Rubriche
tratto dal n.03 - 2004


La vita è la domanda che Lui si manifesti


Girolamo Grillo, IMyriam figlia di Sion/I, Marietti, Milano 2004, 173 pp., euro 12,00

Girolamo Grillo, IMyriam figlia di Sion/I, Marietti, Milano 2004, 173 pp., euro 12,00

«Figlia di Sion» è uno degli appellativi della Scrittura che la tradizione della Chiesa attirubisce a Maria. E che rimanda più di altri alla «consistenza storica» di questa ragazza di quindici anni, destinata a diventare la Madre del Signore. Lei è, scrive monsignor Grillo, vescovo di Civitavecchia-Tarquinia, la «sinagoga che diventa Chiesa, ma senza rinnegare Abramo, Isacco, Israele e Davide, da lei considerati “nostri padri”». Prendendo le mosse da questo spunto, monsignor Grillo ha tentato di restituirci lo “sguardo” con cui Maria, o meglio, Myriam, «il nome ebraico con cui la chiamavano i suoi genitori» ascoltava la Scrittura: «Non è uno sforzo d’immaginazione considerare Myriam mentre ripercorre, meditando, tutte le Scritture. Nel Magnificat, Myriam attinge a piene mani dai Salmi e da altri libri della Bibbia ebraica. Vuol dire che l’atmosfera spirituale del giudasimo, nutrita della Parola di Dio, era il suo ambiente naturale». In Myriam figlia di Sion, monsignor Grillo ha scelto così, in forma “antologica”, una serie di episodi e passi dell’Antico Testamento riletti “con gli occhi di Maria”. La scelta è ampia e spazia dai versetti che più comunemente sono messi in relazione con la Madonna – ad esempio nel libro della Genesi: «Io porrò inimicizia tra te e la donna…» – fino a brani tratti dai profeti o dai libri sapienziali e meno immediatamente collegati a una prospettiva “mariana”. Una lectio che si fa, di volta in volta, preghiera e colloquio intimo con la Madre del Signore.
«Immaginiamo quella ragazza di non più di quindici, sedici anni» scrive monsignor Luigi Giussani nella prefazione al volume «come deve essere vissuta con la coscienza di quella Presenza. Le pagine di monsignor Grillo – il cui nome si lega alla figura della Madonna che egli ha difeso e custodito come tesoro geloso – sono aiuto a immaginare come doveva essere la sua vita di figlia di Israele, e quindi sono strumento per una memoria».
Di questa “ vita” monsignor Grillo sottolinea soprattutto il carattere umile. Maria fa proprie le parole di Sofonia: «Cercate il Signore, voi tutti, umili della terra, che eseguite i suoi ordini: cercate la giustizia, cercate l’umiltà» (Sof. 2,3). A questa umiltà, come dice il Magnificat, è connessa la scelta di Dio e il sì di Maria: «Il sì» osserva ancora don Giussani nella prefazione: «La punta della libertà non sta tanto nel programmare, quanto nel ricevere ciò che ci è dato. L’istante vissuto come offerta, il che ha due versanti: a) offrire una cosa a Dio vuol dire riconoscere che la consistenza di quello che stai facendo è Cristo […]; b) se Cristo è la consistenza di tutto, la vita è la domanda che Lui si manfesti». Così è stato, prima di ogni altro, per la «Figlia di Sion», in cui si sono compiute carnalmente tutte le attese espresse in quella Scrittura che meditava ogni giorno.

Giovanni Ricciardi




Berlinguer, vent’anni dopo


Alessandro Sanzo, IL’officina comunista. Enrico Berlinguer e l’educazione dell’uomo (1945-1956)/I, Aracne, Roma 2003, 363 pp., euro15,00

Alessandro Sanzo, IL’officina comunista. Enrico Berlinguer e l’educazione dell’uomo (1945-1956)/I, Aracne, Roma 2003, 363 pp., euro15,00

Il portato educativo, ovvero la elaborazione pedagogica, la dimensione formativa espressa da Enrico Berlinguer sono oggetto di attento e documentato studio nel libro di Alessandro Sanzo, L’officina comunista. Enrico Berlinguer e l’educazione dell’uomo.
È necessaria una premessa. La casa editrice Aracne ha messo sul mercato una nuova collana, “Diritto di stampa”, dedicata a ricerche e tesi universitarie condotte su argomenti mai, o scarsamente, indagati, e comunque poco conosciuti: meritoria, dunque, l’ iniziativa editoriale.
Il primo volume si riferisce alla tesi di laurea di Alessandro Sanzo, un giovane che indaga – e quindi storicizza – proprio la dimensione educativa di Enrico Berlinguer. La ricerca abbraccia il decennio 1945-1956, gli anni della formazione di Berlinguer politico (nel ’45 ha 23 anni), e si avvale, in un campo pressoché sconosciuto, del materiale conservato presso la Fondazione del­l’Istituto Gramsci, quell’istituto che ha permesso di pubblicare recentemente presso Einaudi un interessantissimo volume, Caro Berlinguer, che raccoglie le note e gli appunti riservati che Antonio Tatò diligentemente e puntualmente predisponeva per il segretario del Partito comunista italiano, in preparazione di riunioni, incontri, eccetera, riferiti al periodo 1969-1984.
Partendo dalla formazione dell’uomo Berlinguer, la sua famiglia, le scuole frequentate, i libri in generale studiati e quelli di filosofia in particolare approfonditi, il libro di Sanzo sottolinea l’aspetto del partito pedagogo, il lavoro di educazione alla democrazia nel tentativo di avvicinare alla politica le masse escluse – come sottolinea Manacorda nella postfazione al volume –; la formazione dei giovani, l’insegnamento, la funzione pedagogica della stampa comunista, fino a occuparsi dell’educazione ideologizzata con il mito dell’Urss e di Stalin. Alcuni capitoli, poi, mettono in luce alcuni temi della pedagogia particolarmente cari a Berlinguer come i fumetti, la crescente importanza dei mass media e l’importanza della rivoluzione tecnologica da molti solo lontanamente avvertita. In una bellissima intervista rilasciata a Ferdinando Adornato pochi mesi prima della sua scomparsa, nel 1984, Berlinguer parla, a tutto campo, dei vantaggi e dei rischi che porterà la nuova era tecnologica con alcune intuizioni che precorrono i tempi.
Berlinguer è morto l’11 giugno 1984, vent’anni fa, e senza dubbio quest’anno la ricorrenza verrà celebrata con convegni, studi, pubblicazioni, seminari, eccetera. Questo di Sanzo è un opportuno preludio a tutto ciò, una ricostruzione critica delle varie fasi dell’impegno educativo del Partito comunista italiano, di Berlinguer nel Pci. Ampio l’apparato bibliografico di supporto, riguardante la cronologia degli scritti di Enrico Berlinguer, editi e inediti.

Walter Montini




I briganti del Lazio


Adriano Sconocchia, ILa banda Panici al tramonto dello Stato Pontificio/I, Centro studi “Meta Europea”, Roma 2003, 304 pp., s.i.p.

Adriano Sconocchia, ILa banda Panici al tramonto dello Stato Pontificio/I, Centro studi “Meta Europea”, Roma 2003, 304 pp., s.i.p.

È avvincente la ricerca di Adriano Sconocchia sulla cronaca del rapimento Tommasi-Colacicchi avvenuto a opera della banda Panici, una banda che terrorizzò le province di Velletri e Frosinone tra la metà del 1866 e il 1868 (mise addirittura in atto il tentativo, fallito, di rapire il vescovo di Segni, Luigi Ricci, assaltando la sua diligenza mentre faceva ritorno alla diocesi da Roma). Siamo di fronte a uno studio sul brigantaggio ben documentato sul piano storico, condotto secondo i canoni tradizionali, ma nello stesso tempo “nuovo” nel suo genere, come sottolinea Andreatta nella presentazione, in quanto allarga l’indagine agli elementi esterni del fenomeno, alla situazione delle campagne romane, con la descrizione delle nefandezze brigantesche, la vita quotidiana dei delinquenti e della marginalità rurale, con i loro codici, le loro richieste e le loro contraddizioni. L’autore di La banda Panici al tramonto dello Stato Pontificio indaga negli archivi privati di casa Tommasi, e questo gli consente di riportare notizie e documenti molto interessanti che fanno luce sul rapimento del piccolo Ignazio Tommasi, di undici anni, avvenuto il 14 settembre 1867. Il fatto viene ricostruito anche attraverso gli atti del processo a carico di due dei sequestratori, i rapporti della gendarmeria pontificia, dei comandanti di borgata eccetera…
Bene ha fatto la regione Lazio a sostenere la pubblicazione di questo libro che restituisce alla memoria collettiva e sociale della regione i fatti e gli avvenimenti di un periodo molto importante.

Walter Montini




Multiculturale è meglio


IValorizzare le diversità: tutela delle minoranze ed Europa multiculturale/I, a cura di Eva Pföstl, Istituto di studi politici “San Pio V”, Roma 2003, 300 pp., euro 35,00

IValorizzare le diversità: tutela delle minoranze ed Europa multiculturale/I, a cura di Eva Pföstl, Istituto di studi politici “San Pio V”, Roma 2003, 300 pp., euro 35,00

È stata recentemente pubblicata a cura di Eva Pföstl, con premessa di Rocco B­uttiglione, la ricerca Valorizzare le diversità: tutela delle minoranze ed Europa multiculturale, Istituto di studi politici “San Pio V” (piazza Navona, 93 – Roma).
La ricerca dell’Istituto di studi politici “San Pio V” prende in considerazione un argomento di grande complessità e di urgente attualità, occupandosi della tutela delle minoranze in Europa: data l’ampiezza della tematica, l’esame è ristretto prevalentemente alle minoranze nazionali autoctone, «cioè a quel gruppo numericamente inferiore al resto della popolazione e in posizione non dominante, i cui membri sono cittadini dello Stato, possiedono caratteristiche etniche, culturali, linguistiche che differiscono da quelle del resto della popolazione, e dimostrano un senso di solidarietà e di identità inteso a preservare le loro caratteristiche specifiche. La scelta esclude quindi dal ragionamento le cosiddette “nuove minoranze”, ossia gli immigrati» (p. 4).
Il volume si apre con un’ampia introduzione della curatrice, la quale evidenzia come la tutela delle minoranze, pur essendo divenuta uno dei campi propri di applicazione e di sviluppo del costituzionalismo liberale, sociale e democratico, si trova ora al centro dei processi che caratterizzano sia la ricerca di un modello di cittadinanza che possa creare delle identità civiche comuni, affermando contemporaneamente le diversità culturali, sia la fase di riassestamento degli equilibri geopolitici del continente europeo, sia la prudente prospettazione di forme sopranazionali di articolazione del governo territoriale.
Il primo dei cinque capitoli-saggi, nei quali è articolato il volume, è opera di Jens Wölk e tratta della Tutela giuridica delle minoranze: modelli, strumenti e prospettive. L’autore, con precisione ed efficacia, illustra i diversi livelli delle garanzie a favore delle minoranze, dalla non-discriminazione ai diritti speciali, dalla falsa dicotomia di diritti individuali e collettivi alle questioni dell’autonomia personale e territoriale. Presenta, quindi, una sintesi dei due principali strumenti normativi europei, cioè la Carta europea sulle lingue minoritarie e la Convenzione-quadro per la tutela delle minoranze nazionali. Particolarmente rilevante appare la prospettiva per cui il diritto comunitario costituisca un incentivo e un rafforzamento per le minoranze, così come interessante appare la rassegna delle forme di consultazione, di partecipazione e di coinvolgimento delle minoranze nelle società pluralistiche. Degna di menzione la conclusione: «La funzione principale dei diritti delle minoranze è di stabilire e raggiungere un equilibrio soddisfacente tra due obiettivi (talvolta contrastanti), garantendo il massimo di entrambi, del mantenimento della diversità e dell’integrazione (ossia dell’uguaglianza). Dall’osservazione che si tratta tuttavia di un equilibrio mai statico, ma variabile nell’evoluzione dinamica della società, nasce l’importanza di un pieno coinvolgimento e di una collaborazione di tutti, della maggioranza e della minoranza, nel processo di continuo adeguamento di tale equilibrio» (p. 101).
Il secondo capitolo è opera dello stesso Wölk in collaborazione con Francesco Palermo e riguarda la Rappresentanza e partecipazione politica delle minoranze. Principi e casi in prospettiva comparativa. Lo studio dimostra come il presupposto fondamentale della partecipazione sia costituito dal riconoscimento e dal rispetto reciproco tra i gruppi. L’obiettivo primario degli strumenti di rappresentazione e partecipazione politica è l’interruzione del circolo vizioso della predominanza di un gruppo su un altro, attraverso un approccio inclusivo che possa dare voce alle diversità, permettendo cosìche gli interessi di tutte le parti siano ascoltati, rispettati e presi in considerazione, anche laddove non maggioritari. In una società pluralista ciò è possibile solo attraverso il raggiungimento di compromessi che pongano in giusto equilibrio i diversi interessi. Molto stimolante appare, in questa direzione, la rassegna delle sperimentazioni relative alla partecipazione al processo decisionale, con relative considerazioni critiche: il diritto di voto, l’elettorato passivo, il sistema elettorale proporzionale con o senza sbarramento, la rappresentanza “garantita” attraverso la riserva di seggi, i partiti etnici.
La Tutela delle minoranze nell’ordinamento italiano. Un sistema complesso tra asimmetria, decentramento, uguaglianze e promozione delle diversità, è il titolo del terzo capitolo, opera di Francesco Palermo. L’autore ritiene che, nonostante le sue complesse evoluzioni normative e giurisprudenziali, la Costituzione italiana ha sempre mantenuto e continua a mantenere i caratteri di un ordinamento fortemente asimmetrico, nelle fonti come nell’intensità della tutela. Il necessario e inevitabile aumento di complessità del sistema normativo di tutela delle diversità e delle minoranze potrà dar luogo a un multi-diritto delle minoranze, caratterizzato da strumenti flessibili e quanto più possibili adatti ai rapidi mutamenti delle posizioni maggioritarie e minoritarie.
Giovanni Poggeschi nel saggio sulle Minoranze nazionali dell’Europa centrale ed orientale fra tutela e spinta verso l’integrazione europea analizza la diversa evoluzione che normalmente lo Stato nazionale ha avuto nelle zone dei grandi imperi asburgico, ottomano e zarista. Dopo una rapida analisi storica del tema delle nazionalità all’interno degli imperi, il saggio si sofferma sulle esperienze attuali di protezione e sviluppo delle minoranze, esaminando i casi peculiari della Vojvodina, dell’Istria, della Transilvania e del Tatarstan. Un interessante paragrafo è dedicato alle esperienze di negazione della tutela minoritaria, come è il caso dei russi in Lettonia. Le prospettive dell’integrazione europea dei paesi dell’Europa centrale e orientale è considerata come una possibilità di godere dei diritti in uno spazio allargato di convivenza.
L’ultimo capitolo, opera di Francesco Palermo e di Jens Wölk, dal titolo Il diritto delle differenze tra tutela e integrazione. Un epilogo, individua nella costante ricerca di equilibrio tra uguaglianza e differenza, tra tutela dei diritti individuali e salvaguardia delle caratteristiche etniche e culturali dei gruppi, il fondamento giuridico della convivenza. La ricerca e il mantenimento di tale equilibrio non possono che avvenire con strumenti diversi a seconda dell’intensità dello squilibrio del singolo contesto.
La bibliografia, seguita dall’indicazione di utili links nella rete e dalle note sugli autori, chiude il volume, che risulta senza dubbio di grande interesse. Non solo per la chiarezza del contenuto e per la solidità scientifica delle argomentazioni, ma anche per le linee programmatiche che traccia, sempre agganciate, peraltro, a situazioni concrete, proponendosi come prezioso strumento di lavoro non solo nel settore della ricerca ma anche in quello della vita politica e istituzionale.

Ulderico Parente


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