Rubriche
tratto dal n.04 - 2000


Profili. Quando Schuster scrisse a don Calabria sul pontificato:

«Grande apparenza e formalismo; grandi rappresentazioni, poca sostanza»


Il beato Ildefonso Schuster, cardinale arcivescovo di Milano

Il beato Ildefonso Schuster, cardinale arcivescovo di Milano

Le Edizioni San Paolo hanno mandato in libreria l’ultima fatica del professor Andrea Riccardi, docente di storia contemporanea alla Terza Università di Roma e fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Si tratta di Vescovi d’Italia. Storie e profili del Novecento (pp. 231, lire 32.000). Nell’opera si trovano i profili di alcuni importanti rappresentanti dell’episcopato italiano di questo secolo. Riccardi documenta, tra le altre cose, il disagio avvertito durante il pontificato pacelliano da parte di alcuni anziani cardinali italiani, legati almodello pastorale di Pio XI. E cita significativamente un brano di una lettera scritta dal cardinale di Milano Alfredo Ildefonso Schuster (ora beato) a don Giovanni Calabria (ora santo): «Grande apparenza e formalismo; grandi rappresentazioni, ma dentro poca sostanza, poco spirito». La santità però non vuol dire esattezza di giudizi.





Raúl Vera López (a sinistra) e Samuel Ruiz García

Raúl Vera López (a sinistra) e Samuel Ruiz García

Nomine/1
Accettata la rinuncia di monsignor Ruiz e annunciato il suo successore

Il 31 marzo il Papa ha accettato la rinuncia alla guida della diocesi di San Cristóbal de las Casas presentata lo scorso novembre, al compimento dei 75 anni, da Samuel Ruiz García (che era uno degli ultimi vescovi nominati durante il pontificato di Giovanni XXIII). Contestualmente è stata annunciata la nomina del successore. A guidare una delle più antiche sedi episcopali del continente americano (venne fondata nel 1539) è stato chiamato Felipe Arizmendi Esquivel, 60 anni, dal ’91 vescovo di Tapachula, diocesi anch’essa del Chiapas, confinante con San Cristóbal. La notizia ha avuto scarsa rilevanza sui mass media: cinque righe sul Messaggero e qualcosa di più su Avvenire, il manifesto e Liberazione. Nulla più, complice forse il fatto che nello stesso giorno il Papa ha ricevuto in udienza giubilare i magistrati pronunciando un discorso che ha avuto ampio spazio sui quotidiani.
Con questa nomina il Vaticano chiude l’opera di “normalizzazione” della turbolenta diocesi del Chiapas. Opera che aveva avuto inizio con l’inusuale allontanamento del vescovo coadiutore con diritto di successione, il domenicano Raúl Vera López che, dopo quattro anni di permanenza a San Cristóbal, il 30 dicembre era stato trasferito presso la diocesi di Saltillo.
Le reazioni a caldo alla nomina di Arizmendi sono state generalmente positive. «Non possiamo nascondere la nostra gioia» ha detto il suo predecessore, che ha invitato «tutti gli agenti pastorali e i fedeli a dare un caldo benvenuto al nuovo vescovo della nostra diocesi». Apprezzamenti sono arrivati anche da due cardinali messicani: l’arcivescovo della capitale, Norberto Rivera Carrera, e quello di Guadalajara, Juan Sandoval Íñiguez.
Arizmendi ha dichiarato di non andare a San Cristóbal né «per competere né per distruggere, ma per completare» e ha annunciato l’intenzione di lasciare l’incarico di segretario generale del Celam, che ricopriva dallo scorso anno, per dedicarsi completamente alla nuova diocesi.


Nomine/2
Arcivescovo dell’Opus Dei in Argentina

Il 29 marzo monsignor Alfonso Delgado Evers, 58 anni, dal ’94 vescovo di Posadas, è stato promosso arcivescovo metropolita di San Juan de Cuyo. È il primo presule appartenente al clero dell’Opus Dei ad essere nominato in una sede arcivescovile in Argentina. Complessivamente sono più di dieci i vescovi latinoamericani che provengono dall’Obra fondata dal beato Josemaría Escrivá de Balaguer. Sempre in Argentina ci sono infatti anche Francisco Polti Santillán, vescovo di Santo Tomé. In Salvador Fernando Sáenz Lacalle, arcivescovo di San Salvador. In Colombia Hugo Eugenio Puccini Banfi, vescovo di Santa Marta. In Cile Adolfo Rodríguez Vidal, vescovo emerito di Los Angeles, e Luis Gleisner Wobbe, ausiliare di Rancagua. In Ecuador Juan Ignacio Larrea Holguín, arcivescovo di Guayaquil, e Antonio Arregui Yarza, vescovo di Ibarra. In Perù Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima, Luis Sánchez-Moreno Lira, arcivescovo di Arequipa e Juan Antonio Ugarte Pérez, vescovo-prelato di Yauyos.


Joseph Ratzinger
Oggi abbiamo tanti cristianesimi che diventano una specie di gnosi

Il 12 e il 13 aprile si è svolto presso l’Ateneo Regina Apostolorum di Roma (dei Legionari di Cristo) il Congresso teologico sul tema: «Il cristocentrismo nella riflessione teologica contemporanea». La riflessione principale è stata letta dal cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna. Alla fine del Congresso è stata celebrata la messa dal cardinale Joseph Ratzinger. Il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede nel corso dell’omelia, pronunciata in italiano e a braccio, ha detto: «Oggi abbiamo tanti cristianesimi che diventano una specie di gnosi, che si contentano di una conoscenza accademica ed intellettuale di Cristo ma che non diventano un’obbedienza a Lui» (Ansa e Zenit).


Schönborn
Sanzioni ingiuste contro l’Austria

Contro l’Austria sanzioni ingiuste: con questo eloquente titolo La Stampa ha pubblicato il 10 aprile una lunga intervista con il cardinale di Vienna, il domenicano Christoph Schönborn. Nell’intervista, che ha avuto ampio risalto nella prima pagina del quotidiano torinese, il porporato ha inoltre detto: «Le sanzioni sono state affrettate. Capisco i timori che le hanno provocate, ma non credo che sia stata la via giusta: uno dei valori di base della cultura europea è il dialogo e sarebbe stato giusto percorrere quella strada, non quella delle sanzioni». Concetti simili erano stati espressi dal cardinale anche nelle interviste concesse precedentemente ad Avvenire e al Regno.


Spagna
Il cardinale Rouco Varela: mea culpa per Franco? No, grazie

«Non pare né giusto né opportuno entrare in giudizi storici su questa vicenda molto complessa. Cercare i colpevoli oggi rischia di dividere e sconcertare il popolo. La Chiesa non vuole né autoincolparsi né giustificarsi». Con queste parole il cardinale di Madrid, Antonio María Rouco Varela, presidente della Conferenza episcopale spagnola (Cee) ha liquidato la proposta di un mea culpa della Chiesa iberica per l’appoggio dato al generale Francisco Franco nella guerra civile del 1936-39. Lo ha fatto durante il suo discorso alla LXXIV assemblea plenaria della Cee lo scorso 3 aprile. La posizione di Rouco Varela è stata ampiamente condivisa dagli altri vescovi (solo un vescovo ausiliare di Barcellona lo scorso anno si era espresso pubblicamente a favore del mea culpa) mentre è stata criticata dalla maggior parte dei quotidiani.
Il supplemento domenicale del País del 19 marzo aveva dedicato un lungo e documentato articolo a Rouco Varela, dal titolo: Può uno spagnolo essere papa?


Caso Elian
Il cardinale Law: basta con questo circo. Lasciamo che si riunisca col padre

Il cardinale Bernard Francis Law, arcivescovo di Boston, ha chiaramente preso le parti del padre di Elian González, il bambino (rimasto orfano della madre che insieme a lui cercava di fuggire da Cuba) conteso dal genitore rimasto in vita e dai parenti anticastristi che si trovano in Florida. Lo ha fatto con un articolo apparso a sua firma sul Boston Globe il 19 aprile. Titolo dell’intervento: Basta con questo circo. Lasciamo che Elian si riunisca col padre. «Non essendoci prove del fatto che il padre sia inadatto a fare il genitore, Elian appartiene al padre. Ha bisogno del rassicurante abbraccio dell’amore paterno per aiutarlo a superare la terribile perdita che ha subito con la morte della madre. È vero che Disney World è più lontana da Cuba di quanto dicano le carte geografiche. È anche vero che pochi bambini cubani possono permettersi la cioccolata. Si dovrebbe arguire che Disney World potrebbe essere portata più vicina e la cioccolata potrebbe essere resa più abbordabile se gli Stati Uniti abolissero l’embargo. Presumendo che questo non accadrà immediatamente, si dovrebbe dire che, facendo una comparazione, il legame naturale tra padre e figlio ha di gran lunga più valore di una visita a Topolino o di un bicchiere di cioccolata o anche della superiorità di un sistema di governo. Negli ultimi dieci anni ho avuto occasione di visitare Cuba più volte. Queste visite non mi fanno certo un esperto di questa isola. Non mi faccio delle illusioni riguardo alle manchevolezze del regime. Allo stesso tempo ho avuto modo di conoscere famiglie in Cuba: ho visto bambini felici in rapporto amorevole con i genitori. È un dato di fatto che un miglior futuro per Cuba, come per tutte le nazioni, è radicato nella famiglia. Forse Elian verrà un giorno in questo Paese. Forse anche il padre farà questa scelta. Forse Elian resterà a Cuba per aiutare a costruire un miglior futuro per il suo Paese e per aiutare a restaurare le relazioni che dovrebbero esistere tra Stati vicini. Nel frattempo comunque dovremmo farla finita con questo circo e dovremmo permettere il ritorno di Elian da suo padre, cosicché possano piangere insieme per tutto quello che è successo, e concedere loro la privacy e il tempo per andare avanti con la loro vita».
Il 22 aprile gli agenti federali sono entrati nella casa degli zii a Miami e hanno portato via Elian per restituirlo al padre.


Sacro Collegio
Muore il cardinale Echeverría Ruiz

Il 6 aprile è deceduto il cardinale ecuadoriano creato nel ’94 Bernardino Echeverría Ruiz, francescano, che avrebbe compiuto 88 anni a novembre. Echeverría era stato arcivescovo di Guayaquil dal ’69 all’89, quando venne sostituito dal coadiutore Juan Ignacio Larrea Holguín (del clero dell’Opus Dei).
Con la scomparsa del porporato latinoamericano il numero dei cardinali scende a 150, di cui 102 con meno di ottanta anni. I porporati francescani scendono a quattro, tutti ancora elettori, anche se anziani (il più giovane ha 73 anni).


Curia/1
Castrillón Hoyos a «Ecclesia Dei»

Il 13 aprile il cardinale colombiano Darío Castrillón Hoyos, 71 anni a luglio, dal ’96 prefetto della Congregazione per il clero, è stato nominato presidente della Pontificia Commissione «Ecclesia Dei». Prende il posto del cardinale italiano Angelo Felici, 81 anni a luglio, che ricopriva l’incarico dal ’95. La Commissione è nata nell’88 per recuperare i sacerdoti e i fedeli seguaci dell’arcivescovo Marcel Lefebvre. Fino ad oggi a presiederla si erano succeduti cardinali ultrasettantacinquenni, prefetti emeriti di congregazioni romane. Con Castrillón Hoyos invece sarà guidata da un porporato di curia che è contemporaneamente alla guida di un dicastero romano.


Curia/2
Nuove nomine per Law e Tettamanzi

Il 1° aprile sono stati annunciati nuovi incarichi di curia per i cardinali Bernard Francis Law, 69 anni a novembre, arcivescovo di Boston, e Dionigi Tettamanzi, 66 anni, arcivescovo di Genova. Law e Tettamanzi sono stati nominati membri del Consiglio di cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede (membro di questo organismo è stato nominato anche, in deroga alle norme, il patriarca latino di Gerusalemme Michel Sabbah, che non ha la porpora). Tettamanzi è stato nominato anche membro della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede. Law si conferma così il cardinale diocesano più presente nei dicasteri romani, mentre Tettamanzi vanta lo stesso record fra i porporati italiani non appartenenti alla curia. Gli altri cardinali diocesani membri di più congregazioni sono il polacco Franciszek Macharski (Cracovia), il francese Jean-Marie Lustiger (Parigi), lo statunitense Francis Eugene George (Chicago) e il belga Godfried Danneels (Mechelen-Brussel).


Usa/1
Cappellano cattolico alla Camera. È la prima volta

Per la prima volta un prete cattolico sarà il cappellano della Camera dei rappresentanti Usa: lo ha deciso il presidente dell’Assemblea, il repubblicano e protestante Dennis Hastert, che ha scelto padre Daniel Coughlin, 65 anni, del clero della diocesi di Chicago. Lo scorso dicembre una commissione bipartisan repubblicani-democratici aveva indicato un altro sacerdote cattolico, padre Timothy O’Brien, ma la sua candidatura era sfumata perché non gradita. Successivamente era stato designato un pastore presbiteriano, Charles Wright, ma da parte democratica erano state rivolte accuse di “anticattolicesimo” nei confronti della leadership repubblicana. Così alla fine Wright ha rinunciato all’incarico e Hastert ha nominato Coughlin. Lo ha fatto, secondo indiscrezioni apparse sulla stampa, su indicazione del cardinale di Chicago, Francis Eugene George, che lo stesso Hastert aveva invitato come ospite ad assistere all’ultimo discorso sullo stato dell’Unione pronunciato da Bill Clinton. Nell’occasione il porporato era seduto a fianco della moglie di Hastert (questi particolari hanno fatto segnalare George come figura emergente tra i cardinali statunitensi).
Nel Senato Usa c’era già stato un cappellano cattolico anche se più di un secolo fa: padre Charles Constantine Pise che ricoprì l’incarico tra il 1832 e il 1833.


Usa/2
Medaglia d’oro del Congresso per papa Wojtyla?

A metà aprile il senatore repubblicano Sam Brownback, protestante metodista, ha presentato la proposta di conferire a Giovanni Paolo II la Medaglia d’oro del Congresso (Congressional Gold Medal). L’iniziativa è stata appoggiata da 66 senatori. A gennaio una iniziativa simile era stata presa dalla Camera dei rappresentanti. La stessa onorificenza è stata data al cardinale John J. O’Connor quest’anno e a Madre Teresa di Calcutta nel 1997.


La Civiltà Cattolica
Il Papa non può sciogliere i matrimoni rati e consumati. Intanto a Detroit...

Il Papa non ha il potere di annullare i matrimoni rati e consumati, e questa è una dottrina «da tenersi definitivamente, anche se essa non è stata dichiarata in forma solenne mediante un atto definitorio». Giovanni Paolo II lo ha ribadito lo scorso 21 gennaio nel corso della sua consueta udienza agli officiali e agli avvocati della Rota Romana, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. La Civiltà Cattolica in una cronaca di padre Giovanni Marchesi (Chiesa e mondo in recenti discorsi del Papa. Alla curia, al corpo diplomatico e alla Rota Romana), apparsa nel fascicolo n. 3595 datato 1° aprile 2000, ricorda l’ipotesi teologica avanzata da monsignor Basilio Petrà, docente allo Studio teologico fiorentino e consultore della Congregazione per le Chiese orientali, in base alla quale «la Chiesa avrebbe la competenza di intervenire non solo sul matrimonio rato e consumato sciolto a seguito della morte fisica di uno dei coniugi, autorizzando le seconde o ulteriori nozze del coniuge sopravvissuto, ma essa potrebbe intervenire anche sui matrimoni che rispecchiano una “situazione umanamente paragonabile alla morte”; ciò avverrebbe quando il matrimonio è finito “per irreversibile separazione dei coniugi”, ossia quando un coniuge diventa per l’altro come un “irreversibile passato”». Il quindicinale dei Gesuiti italiani riporta poi le frasi di Giovanni Paolo II in cui si ribadisce la posizione tradizionale. Alla fine La Civiltà Cattolica, le cui bozze, si dice, sono tradizionalmente riviste in Segreteria di Stato, pone alcune domande. «Queste recenti formulazioni pontificie su una “materia di tanta importanza e gravità”, com’è l’ipotesi avanzata circa la potestà del romano pontefice di poter intervenire, con la sua suprema autorità, nell’annullamento di matrimoni rati e consumati, lascia praticamente poco spazio a un futuro dibattito teologico sulla questione. Resta aperta invece, a nostro avviso, la questione che ha originato la formulazione di tale ipotesi, ossia perché e in che senso la morte fisica di uno dei coniugi costituisce la fine terrena del vincolo matrimoniale sacramentalmente sancito. Perché la stessa morte, in una prospettiva escatologica della futura risurrezione della carne, di fatto pone termine al vincolo matrimoniale che due coniugi si sono scambiati con l’impegno di un amore eterno, “per sempre”? Qual è l’antropologia (platonica o biblica) che sottostà alla visione di san Paolo quando ammette le nuove nozze a seguito della morte del coniuge? “La moglie, scriveva l’Apostolo, è vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito, ma se il marito muore è libera di sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore” (1Cor 7, 39; cfr. Rm 7, 2-3). E infine, qual è il rapporto tra la casta vedovanza e l’indissolubilità del vincolo spirituale dei coniugi, anche al di là della morte? Queste domande, che nella storia della Chiesa non hanno trovato una riflessione teoretica di ampio respiro, ripropongono ancora l’interessante interrogativo sul perché la morte fisica sciolga il legame coniugale tra gli sposi cristiani. Una risposta potrà venire dalla più attenta riflessione di teologi e moralisti, di filosofi e cultori dell’antropologia cristiana».
Una curiosità riguardo alla dichiarazione di nullità dei matrimoni emessa dai tribunali diocesani. Alla fine dello scorso anno il settimanale cattolico conservatore The Wanderer ha pubblicato un articolo di prima pagina titolato L’arcidiocesi di Detroit ha il record mondiale degli annullamenti. Nell’articolo si ricorda che complessivamente negli Stati Uniti vengono dichiarati nulli circa 60mila matrimoni l’anno (erano 400 nel 1968), di cui circa 1600 nella metropoli del Michigan. The Wanderer attribuisce questa “larghezza” agli ultimi due arcivescovi di Detroit, entrambi di origini polacche, e cioè i cardinali Edmund C. Szoka (1981-1990), ora governatore dello Stato della Città del Vaticano, e Adam J. Maida, attualmente in carica.


Viaggi papali
Wojtyla in Oceania nel 2001?

Dal 4 al 6 aprile si sono riuniti a Roma i membri del Consiglio postsinodale del Sinodo dell’Oceania che si è celebrato nell’Urbe nel 1998. Nell’occasione è stata ventilata l’ipotesi che l’esortazione postsinodale venga presentata dal Papa durante un viaggio nel continente che, secondo il cardinale di Wellington (Nuova Zelanda), Thomas Williams, si farà probabilmente dopo la Pasqua del 2001. La tappa principale potrebbe essere Noumea, in Nuova Caledonia, territorio francese d’oltremare, ad est dell’Australia, nel Pacifico del sud.


Cina
Le lamentele della Cardinal Kung Foundation

Dura lettera aperta ai vertici vaticani del presidente della Cardinal Kung Foundation riguardo all’atteggiamento tenuto nei confronti della Chiesa patriottica cinese. L’autore è il nipote del cardinale Ignatius Kung Pin-mei, da cui ha preso il nome la fondazione, scomparso lo scorso 12 marzo. La missiva, datata 28 marzo e successivamente diffusa via internet, è indirizzata ai cardinali Joseph Ratzinger, Angelo Sodano, Jozef Tomko e ai vescovi Stanislaw Dziwisz e Giovanni Battista Re. I toni sono forti. In 16 pagine l’autore, Joseph Kung, chiede che il Vaticano dichiari scismatica l’Associazione patriottica e accusa buona parte della gerarchia cattolica statunitense (compresi quasi tutti i cardinali) di accettare nei propri seminari dei candidati patriottici e di far celebrare messe nelle proprie diocesi a sacerdoti patriottici. Kung chiede poi se sia vero che la Santa Sede ha riconosciuto dei vescovi patriottici e perché organizzazioni cattoliche finanzino la Chiesa patriottica e non quella clandestina.
Da parte vaticana non c’è stata nessuna reazione ufficiale. La Cns, agenzia stampa dei vescovi Usa, ha riferito che la sala stampa vaticana non ha voluto commentare la lettera. Ma, riferisce la Cns in un suo dispaccio del 14 aprile, «un officiale vaticano che è familiare con la politica del Vaticano nei confronti della Cina ha voluto dichiarare solo che nella lettera di Kung “ci sono ingiuste e inesatte dichiarazioni”».
Intanto si moltiplicano le voci che vogliono vicini ad una svolta i rapporti Cina-Santa Sede. Lo scorso 26 marzo Il Sole-24Ore ha titolato Svolta a Pechino, è vicino l’accordo con il Vaticano una corrispondenza dalla capitale cinese pubblicata con grande risalto a pagina 3.


Altari/1
Giovanni Paolo II ha finora proclamato 297 santi e 989 beati

Quando lo scorso 17 novembre venne presentato il calendario definitivo dell’anno giubilare, venne spiegato che rispetto alla versione presentata nel maggio 1998 erano state aumentate le date previste per le cerimonie di beatificazione (da due a tre) e di canonizzazione (da una a due). E questo per la gran mole di lavoro prodotta durante questo pontificato dalla Congregazione per le cause dei santi. Ma anche questo allargamento non è stato sufficiente. Alle date previste per le canonizzazioni (21 maggio e 1° ottobre) è stata aggiunta quella del 30 aprile in cui è stata proclamata santa la beata suor Faustina Kowalska. Così, secondo i dati forniti da Radio Vaticana, diventano 297 i santi proclamati da Giovanni Paolo II (uno in più di quelli proclamati dal 1594 a Paolo VI compreso).
Per quanto riguarda i beati, con le cerimonie di beatificazione celebrate il 5 marzo e 9 aprile scorsi, Giovanni Paolo II ne ha proclamati, sempre secondo Radio Vaticana, 989 (quelli proclamati dal 1609 al pontificato di Paolo VI incluso erano stati “solo” 808).
Nel corso della cerimonia di canonizzazione del 1° ottobre verranno proclamati santi 120 martiri in Cina – cinesi e stranieri –, fino alla “rivolta dei boxer” del 1900. Il 1° ottobre cade anche il 51° anniversario dell’avvento dei comunisti al potere in Cina. Forse anche per questo l’annuncio di queste canonizzazioni, che è stato fatto il 10 marzo scorso, non è piaciuto molto a Pechino. Quattro giorni dopo il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, interpellato dall’Ansa sulla questione, ha infatti dichiarato via fax: «Speriamo che il Vaticano prenda atto della storia e non faccia nuovamente cose che feriscono i sentimenti dei cinesi».


Altari/2
Ricognizione delle spoglie di Pio IX. Elogio insospettabile per Pio XII. In arrivo anche la causa di Pio VII?

Abbiamo già san Pio V e san Pio X. Ma altri papi Pii sono in corsa per la beatificazione. Per Pio IX dovrebbe essere quasi fatta, tanto che lo scorso 4 aprile nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura si è svolta la ricognizione del corpo di papa Mastai Ferretti. Nella cronaca dell’avvenimento apparsa sull’Osservatore Romano del 9 aprile a firma di monsignor Carlo Liberati, officiale della Congregazione delle cause dei santi, si legge che il rito «prelude ormai alla attesa cerimonia di beatificazione stabilita per il 3 settembre di questo anno giubilare».
Un elogio di papa Pacelli, la cui causa di beatificazione è ancora in corso, viene poi dal vescovo di New Ulm (Usa), Raymond A. Lucker. E non si tratta di un elogio scontato. Proviene infatti da uno dei vescovi considerati più progressisti degli Stati Uniti ed è apparso sul numero del 31 marzo del settimanale National Catholic Report, anch’esso progressista. Titolo dell’elogio: Un leader forte, un uomo santo.
Intanto si prospetta l’inizio di una causa di beatificazione di un altro papa Pio. Il 22 marzo infatti monsignor Dante Lanfranconi, vescovo di Savona-Noli, ha annunciato di aver ufficialmente chiesto che venga iniziato l’iter per la beatificazione di Pio VII, pontefice dal 1800 al 1823, che soggiornò tre anni a Savona, prigioniero di Napoleone.


Charles Colson
Per l’ex collaboratore di Nixon il più grande mito del XX secolo è stato la negazione del peccato originale

«Il più grande mito del XX secolo è stato la negazione del peccato originale. Anche tra i cristiani siamo stati risucchiati in una forma di utopismo. Noi neghiamo i nostri peccati e le nostre responsabilità e cerchiamo risposte utopiche». Lo ha detto in una intervista all’Our Sunday Visitor, settimanale cattolico statunitense, Charles Colson, consigliere del presidente Richard Nixon che si fece sette mesi di carcere in seguito allo scandalo Watergate. In quel periodo Colson riscoprì la sua fede cristiana evangelica.


Religioni
Le letture coraniche di Tony Blair

«Se leggi il Corano è così chiaro il concetto di amore e fratellanza come spirito-guida dell’umanità […] fede religiosa profonda, pacifica, molto bella». Lo ha dichiarato il premier inglese Tony Blair, anglicano sposato con una cattolica, in una intervista concessa al periodico Muslim News. Un addetto stampa di Blair, interrogato sulle letture coraniche del leader politico, ha dichiarato di «non sapere assolutamente nulla in proposito». La notizia è stata riportata dalla Repubblica del 30 marzo.


Monsignor Fisichella
Parlamentari leghisti bravi, ma sul Giubileo...

Domanda: «L’hanno stupita certe posizioni dei parlamentari leghisti in difesa della vita?». Risposta: «No, perché la Lega si schiera dalla parte dei valori che sono parte integrante del territorio che rappresenta. Vale per la famiglia, la scuola e anche quei delicati temi della bioetica dove il significato della legislazione assume una dimensione etica fondamentale». «Ha mai incontrato Bossi?». «Non ancora. Ma conosco tanti validi parlamentari del suo movimento». «C’è un rimprovero che farebbe ai deputati del Carroccio?». «Un rimprovero affettuoso sì. Vede, siamo nel 2000 e si prepara tra l’altro il Giubileo dei parlamentari. Mi è dispiaciuto che agli incontri preparatori l’unico partito assente fosse quello della Lega Nord, ma c’è tempo per rimediare». Simpatico botta e risposta tra il cronista della Padania (30 marzo) e monsignor Rino Fisichella, vescovo ausiliare di Roma, e cappellano della Camera dei deputati.


Monsignor Paglia
Ordinazione episcopale ed arrivo a Terni

Se la sua nomina a vescovo aveva avuto notevole risonanza sui media, la sua consacrazione episcopale ne ha avuta una ancora più ampia. Stiamo parlando di monsignor Vincenzo Paglia, nominato vescovo di Terni-Narni-Amelia il 4 marzo, che domenica 2 aprile ha ricevuto l’ordinazione episcopale nella Basilica di San Giovanni in Laterano dal cardinale vicario Camillo Ruini, dal sostituto della Segreteria di Stato Giovanni Battista Re, e dal suo predecessore Franco Gualdrini. Erano presenti alla cerimonia nove cardinali (Roger Etchegaray, Francis Arinze, Achille Silvestrini, Giovanni Canestri, Pio Laghi, Carlo Furno, Opilio Rossi, James F. Stafford e Francesco Colasuonno), numerosi arcivescovi e vescovi, molte personalità politiche e non (tra le altre: Nicola Mancino, Romano Prodi, Oscar Luigi Scalfaro, Lamberto Dini e signora, Giuliano Amato, Sergio Mattarella, Willer Bordon, Enrico Micheli, Marco Minniti, Giovanni Maria Flick, Gianni Letta, Francesco Rutelli e signora, Cesare Romiti, Fernando Masone). Alla fine della cerimonia, Paglia ha ringraziato e ha detto: «Un uomo nasce in un luogo determinato, ha una sua storia; sono grato al Santo Padre che abbia scelto un figlio della Comunità di Sant’Egidio per far parte del Collegio episcopale».
Il giorno dopo è stato ricevuto al Quirinale dal presidente della Repubblica, come è prassi per i neovescovi della penisola. L’8 aprile, insieme al professor Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, è stato ricevuto in udienza, e a pranzo, dal Papa. Il 16, Paglia ha poi fatto il suo solenne ingresso nella diocesi. Ampi servizi, con tanto di foto, hanno dedicato all’ordinazione quotidiani come la Repubblica, Corriere della Sera, La Stampa, Il Messaggero, Avvenire. Ne hanno parlato anche Panorama (tre pagine titolate Che coda da Paglia!) e L’Espresso (che ha fatto notare la mancanza di Francesco Cossiga, pure amicissimo di Paglia, spiegando maliziosamente l’assenza con l’idiosincrasia nei confronti del suo successore al Quirinale). Ma la cronaca più enfatica è stata quella dell’Osservatore Romano dove è stato sottolineato come per festeggiare l’illustre concittadino erano arrivati in oltre tremila dal paese d’origine di Paglia, Boville Ernica («Boville Enrica» sul foglio vaticano), centro ciociaro di circa 9.500 abitanti.
Alla guida della parrocchia di Santa Maria in Trastevere rimarrà un sacerdote della Comunità di Sant’Egidio: don Matteo Zuppi.


Diplomazia/1
Il nuovo ambasciatore di Buenos Aires: «L’Argentina sarà sempre vicina alla Santa Sede»

Il 14 aprile ha consegnato le lettere credenziali il nuovo ambasciatore d’Argentina presso la Santa Sede. Si tratta di Vicente Espeche Gil, 57 anni, diplomatico di carriera, già ambasciatore in Israele (1997-2000) e Algeria (1987-1991). Espeche Gil è conosciuto in Vaticano perché tra il ’72 e il ’78 era stato segretario della rappresentanza presso la Santa Sede (in quel periodo ha preso anche un dottorato alla Gregoriana) e soprattutto perché negli ultimi quattro anni è stato membro del Pontificio Consiglio per i laici. Negli anni della presidenza di Carlos Saul Menem, la diplomazia argentina era stata tra le più fedeli alleate di quella pontificia nei consessi internazionali quando si dovevano combattere le politiche filoabortiste propugnate generalmente dal governo Usa. Con l’elezione, alla fine dello scorso anno, del nuovo presidente Fernando de la Rua, radicale, nei sacri palazzi si temeva un cambiamento di atteggiamento in questo campo. Le parole pronunciate da Espeche Gil nel suo discorso del 14 aprile, in cui ha anche ricordato la figura «di santa e felice memoria» del cardinale Eduardo Francisco Pironio, sembrano poter tranquillizzare la diplomazia pontificia. Ha detto infatti il neoambasciatore: «È posizione tradizionale dell’Argentina, sostenuta dal governo, che parte essenziale di questo bene comune è la difesa della vita umana a partire dal momento del concepimento e il suo sviluppo integrale come persona nel seno della famiglia, istituzione fondamentale della società. Questo comporta a sua volta la necessità della diffusione della educazione e della conoscenza, della giustizia nelle relazioni sociali e internazionali, del disarmo e di altre nobili cause che fanno la dignità dell’uomo e consolidano la pace. In queste cause, Santo Padre, che siamo moralmente obbligati a promuovere, l’Argentina sarà sempre vicina alla Santa Sede».


Diplomazia/2
Un italiano nunzio a Belgrado

Il 26 aprile l’italiano Eugenio Sbarbaro, 66 anni a giugno, è stato nominato nunzio apostolico della Repubblica Federale di Iugoslavia. Prende il posto dello spagnolo Santos Abril y Castelló, spostato, dopo quattro anni di permanenza a Belgrado, in Argentina lo scorso 4 marzo. Sbarbaro, nato in provincia di Genova e incardinato nella diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, è in diplomazia dal ’68. Ha lavorato nelle nunziature di Paraguay, Uganda, Turchia e Stati Uniti. Arcivescovo dall’85, è stato nunzio in Zambia e Malawi (’85-91) e, finora, in Trinidad e Tobago e in altri piccoli Stati dei Caraibi.


Libri/1
Completata l’opera Introduzione ai Padri della Chiesa

È uscito per i tipi della Sei di Torino il volume Introduzione ai Padri della Chiesa. Sussidi per la didattica (pp. 192). Si tratta del sesto volume di un’opera di oltre duemila pagine complessive dedicata appunto all’introduzione agli studi patristici. L’opera, inserita nella prestigiosa collana «Strumenti della Corona Patrum», è stata iniziata molti anni fa don Guido Bosio ed è stata completata da don Mario Maritano e don Enrico Dal Covolo, preside-decano, quest’ultimo, della facoltà di Lettere cristiane e classiche della Pontificia Università Salesiana.


Libri/2
Il grande libro dei papi delle Edizioni San Paolo

Dopo i quattro volumi dei Santi pubblicati lo scorso anno, le Edizioni San Paolo hanno mandato in libreria Il grande libro dei Papi (lire 190.000). Due volumi rilegati con più di mille pagine dedicate ai pontefici da san Pietro a Giovanni Paolo II. L’opera è curata da Martin Greschat ed Elio Guerriero.


Statistiche/ 1
Più vescovi, meno sacerdoti, «marcato regresso» delle vocazioni in Polonia

Il 3 aprile la sala stampa vaticana ha reso noti i più recenti dati statistici della Chiesa cattolica riferiti al 1998. Secondo questi dati il numero dei battezzati è in aumento rispetto al ’97. Mentre rispetto al ’78 è registrata una «contrazione dell’importanza relativa del numero dei cattolici in Europa e il movimento di crescita dell’importanza relativa dell’Africa e dell’Asia». Riguardo al numero dei vescovi, tra il 1978 e il 1998 è passato da 3.714 a 4.439. Mentre nello stesso arco di tempo il numero dei sacerdoti è complessivamente diminuito (da 420.971 a 404.626) con differenze continentali di non poco conto (variazione positiva molto accentuata in Africa; di minore intensità in Asia e America meridionale; «cospicua flessione» in Europa e America del Nord). Sempre tra il ’78 e il ’98 il numero dei seminaristi è passato da 62.670 a 109.171. Il flusso è valutato «particolarmente soddisfacente» nella Chiesa in Africa e in America (soprattutto Latina), «mentre in Europa la situazione è di stasi nella parte occidentale e di forte ripresa in quella orientale (caso a sé è costituito dalla Polonia che, in forte espansione nel decennio 1978-1988, ha fatto registrare un marcato regresso nel periodo successivo)».


Statistiche/2
I cristiani nel mondo. I dati forniti dai protestanti

L’agenzia Nev dei protestanti italiani ha pubblicato nel numero del 29 marzo 2000 i dati statistici delle Chiese cristiane. Lo fa riprendendo le cifre pubblicate dall’International Bulletin of Missionary Research e curate da David B. Barret (curatore della World Christian Encyclopedia) e Todd M. Johnson. In base a questi dati i cattolici sarebbero 1.056.920.000 (dato molto simile a quello fornito dal Vaticano); gli ortodossi 215.129.000; i protestanti 705.975.000 (di cui 79.650.000 anglicani; 342.035.000 protestanti classici; 284.290.000 protestanti di nuove denominazioni).


Ciel
Presentati a Roma gli atti del quinto Colloquio internazionale

Il 5 aprile sono stati presentati a Roma gli atti del quinto Colloquio internazionale del Ciel (Centre international d’études liturgiques), celebrato a Versailles (Francia) nel novembre 1999 e dedicato agli «Aspetti storici e teologici del messale romano» (cfr. 30Giorni, n. 12, dicembre 1999, p. 51). Erano presenti i cardinali Jorge Arturo Medina Estévez, prefetto della Congregazione per il culto divino, Alfons Maria Stickler e Opilio Rossi. Il vescovo Luigi De Magistris, reggente della Penitenzieria apostolica, ha inviato un messaggio. Monsignor Camille Perl, attuario della Pontificia Commissione «Ecclesia Dei» ha tenuto una conferenza di presentazione.




Gerusalemme.

Jiang Zemin visita i luoghi santi delle tre religioni monoteiste


Jiang Zemin al Muro del pianto

Jiang Zemin al Muro del pianto

Jiang Zemin, presidente della Repubblica Popolare Cinese, ha visitato i luoghi santi delle tre religioni monoteiste che si trovano a Gerusalemme. Lo ha fatto domenica 16 aprile durante la sua visita di una settimana in Israele, la prima di un leader della Cina comunista. Zemin ha visitato la spianata del Tempio dove si trova la Moschea di Omar, il Muro del pianto e la Basilica del Santo Sepolcro, dove è stato accolto dal metropolita Timoteo, del Patriarcato greco-ortodosso.




Pontefici.

Il Papa mago venuto da Lisbona


La tomba di Giovanni XXI a Viterbo

La tomba di Giovanni XXI a Viterbo

Il 29 marzo la città di Lisbona ha offerto alla città di Viterbo un rinnovato tumulo marmoreo che ospiterà le spoglie di Giovanni XXI, il primo e unico Papa portoghese della storia, che morì e fu sepolto nella Cattedrale viterbese nel lontano 1277 dopo soli otto mesi di regno. La Repubblica del 29 marzo ha presentato l’avvenimento con un articolo dal titolo Il Papa mago venuto da Lisbona. Ecco l’incipit dell’articolo firmato da Luciana Stegagno Picchio: «Si racconta che fosse morto come un odierno bombarolo, in seguito alle ferite riportate il 20 maggio 1277 per il crollo del soffitto sovrastante la parte posteriore del palazzo papale di Viterbo. Vi si era istallato dopo l’elevazione al soglio pontificio e qui, in una specie di laboratorio, andava compiendo esperimenti forse alchimistici che i nemici tacciavano di negromanzia...».




Il Papa ai sacerdoti:

«Ricordatevi delle indulgenze»


La copertina di 30Giorni
del novembre 1999

La copertina di 30Giorni del novembre 1999

«Esorto vivamente i sacerdoti ad educare i fedeli, con appropriata e approfondita catechesi, affinché si avvalgano del gran bene delle indulgenze, secondo la mente e l’animo della Chiesa. In specie i sacerdoti confessori molto utilmente potrebbero assegnare ai loro penitenti come penitenza sacramentale pratiche indulgenziate, salvi sempre i criteri di equa proporzione con le colpe confessate». Lo ha detto Giovanni Paolo II nel suo messaggio, reso noto il 3 aprile, rivolto al penitenziere maggiore cardinale William W. Baum, in occasione del consueto corso organizzato dal dicastero vaticano per i candidati prossimi al sacerdozio e per i sacerdoti novelli.




Nazismo.

Edith Stein e l’enciclica di Pio XI


Pio XI

Pio XI

Alle origini dell’enciclica Mit brennender Sorge, pubblicata in tedesco da Pio XI nel 1937, ci sarebbe una lettera di santa Edith Stein contro i pericoli dell’ideologia hitleriana. Nell’enciclica, papa Ratti denunciava l’incompatibilità tra i presupposti razzisti pagani del nazismo e il cattolicesimo. La filosofa Stein, di origini ebraiche, poi suora carmelitana, scrisse una missiva al Pontefice fin dalle prime persecuzioni razziali, dove prevedeva le conseguenze della furia hitleriana. Lo ha affermato la professoressa Angela Ales Bello, decano della facoltà di Filosofia della Pontificia Università Lateranense, durante una intervista sulla tv Sat2000 della Cei ripresa da Avvenire dell’11 aprile. La lettera in questione è conservata nell’Archivio vaticano.




Rivista dei Gesuiti Usa.

Attenti al pelagianesimo


Pelagianesimo. Un errore, come sempre. È il titolo di un articolo apparso sul settimanale America (26 febbraio 2000), dei Gesuiti statunitensi. Ecco l’inizio del testo, firmato da Robert K. Hudnut, pastore presbiteriano: «La recente inondazione di libri fai-da-te ha tracimato nella teologia del fai-da-te [self-help theology]. Siamo esortati ad “avere fede”. Siamo invitati a “prendere una decisione per Cristo”. Siamo incoraggiati ad “accettare Gesù Cristo come Signore e Salvatore”. Ci viene chiesto se abbiamo “trovato Cristo”. Questa teologia del fai-da-te è pelagianesimo redivivus». Per Hudnut: «Le Chiese in America abbondano di pelagianesimo. Hanno preso la fede nelle loro mani. “Noi possiamo farlo. Possiamo costruire una Chiesa più grande. Possiamo raccogliere più soldi. Possiamo attrarre più fedeli”. Ma può essere che Dio non voglia una Chiesa più grande. Dio potrebbe volere una Chiesa più piccola...».


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