Rubriche
tratto dal n.02 - 2002

Lettere dalle missioni



News dalle Missioni


Indonesia
Firmato l’accordo
tra musulmani e cristiani
nelle Molucche
Tra manifestazioni di supporto popolare e incidenti provocati da estremisti, muove i suoi primi passi il cammino di pace iniziato nelle Molucche. Il 12 febbraio le delegazioni musulmana e cristiana hanno firmato a Malino (Sulawesi meridionale) un accordo in 11 punti che intende porre fine al sanguinoso conflitto che dura dal gennaio 1999 e che ha causato oltre tredicimila morti. Tra le norme dell’accordo c’è il rispetto reciproco di tutte le forme di servizi religiosi e culturali. Sono inoltre stati stanziati fondi per ricostruire chiese e moschee e per alleviare le sofferenze delle famiglie vittime del conflitto. Alcuni estremisti islamici hanno invece rigettato l’accordo affermando che è «troppo presto per parlare di riconciliazione».

Filippine
Arrestato il capo
del “Pentagono”.
Si spera nella liberazione del missionario rapito
Il vescovo di Pagadian, Zacharias Jimenez, l’8 marzo ha affermato di essere finalmente entrato per la prima volta in diretto contatto con i sequestratori di padre Giuseppe Pierantoni, il missionario dehoniano rapito il 17 ottobre scorso nell’isola di Mindanao.
Precedentemente, il 16 febbraio, era stato arrestato a Manila Faisal Marahomsar, capo del gruppo criminale Pentagon (il “Pentagono”), probabile autore del sequestro. «Una buona notizia per il futuro di Pierantoni» aveva commentato il vescovo Jimenez.

Colombia
I vescovi: no alla guerra
Dopo l’avvio delle operazioni militari volute dal presidente Andrés Pastrana contro le Armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), i vescovi colombiani hanno diffuso il 21 febbraio un messaggio al Paese e un appello alle Farc: «Con amore di patria e ascoltando la voce di Dio c’è sempre tempo per prendere decisioni e per cambiare rotta al fine di giungere alla costruzione del Paese che tutti desideriamo e al quale hanno diritto i nostri concittadini. […] Offriamo i nostri servizi per sostenere le nuove iniziative che si possano considerare utili in questo momento o nel prossimo futuro».

Ecuador
Mai come l’Argentina
Gli indios ecuadoriani hanno manifestato il 7 febbraio a Quito contro le privatizzazioni annunciate dal governo. Marco Murillo, responsabile della Federazione degli indigeni evangelici, ha chiesto al capo dello Stato di studiare “proposte alternative” di sviluppo del Paese. «Continueremo la nostra lotta» ha affermato Murillo «affinché l’Ecuador non faccia la fine dell’Argentina».

Guatemala
Minacce di morte
a un presule
Monsignor Alvaro Leonel Ramazzini Imeri, vescovo della diocesi di San Marcos, ha ricevuto minacce di morte. Lo rivela il quotidiano guatemalteco Prensalibre, precisando che il presule ritiene tali intimidazioni una rappresaglia contro le sue prese di posizione a favore dei contadini della regione. In particolare il vescovo ha dichiarato di essere stato accusato da ignoti di aver incitato una novantina di famiglie di “senza terra” a occupare un’azienda agricola lo scorso 26 febbraio. Luis Chavez, del Coordinamento nazionale sindacale e popolare, ha precisato che «i contadini sono stati spinti a invadere la proprietà dalla necessità e dalla fame» e che «l’unica cosa che ha fatto il vescovo è stata la sua disponibilità a sostenere la nostra battaglia legale per il diritto alla terra».
Africa
Nell’ultimo ventennio
la speranza di vita è scesa
di quindici anni
Dal 1980 ad oggi la speranza di vita delle popolazioni africane è scesa di 15 anni, soprattutto a causa del diffondersi dell’Aids in una realtà già resa tragica dalla povertà. Attualmente un africano vive mediamente meno di 48 anni. È quanto emerso in una conferenza di studi svoltasi in febbraio in Etiopia.

Sudan
Dialogo tra Conferenza episcopale e governo
La Conferenza episcopale sudanese (Scbc) ha iniziato un dialogo con il governo sudanese di Omar Hassan Ahmed el Bashir al fine di ottenere una revisione delle norme di una legge del 1994 (Miscellaneous Amendment act) che di fatto equipara la Chiesa a una organizzazione non governativa. La Scbc sta anche valutando la possibilità di costruire una università cattolica, fatto rivoluzionario in un Paese retto dalla sharia.

Iraq
Il patriarca Bidawid:
«Non bombardate
la nostra gente»
«Tutti gli uomini di buona volontà devono impegnarsi contro una possibile ripresa delle ostilità nei confronti dell’Iraq», ha dichiarato alla Misna il 15 febbraio il patriarca di Babilonia dei caldei Raphaël Bidawid. A Baghdad la paura s’è nuovamente diffusa quando «l’urlo delle sirene ha riportato tutti indietro di dieci anni. Non importa che si sia trattato di un’esercitazione […]. Il terrore è forte, la gente conosce benissimo l’orrore dei bombardamenti» afferma il Patriarca, ricordando gli sbagli delle cosiddette bombe intelligenti. «C’è un popolo umiliato, distrutto fisicamente e psicologicamente da un embargo che, giusto o non giusto, doveva e poteva avere forme diverse». «Se non riusciamo a evitare questa guerra, se non riusciamo a sentire la voce di queste persone, le più povere e abbandonate che all’unisono invocano la pace» conclude Bidawid «allora non siamo più degni di essere chiamati uomini. Occorre saggezza, sapienza e soprattutto dialogo per scongiurare inutili e inumane spirali di violenza, frutto di un odio irrefrenabile».

Terra Santa
Appello dei capi cristiani
I patriarchi delle Chiese cristiane in Terra Santa hanno lanciato il 12 marzo un nuovo appello per la pace. Eccone alcuni brani.
«Siamo angustiati dal crescente spargimento di sangue. Siamo rattristati dal vedere sempre più vedove, orfani, padri e madri in lutto da entrambe le parti. Domandiamo se è questo il futuro che si vuole per i figli di questa terra». «Riteniamo che la sicurezza di Israele dipenda dalla libertà e dalla giustizia per i palestinesi. Vogliamo parlare in modo franco e onesto alla coscienza di Israele e al suo governo, chiedendo che esso ponga fine a ogni genere di distruzione e morte causata da armi pesanti. Quale assicurazione può essere offerta a gente privata della libertà, della autodeterminazione, della sovranità e uguaglianza rispetto ai cittadini israeliani?». «C’è un tempo per uccidere e un tempo per curare; un tempo per distruggere e uno per costruire; un tempo per tirare le pietre e uno per radunarle; un tempo per la guerra e uno per la pace […]. Abbiamo provato la guerra, le pietre, le uccisioni e la distruzione durante questo conflitto. È venuto il tempo della pace, della giustizia, della riconciliazione e della raccolta delle pietre da utilizzare per costruire».


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