Rubriche
tratto dal n.10 - 2001

Lettere al direttore



La posta del direttore


PARTITI E TESSERATI

Resuscitavano i morti?

Caro senatore,
su La Stampa di stamane leggo che nella vecchia Democrazia cristiana si tesseravano i morti. Sono scandalizzata. Mio padre (che era amico di Carlo Trabucco che lei deve aver conosciuto) mi parlava con entusiasmo del livello elevato e delle selezioni di questo partito. Ma se facevate giuochetti del genere devo ricredermi. Potrà rassicurarmi?
Wilma Collina
Torino, Italia


Ho letto anche io l’intervista dell’onorevole Sanza e sono rimasto sorpreso. Spero che abbia scherzato (non sarebbero stati scherzetti, ma squallide manovre). Posso assicurarle che a Roma fatti del genere non sono mai accaduti. Ricordo bene Carlo Trabucco, ottimo giornalista e valido critico teatrale.
Con vivi saluti.
G. A.


BILINGUISMO IN SARDEGNA

Senatore,
si ravvede?
Ho letto con sconcerto le dichiarazioni del senatore a vita Giulio Andreotti riguardanti l’introduzione del bilinguismo in Sardegna… egli vi si oppone!
Che tristezza constatare che proprio un senatore a vita (!) si stia adoperando contro l’introduzione della lingua che più ci appartiene; della lingua che un ragazzo come me ha potuto apprendere solo grazie ai propri genitori, zii e nonni e non sui banchi di scuola. Il sardo è una lingua a sé, non paragonabile ai dialetti “italofoni”. Perché non dovremmo avere gli stessi diritti di un’altra regione autonoma a statuto speciale quale il Trentino-Alto Adige? Siamo italiani di serie B? Spero tanto in un suo ravvedimento. Lo inviterei a farsi un giro nei paesini sardi, perché impari ad apprezzare la nostra specificità etnica. Per capire che il sardo è una lingua e non un dialetto.
Gentilmente, vogliate comunicargli lo sconcerto di un sardo qualsiasi come me. Un sardo che ha viaggiato per il mondo per motivi di studio e lavoro, ma che non si è mai scordato delle sue origini. Un sardo che vorrebbe avere la soddisfazione di vedere i propri figli studiare la lingua che più gli appartiene.
Sperando in un suo ravvedimento…
Giuseppe Orrù
e-mail


C
aro Giuseppe, la mia opposizione in Senato alla equiparazione alla lingua italiana di un certo numero di dialetti (o se vuole dica pure lingue locali) deriva dalla convinzione che mentre è giusto salvaguardare questa ricchezza globale della nazione è impossibile pretenderne l’uso negli atti pubblici, negli esami ecc. La legge è passata ugualmente ma io continuo a ritenere che non sarà applicabile. Come si fa a pensare, ad esempio, che un esaminatore debba sapere l’occitano o il friulano? Si creano delle barriere assurde.
Non ho quindi da ravvedermi.
G. A.


REFERENDUM

Usarne con cautela

Direttore,
gli ormai leggendari radicali dei mitici Pannella, Bonino ed altri continuano nelle loro “battaglie” a senso unico:
i nuovi 25 referendum popolari, che liberali, liberisti e forse libertini martelleranno in questi giorni alcuni cittadini;
la manifestazione del 20 settembre a Porta Pia, con il solito connotato anticlericale, anticristiano, antitutto.
Vi chiedo un vostro parere perché sembra che lo pseudolaicismo non abbia mai fine.
don Giuseppe Bastia
Firenze, Italia


I
n verità non ci sembra che la manifestazione di Porta Pia – posto che ci sia stata – abbia avuto eco. Del resto due terzi degli italiani non sono andati ai seggi. Per scelte essenziali e chiare lo strumento referendario è adatto. Ma non se ne deve fare un uso continuato.
G.A.


Testo risposta

 


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