Rubriche
tratto dal n.12 - 1999


Il cardinale Joseph Ratzinger:

i pericoli del neoplatonismo oggi


Joseph Ratzinger

Joseph Ratzinger

Pubblichiamo di seguito alcuni brani della conferenza tenuta dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, nel corso di un colloquio svoltosi alla Sorbona (Parigi) il 27 novembre sul tema «2000 ans après quoi?». Ampi stralci dell’intervento sono stati pubblicati da Le Monde del 3 dicembre e parzialmente tradotti dalla Stampa del giorno dopo (p. 22).
«Rivolgendo lo sguardo indietro, possiamo dire che la forza che ha trasformato il cristianesimo in una religione mondiale è consistita nella sua sintesi fra ragione, fede, vita; è precisamente questa sintesi che è sintetizzata nell’espressione religio vera. E a maggior ragione si impone allora la domanda: perché questa sintesi non convince più oggi? Perché la razionalità e il cristianesimo sono, al contrario, considerati oggi come contraddittori e addirittura reciprocamente esclusivi? Che cosa è cambiato nella razionalità? Che cosa è cambiato nel cristianesimo?
Un tempo il neoplatonismo, in particolare Porfirio, aveva opposto alla sintesi cristiana un’altra interpretazione del rapporto tra filosofia e religione, una interpretazione che intendeva essere una rifondazione filosofica della religione politeista. Oggi è proprio questo modo di armonizzare la religione e la razionalità che sembra imporsi come la forma di religiosità adatta alla coscienza moderna.
Porfirio formula così la sua prima idea fondamentale: “Latet omne verum – La verità è nascosta”. [...] Nella crisi di Roma del tardo IV secolo, il senatore Simmaco […] ha riportato la concezione neoplatonica a alcune formule semplici e pragmatiche, che possiamo trovare nel discorso tenuto nel 384 davanti all’imperatore Valentiniano II, in difesa del paganesimo e in favore della ricollocazione della dea Vittoria nel Senato di Roma. Cito solo la frase decisiva divenuta celebre: “È la medesima cosa quella che noi tutti veneriamo, una sola quella che pensiamo, contempliamo le stesse stelle, uno solo è il cielo che sta sopra di noi, è lo stesso il mondo che ci circonda; che cosa importano i diversi tipi di saggezza attraverso i quali ciascuno cerca la verità? Non si può arrivare a un mistero tanto grande attraverso un’unica via”.
È esattamente ciò che sostiene oggi la razionalità: la verità in quanto tale non la conosciamo; nelle immagini più diverse, in fondo, miriamo alla medesima cosa. Mistero così grande, il divino non può essere ridotto a una sola figura che esclude tutte le altre, a un’unica via che vincolerebbe tutti. Ci sono molte vie, ci sono molte immagini, tutte riflettono qualche cosa del tutto e nessuna di loro il tutto. L’ethos della tolleranza appartiene a chi riconosce in ciascuna di esse una parte di verità, a chi non pone la sua più in alto delle altre e si inserisce tranquillamente nella sinfonia polimorfa dell’eterno Inaccessibile. Esso in realtà si vela dietro a simboli, ma questi simboli sembrano non di meno l’unica nostra possibilità di arrivare in una certa maniera alla divinità.
La pretesa del cristianesimo di essere la religio vera sarebbe dunque superata dal progresso della razionalità? È dunque costretto ad abbassare le sue pretese e a inserirsi nella visione neoplatonica o buddista o indù della verità e del simbolo, a contentarsi, come aveva proposto Ernst Troeltsch, di mostrare della faccia di Dio la parte rivolta verso l’Europa? Si deve forse fare un passo in più di Troeltsch, che considerava ancora il cristianesimo la religione adatta all’Europa, tenendo conto del fatto che oggi l’Europa stessa dubita che sia adatta? Questa è la vera domanda alla quale oggi la Chiesa e la teologia devono far fronte».




Il cardinale Tonini sul film Jesus:

la fede cristiana è un’altra cosa, è lo stupore di sant’Agostino


L’attore che ha interpretato Gesù nel film per la televisione Jesus

L’attore che ha interpretato Gesù nel film per la televisione Jesus

«Se si insiste troppo su un solo aspetto, se non compare il mistero si deve parlare di reductio ad hominem. Allora non è più Dio che ci salva, allora Gesù Cristo è uno dei tanti profeti che sono apparsi e il cristianesimo si svuota, e torniamo all’interpretazione ellenistica. Io non ho visto per intero il film, non posso dare giudizi estetici. Ma la fede cristiana è un’altra cosa, è lo stupore di sant’Agostino, è l’Onnipotente che si nasconde nel corpo di un bambino conservando il governo del mondo. [...] Io ricordo con quale stupore intenso Pasolini tradusse l’Annunciazione». Lo ha detto il cardinale Ersilio Tonini al Corriere della Sera (7 dicembre) a commento del film per la tv Jesus trasmesso dalla Rai il 5 e il 6 dicembre.




Franca Ciampi a Ruini:

«Che Dio la benedica»


L’incontro  di Carlo Azeglio Ciampi e la signora Franca con il cardinale Ruini

L’incontro di Carlo Azeglio Ciampi e la signora Franca con il cardinale Ruini

Insolite battute nel corso della visita ufficiale del capo dello Stato alla città di Roma, l’11 novembre. «Che Dio la benedica», questo è il saluto di congedo di Franca Ciampi al cardinale Camillo Ruini, incontrato la mattina in Prefettura. Subito interviene il presidente Carlo Azeglio: «La perdoni, adesso si mette anche a benedire». Pronta la risposta della first lady: «Uffa, questi uomini!» (versione del Messaggero del 12 novembre); «L’ho detto io mica l’hai detto tu. Io mica sono il presidente della Repubblica!» (versione dell’Espresso in edicola il 19 novembre).




Norberto Bobbio:

«Conoscere la legge morale e osservarla sono due momenti molto diversi, e il secondo non segue necessariamente il primo»


Norberto Bobbio

Norberto Bobbio

«È di per se stesso evidente che l’appello a Dio serve, e la storia dimostra che serve molto bene, non tanto per giustificare l’esistenza di norme di condotta da osservare quanto per indurre coloro a cui sono destinate a osservarle. Come ho avuto occasione di dire altre volte, l’appello a Dio in un sistema etico è rivolto a Dio non come legislatore ma come giudice. Conoscere la legge morale e osservarla sono due momenti molto diversi, e il secondo non segue necessariamente il primo. Il famoso detto “Se Dio non c’è tutto è permesso” può voler dire due cose diverse: rivolto al legislatore significa che i precetti morali, Dio assente, non vengono seguiti; rivolto al giudice, vuol dire che non vengono puniti». Brano del filosofo Norberto Bobbio, che riecheggia la dottrina dell’apostolo Paolo sul limite di ogni legge morale, compresi i dieci comandamenti di Dio, pubblicato dal Corriere della Sera del 12 novembre (Cari laici, non siate una Chiesa). Si tratta di un brano di una lettera di Bobbio inclusa nella raccolta di saggi dal titolo Manifesto laico, edita da Laterza.




La Repubblica.

Ricordo di Lotta Continua


La prima pagina di Lotta Continua  del 30 settembre 1978

La prima pagina di Lotta Continua del 30 settembre 1978

La Repubblica del 29 ottobre ha dedicato una pagina della sezione cultura per ricordare il trentennale della nascita del quotidiano Lotta Continua, chiuso definitivamente nell’82. A illustrare l’articolo la prima pagina del quotidiano del 30 settembre 1978 in cui venne annunciata la morte di Giovanni Paolo I con il titolo: Albino Luciani ha smesso di ridere. È rimorto il Papa.




Baget Bozzo.

Il rilancio del cattolicesimo


Gesù, Pietro e Giovanni, particolare della Cappella degli Scrovegni 
di Giotto a Padova

Gesù, Pietro e Giovanni, particolare della Cappella degli Scrovegni di Giotto a Padova

«Abbiamo i progressisti loquaci e i tradizionalisti silenziosi. Infine i tradizionalisti hanno parlato in atti papali: con l’Ad tuendam fidem, che ha rafforzato il controllo ecclesiastico sui teologi, con l’intervento sulle conferenze episcopali che ha ben chiarito come le conferenze episcopali non possano essere considerate un collegio e che l’autorità rimane nelle mani del singolo vescovo. Ma infine tutto ciò mostra che il conclave è gia cominciato. La longevità del Papa ha costretto i progressisti a rompere il silenzio. E in qualche modo i progressisti han fissato l’ordine del giorno. Questo è un decisivo punto di vantaggio. Lo si vide all’inizio del Vaticano II. I tradizionalisti giunsero impreparati al Concilio. In realtà non l’avevano previsto e giunsero all’assemblea come se si dovesse fare dell’ordinaria amministrazione. Il Vaticano II fu perduto sin dall’inizio dai tradizionalisti sulla questione dell’ordine del giorno. E questa è l’importanza della mossa di Martini: fissare l’ordine del giorno del conclave. La difficoltà dei tradizionalisti è che il pontificato, politicissimo, di Giovanni Paolo II, è in gran parte inimitabile. Non ci potrebbe essere un manifesto tradizionale, che affrontasse il problema della identità della Chiesa, dopo che le stagioni di viaggi alle Chiese locali in cui questo Papa si è impegnato all’estremo, non sono una linea per il papato come tale. E il rilancio di Abramo, il dialogo con le religioni, la richiesta di tutti i perdoni per tutto ciò che, del passato, la Chiesa di oggi non si vanta, hanno lasciato un partito tradizionalista impossibilitato a dire: ripetiamo Giovanni Paolo. E allora ci vorrebbe un manifesto tradizionalista che si potrebbe chiamare il rilancio del cattolicesimo». Riflessione di don Gianni Baget Bozzo sul Giornale del 10 dicembre. Il sacerdote genovese ha preso spunto dall’idea di un nuovo Concilio lanciata dal cardinale Carlo Maria Martini nel corso dell’ultimo Sinodo europeo.





Dante Alighieri

Dante Alighieri

Gran Bretagna
Dante autore del millennio. Proust del secolo

Gli inglesi considerano la Divina Commedia di Dante Alighieri il libro del millennio e Alla ricerca del tempo perduto del francese Marcel Proust quello del secolo. È quanto si evince dai pareri raccolti dai supplementi letterari del Sunday Times e del Sunday Telegraph. Lo scrive il corrispondente da Londra nel Corriere della Sera dell’8 dicembre (Gli inglesi? Pazzi per Proust e Dante).


Il Papa ai vescovi tedeschi
«Il battesimo sia visto soprattutto come un dono gratuito di Dio Padre al bambino»

«Appena elevato alla Cattedra di Pietro, ho approvato l’istruzione sul battesimo dei bambini, in cui la Chiesa ha confermato la prassi battesimale dei bambini in uso fin dagli inizi. Giustamente nella prassi pastorale delle vostre Chiese locali si insiste sull’esigenza di amministrare il battesimo solo nel caso si abbia la fondata speranza che il bambino sia educato alla fede cattolica, così che il sacramento possa portare frutti (cfr. Codice di diritto canonico can. 868 § 2). A volte, tuttavia, le norme della Chiesa vengono interpretate in modo più restrittivo di quanto esse intendano. Succede, così, che ai genitori il battesimo del figlio venga rimandato oppure addirittura rifiutato senza motivo sufficiente. La prudenza e la carità pastorale sembrano suggerire un atteggiamento più comprensivo verso coloro che con retta intenzione cercano di avvicinarsi alla Chiesa, chiedendo il battesimo per la loro creatura. La stessa sollecitudine pastorale deve ugualmente trattenere i pastori dall’esigere cose che non siano richieste dalla dottrina o dai comandamenti della Chiesa. È giusto che i genitori siano preparati in modo adeguato al battesimo del loro figlio dal pastore delle anime, ma è altrettanto importante che il primo sacramento dell’iniziazione cristiana sia visto soprattutto come un dono gratuito di Dio Padre al bambino. L’indole libera e gratuita della grazia non risulta mai così evidente come in occasione del battesimo: “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv 4, 10)». Dal discorso del Papa al secondo gruppo di vescovi tedeschi in visita ad limina, ricevuti in udienza il 18 novembre.


Il Papa ai cinesi
Stupore e riconoscenza per la vostra testimonianza

«La celebrazione del Giubileo sarà un’occasione per ricordare le fatiche apostoliche, le sofferenze, le lacrime e l’effusione di sangue, che hanno accompagnato il cammino della Chiesa tra gli uomini di ogni tempo. Anche tra di voi, il sangue dei vostri martiri è stato seme di una moltitudine di autentici discepoli di Gesù. Il mio cuore freme di stupore e di riconoscenza al Signore per la generosa testimonianza offerta da una schiera numerosa di vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici. E sembra che il tempo della prova, in alcune regioni, non sia ancora terminato!». Lo ha scritto Giovanni Paolo II in un messaggio inviato ai cattolici in Cina nell’approssimarsi dell’Anno Santo e reso noto il 10 dicembre.


Wojtyla e Usa
Appello contro la pena di morte

Durante l’Angelus di domenica 12 dicembre, Giovanni Paolo II ha rinnovato l’appello «a tutti i responsabili, affinché si giunga ad un consenso internazionale per l’abolizione della pena di morte, dal momento che» ha detto citando il Catechismo della Chiesa cattolica «“casi di assoluta necessità di soppressione del reo sono ormai molto rari, se non addirittura inesistenti”». Due giorni dopo la Repubblica ha ospitato una corrispondenza da Washington in cui si dava notizia che negli Stati Uniti nel 1999 si è arrivati ad eseguire cento esecuzioni capitali, il massimo storico da dopo la guerra. Non solo: negli States ci sono, secondo l’ultimo censimento, 3.565 inquilini del braccio della morte. Complessivamente negli Stati Uniti ci sono due milioni di carcerati, un quarto della popolazione carceraria “ufficiale” del mondo.


L’Osservatore Romano
Herranz contro gli abusi, anche di ecclesiastici, nel ricevere la comunione

«Perciò, a tutela della santità del sacramento lo stesso legislatore ecclesiastico ha stabilito: “Colui che è consapevole di essere in peccato grave, non celebri la messa né comunichi al Corpo del Signore senza aver premesso la confessione sacramentale, a meno che non vi sia una ragione grave e manchi l’opportunità di confessarsi; nel qual caso si ricordi che è tenuto a porre un atto di contrizione perfetta, che include il proposito di confessarsi quanto prima” (Codice di diritto canonico can. 916). Riguardo a tali circostanze eccezionali giova ricordare che la dottrina morale considera “motivo grave” il pericolo di morte o quello di infamia per la persona se non celebra la messa o non riceve la comunione; mentre “contrizione perfetta” non sarebbe tale, né perciò produrrebbe il perdono dei peccati, se venisse escluso o reso colpevolmente inefficace il poposito di confessare al più presto le proprie colpe nel sacramento della penitenza». Lo ha ricordato l’arcivescovo Julián Herranz, presidente del Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi, in un articolo pubblicato sull’Osservatore Romano del 2-3 novembre 1999.


Giubileo/1
Pubblicato il Calendario dell’Anno Santo

Il 17 novembre è stato reso noto il Calendario del Grande Giubileo del 2000. Presenta alcune novità rispetto alla prima versione, pubblicata nel maggio ’98. Eccole: è ora previsto che il Papa apra personalmente la Porta Santa delle quattro Basiliche patriarcali (San Pietro alla mezzanotte del 24 dicembre, San Giovanni in Laterano nel pomeriggio del 25 dicembre, Santa Maria Maggiore il 1° gennaio e San Paolo il 18 gennaio); aumentano le cerimonie di beatificazione (da due a tre: 5 marzo, 9 aprile – la nuova – e 3 settembre) e di canonizzazione (da una a due: 21 maggio, la nuova, e 1° ottobre, precedentemente prevista per il 1° novembre); la cerimonia di “richiesta di perdono”, il cosiddetto mea culpa, è stata posticipata dal mercoledì delle ceneri (8 marzo) alla prima domenica di Quaresima (12 marzo); sono stati inseriti quattro concerti ufficiali che si svolgeranno in Vaticano; sono stati fissati gli esercizi spirituali in curia (12-18 marzo) e il pellegrinaggio papale in Terra Santa (previsto «nell’ultima decade del mese di marzo»).


Giubileo/2
Da “nuovi martiri” a “testimoni della fede”

Il Calendario giubilare aggiornato del 17 novembre prevede, alla terza domenica di Pasqua (7 maggio), una commemorazione dei “testimoni della fede” del XX secolo. Nella prima versione del Calendario (maggio ’98) si parlava, per la stessa cerimonia, di commemorazione ecumenica dei “nuovi martiri”. Il cambiamento non è stato notato dai mass media, ma non è privo di significato. Una delle commissioni incaricate di preparare l’evento giubilare è stata infatti quella per i nuovi martiri, che ha raccolto un dossier con circa diecimila nomi di cristiani uccisi in questo secolo a motivo della loro fede. Tra di loro sono compresi anche protestanti ed ortodossi. Questo elenco avrebbe dovuto servire, nelle intenzioni della commissione, a formare il martirologio cristiano del XX secolo. Questa idea non è piaciuta a molti in Vaticano. Nella Chiesa cattolica, infatti, il termine martire ha una valenza precisa e non può essere usato se non dopo un preciso iter e un pronunciamento della Congregazione delle cause dei santi. Tenendo pure presente che la Congregazione per il culto divino sta completando la nuova edizione del martirologio ufficiale della Chiesa cattolica, si può immaginare quale confusione potesse ingenerare la pubblicazione di due diversi elenchi di martiri, uno giubilare ecumenico e un altro ufficiale e cattolico. Per evitare questo pericolo, lo scorso 27 settembre è stata organizzata nei locali della Congregazione per il culto divino una riunione interdicasteriale a porte chiuse. Erano presenti i vertici di cinque dicasteri vaticani (le Congregazioni per la dottrina della fede, per il culto divino, delle cause dei santi, per il clero e il Pontificio Consiglio per i laici). La commissione giubilare per i nuovi martiri non era stata invitata. In quella occasione è stato deciso all’unanimità di mandare una relazione in Segreteria di Stato in cui si spiegava che nella prevista manifestazione giubilare era necessario, per evitare confusione tra i fedeli, non usare il termine martiri ma quello meno impegnativo di testimoni della fede. Non solo, i responsabili dei cinque dicasteri vaticani auspicavano che l’elenco dei diecimila testimoni non fosse reso pubblico, ma venisse consegnato al Papa e alla Congregazione delle cause dei santi come documentazione utile per iniziare eventualmente dei formali processi di beatificazione. Il primo auspicio dei cinque dicasteri, leggendo il nuovo Calendario, sembra che sia stato ascoltato. Il secondo molto probabilmente non lo sarà. Nel 2000 potremmo così avere sia il nuovo martirologio della Chiesa cattolica, sia l’elenco ecumenico dei diecimila testimoni della fede di questo secolo.


Il Messaggero
San Giovanni come l’Olimpico

«Coreografie da concerto, canzoni coinvolgenti, partecipazione da stadio, con tanto di sventolio di sciarpe colorate. Sembrava l’Olimpico, era San Giovanni in Laterano. Alla presenza di moltissimi giovani, pur nel rispetto della Basilica e del clima di preghiera, diverse realtà cristiane della capitale hanno voluto esprimersi anche con mezzi moderni per fare festa. “Non avevo mai visto le luci psichedeliche dentro San Giovanni”, ha commentato un custode in servizio da venticinque anni». Così comincia l’articolo del Messaggero (7 novembre, cronaca di Roma) dedicato all’incontro del giorno precedente delle associazioni e dei movimenti ecclesiali di Roma promosso dal cardinale vicario Camillo Ruini.


Celentano
No al concerto di fine anno in San Pietro. «Desidero trascorrerlo con la mia famiglia e Gesù»

«Sono stato effettivamente invitato a partecipare al Capodanno in piazza San Pietro e ringrazio molto gli organizzatori, laici e non, perché l’invito mi ha particolarmente onorato. So che si tratta di un fatto eccezionale anche perché mi dicono che nessun artista rock ha cantato in quella piazza. Ciò nonostante mai come quest’anno desidero trascorrere la fine del vecchio millennio e l’alba del nuovo soltanto con la mia famiglia e Gesù». È stata questa la risposta che Adriano Celentano ha dato a chi gli ha proposto di fare un concerto in piazza San Pietro la sera del 31 dicembre a introduzione della inusuale benedizione papale Urbi et orbi della mezzanotte. «Credo che il Padreterno quella notte sia in casa di Celentano più che in piazza San Pietro. Il Signore è più nelle cose piccole che non nelle grandi», è stato il commento di don Antonio Mazzi sul Corriere della Sera (13 novembre).


Le Monde/1
3 dicembre, prima pagina: Verità del cristianesimo? Del cardinale Joseph Ratzinger

Il quotidiano parigino Le Monde del 3 dicembre ha pubblicato in prima pagina ampi stralci di una conferenza pronunciata dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, alcuni giorni prima nel corso di un colloquio tenutosi alla Sorbona (cfr. box a p. 46).


Le Monde/2
Avvenire, 4 dicembre: il quotidiano francese mette Ratzinger in prima pagina, quelli italiani si occupano del Gianicolo...

«Così mentre Le Monde di ieri pubblica due ampi servizi, il primo a firma del cardinale Ratzinger [...] le nostre gazzette si fermano a iosa a raccontare le difficoltà tecnico-operative legate ad un cantiere, hanno occhi puntati esclusivamente sull’Assessorato all’Urbanistica della capitale e sulle sorprese di una discarica che avrebbe ospitato resti di oggetti antichi». Così Avvenire del 4 dicembre, corsivo in prima pagina, a firma di Vittorio Morero, titolato: I nostri fogli/Il francese Le Monde. Inesorabile fru-fru, il Giubileo all’italiana.


Le Monde/3
8 dicembre, prima pagina: Nerone, Agrippina e san Pietro nel parcheggio del Vaticano

Le Monde dell’8 dicembre ospita in prima pagina un articolo del suo corrispondente da Roma, dal titolo: Nerone, Agrippina e san Pietro nel parcheggio del Vaticano. Incipit: «Non si saprà mai quello che è stato distrutto. Qual è stato il pezzo di patrimonio culturale italiano che è sparito sotto le pale meccaniche e le benne dei bulldozer. Ciò che è stato trovato in una discarica della periferia di Roma non sono che avanzi. Pezzi di marmo, di ceramiche, di anfore, perduti in un mucchio di terra, divenuti frammenti inutili di un passato cancellato. Non c’è dubbio, queste vestigia sparpagliate provengono dalla collina del Gianicolo, all’interno della quale è in corso di compimento un enorme parcheggio...».


Movimenti
Tettamanzi, Sant’Egidio e Opus Dei

Dal 12 al 14 novembre si è svolto a Genova l’incontro ecumenico «Chiese sorelle, popoli fratelli. I cristiani si incontrano alle soglie del Terzo Millennio», promosso dalla Comunità di Sant’Egidio insieme con l’arcidiocesi ligure, guidata dal cardinale Dionigi Tettamanzi. Lo stesso porporato ha firmato per il quotidiano La Stampa (23 novembre) una appassionata recensione del primo volume della monumentale biografia del fondatore dell’Opus Dei, il beato Josemaría Escrivá de Balaguer, curata da Andrés Vázquez de Prada e pubblicata in Italia da Leonardo International. Lo stesso cardinale di Genova aveva partecipato alla presentazione del libro svoltasi a Roma il 22 settembre (presente anche il professor Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio). Non è la prima volta che il quotidiano torinese ospita un intervento di Tettamanzi sull’Opus Dei. Era già accaduto nell’ottobre dello scorso anno in occasione dei settant’anni dell’Opus.


Monsignor Scola
«In noi [uomini di cultura] è più forte la tentazione dell’orgoglio»

«I docenti universitari verranno come tutti i cristiani pellegrini a Roma, avendo come scopo primario il personale pentimento. E questo è molto importante per gli uomini di cultura, perché in noi è più forte la tentazione dell’orgoglio. Si è tentati di possedere la propria competenza come una ricchezza, ma si dovrebbe essere capaci di riconoscere che tutto questo è pula, come diceva san Tommaso, rispetto alla grazia di Cristo». Lo ha detto il rettore della Pontificia Università Lateranense, il vescovo emerito di Grosseto Angelo Scola, in una intervista concessa a Roma Sette, il supplemento domenicale dell’Avvenire per la diocesi di Roma, del 14 novembre.
In data 24 luglio, Scola è stato confermato «in aliud quinquennium» alla guida dell’Università “del Papa”. Ne ha dato notizia Nuntium, la rivista dell’Ateneo, nel numero di novembre 1999.


Il cardinale Ruini
Non vogliamo imporre per legge civile le norme della morale cattolica

Cattolici: Ruini, non vogliamo imporre morale per legge. Con questo titolo l’agenzia Ansa ha ripreso, con due lanci, l’articolo del cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei, pubblicato in prima pagina del Corriere della Sera di domenica 12 dicembre (Che cos’è la libertà per la Chiesa). Ha scritto Ruini: «... l’obiettivo [della Chiesa] non è quello di restringere lo spazio delle scelte personali, imponendo per legge civile le norme della morale cattolica. Si tratta, invece, o semplicemente di tutelare un bene e un diritto primario e non rinunciabile, come avviene ad esempio nella difesa del diritto alla vita di ogni essere umano, o di promuovere l’esercizio concreto di determinate libertà, come quella del lavoro o dell’educazione, o anche di salvaguardare la specificità di istituti, come la famiglia, che svolgono un ruolo fondamentale proprio per la formazione della persona e lo sviluppo della sua libertà, che ha bisogno, per crescere e consolidarsi, di un contesto relazionale ed affettivo favorevole».


La prima volta
Bossi intervistato da Avvenire

Avvenire del 28 ottobre (p. 6) ha ospitato una lunga intervista al leader della Lega Nord, Umberto Bossi. Titolo: Una Lega formato Baviera. La svolta di Bossi: battaglie nuove a partire da valori come la famiglia. Dopo le “scomuniche” reciproche sembra cominciare la strategia dell’attenzione, reciproca, tra i vertici della Cei e il “senatùr”.


Curia romana/1
Cambio della guardia alla Congregazione per l’educazione cattolica, alla Segnatura apostolica e alla Rota romana

Il 15 novembre l’arcivescovo polacco Zenon Grocholewski, 60 anni, è stato nominato prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica al posto del cardinale italiano Pio Laghi, 77 anni compiuti nel maggio scorso. Grocholewski, lavora nella curia romana da tempi non sospetti, fin dall’epoca di Paolo VI («nell’ultima fase del pontificato montiniano, comunque, eravamo sedici polacchi nella curia romana», ha precisato in una intervista concessa a 30Giorni e pubblicata nel marzo scorso). E finora non aveva mai cambiato dicastero. Dopo aver studiato nell’Urbe aveva infatti cominciato subito a lavorare da semplice sacerdote nel Supremo Tribunale della Segnatura apostolica, di cui era diventato segretario nell’82 e prefetto nell’ottobre del ’98 (gli uscieri lo chiamavano ancora don Zeno).
Il 16 novembre alla guida della Segnatura è stato nominato l’arcivescovo Mario Francesco Pompedda, 70 anni, sardo, dal ’93 decano della Rota romana (di cui era uditore dal ’69), da due anni arcivescovo.
Gli incarichi ora ricoperti da Grocholewski e Pompedda sono “cardinalizi”.
L’11 dicembre monsignor Raffaello Funghini, toscano, 70 anni è stato nominato al posto di Pompedda decano della Rota romana. Alla guida del Tribunale, contrariamente alla tradizione, non è stato eletto l’uditore più anziano. Avanti a Funghini (uditore dall’84) erano infatti posizionati lo spagnolo José María Serrano Ruiz, 68 anni (uditore dal ’70), e il polacco Antoni Stankiewicz, 63 anni (uditore dal ’78).
Sempre l’11 dicembre l’arcivescovo Julián Herranz, del clero dell’Opus Dei, che presiede il Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi, ha preso il posto di Pompedda alla guida della Commissione disciplinare della curia romana.


Curia romana/2
Nominati tre nuovi sottosegretari

Il 6 ottobre Felix Anthony Machado, 51 anni, indiano, è stato nominato sottosegretario del Pontificio Consiglio per il dialogo inter-religioso. Lavora nel medesimo dicastero dal ’93.
Il 30 ottobre Mario Marchesi, 61 anni, lombardo, è stato nominato sottosegretario del Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi. Dal ’96 era capo ufficio presso la Congregazione per il clero, dove lavorava dal ’93.
Il 27 novembre Michel Berger, 64 anni, francese, è stato nominato sottosegretario della Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa. Da tre anni era capo ufficio nella medesima Commissione.


Curia romana/3
Nominati due nuovi protonotari

Il 2 ottobre sono stati nominati due nuovi “protonotari apostolici di numero partecipanti”. Si tratta dei monsignori Leonardo Erriquenz, pugliese, 68 anni, già capo ufficio in Segreteria di Stato, e Francesco Bruno, piemontese, 77 anni, uditore emerito della Rota romana. I “protonotari apostolici di numero partecipanti” sono complessivamente sette e sono, in pratica, i notai della Santa Sede, con l’incarico di controfirmare i documenti pontifici, come bolle, nomine, beatificazioni, credenziali.


Diplomazia/1
Nuovi ambasciatori di Ecuador, Cuba, Panama, Paraguay e altri presso la Santa Sede

Il 14 ottobre Giovanni Paolo II ha accolto le lettere credenziali del nuovo ambasciatore dell’Ecuador, José Ayala Lasso, 67 anni, diplomatico di carriera, già ministro degli Esteri del suo Paese e (primo) alto commissario Onu per i diritti umani (1994-1997).
Il 2 dicembre è stata la volta del nuovo ambasciatore di Cuba, Isidro Gómez Santos, 62 anni, già primo segretario dell’ambasciata presso la Santa Sede (1972-1974) e consigliere d’ambasciata presso il Quirinale (1987-1990). Dal ’75 all’87 e dal ’91 ad oggi è stato funzionario dell’Ufficio Affari religiosi presso il Comitato centrale del Partito comunista cubano.
Il 4 dicembre è toccato all’ambasciatrice di Panama, Edda Victoria Martinelli De Dutari, 58 anni, imprenditrice impegnata in varie istituzioni ecclesiali.
Il 17 dicembre ha consegnato le credenziali la nuova ambasciatrice del Paraguay, Blanca Elida Zuccolillo De Rodríguez Alcalá, 77 anni, avvocato, impegnata in politica e in istituzioni ecclesiali.
Questi quattro ambasciatori saranno tutti residenti a Roma. Il 16 dicembre hanno consegnato al Papa le lettere credenziali cinque ambasciatori che, essendo contemporaneamente rappresentanti in altri Paesi europei, non risiederanno nell’Urbe. Si tratta degli ambasciatori di: Danimarca (Bjarne Bladbjerg, 56 anni, anche in Svizzera); Burundi (Aloys Mbonayo, 46 anni, anche in Germania); Singapore (Ampalavanar Selvarajah, 46 anni, anche in Belgio); Rwanda (Jacques Bihozagara, 54 anni, anche in Belgio); Pakistan (Tayyab Siddiqui, 57 anni, anche in Svizzera).


Diplomazia/2
Nuovi nunzi in Bolivia, Uruguay, Panama, Honduras. Incaricato di affari per Kuwait, Yemen e Penisola arabica.

Il 3 novembre è stato nominato nunzio in Bolivia il neoarcivescovo Józef Wesolowski, 51 anni, polacco del clero di Cracovia, nel servizio diplomatico dall’80. In precedenza ha lavorato in Sudafrica, Costa Rica, Giappone, Svizzera, India e Danimarca.
L’11 novembre l’arcivescovo Janusz Bolonek, 61 anni, polacco, è stato nominato nunzio in Uruguay. Il presule era stato rappresentante pontificio in Romania dal ’95 fino al novembre ’98, quando si era dovuto sospendere temporaneamente dall’attività per motivi di salute.
Il 27 novembre il neoarcivescovo Giacomo Guido Ottonello, 53 anni, ligure della diocesi di Acqui, è stato nominato nunzio a Panama. Nel servizio diplomatico dall’80, ha lavorato in Pakistan, El Salvador, Libano, Francia, Spagna e, da ultimo, in Polonia.
Il 4 dicembre il neoarcivescovo George Panikulam, 57 anni, indiano, è stato nominato rappresentante pontificio in Honduras. In diplomazia dal ’79, ha svolto la sua missione in Canada, Venezuela, Germania, Brasile, nella sede Onu di New York.
Il 13 dicembre monsignor Giuseppe De Andrea, italoamericano, 69 anni, finora sottosegretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, è stato nominato incaricato d’affari delle nunziature del Kuwait, dello Yemen e della delegazione apostolica della Penisola arabica. Finora la rappresentanza nel Kuwait e la delegazione erano legate alla nunziatura in Libano e l’emirato aveva chiesto da tempo un nunzio residente nella propria capitale. Con lo Yemen i rapporti diplomatici sono stati stabiliti lo scorso anno.
Il 23 ottobre l’arcivescovo Eugenio Sbarbaro, nunzio in numerosi Stati delle Antille, è stato nominato rappresentante pontificio anche a Saint Kitts and Nevis.


Alberto Ronchey
Il Papa geopolitico, Guitton e Le Goff

Alberto Ronchey in un editoriale del Corriere della Sera dedicato a papa Wojtyla (Quel silenzio del pontefice, 27 ottobre), ricorda la definizione che ne diede il New York Times nel ’78, «geopolitical Pope», e cita Guitton e Le Goff. Ronchey: scrive: «Testimoniava Jean Guitton, l’eminente filosofo cristiano allievo di Teilhard de Chardin: “Ho parlato molte volte con lui, ho mangiato in sua compagnia, sono andato spesso a Castel Gandolfo. Non ho mai trovato, in lui, la fibra che chiamiamo mistica. Ho trovato, invece, la fibra che chiamiamo politica. In altre parole, sono convinto che Giovanni Paolo II sia un Papa straordinario dal punto di vista politico. E infatti, per opera sua l’Europa è cambiata completamente”. Lo storico medievista Jacques Le Goff, a sua volta: “È Medioevo più televisione”».


Biografia Weigel
Il Papa a Bush: «In caso di guerra del Golfo spero che vinciate»

«...il 16 gennaio [1991, poche ore prima che scoppiasse la guerra del Golfo] Giovanni Paolo II telefonò al presidente [statunitense George Bush] e gli disse che continuava a pregare per una soluzione pacifica del conflitto e, comunque, sperava che in caso di guerra l’alleanza da lui [da Bush] guidata vincesse e ci fossero poche perdite». L’inedito episodio è raccontato dal teologo statunitense George Weigel, a pagina 775 della sua nuova e monumentale biografia di papa Wojtyla: Testimone della speranza (Mondadori). Come fonte Weigel cita Jean-Louis Tauran, “ministro degli Esteri” vaticano, «presente durante la telefonata del Papa al presidente» (p. 1200, n. 123). Quella di Weigel è una biografia autorizzata. L’idea è nata dal portavoce vaticano Joaquín Navarro-Valls e l’autore ha avuto modo di incontrare dieci volte il Papa per complessive venti ore di colloquio. Spulciando nell’elenco di personalità che Weigel ringrazia alla fine del libro per la loro collaborazione, si notano i nomi di una trentina di cardinali (tra cui tutti quelli della curia romana, eccetto quattro) e di oltre venti tra vescovi e arcivescovi. Ringraziati anche Massimo D’Alema, Francesco Cossiga e Rocco Buttiglione.


Anniversari
15 anni fa l’accordo Argentina-Cile mediato dal Vaticano

Il 22 novembre è stato ricordato in Vaticano (Casina di Pio IV) il quindicesimo anniversario della firma del trattato di pace e amicizia tra Argentina e Cile dopo un duro periodo di conflitto tra i due Paesi latinoamericani causato da controversie territoriali (zona del Canale del Beagle). L’accordo fu possibile grazie all’intermediazione della Santa Sede e venne firmato nella Sala Regia del Palazzo Apostolico vaticano. Alla commemorazione hanno partecipato il presidente argentino Carlos Saul Menem, i ministri degli Esteri Juan Gabriel Valdés (Cile) e Guido Di Tella (Argentina), il cardinale cileno di Curia Jorge Arturo Medina Estévez, e il “ministro degli Esteri” vaticano, Jean-Louis Tauran. Precedentemente il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, aveva celebrato una messa commemorativa.


Francia
Il quinto colloquio internazionale del Ciel

Si è svolto a Versailles dall’11 al 13 novembre il quinto colloquio internazionale del Ciel, Centre International d’Études Liturgiques. Tema: «Aspetti storici e teologici del Messale romano classico». Hanno partecipato, tra gli altri, monsignor Juan Rodolfo Laise, vescovo di San Luis (Argentina) che ha svolto una relazione su come è stato introdotto nella Chiesa latina l’uso di prendere la comunione nella mano nonostante la personale contrarietà di Paolo VI (sull’argomento Laise ha scritto un libro, ora edito dal Ciel anche in francese). Particolarmente apprezzato dai partecipanti (oltre un centinaio, provenienti da dieci Paesi) l’intervento del nostro collaboratore Lorenzo Bianchi, che ha tenuto una conferenza su «Terminologia e vocabolario nelle preghiere del Messale romano».


Libri
Le 7 basiliche di Roma

Nel profluvio di pubblicazioni “giubilari”, da segnalare l’agile “guida del pellegrino” scritta da Fabrizio Contessa, giornalista dell’Osservatore Romano, titolata Le 7 basiliche di Roma (Edizioni San Paolo). Degna di nota la citazione (p. 11) delle parole con cui Paolo VI nel ’68 annunciò la scoperta dei «sacrosanti resti mortali del Principe degli apostoli» (identificati da Margherita Guarducci, recentemente scomparsa). Citazione che non si ritrova nella guida “ufficiale” del Grande Giubileo (Pellegrini a Roma, Mondadori).


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