Rubriche
tratto dal n.12 - 2005


L’azione di Pio XII per gli ebrei di Roma


Alessia Falifigli, 
Salvàti dai conventi, 
San Paolo, 
Cinisello Balsamo (Mi) 2005, 167 pp., euro12,00

Alessia Falifigli, Salvàti dai conventi, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2005, 167 pp., euro12,00

Èuna pagina straordinaria quella dell’accoglienza, da parte di monasteri, conventi e istituti ecclesiastici, degli ebrei razziati a Roma dal 1943 – quel tragico sabato 16 ottobre – al 1944, nei nove mesi di occupazione della città. Pare che siano stati almeno quattromila gli ebrei salvati dalla Chiesa. Il libro di Alessia Falifigli, Salvàti dai conventi, presenta e ripercorre l’aiuto offerto dalla Chiesa agli ebrei di Roma durante l’occupazione nazista.
Con l’onestà intellettuale che lo contraddistingue, lo storico Andrea Riccardi firma le pagine di presentazione del lavoro della Falifigli; fa chiarezza sull’atteggiamento di Pio XII e della Segreteria di Stato (in particolare di monsignor Montini), che sentirono viva la responsabilità dell’imponente rete dell’ospitalità clandestina. Lo stesso Pio XII fu ringraziato dalle famiglie ebree ospitate dalle suore di Sion sul Gianicolo. E Riccardi riporta la testimonianza di suor Pascalina Lehnert, che per trentacinque anni fu la governante della casa di Eugenio Pacelli: «Il Santo Padre non solo aprì le porte del Vaticano per accogliere i perseguitati, ma invitò i monasteri e tutte le case religiose a essere larghi nel concedere ospitalità e aiuti. Così gli ebrei erano un po’ dappertutto e i superiori si rifornivano in Vaticano». La testimonianza così continua: «Posso aggiungere che mi diede l’incarico di spendere tutto il suo denaro personale per dare la possibilità agli ebrei che lo desiderassero di lasciare l’Italia».
È dunque provato e certo che la Chiesa costituì un sicuro spazio di asilo e che Pio XII era decisamente impegnato in questa azione. Altro che silenzi! Stupisce il fatto che ancora recentemente, il 23 dicembre 2005, il quotidiano francese Le Monde, in un articolo intitolato Le silence du Vatican (p. 8) si chieda «[…] perché la Chiesa cattolica non ha affatto reagito pubblicamente allo sterminio degli ebrei?». E continui con una serie di false affermazioni, arrivando a dire, riguardo alla Shoah, che «Pio XII non ha parlato alto e forte che per difendere il simbolo del suo potere spirituale». Questo antisemitismo (!), si legge ancora, «renderà impossibile una condanna esplicita: non lascerà spazio che a rimostranze private, a dei tentativi per proteggere gli ebrei convertiti e a un vasto movimento di soccorso». L’articolo chiude affermando che «la gerarchia cattolica non ha saputo prendere delle misure adatte e non ha capito la portata universale del problema della sorte degli ebrei». Per carità, ogni tesi merita rispetto, ma credo che sarebbe bene informare l’autore dell’articolo, tale Etienne Fouilloux – che nell’occasione recensiva un libro di Giovanni Miccoli, Les dilemmes e les silences de Pie XII, tradotto dall’italiano –, dell’esistenza di questo nuovo libro-testimonianza di Alessia Falifigli, invitandolo a recensirlo. E aggiungiamo anche il libro di Matteo Luigi Napolitano e Andrea Tornielli, Il Papa che salvò gli ebrei, accanto alla copiosa letteratura pubblicata sull’argomento in questi ultimi anni.
È necessario rendere omaggio alla verità storica. La natura dell’ospitalità data dalla Chiesa romana ai perseguitati, soprattutto ebrei, è stata spontanea, assecondata e sostenuta moralmente e materialmente dai suoi vertici. L’affermazione ha riscontro ed è sostenuta dalle interessanti interviste che l’autrice riporta nella seconda parte del volume (p.95). A distanza di oltre sessant’anni, i protagonisti di quest’opera di soccorso sono in gran parte venuti a mancare. Restano in vita quelli che all’epoca erano i più giovani. Sono quelli che l’autrice ha intervistato mettendo a disposizione dei lettori documenti di prima mano.




Nell’arcipelago della spiritualità giovanile


L. Caimi, Spiritualità 
dei movimenti giovanili, 
Edizioni Studium, Roma 2005,  192 pp., euro 20,00

L. Caimi, Spiritualità dei movimenti giovanili, Edizioni Studium, Roma 2005, 192 pp., euro 20,00

Nella collana dedicata a “La spiritualità cristiana contemporanea”, diretta da monsignor Carlo Ghidelli e dal professor Massimo Marcocchi, è uscito questo volume, curato dal noto pedagogista Luciano Caimi e arricchito da contributi di noti docenti ed esperti, dedicato alla spiritualità dei movimenti giovanili. La stagione del pontificato di Giovanni Paolo II è indubbio che ha alimentato, anche attraverso l’evento periodico della Giornata mondiale della gioventù, la spiritualità dei movimenti giovanili, sottolineando ora il tema della “regola di vita” ora il tema dell'impegno storico, ora il tema della gioia, ora il tema del cammino. Sono anche i temi che, in qualche modo, caratterizzano i percorsi spirituali delle sei esperienze di spiritualità di movimenti giovanili presenti in Italia (Azione cattolica, Comunione e liberazione, Comunità di vita cristiana, Movimento Gen, Movimento giovanile salesiano, Agesci) che il volume prende in esame.
In questo “arcipelago” della spiritualità giovanile – come nota Caimi nell'introduzione – emerge immediatamente la differenza tra una spiritualità propria dell'associazione, più “regolata” da specifici e continui impegni, e una spiritualità del movimento, più motivata da idee forti e da eventi. Già il sociologo religioso Giancarlo Milanesi nel 1977, nell'opera Il futuro della fede nell'attesa dei giovani (Cittadella, Assisi 1978), aveva tentato di entrare in questo “arcipelago” per determinare una sorta di classificazione in sei modelli (preconciliare, postconciliare, carismatico, religioso-politico, politico-religioso, religioso-popolare). II volume ha ripreso questa classificazione come orientativa per individuare le sei esperienze presentate e per offrire «un profilo particolarinente rappresentativo, ancorche non esauriente, del panorama associativo nazionale» (p. 3).
I contributi del volume hanno il grande pregio di aiutare a leggere la spiritualità dei singoli movimenti giovanili all’interno della specifica spiritualità laicale proposta dal Concilio Vaticano II (cfr. Lumen gentium 31), evento considerato una sorta di spartiacque anche per l'associazionismo giovanile: una spiritualità segnata profondamente dal “principio di incarnazione”, con un'attenzione particolare all'animazione cristiana dell'ordine temporale, all'umanizzazione delle cosiddette “realtà terrene” (famiglia, lavoro, politica, cultura...).
Chiude il volume un interessante capitolo del curatore dal titolo “Per una spiritualità giovanile ‘sostenibile’”, che tenta di ravvisare le significative consonanze tra le diverse esperienze spirituali giovanili illustrate. Anzitutto si nota una visione unitaria dell’esistenza, frutto di uno sguardo di fede, che supera ogni dualismo tra spirito e storia. Successivamente si declinano le note comuni (la dimensione cristologica e la prospettiva comunionale), segnalando l’attenzione a superare il rischio della soggettività, elemento centrale nell'odierna cultura giovanile, attraverso cammini spirituali plausibili, che occorre aiutare a percorrere con gradualità, pazienza, coraggio e fiducia.
Il volume può costituire uno strumento utile per educatori e operatori pastorali, che oggi sono chiamati a curare con sempre maggiore attenzione l’aspetto qualitativo delle proposte spirituali, sul piano sia personale che comunitario




La corona di spine di Cristo


Michele Loconsole, 
iLa corona di spine di Cristo. Storia e mistero/i, 
Cantagalli, Siena 2005, 
158 pp., euro 13,30

Michele Loconsole, iLa corona di spine di Cristo. Storia e mistero/i, Cantagalli, Siena 2005, 158 pp., euro 13,30

Nel calendario liturgico del 2005 è comparsa la straordinaria coincidenza di due importanti ricorrenze che sono cadute il 25 marzo: una fissa, l’Annunciazione del Signore, e l’altra mobile, il Venerdì santo, legata al plenilunio di primavera. Secondo un’antica, consolidata e documentata tradizione ecclesiastica, quando le due ricorrenze liturgiche coincidono – fatto che accade mediamente due-tre volte ogni cento anni – le macchie di sangue aggrumate su alcune sacre spine, da secoli conservate in molte chiese d’Europa e ritenute provenienti dalla corona di Cristo, subiscono una trasformazione cromatica. In non pochi casi si sono registrati anche prodigi legati all’arrossamento, fioritura, rinverdimento dei sacri aculei. Del fenomeno parla Michele Loconsole ne La corona di spine di Cristo. Storia e mistero.
Incuriosito e interessato perché il fenomeno riguarda anche la sacra spina custodita nel Duomo della mia città di Cremona (anche se il libro di Loconsole purtroppo non ne fa minimo cenno: venne donata al Perinsigne Capitolo della Cattedrale di Cremona nel gennaio del 1591 da papa Gregorio XIV, Niccolò Sfondrati, già vescovo di Cremona), leggo la ricerca per saperne di più sul piano storico scientifico, e anche teologico. L’“avventura” della corona di spine di Cristo è interessantissima. Da Gerusalemme nel 326 viene trasferita per sicurezza a Costantinopoli, fino al 1238, e poi a Parigi, e qui rimarrà, nella Sainte-Chapelle, fino al 1791, quando la Cappella verrà saccheggiata dai rivoluzionari giacobini. Luigi IX cominciò a donare le spine (rimaste) della corona a città francesi e italiane: alla Basilica di San Marco a Venezia, a Vicenza, alla Basilica di Assisi, alla città di Fermo, nelle Marche, ad Ascoli… Impossibile dar conto di tutte le spine donate alle chiese d’Europa che l’autore puntualmente descrive nel libro, e che a un certo punto furono oggetto anche di scambi con altre sacre reliquie. Anche le questioni legate all’autenticità credo siano delicate: oggi si ha notizia di oltre cento spine conservate e venerate in Italia; altrettante sono custodite in Europa, di cui la maggior parte in Francia.
Delle 160 spine conservate nelle chiese d’Italia (l’elenco è a p. 48), da parte di monasteri e di privati, soltanto trenta hanno manifestato particolari segni prodigiosi, nella straordinaria coincidenza che prima dicevo, come ravvivamenti, fioriture e rinverdimenti, in base a testimonianze in gran parte documentate scientificamente, che l’autore narra con dovizia di particolari (p. 53 e ss.). Storia e mistero, dunque, che vanno però accompagnati anche da atti di fede




Il ruolo del sindacato in Italia


Andrea Ciampani 
e Giancarlo Pellegrini 
(a cura di), La storia 
del movimento sindacale 
nella società italiana, 
Rubbettino, Soveria Mannelli (Cz) 2005,168 pp., euro 8,00

Andrea Ciampani e Giancarlo Pellegrini (a cura di), La storia del movimento sindacale nella società italiana, Rubbettino, Soveria Mannelli (Cz) 2005,168 pp., euro 8,00

La storia del movimento sindacale nella società italiana è stato l’argomento di un interessante incontro promosso dall’Università Lumsa di Roma e dalla Università di Perugia due anni fa; ora è il titolo di una pubblicazione curata da Andrea Ciampani e Giancarlo Pellegrini.
I convegni spesso si riducono a parate di personaggi, a sequele di discorsi e interventi a volte barbosi che rischiano di non lasciare traccia. Con la lettura del libro che raccoglie gli Atti del convegno del gennaio 2004, invece, si è in presenza di contributi di notevole spessore, storiografico e storico, che indagano il ruolo del movimento sindacale nella società contemporanea, sottolineando le diverse dinamiche di continuità e rottura. Il periodo preso in esame abbraccia il dibattito di questi ultimi vent’anni, indubbiamente segnati da grandi trasformazioni economiche e sociali, che hanno interessato anche il movimento sindacale. Trovano spazio analisi di storici appartenenti a differenti sensibilità e tradizioni culturali, anche se spesso sfugge alla ricerca il rapporto (organico?) tra sindacato e sistema politico. Le abbondanti indicazioni bibliografiche richiamate nelle relazioni base di Andrea Ciampani, Stefano Musso e Fabio Fabbri, cercano di coordinare in un unicum il dibattito intorno al movimento sindacale; e ci pensa Giancarlo Pellegrini a fare il punto della situazione (pp. 91-124).
Ci sono interessanti contributi pubblicati in questi ultimi tempi sul movimento sindacale; cito solo il più recente: il bel libro di Pietro Ichino, A che cosa serve il sindacato?, edito da Mondatori, che significativamente nel sottotitolo indica “le follie di un sistema bloccato e la scommessa contro il declino”. Tornando al nostro, risultano interessanti alcune analisi riferite alla configurazione attuale della nostra società. Non a caso Vincenzo Saba, nel suo contributo su “Storiografia e identità dei soggetti sociali”, fa un’analisi sociologica moderna e condivisibile. Già, il concetto di identità; penso alle tesi di Zygmunt Baumann che già nel 2002 affermava: «Si potrebbe dire che l’identità è diventata oggi il prisma attraverso il quale tutti gli altri aspetti di spicco della vita contemporanea vengono individuati, compresi, esaminati».




L’anomalia italiana


Marialuisa-Lucia Sergio,
De Gasperi e la «questione 
socialista», Rubbettino, 
Soveria Mannelli (Cz) 2004, 
233 pp., euro 12,60

Marialuisa-Lucia Sergio, De Gasperi e la «questione socialista», Rubbettino, Soveria Mannelli (Cz) 2004, 233 pp., euro 12,60

Il nodo problematico dei rapporti tra cattolici e socialisti nel periodo che precede l’avvento del fascismo costituisce la premessa storico culturale del lavoro di Marialuisa-Lucia Sergio. «La complementarietà cattolica e socialista, che De Gasperi concepisce nella diversità e nella reciproca legittimazione […], è imposta nella sua visione dalla esigenza di una “normalità” democratica non vulnerabile dal fascismo e dallo stesso trasformismo liberale» (p. 14). Del resto, ciò era avvenuto, nel dopoguerra, in tutti i Paesi d’Europa, come un importante elemento di normalizzazione politico-sociale. Sullo sfondo dell’analisi della Sergio, fondamentale, l’insegnamento di Jacques Maritain, l’ampia prospettiva culturale maturata da De Gasperi sulle opere e in particolare sugli scritti sul personalismo cattolico del grande filosofo francese (De Gasperi è fra i primi a portare nella cultura cattolica italiana la conoscenza degli scritti di Maritain). Importante il ruolo e l’azione svolti dall’allora sostituto alla Segreteria di Stato del Vaticano Giovanni Battista Montini.
È un periodo fecondo, quello indagato, di idee e di azioni: l’attività della Fuci, la formazione di gruppi intellettuali di Azione cattolica in grado di preparare un terreno adatto alla proposta democratica formulata da De Gasperi. In sintesi, la visione politica di De Gasperi, culturalmente preparata, diventa operativa nel 1943, alla caduta del fascismo, per la confluenza nella nuova Democrazia cristiana di ex popolari e di giovani formatisi nella Fuci e nell’Ac, confluenza favorita dal ruolo di trait d’union culturale e generazionale di Montini. Come sono lontani questi tempi! Soprattutto come è lontano il metodo, la fatica e la pazienza politica nel costruire uno scenario proiettato sulla prospettiva, non attento solo al contingente.
Siamo in presenza di un bel saggio, questo di Marialuisa-Lucia Sergio, De Gasperi e la «questione socialista», che va a unirsi agli studi organici prodotti da Gabriele De Rosa, Scoppola, Andreotti, Giovagnoli, Lepre e a tanti altri contributi pubblicati in questi anni. Il volume si snoda lungo il periodo che va dalla Liberazione alla legge elettorale del 1953 concentrandosi in particolare sulla dialettica De Gasperi-Gronchi circa le diverse ipotesi di apertura ai socialisti per uscire dal logoramento della formula centrista e dall’“anomalia” italiana, cioè la lunga assenza di alternanza fra un Centro e una Sinistra, differenti ma non incompatibili. Aggiungo, infine, che i diari di Giulio Andreotti, relativi al 1947 e al 1948, di recente pubblicazione, pur di diversa natura, possono essere considerati un’opportuna integrazione del lavoro di Marialuisa-Lucia Sergio.


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