Rubriche
tratto dal n.11/12 - 2002

Lettere dalle missioni



Sudan


Una missionaria comboniana è stata premiata dal regime sudanese. Il 1� novembre suor Callista Cozzi ha ricevuto la laurea honoris causa in Scienze, a motivo della sua attività nell’ospedale di Omdurman, a sud di Khartoum. Già in gennaio il capo di Stato el-Bashir aveva conferito alla religiosa, "nel nome di Allah", la più alta onorificenza sudanese, l’Ordine al merito di primo grado, "per l’eccellenza del suo lavoro nel lungo e instancabile servizio alle mamme e ai loro bambini". Suor Callista ha preso i voti a 24 anni, nel 1945.




Sudafrica


Padre Declan Collins, salesiano irlandese, è stato ucciso, pare a scopo di rapina, il 19 novembre a Ennersdale, sobborgo di Johannesburg. La sua era una vocazione adulta, e già dal 1985 aveva chiesto alla congregazione salesiana di lavorare in missione in Sudafrica. Nel 2001 aveva iniziato a Ennersdale, avendo cura dei poveri e dei ragazzi di strada, cercando di strapparli ad un sicuro impiego da parte della malavita.





Nigeria


Il 29 novembre è morto in ospedale monsignor Gemisi Iyere, vittima anch’egli dei tragici disordini scoppiati la settimana precedente a Kaduna, Nigeria del nord, causati da integralisti musulmani, con oltre duecento morti. Nel darne notizia, l’arcivescovo di Abuja, John O. Onaiyekan, ha ribadito: «Non è una questione di scontro tra religioni… Il governo sta iniziando a capire che non si può andare avanti così. Le autorità civili hanno il dovere di impedire simili violenze». Gli stessi capi religiosi musulmani «hanno ammesso che la folla che ha scatenato le violenze veniva da fuori città… Esistono estremisti che sfuggono al controllo dei leader religiosi musulmani».





Filippine


A seguito della serie di attentati dinamitardi recentemente avvenuti nelle Filippine, l’arcivescovo di Lingayen- Dagupan, Oscar V. Cruz, ha diffuso il 5 novembre una lettera aperta: «La soluzione al terrorismo non è solo nelle mani dei governi […] né serve trovare un capro espiatorio. Ognuno di noi deve fare la propria parte per combattere la piaga di questo millennio […]. In ogni caso è una lotta che è in grado di provocare una paralisi sociale, accompagnata da povertà, frustrazione e a volte vera e propria disperazione».
Il 6 dicembre, in occasione della fine del Ramadan, il cardinale Jaime Sin ha rivolto un caloroso saluto alla comunità islamica filippina: «Le nostre due fedi ci invitano ad apprezzare maggiormente le pratica della preghiera e del digiuno, dell’ospitalità e del servizio, dei valori familiari e della riconciliazione».





Messico


Alla delegazione Onu in visita in Chiapas i primi giorni di novembre, il centro per i diritti umani “Fray Bartolomé de las Casas” ha presentato il suo ultimo rapporto sulle detenzioni arbitrarie. Secondo il centro, San Cristóbal de Las Casas è tra le aree dove maggiore è la pratica delle violenze e delle torture ad opera della polizia e dell’esercito. Il centro “Fray Bartolomé de las Casas” è diretto da padri Gesuiti.





Argentina


Con base in 47 tra parrocchie e cappelle e in 42 mense, la Caritas argentina sta realizzando un piano di assistenza per sfamare quotidianamente 15mila persone nella regione di Tucumán, resa tragicamente celebre dalle morti di minori per inedia. L’arcivescovo di Tucumán, Luis Héctor Villalba, coordina personalmente l’iniziativa. Il 29 novembre la responsabile locale della Caritas, Angelica Arrobal, ha dichiarato: «La situazione è molto grave, e purtroppo sono morti di fame altri tre bambini, due ieri notte e uno questa mattin




America centrale


I vescovi dell’America centrale, riuniti a fine mese a San Salvador (El Salvador), hanno espresso preoccupazione per la povertà che affligge la regione. L’ausiliario di San Salvador, monsignor Gregorio Rosa Chávez, si è detto angosciato per «le gravi conseguenze del Trattato di libero commercio tra America centrale e Stati Uniti (Tlc), dell’Area di libero commercio delle Americhe (Alca) e del Plan Puebla-Panamá», rilevando come questi accordi, il primo già attivo, gli altri due in fase di attuazione, comportino l’aumento della povertà nei Paesi meno sviluppati. Pur non rigettando a priori tali progetti, il presule ha espresso il desiderio che su questi si possa sviluppare un dibattito e ha affermato: «Tra il denaro e la persona umana scegliamo sempre la persona». Rosa Chávez, nel suo intervento, ha anche voluto fare un appello alla classe dirigente dei Paesi del Centro e Sud America, dichiarando: «Uno Stato che non ha la sensibilità di trovare una soluzione alla povertà è uno Stato in qualche modo ipotecato alle grandi multinazionali».


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