Rubriche
tratto dal n.01/02 - 2005

Lettere dalle missioni



BRASILE


Monsignor Pedro Casaldáliga

Monsignor Pedro Casaldáliga

Sarà padre Leonardo Ulrich Steiner, dell’ordine francescano dei Frati minori, a succedere a monsignor Pedro Casaldáliga Plá, vescovo brasiliano di São Félix do Araguaia, nello stato del Mato Grosso. Il 3 febbraio Giovanni Paolo II ha accettato la sua rinuncia, presentata già due anni fa.
Commentando le prese di posizione circa l’invito rivoltogli dal nunzio apostolico, monsignor Loren­zo Baldisseri, a lasciare la città di São Félix, sede della prelatura, per facilitare l’arrivo del successore, dom Pedro ha detto il 17 gennaio alla Misna che «il Regno di Dio va avanti lo stesso e di questo non possiamo che essere contenti».
Nato nel 1928 in Spagna, a Balsareny (Barcellona), membro dei missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria (Claretiani), vescovo di São Félix dal 1971, dom Pedro – noto come esponente della Teologia della liberazione – era di fatto dimissionario da un paio di anni per raggiunti limiti di età e per le sue delicate condizioni di salute.





CUBA Dai vescovi esortazione al dialogo tra L’Avana e Washington

Le relazioni diplomatiche tra Cuba e gli Stati Uniti possono servire a costruire «un ponte tra i due popoli»: lo ha affermato Orlando Márquez, portavoce della Conferenza episcopale cubana, in un articolo pubblicato dalla rivista dell’arcidiocesi dell’Avana Palabra Nueva, di cui è direttore. Secondo Márquez «il dialogo e i negoziati sono componenti fondamentali della diplomazia». Márquez, citando come esempio il recente riavvicinamento tra Cuba e l’Unione europea, osserva che «i governi dell’Avana e Washington non mostrano volontà di dialogo e continuano a confrontarsi con una politica da guerra fredda». La Chiesa cattolica cubana ha una posizione critica nei confronti del governo che ha imposto forti restrizioni alla sua partecipazione alla vita sociale. Allo stesso tempo si è però rifiutata di appoggiare apertamente i dissidenti, sottolineando che la sua missione è pastorale e non politica.


IRAQ Monsignor Casmoussa: «Questa è la nostra terra, la terra degli iracheni»

«Dobbiamo tutti prenderci per mano e ricostruire questo Paese, per farlo uscire dal fango in cui è sprofondato» ha affermato il 30 gennaio monsignor Basile Georges Casmoussa, arcivescovo siro-cattolico di Mosul, nel nord dell’Iraq. «È venuta l’ora di concentrarci sull’unità nazionale e di rafforzare la speranza, senza dimenticare la comunità cristiana così radicata in questo Paese. Questa è la nostra terra, la terra degli iracheni, e dunque è nostro dovere partecipare alla sua vita politica, sociale e religiosa» ha aggiunto il presule, sottolineando che due liste elettorali sono state presentate da cristiani, i quali figurano anche in altre liste. Come è noto monsignor Casmoussa è stato vittima il 17 gennaio scorso di un rapimento, ma è stato liberato in meno di ventiquattr’ore perché, ha ripetuto alla Misna, i sequestratori avevano commesso un «errore di persona» e quando si sono resi conto di aver rapito un esponente della Chiesa lo hanno immediatamente rilasciato.


COLOMBIA
Il cardinale Rubiano chiede un accordo per la pace

«È ora di arrivare a un accordo umanitario che serva ad aprire un processo di negoziato e di pace tra il governo e le Farc-Ep (Forze armate rivoluzionarie della Colombia-Esercito del popolo) e questo momento non può essere ulteriormente posticipato»: lo ha detto il 1° febbraio il cardinale Pedro Rubiano Sáenz, presidente della Conferenza episcopale colombiana, aprendo l’assemblea dei vescovi a Bogotá. «È tempo di far tacere i fucili e di mettere in pratica atti sinceri e concreti di pace, in ambito locale, nazionale e internazionale e a tutti i livelli delle istituzioni. Ogni tipo di negoziato, dal punto di vista politico, è qualcosa che richiede sforzo e necessita di essere sostenuto e promosso. Non è facile, né si ottiene dalla notte alla mattina. Auspichiamo» ha detto infine il cardinale «di arrivare al 2010, quando si celebrerà il bicentenario dell’indipendenza, senza altre sfilate o discorsi, ma come colombiani che amano questa patria, mano nella mano, costruendo la pace e la giustizia sociale».


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