Rubriche
tratto dal n.11 - 2004

Lettere dalle missioni




Uganda «È tempo di passare da parole a concrete azioni di pace»
«Adesso occorre passare dalle parole ai fatti concreti: è necessaria unità a livello locale, nazionale e da parte della comunità internazionale, per trasformare queste proposte in azioni di pace». Lo ha detto il 15 novembre l’arcivescovo di Gulu, monsignor John Baptist Odama, dopo il cessate il fuoco di sette giorni deciso dal governo di Kampala nei confronti dei ribelli dell’Esercito di resistenza del Signore (Lord’s Resistance Army, Lra). «Abbiamo apprezzato il cessate il fuoco deciso dal presidente ugandese Museveni e di questo lo ringraziamo, ma vogliamo anche esprimere gratitudine ai ribelli dell’Lra per la loro decisione di impegnarsi in colloqui di pace» ha detto ancora l’arcivescovo di Gulu. Il governo di Kampala ha dichiarato la tregua in una vasta zona dei distretti settentrionali del Paese, in risposta all’appello per un negoziato di pace lanciato agli inzi di novembre dagli stessi ribelli, che da oltre diciotto anni seminano morte e distruzione nel nord dell’Uganda. Monsignor Odama, che guida una delle diocesi più colpite dalla ribellione, ha detto anche che «è il momento di pregare per la pace e perché le trattative possano avere successo». Museveni ha fatto sapere di essere pronto a ritirare le accuse mosse di fronte alla Corte penale internazionale (Cpi) contro l’Lra e il suo ondatore Joseph Kony. Un primo incontro ufficiale tra una delegazione governativa e comandanti ribelli dell’Lra è avvenuto il 18 novembre non lontano da Gulu.


Africa Simposio dei vescovi africani ed europei. L’Africa protetta da Maria e da sant’Agostino
Si è tenuto a Roma dal 10 al 13 novembre il simposio ”Comunione e solidarietà tra l’Africa e l’Europa” organizzato dalle Conferenze episcopali d’Africa e di Madagascar (Secam) e dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), con il patrocinio di Propaganda Fide e la collaborazione di diversi organismi di solidarietà, riunendo cinquanta vescovi africani e cinquanta vescovi europei. In una nota al messaggio finale – che spazia dai temi della fraternità sacramentale sino alla politica, all’economia dello sviluppo, al dialogo con l’islam – si afferma: «Non è esagerato qualificare questo incontro come storico. È la prima volta che le Conferenze episcopali d’Africa e d’Europa organizzano a livello continentale un simile incontro. Non è nemmeno esagerato vedere in questa assemblea un segno profetico attraverso il quale il Signore parla e risveglia i nostri cuori e le nostre coscienze, in una reale volontà di reciprocità tra vescovi d’Africa e d’Europa. I vescovi costituiranno un gruppo di riflessione per dare seguito al lavoro iniziato con questo simposio». Rivolgendosi ai partecipanti al simposio, nell’udienza svoltasi sabato 13 novembre nella Sala Clementina, il Papa ha annunciato l’intenzione di convocare una seconda assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, affermando che «per portare a compimento quest’urgente azione missionaria è indispensabile coltivare in primo luogo la preghiera e il contatto personale con Cristo... A questa corale richiesta di aiuto celeste, mi unisco anch’io invocando su di voi la protezione di Maria santissima, Stella dell’evangelizzazione, come pure la speciale intercessione di sant’Agostino di Ippona».


Asia Molucche. Con il conflitto religioso ci rimettono i poveri Dalla fine degli scontri interreligiosi tra cristiani e musulmani, che hanno insanguinato le Molucche dal 1999 al 2002 (oltre 10mila vittime e centinaia di migliaia di sfollati), il numero delle persone che vive sotto la soglia di povertà nella città di Ambon è ufficialmente salito a 60mila, pari al 25 per cento della popolazione. Ciò è una conseguenza del conflitto e, in particolare, delle difficoltà logistiche che trova chi rientra nelle Molucche. Circa i fondi che Giacarta e le agenzie delle Nazioni Unite hanno messo a disposizione per affrontare il problema della crescente povertà, padre Kees Böhm, missionario della Congregazione del Sacro Cuore e responsabile del Centro di crisi della diocesi di Ambon, ha affermato che nelle Molucche settentrionali vi sono state dimostrazioni contro le autorità locali accusate di essersi appropriate di tali fondi destinati alla ricostruzione.


America Latina Maradiaga: «Il futuro è possibile» «Il Centroamerica sta vivendo un momento-chiave. Dopo cinque anni molto difficili le economie iniziano a riprendersi; ora dobbiamo decidere che direzione avrà questa ripresa e optare per la costruzione di un’alternativa sociale includente». Lo ha detto il cardinale honduregno Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo salesiano di Tegucigalpa, intervenendo a fine novembre a una conferenza dal titolo “Centroamerica, il futuro è possibile” a San José in Costa Rica. «È tempo di riportarci sulla strada diritta e consentire che le opportunità di democrazia per i nostri popoli diventino realtà» ha proseguito il porporato. A proposito di corruzione, il porporato ha espresso preoccupazione per i recenti scandali scoppiati in diversi Stati dell’America Centrale, rilevando che «la gente va a votare, ma poi sono i capitali a decidere». Nonostante lo scenario complesso e il difficile percorso che il Centroamerica si trova di fronte, il cardinale Rodríguez Maradiaga si è detto «pieno di speranza e ottimismo».


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