Rubriche
tratto dal n.10 - 2006


L’islam tra dimensione giuridica e realtà sociale


Onorato Bucci (a cura di), Annali. Quaderni, 
Edizioni Scientifiche Italiane,
Napoli 2006, 220 pp., 
euro 21,00

Onorato Bucci (a cura di), Annali. Quaderni, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2006, 220 pp., euro 21,00

Non è un libro di semplice o facile lettura (del resto è edito da una Università, quella del Molise); e l’argomento – L’islam tra dimensione giuridica e realtà sociale – non è dei più semplici e facili. Soprattutto oggi. I contributi al convegno tenutosi a Isernia nel febbraio 2004 sono organicamente qui raccolti da Onorato Bucci (Edizioni Scientifiche Italiane), e sono di un’attualità pregnante.
È un fatto che l’islam costituisca la seconda religione dei Paesi europei occidentali. In Europa, la fede cristiana e la fede musulmana ormai convivono e si confrontano quotidianamente, anche se talvolta i problemi che sorgono sono preoccupanti. Entrare nella dimensione giuridica dell’islam, relazionata alla realtà sociale che stiamo vivendo, non è un esercizio o un’esibizione arbitraria di cultura, ma una opportuna necessità per meglio comprendere i nostri tempi. La presenza dell’islam in Europa consente alle tradizioni giuridiche occidentali, fondate sul rispetto dei diritti fondamentali della persona umana e sull’apertura nei confronti delle nuove istanze di libertà, di misurarsi con le esigenze e le rivendicazioni alla visibilità sociale dei gruppi di più recente insediamento nello spazio sociale europeo. Anche se il terreno è difficile e insidioso: eventi recenti legati al fondamentalismo religioso e al terrorismo di matrice spirituale possono rappresentare un freno al dialogo e al confronto tra europei e islamici. Ma non c’è niente da fare; il pluralismo religioso, che è nella realtà delle cose, può costituire una opportunità per l’integrazione delle differenze, per consentire la stabilità sociale e la sicurezza collettiva.




L’uomo e il suo destino


Aniceto Molinaro-Francisco 
De Macedo, E dopo la vita? 
L’uomo e il suo destino, 
edizioni Pro Sanctitate, 
Roma 2006, 332 pp., euro15,00

Aniceto Molinaro-Francisco De Macedo, E dopo la vita? L’uomo e il suo destino, edizioni Pro Sanctitate, Roma 2006, 332 pp., euro15,00

La felicità tra virtù e saggezza; La via della perfezione secondo Platone e Plotino (edizioni Pro Sanctitate) sono le tappe significative di un singolare percorso culturale di Francisco De Macedo, un padre della famiglia dei Camilliani, professore incaricato di Filosofia alla Pontificia Università Lateranense. I titoli dei suoi ultimi libri sono eloquenti. Ne La via della perfezione si inserisce perfettamente non solo nel dibattito, ancora attuale, sul riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa ma nel contesto sociale attuale che vede l’uomo alla costante ricerca di una dimensione spirituale. E lo fa in modo singolare, attraverso una riflessione su alcuni dialoghi di Platone e delle Enneadi di Plotino, nei loro punti complementari. E parte dal Symposium, testo noto a tutti, un seminario tra le persone più rappresentative della cultura ateniese, che discutono della potenza di eros. È la prima trattazione filosofica sull’amore.
Incontro padre Francisco nella sede dei Camilliani a Roma, in piazza della Maddalena. Una domanda mi viene spontanea: «Il libro è del 2004 : come si rapporta alla prima enciclica di papa Benedetto XVI, Deus caritas est, uscita successivamente? C’è un filo che riannoda i due testi?». Il colloquio si snoda in tutta libertà. Il percorso degli studi di padre Francisco riguarda l’uomo nella sua compiutezza; partendo dalla felicità, il discorso va poi a toccare tutte le virtù: «... e l’uomo che segue le virtù, è anche desideroso del divino. Oggi assistiamo a una ricerca enorme del sacro. Il Symposium è, per un certo verso, un discorso mistico. Nel paragrafo 9 della Deus caritas est eros e agape in Dio sono una cosa sola...».
È appena uscito un contributo di De Macedo sulla brevità della vita. Il saggio sul De brevitate vitae di Seneca appare in un volume da lui curato dal titolo E dopo la vita? L’uomo e il suo destino (edizioni Pro Sanctitate). Il libro raccoglie gli atti di un convegno tenuto sull’argomento nell’ottobre 2005 dall’Associazione docenti italiani di filosofia (Adif) con l’apporto di qualificati esperti.
Il saggio ritorna al tema della felicità. Quando l’uomo è equilibrato, possiede cioè l’equilibrio delle virtù, è capace di valutare sia il prima che il dopo. La “vita brevis” è un richiamo all’uomo d’oggi: «La maggior parte dei mortali, Paolino, lamenta la taccagneria della natura: nasciamo destinati a una vita molto breve e il tempo che ci è stato assegnato scorre tanto veloce, tanto in fretta che, fatte ben poche eccezioni, la vita pianta tutti in asso proprio nel momento in cui s’apprestano a viverla. Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne perdiamo molto» (Seneca, De brevitate vitae I, 1.3). È il problema del tempo, che Francisco si ripromette di trattare in un prossimo libro, assieme al tema del piacere.
Seneca non tratta il tempo dal punto di vista speculativo («l’intero arco della vita non è vita, è tempo»), ma dal punto di vista etico-morale; la crescita interiore, l’interiorità, è la parte più importante nel vivere dell’uomo che, senza perdersi nella finitezza delle cose, costruisce la propria vita durante il suo esistere... Conviene dunque che l’uomo si dedichi pienamente, e con tutto sé stesso, alla virtuosa costruzione del ben vivere. Approfondire qui il tema della diade vita/tempo – la vita è nel tempo e viceversa – ci porterebbe troppo lontano; padre Francisco De Macedo lo tratta in questo bel saggio in maniera esaustiva e accattivante, pur essendo un argomento di non facile approccio.




La ricchezza di vita e di fede della Valcamonica


Renato Baldussi, Monsignor Giacomo Corna Pellegrini 
e la visita pastorale 
in Valcamonica, Associazione don Peppino Tedeschi, Brescia 1999, 156 pp., s.i.p.

Renato Baldussi, Monsignor Giacomo Corna Pellegrini e la visita pastorale in Valcamonica, Associazione don Peppino Tedeschi, Brescia 1999, 156 pp., s.i.p.

Mentre leggo Monsignor Giacomo Corna Pellegrini e la visita pastorale in Valcamonica, questa bella e documentata ricerca storica di Renato Baldussi, di qualche anno fa, ma ancora fresca di attualità, mi tornano spesso alla mente alcune pagine di don Primo Mazzolari nella sua Lettera sulla parrocchia, del 1951, per alcuni versi ancora attuali.
Don Renato è il giovane parroco di Borgo San Giacomo, un paese del bresciano collocato in un’area interessante, strategica sul piano economico e sociale; è un brillante sacerdote che, accanto alla impegnativa cura pastorale, ama lo studio e la riflessione; cura ricerche di carattere storico, come questa che presentiamo (ha recentemente pubblicato la storia di Borgo San Giacomo), per riportare a galla la verità, spesso sbiadita dal tempo e dalla volontà degli uomini. Basta leggere la sua introduzione al volume, edito dall’Associazione don Peppino Tedeschi, per delineare gli orizzonti culturali sui quali si muove la ricerca, spaziando dall’analisi dei tratti peculiari della personalità intellettuale di Corna Pellegrini, che fu vescovo della diocesi di Brescia dal 1883 al 1913, all’esame del contesto politico, economico, sociale e culturale della Valcamonica tra l’Ottocento e il Novecento.
La ricostruzione della visita pastorale rappresenta dunque la testimonianza più alta di questo vescovo, che Giuseppe Zanardelli, l’anticlericale rappresentante del Partito liberale radicale che amministrò ininterrottamente la città e la provincia di Brescia fino al 1895, definì «un coniglio con la mitra»; una occasione di conoscenza «di una ferialità anche sociale, economica, culturale, altrimenti elusa» che si allarga e abbraccia le caratteristiche dell’intera società bresciana tra la fine Ottocento-e il primo decennio del Novecento. Il contributo del vescovo Corna Pellegrini all’azione e allo sviluppo del movimento dei cattolici bresciani, allora guidato da Giorgio Montini e dal suo gruppo, fu particolarmente incisivo. La sua visita pastorale in Valcamonica si svolge tra il 1885 e il 1897, nell’arco di dodici anni. Le relazioni parrocchiali che Baldussi analizza e riporta fedelmente nel libro costituiscono dunque uno strumento privilegiato di conoscenza del territorio soprattutto per quel che riguarda la vita di fede, quella sacramentale, la cultura e il mondo del lavoro, che hanno inevitabilmente ripercussioni sul versante economico e sociale.
Alcune considerazioni conclusive dell’autore le rapporto al tempo presente (è trascorso più di un secolo) e ne constato inevitabilmente ancora l’attualità!


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