luglio 1994

Al termine dell’Angelus il Papa ha rinnovato il suo appello per i rifugiati del Ruanda:
Questo nostro incontro festoso non può farci scordare l’immane dramma che colpisce migliaia di persone innocenti nel Ruanda e nel vicino Zaire, dove hanno cercato rifugio.
Al genocidio ed alla disperata fuga, si aggiungono oggi le epidemie.
Chi può rimanere indifferente?
Mi è noto con quanta dedizione le organizzazioni caritative ecclesiali si adoperano per alleviare così indicibili sofferenze e desidero incoraggiare le diverse generose iniziative con le quali la comunità internazionale si prodiga nel soccorrere quelle martoriate popolazioni.
Mi rivolgo anche ai responsabili della vita pubblica in Ruanda affinché con assicurazioni adeguate e con segni concreti convincano i profughi a rientrare nella loro terra e nelle loro case.
La tragedia del Ruanda è un forte richiamo per la nostra coscienza; è un appello per la solidarietà.
Affido a Maria Santissima l’opera di soccorso compiuta da tanti uomini di buona volontà, e la sorte di tanti nostri fratelli la cui vita, oggi più che mai, dipende dalla nostra capacità di amare e di donare.




Recita dell’Angelus
a Castel Gandolfo
14 agosto 1994

Al termine dell’Angelus il Papa ha invitato a pregare per il Ruanda e per il Burundi:
Questa domenica è dedicata a una speciale preghiera per il Ruanda, la cui situazione continua ad essere drammatica.
La Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha infatti disposto che nelle chiese e negli oratori di tutto il mondo si celebri la santa messa con il popolo per raccomandare a Dio il presente ed il futuro di quel martoriato Paese africano.
Desidero invitarvi a ricordare nella stessa preghiera comune anche il vicino Burundi, le cui vicende continuano a destare grande preoccupazione.
Mi rivolgo fiducioso a quelle popolazioni, tanto provate, e ai responsabili della vita politica, esortando tutti a dar prova, più che mai, di ragionevolezza, di umana e cristiana saggezza, di sollecitudine per il bene comune.
Saranno così risparmiate anche al Burundi ulteriori sofferenze e si aprirà un futuro di concordia e di autentica crescita morale e civile.
Affidiamo la nostra supplica alla potente intercessione di Maria Santissima, segno di consolazione e di sicura speranza, pregando anche perché i rifugiati ruandesi possano ritornare alle loro case e riprendere a vivere in pace nella loro terra.
Vorrei ricordare una simile iniziativa dedicata ai Paesi dei Balcani nel gennaio scorso.




Recita dell’Angelus
26 marzo 1995

Prima di congedarsi, il Santo Padre ha rivolto ai fedeli presenti queste parole di saluto:
Vi invito a pregare per i nostri fratelli del Burundi, che vivono ore di grave tensione, e in particolare per le vittime dei più recenti e funesti atti di violenza.
Guerra e violenza non portano a vere soluzioni; esse generano nuovo odio e seminano più grande sfiducia.
Chiediamo al Signore, per l’intercessione della Madonna, che distolga le menti dalla tentazione di riporre la speranza nell’uso della forza e indichi il cammino del dialogo come unico mezzo per un futuro di stabilità e di concordia.




Catechesi dell’udienza generale
26 aprile 1995

Al termine dell’udienza il Papa ha ricordato la tragedia del Ruanda:
In questi giorni di letizia pasquale giungono dall’amato continente africano sempre più frequenti e preoccupanti notizie drammatiche.
Un nuovo terribile massacro ha causato tante vittime innocenti nel Ruanda, tra gente già così provata dal genocidio e dalla guerra. Chiedo ai responsabili di fermarsi di fronte al sangue degli innocenti che grida davanti a Dio. Né posso tacere una grave violazione della libertà religiosa, avvenuta con la recente espulsione di un missionario dal Sudan. È giunta notizia che un simile provvedimento per altri tre missionari è stato preso e poi revocato. Queste misure creano un clima di tensione che turba la convivenza e non favorisce il dialogo interreligioso.
In troppi Paesi africani poi le armi continuano ad imporsi, prolungando annosi conflitti che provocano terribili episodi e seminano distruzione e morte.
Vi invito pertanto ad unirvi alla mia preghiera al Signore resuscitato, affinché illumini la mente e il cuore di tutti i responsabili. Il rispetto dei diritti fondamentali della persona e l’impegno unanime sul cammino della riconciliazione sono condizioni insostituibili per un futuro di speranza e di pace per quei popoli.
Recita dell’Angelus
27 agosto 1995

Al termine dell’Angelus, l’angoscia del Papa di fronte alle sofferenze dell’Africa, continente dove si recherà pellegrino tra poche settimane:
La comunità internazionale ponga fine alla tragedia dei rifugiati ruandesi e burundesi.
Si deve tornare ancora alla fine di questo Angelus al tema spinoso, doloroso, della pace.
Volgendo lo sguardo all’Africa, continente che mi appresto a visitare di nuovo tra poche settimane, desidero affidare alla vostra preghiera e richiamare all’attenzione di tutti la drammatica situazione dei rifugiati ruandesi e burundesi, costretti con la forza a tornare nei loro Paesi d’origine.
È una tragedia senza fine, di cui sono vittime — per la maggior parte innocenti — centinaia di migliaia di persone, uomini e donne, vecchi e bambini!
Abbiamo appreso con sollievo che si è deciso di sospendere tale rimpatrio forzato e che rientrano nei centri di accoglienza quanti si erano dati alla macchia per sottrarsi alle espulsioni. È urgente, però, assicurare una soluzione definitiva al gravissimo problema.
Rivolgo, perciò, un vigoroso e accorato appello alla comunità internazionale, affinché si impegni con instancabile generosità in questo compito. Ai responsabili della vita pubblica in Ruanda dirigo un pressante e cordiale invito ad assicurare ai rifugiati un ritorno nella dignità e nella sicurezza. Esorto anche l’intera popolazione ruandese ad accoglierli con le braccia ed i cuori aperti, in spirito di fraternità, di solidarietà, di riconciliazione, mentre incoraggio la comunità cattolica ad essere d’esempio, intensificando ogni opera di soccorso nei loro confronti.
Si deve pregare per la pace in Africa e in tutte le parti del mondo. Regina Pacis ora pro nobis.




Messaggio al presidente
della Conferenza episcopale del Ruanda
14 marzo 1996

A sua eccellenza
monsignor Thaddée Ntihinyurwa
vescovo di Cyangugu
presidente della Conferenza episcopale
del Ruanda

La visita in Ruanda di sua eccellenza monsignor Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor unum, mi dà l’occasione di rivolgere il mio più cordiale saluto a lei, così come a tutti i pastori della Chiesa, alle autorità del suo Paese e al popolo ruandese. Alla vigilia del secondo anniversario dell’inizio del genocidio che è costato la vita a centinaia di migliaia di persone, il messaggio che vi rivolgo vorrebbe essere una nuova sensibile manifestazione dell’amore paterno che il Successore di Pietro porta a tutti i ruandesi, e in modo particolare a coloro che soffrono, che vivono nel lutto o nell’angoscia del futuro. Mi inchino ancora davanti alla memoria di tutte le vittime di questo dramma, specialmente dei vescovi, dei pastori e degli altri fedeli della Chiesa, chiedendo al Signore di avere misericordia di loro.
In un momento in cui il vostro Paese cerca le vie della riconciliazione e della pace, incoraggio ardentemente tutti i suoi figli a scoprire una nuova speranza in Cristo. È in Lui che si manifesta in pienezza la misericordia infinita di Dio che perdona tutti, in tutte le circostanze. In Lui ci viene assicurata la benevolenza divina per sempre. Come ci viene detto dall’apostolo Paolo, "se infatti, quando eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita" (Rm 5,10). Di questo dono straordinario che Dio ci fa, i cristiani hanno il dovere di essere i testimoni veridici, attraverso la loro vita, per arrivare alla riconciliazione e alla pace. La Legge Nuova che il Signore ci ha lasciato, è la legge dell’amore fraterno. È questa legge che la natura umana combatte nel momento in cui rifiuta Dio, è questa stessa legge che il mondo ha tanta difficoltà a comprendere. Dobbiamo ascoltare il discepolo che Gesù amava, quando diceva: "Se uno dicesse: "Io amo Dio" e odiasse il suo fratello, sarebbe un mentitore: chi infatti non ama il proprio fratello, che vede, non può amare Dio che non vede" (1Gv 4,20).
L’amore fraterno, che porta al perdono di tutte le offese, non rende vana la giustizia degli uomini, che giudica e condanna gli errori. Ma il cammino della pace e della riconciliazione passa innanzitutto attraverso il rispetto della persona umana, senza il quale non è possibile ricostruire ciò che è stato distrutto. Questo rispetto per l’uomo è un presupposto per un dialogo veramente fraterno. Tuttavia, la giustizia e l’equità per tutti coloro i quali hanno dei diritti da difendere sono anch’esse necessarie. E bisogna riconoscere che, da questo punto di vista, lo Stato si trova di fronte ad una grande e difficile sfida: ha il dovere essenziale di rendere giustizia a tutti. E vorrei aggiungere che la giustizia e la verità devono andare di pari passo nel momento in cui si tratta di aggiornare le responsabilità nel dramma che il vostro Paese ha conosciuto. La Chiesa in quanto tale non può essere ritenuta responsabile degli errori di coloro i quali hanno agito contro la legge evangelica; essi saranno chiamati a rendere conto delle loro azioni. Tutti i membri della Chiesa che hanno peccato durante il genocidio devono avere il coraggio di sopportare le conseguenze delle azioni che hanno commesso contro Dio e contro il loro prossimo.
Il mio pensiero va in modo particolare ai numerosi prigionieri in attesa di giudizio, a coloro i quali hanno perduto tutto nei loro affetti e nei loro beni e che aspettano che sia resa loro giustizia, ai rifugiati dell’interno e a coloro i quali, numerosi, aspettano di poter rientrare nel loro Paese nella sicurezza e nella dignità.
Permettetemi di incoraggiare in modo particolare la Chiesa che si trova in Ruanda, che ha tanto sofferto il dramma vissuto dal suo popolo; rendo qui omaggio a quei pastori e a quei fedeli che, nel corso degli avvenimenti, sono stati veri testimoni dell’amore di Cristo e dei modelli di vita cristiana. Oggi la Chiesa in Ruanda si trova di fronte all’urgenza di ascoltare il Vangelo e di proclamarne la Buona novella. Per i suoi membri "la grande sfida sarà sempre costituita dalla coerenza di un’esistenza cristiana conforme agli impegni del Battesimo, che significa morte al peccato e risurrezione quotidiana ad una vita nuova (cfr. Rm 6,4-5)" (Ecclesia in Africa, n.74). Insieme, non abbiate paura, costruite delle comunità unite, che diano testimonianza di un amore reciproco sincero e che divengano per tutti luogo di un’autentica riconciliazione (cfr. Ecclesia in Africa, n. 77 e 79). Vi invito tutti, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, laici, di differenti origini etniche, a rivolgervi a Dio con cuore sincero, rafforzando l’unità tra voi e lavorando insieme per l’unica missione di Cristo. La Chiesa universale è con voi in questa prova, essa continua a sostenervi attraverso la sua preghiera, attraverso la presenza di missionari e tramite il suo aiuto per riprendere la vostra attività pastorale. Attraverso le sue opere di carità, essa vuole anche contribuire a rispondere ai bisogni materiali di tutta la popolazione, senza distinzione di origine né di religione.
L’opera di ricostruzione del vostro Paese è immensa. Rivolgo anche un fervente appello a tutti i vostri compatrioti, affinché essi si impegnino in questo compito per il bene comune. Una vera solidarietà tra tutti gli uomini di buona volontà per vivere nuovamente nella ritrovata fiducia. "ll frutto della solidarietà è la pace" (Ecclesia in Africa). Inoltre mi auguro che la comunità internazionale apporti generosamente il suo contributo venendo in aiuto a coloro i quali soffrono e che sono nello sconforto, per essere al vostro fianco in questa impresa. Accogliete con gioia il sostegno dei vostri fratelli che vengono a partecipare allo sforzo comune di edificazione del vostro Paese.
Mi rivolgo ora al Signore, Dio di Pace e di Misericordia, chiedendogli di risvegliare i cuori di tutti i ruandesi al desiderio intenso di riconciliazione e della fiducia ritrovata tra fratelli. Affido all’intercessione materna della Vergine Maria tutta la vostra nazione, così come il suo ministero e quello di tutti i pastori del Ruanda. Su ciascuno di voi, sui fedeli delle vostre diocesi, su coloro ai quali è affidata la guida del vostro Paese e su tutto il popolo ruandese, invoco la benedizione di Dio Onnipotente.
Dal Vaticano, 14 marzo 1996

IOANNES PAULUS PP. II

Recita dell’Angelus
2 febbraio 1997

[...] Mentre vi invito a pregare, carissimi, per questi nostri fratelli e sorelle che offrono la loro testimonianza di Cristo povero, casto e obbediente, mi volgo in particolare col pensiero a quanti hanno avvalorato il loro servizio alla Chiesa col sacrificio della vita. Mi è giunta poco fa notizia della tragica scomparsa del padre Guy Pinard, missionario d’Africa, barbaramente assassinato stamani durante la celebrazione della santa messa nella sua parrocchia di Ruhengeri, in Ruanda. Preghiamo la Vergine Santissima per lui, per i suoi cari e per il suo popolo, affinché ritrovi la pace nel rispetto della vita.


Recita del Regina caeli
18 maggio 1997

[...] "Reca in dono la pace", canta proprio oggi l’inno del Veni Creator. Allo Spirito Santo rivolgiamo un’ardente supplica, affinché porti la sua pace nelle ancor numerose situazioni di conflitto: in particolare, alla popolazione di Kinshasa, che assiste alla conclusione di una lunga e travagliata crisi del Paese. Preghiamo perché, in una transizione ordinata e pacifica, quella comunità civile si avvii verso un futuro di libertà e di prosperità nel rispetto dei diritti di ogni persona.
Voglia Iddio aiutare tutti a vedere nell’altro un fratello e a collaborare così al sorgere di una nazione riconciliata nell’amore.
Invochiamo lo Spirito Santo anche per i profughi ruandesi. Egli è il "Padre dei poveri". Apra i cuori, affinché nessuno rimanga insensibile alla loro tragica sorte.
Tutti affidiamo alla materna protezione di Maria Santissima.




Catechesi dell’udienza generale
14 gennaio 1998

Appello del Santo Padre per l’Algeria ed il Ruanda:
L’odio continua ad insanguinare l’amata terra africana. In Algeria non cessano le stragi che coinvolgono anche donne, anziani e bambini. In Ruanda cinque missionarie della Congregazione delle Figlie della Risurrezione, nonché due collaboratori laici, sono stati massacrati nella diocesi di Nyundo. Altre due religiose sono rimaste gravemente ferite.
Costernazione ed amarezza invadono l’animo di tutti noi per questi drammatici episodi, che non possono non interpellare la coscienza dell’intera umanità.
Eleviamo la nostra preghiera per le vittime di questi eccidi efferati.
Esprimo solidarietà e vicinanza spirituale a quanti sono nell’afflizione e nel dolore, mentre formulo l’augurio cordiale di pronta guarigione ai feriti.
Possa il sacrificio di tante persone inermi indurre a sentimenti di ravvedimento, di perdono e finalmente di pace.
Recita dell’Angelus
1 febbraio 1998

[...] Sul piano spirituale, importanti "comunicatori di vita" sono, per la loro specifica vocazione, le persone consacrate: religiosi, religiose, laici consacrati. Mi piace sottolinearlo perché domani, festa della Presentazione di Gesù al Tempio, celebreremo la seconda Giornata della vita consacrata, da me istituita lo scorso anno al fine di richiamare l’attenzione dei fedeli su questa vocazione essenziale per la vita della Chiesa e per il bene della società.
La vita consacrata scaturisce dall’azione dello Spirito Santo e si dirama nella Chiesa come un fiume che irriga l’umanità di fede, di speranza, di amore, prolungando nel mondo la testimonianza di Cristo povero, casto e obbediente. È una testimonianza ratificata non di rado con l’effusione del sangue. Proprio stamani è giunta notizia che, ieri sera, a Kigali in Ruanda, davanti alla chiesa della Santa Famiglia, è stato assassinato un missionario dell’ordine dei Frati Minori, il padre Vjeco Curic, di nazionalità croata. Un’altra vittima si aggiunge alla lunga serie di missionari che hanno confermato col sacrificio della vita il loro amore a Cristo e al popolo africano.




Recita dell’Angelus
2 agosto 1998

[...] Non posso, infine, non ricordare che ai religiosi ed alle religiose uccisi nei giorni scorsi si aggiunge il nome di suor Valens Mukanoheli, della Congregazione di Benebikira, tragicamente assassinata in Ruanda venerdì scorso. Mentre preghiamo per l’anima di questa nostra sorella, continuiamo ad implorare fiduciosi dal Signore il dono della pace per l’Africa e per il mondo intero.




Recita dell’Angelus
29 giugno 1999
Solennità dei SS. apostoli Pietro e Paolo

[...] Non posso dimenticare le altre numerose situazioni di crisi e di sofferenza che segnano il continente africano. La mia solidarietà va, in particolare, alla Chiesa in Ruanda, duramente provata anche per la detenzione di un suo pastore.
A tutti chiedo di pregare affinché, per l’intercessione della Madonna e dei gloriosi apostoli Pietro e Paolo, siano spezzati i vincoli del male (cfr. inno dei Vespri), che purtroppo impediscono alle speranze e alle aspirazioni di pace di diventare realtà.


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