Rubriche
tratto dal n.09 - 1999


Lettera pastorale.

Martini: la vita è bella


Un’immagine 
del film di Benigni 
La vita è bella

Un’immagine del film di Benigni La vita è bella

«Non basta deplorare e denunciare le brutture del nostro mondo. Non basta neppure, per la nostra epoca disincantata, parlare di giustizia, di doveri, di bene comune, di programmi pastorali, di esigenze evangeliche. Bisogna parlarne con un cuore carico di amore compassionevole, facendo esperienza di quella carità che dona con gioia e suscita entusiasmo; bisogna irradiare la bellezza di ciò che è vero e giusto nella vita, perché solo questa bellezza rapisce veramente i cuori e li rivolge a Dio». Così il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, nella sua ultima lettera pastorale, intitolata Quale bellezza salverà il mondo?, che è stata presentata alla stampa lo scorso 8 settembre, festa della natività della Vergine Maria. Il titolo della lettera è una citazione di Fëdor Dostoevskij: nel romanzo del grande scrittore russo L’idiota, il diciottenne Ippolit, sul punto di morire, rivolge la stessa domanda al principe Myskin. La bellezza a cui si riferisce Martini è quella «a cui alludono termini come gloria (la parola biblica che meglio dice la “bellezza” di Dio in quanto manifestata a noi), splendore, fascino: è ciò che suscita attrazione gioiosa, sorpresa gradita, attrazione fervida, innamoramento, entusiasmo».
Tra le frasi suggerite da Martini nella sua lettera pastorale, risaltano citazioni di sant’Agostino e san Tommaso d’Aquino. Martini ricorda «la “bellezza tanto antica e tanto nuova”, che Agostino confessa come oggetto del suo amore purificato dalla conversione, la bellezza di Dio». Cita inoltre la Summa di san Tommaso: «“Pulchritudo habet similitudinem cum propriis Filii”, la bellezza ha somiglianza con ciò che è proprio del Figlio».
Martini accenna anche, parlando della santa messa, «allo stupore consapevole dell’orante, quando lo splendore della verità gli si manifesta in pienezza» e alla «confessione con stupore e gratitudine» del mistero della pietà.
Durante la conferenza di presentazione della lettera pastorale, riferendosi al Giubileo, il cardinale ha detto che l’attenzione è stata concentrata su «aspetti marginali», mentre a Milano verranno proposti «pellegrinaggi semplici e poveri nei luoghi significativi del cristianesimo della diocesi».




Novissimi.

L’escatologia secondo Wojtyla e i mass media


I dannati, particolare del Giudizio universale, Michelangelo, Cappella Sistina, Vaticano

I dannati, particolare del Giudizio universale, Michelangelo, Cappella Sistina, Vaticano

Grande attenzione hanno avuto sui mass media le catechesi del mercoledì che il Papa ha dedicato all’inferno e al paradiso. La maggior parte dei mezzi di informazione lo ha fatto per segnalare presunte novità introdotte da Giovanni Paolo II con i suoi insegnamenti (del genere: il paradiso non sta «in cielo fra le nubi» e l’inferno non è un luogo con fiamme ma una «condizione»). L’Espresso (2 settembre), prendendo spunto dalla frase pronunciata da Giovanni Paolo II durante l’udienza del 28 luglio («La dannazione rimane una reale possibilità, ma non ci è dato di conoscere, senza speciale rivelazione divina, se e quali esseri umani vi siano effettivamente coinvolti»), è arrivato a scrivere che l’attuale Pontefice «ha un debole» per la dottrina di Origene chiamata apocatàstasi, «una sorta di bonifica dell’inferno, di sua finale cancellazione, col ripristino di tutte le creature nella bontà originaria, compresi i diavoli». Sull’argomento il settimanale Panorama (12 agosto) ha interpellato il filosofo Massimo Borghesi, collaboratore di 30Giorni. «La vera novità del discorso del Papa» ha detto Borghesi «semmai è un’altra. I giornali avrebbero dovuto annunciare che per il Papa il paradiso è qui, almeno come “inizio”. Mai era stato detto con questa chiarezza che c’è la possibilità di capire cos’è il paradiso a partire dall’esperienza presente di felicità, dalla compagnia dei santi e dai sacramenti che rivelano l’amicizia di Cristo, dunque è un accento nuovo, ma attinge al Vangelo, là dove Gesù promette “il centuplo” su questa terra a chi lo segue e san Paolo “la caparra dello Spirito”. Il Papa parla di un “incontro” reale che fa conoscere “Dio ricco di misericordia”. Lo stupore di questo incontro fa percepire che Cristo è vivo, è davvero risorto e non ci abbandona nella vita quotidiana». Anche don Gianni Baget Bozzo è intervenuto sulla catechesi pontificia e sul Giornale (7 agosto) ha scritto: «Il ritorno al linguaggio della Tradizione è oggi il vero aggiornamento». Tradizionalmente i pontefici si pronunciano sulle “cose ultime” molto cautamente.




Studio Onu.

I frutti amari dell’89


Mendicante a Mosca

Mendicante a Mosca

Nei Paesi dell’ex blocco sovietico mancano all’appello quasi dieci milioni di uomini, e la colpa non è più del gulag, ma della difficile transizione verso il capitalismo. Lo sostiene uno studio dell’Onu, anticipato dal New York Times e ripreso da Radio Vaticana il 2 agosto. Questi Paesi, denuncia il rapporto, «stanno pagando un alto prezzo sociale ed umano per il passaggio ad un’economia di mercato» ed il dato più impressionante è «la perdita di vite umane tra i più giovani e gli uomini di mezza età, che si riflette in una sproporzione anomala tra uomini e donne». La ricerca Onu sostiene che la vittoria del capitalismo è stata accompagnata da un collasso demografico e da un impressionante aumento dei comportamenti autodistruttivi, dall’abuso di alcool al consumo di droghe, fino al suicidio. Tra il 1989 ed oggi, il tasso di suicidi è aumentato del 60% in Russia, del 95% in Lettonia e dell’80% in Lituania. In aumento anche la povertà estrema, ovvero il numero di quelli che vivono con meno di quattro dollari al giorno: nella regione in esame sono passati dal 4 al 32% in soli dieci anni.





Algeria
Referendum: 98,63% di “sì” al «nuovo inizio»

Il 98,63% degli algerini che si sono recati alle urne (85% degli aventi diritto) hanno detto “sì” al referendum che il presidente Abdelaziz Bouteflika ha definito nel suo ultimo comizio come un «nuovo inizio». Col referendum il popolo ha approvato l’amnistia, totale o parziale, per chiunque abbia teorizzato, appoggiato o finanziato l’insurrezione armata fondamentalista (ne sono esclusi quelli che «si sono sporcati le mani di sangue»). Con questo avvenimento potrebbe chiudersi un decennio di stragi che hanno causato circa centomila morti.


Santa Sede/1
I cardinali possono assolvere dalle scomuniche riservate alla Santa Sede

«10. Oltre alla facoltà di ascoltare le confessioni in ogni parte del mondo, di cui al can. 967 § 1, i Cardinali di Santa Romana Chiesa godono della facoltà ordinaria, che tuttavia non possono delegare ad altri, di assolvere ovunque tutti i penitenti in foro sacramentale interno dalle censure di scomunica latae sententiae o interdetto non dichiarate, anche quelle riservate alla Sede Apostolica, senza ricorrere all’Ordinario proprio del fedele, non però dalle censure di cui ai cann. 1382, 1388.
11. Tutti i Cardinali di Santa Romana Chiesa godono del privilegio di scegliere per sé e per i propri familiari un confessore, il quale, se non gliene sia già stata concessa altrove la potestà, ottiene ipso iure, solo per i medesimi, la facoltà di ascoltarne le confessioni nonché di assolverli da tutte le censure, anche quelle riservate alla Sede Apostolica, con le eccezioni dichiarate, tuttavia solo in foro sacramentale interno».
Due privilegi concessi ai cardinali previsti dall’Elenco dei privilegi delle facoltà dei cardinali di Santa Romana Chiesa in ambito liturgico e canonico, emanato recentemente dalla Segreteria di Stato vaticana. Una curiosità: i delitti previsti dai canoni dai quali i cardinali non possono assolvere gli scomunicati riguardano «il vescovo che senza mandato pontificio consacra qualcuno vescovo e chi da esso ricevette la consacrazione» (can. 1382) e «il confessore che viola direttamente il sigillo sacramentale» (can. 1388). Possono invece essere assolti coloro che profanano le specie eucaristiche (cfr. in questo numero l’articolo del cardinale Vincenzo Fagiolo a p. 88). L’Elenco, che consta di 13 articoli, è firmato dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano ed è stato approvato in forma specifica da Giovanni Paolo II con un rescritto del 18 marzo ’99.


Santa Sede/2
«La tradizione secolare è ricevere l’ostia sulla lingua. Il sacerdote celebrante, se vi fosse pericolo di sacrilegio, non dia la comunione sulla mano dei fedeli»

«Appare chiaro dagli stessi documenti della Santa Sede che nelle diocesi in cui il pane eucaristico è posto nelle mani dei fedeli resta tuttavia integro per essi il diritto di riceverlo sulla lingua. Agiscono dunque contro la norma sia coloro che costringono i comunicanti a prendere la sacra comunione solo nelle mani sia coloro che negano ai fedeli di ricevere la comunione nelle mani nelle diocesi che godono di questo indulto.
Secondo le norme sulla distribuzione della sacra comunione i ministri ordinari e straordinari curino in modo particolare che l’ostia sia assunta immediatamente dai fedeli in modo che nessuno si allontani con la specie eucaristica in mano.
Tutti comunque ricordino che la tradizione secolare è ricevere l’ostia sulla lingua. Il sacerdote celebrante, se vi fosse pericolo di sacrilegio, non dia la comunione sulla mano dei fedeli e li informi del motivo di questo modo di procedere».
È il testo della risposta ad un dubium sottoposto alla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, pubblicata sul numero di marzo-aprile 1999 di Notitiae, bollettino del medesimo dicastero. Il dubium era: «Se nelle diocesi, dove è possibile distribuire la comunione sulle mani dei fedeli, il sacerdote o il ministro straordinario della sacra eucarestia possano costringere obbligatoriamente i comunicanti a prendere la comunione sulle mani e non anche sulla lingua».


Poletto
«Il mio sarà un atteggiamento di grande rispetto, di dialogo, di ascolto»

Domenica 5 settembre, Severino Poletto ha preso possesso della Cattedra di San Massimo a Torino. Il giorno precedente l’Avvenire ha pubblicato un’intervista con il nuovo arcivescovo della città subalpina. Eccone alcuni stralci:
«Sotto la Mole esiste una tradizione laica significativa, con intellettuali di prim’ordine a livello nazionale. In che modo intende misurarsi con questa cultura?
Spero di poter incontrare quanto prima le figure e le grandi personalità che la esprimono, sempre che sia un’opportunità gradita. Il mio sarà un atteggiamento di grande rispetto, di dialogo, di ascolto. Anche il mondo laico deve essere ascoltato dalla Chiesa. Nel segreto del mio cuore c’è comunque la speranza di poter indicare con carità la strada di Cristo...
Ah, dunque un po’ di predica gliela farà...
Io non voglio convertire nessuno. Ma il Signore ama tutti, è morto per tutti e desidera essere accolto da tutti.
Spesso lei parla di “pastorale del possibile”. Che significa?
È un termine che ho coniato con i sacerdoti. I quali invecchiano e spesso si trovano di fronte grandi progetti e deboli forze. Penso che si debba essere molto realisti.
Sulle rive del Po è ancora molto praticata la strada aperta dai cosiddetti santi sociali.
Sa che cosa penso? La tradizione dei santi sociali, così come rivive anche oggi, è la più bella dimostrazione del dialogo tra Chiesa e territorio. La comunicazione tra la comunità cristiana e la società non sono solo l’omelia, il documento del vescovo o l’incontro con i rappresentanti civili, ma soprattutto l’immersione nei problemi delle realtà più povere».


Lambiasi
«Noi preti dobbiamo fare più pastorale in ginocchio, frenando una certa teatralità»

Francesco Lambiasi, da marzo vescovo di Anagni, e precedentemente rettore del Pontificio Collegio Leoniano della medesima “città dei Papi”, ha rilasciato una interessante intervista ad Avvenire del 27 luglio. Tema: il rischio di banalizzazione nelle celebrazioni liturgiche.
«Abbiamo eclissato» dice Lambiasi «il senso del mistero, e l’eucarestia è il mistero dei misteri. La stessa teologia, e non solo la catechesi, ha preso la tangente per occuparsi d’altro, prescindendo dall’essenziale. Di qui alla sciatteria il passo è brevissimo». «Noi preti» afferma il vescovo di Anagni «dobbiamo fare più pastorale in ginocchio, frenando una certa teatralità e dando valore ai segni, anche piccoli: silenzi, pause, genuflessioni. Se venisse un ateo alla nostra messa dovrebbe poter dire: ho visto persone che credono davvero».


Sinodo speciale
Apostasia dell’Europa?

«Grande è poi il rischio di una progressiva e radicale scristianizzazione e paganizzazione del Continente (corsivo nell’originale, ndr): in alcuni Paesi è ormai molto alto il numero dei non battezzati; spesso gli stessi elementi fondamentali del cristianesimo non sono più conosciuti». Così si legge al punto 14 dell’Instrumentum laboris della seconda assemblea speciale del Sinodo per l’Europa che si celebrerà in Vaticano dal primo al 23 ottobre col titolo: «Gesù Cristo vivente nella sua Chiesa sorgente di speranza per l’Europa».


Comunione e liberazione
Il saluto del cardinale Simonis

«È un miracolo vedere tutti questi rappresentanti di tutto il mondo, di tutte le parti del mondo. Trent’anni fa era inimmaginabile. Don Giussani ha cominciato con “qualche cosa” e non aveva l’intenzione di fondare un movimento, ma questo è venuto, è cresciuto, ed è una delle grandi speranze della Chiesa per il futuro della Chiesa e del mondo. Io sono molto riconoscente di essere sempre qui». Parole pronunciate dal cardinale olandese Adrianus Simonis, arcivescovo di Utrecht, prima della benedizione finale della messa da lui celebrata il 19 agosto a La Thuile (Ao) nel corso dell’Assemblea internazionale di Comunione e liberazione.


Cina
Il Papa ad Hong Kong? No, grazie

Il sogno di papa Wojtyla di toccare un lembo di terra cinese in occasione del suo imminente viaggio in Asia si è infranto definitivamente lo scorso agosto, quando il vescovo coadiutore di Hong Kong Joseph Zen Ze-kiun in una dichiarazione al quotidiano South China Morning Post ha reso noto il definitivo no di Pechino ad una visita del Papa nell’ex colonia inglese.
L’idea di una visita del Papa ad Hong Kong era affiorata alla fine sinodo dell’Asia (aprile-maggio 1998) quando si iniziarono a fare ipotesi sull’itinerario del viaggio papale previsto in occasione della “consegna” del documento sinodale al continente asiatico. Da parte della Santa Sede non è stata avanzata alcuna richiesta formale. A tastare per vie riservate il terreno con Pechino è stato fin dall’inizio di quest’anno il vescovo Zen, che era anche membro della commissione per la stesura del documento sinodale. Già a luglio una dichiarazione proveniente dal Ministero degli Esteri cinese aveva smorzato le speranze vaticane. Il dispaccio ministeriale spiegava: «Il Papa è capo della Chiesa cattolica e leader di uno Stato. Al momento, il Vaticano intrattiene le cosiddette relazioni diplomatiche con Taiwan. Hong Kong è una regione amministrativa speciale della Cina e una visita del Papa è una faccenda piuttosto complicata. Il Vaticano ne è pienamente consapevole». Infine, il 9 agosto, sempre il vescovo Zen, con una dichiarazione al South China Morning Post, ha confermato il rifiuto per un viaggio papale in terra cinese da parte di Pechino, motivato dalla permanenza dei rapporti diplomatici tra Santa Sede e Taiwan.
Alcuni giorni prima, il 5 agosto, in un articolo sulla nuova fase di tensione tra Pechino e Taipei, il quotidiano americano Herald Tribune aveva offerto ampio spazio all’ipotesi circolante in ambienti finanziari taiwanesi di trasformare Taiwan nel 51esimo Stato degli Stati Uniti, allo scopo di sottrarla alle rivendicazioni di Pechino.


Ablondi
«Il significato del Giubileo è stato in un certo senso sporcato»

«Il significato del Giubileo è stato in un certo senso sporcato perché gli si attribuisce solo il senso di un accadimento turistico ed economico». Lo ha detto il vescovo di Livorno, Alberto Ablondi, che è anche vicepresidente della Cei, in occasione della presentazione di una tre giorni di riflessione promossa dalla diocesi – dal 22 al 24 settembre - con «lo scopo di far intendere il vero significato del Giubileo, di fronte ai rischi di fraintendimento che possono esserci». Il presule ha indicato la possibilità di «inquinamenti di carattere economico, finanziario, turistico e spettacolare che non devono prevalere».


Medicina Usa
Chi va regolarmente a messa vive più a lungo

L’incidenza della mortalità nei soggetti che vanno regolarmente a messa almeno una volta alla settimana è del 28% inferiore rispetto a quella di chi non partecipa alle funzioni religiose. È quanto emerge da uno studio che ha coinvolto quattromila anziani della Carolina del Nord le cui abitudini, stato di salute e pratiche sociali sono state monitorate per più di sei anni. «L’andare a messa regolarmente» ha scritto Harold Koenig dell’Università di Duke in un articolo apparso sul Journal of Gerontology, «consente di allacciare più facilmente rapporti sociali e di avere un sostegno sia psicologico che materiale in caso di necessità». Inoltre, secondo gli esperti, parenti ed amici possono notare prima segni di malattie e, dunque, diagnosi e cure sono più tempestive rispetto a chi vive isolato. È importante anche il benessere psicologico che deriva dalla funzione religiosa: allontana il rischio di stress e depressione e conseguentemente mantiene elevate le difese immunitarie. Infine, le persone molto credenti, vivendo meglio i momenti negativi, sono anche meno inclini a bere e fumare o ad assumere comportamenti dannosi alla salute».


Israele
Profanata la tomba del leader degli ebrei tedeschi

Ha fatto notizia la scomparsa, avvenuta a metà agosto, di Ignatz Bubis, leader storico della comunità ebraica tedesca. Ha destato impressione il fatto che la sua tomba, a Tel Aviv, dove aveva voluto essere sepolto, sia stata profanata. Poche ore dopo l’inumazione, la tomba di Bubis è stata imbrattata di vernice nera dall’artista Meir Mendelssohn, un estremista già condannato in Germania per bancarotta fraudolenta. «So di aver compiuto un gesto criminale ma non me ne pento», ha detto – come riferisce la Repubblica del 17 agosto –, pronunciando gravissime accuse contro Bubis: «Era un bugiardo e un truffatore, ha approfittato del fatto di essere ebreo per arricchirsi, ha fatto soldi possedendo bordelli ed è stato un mandante della rivolta studentesca del ’68». Il governo Barak non ha speso una parola sull’accaduto. In Germania un esponente dell’ala conservatrice della comunità ebraica, il professor Mikhail Wolfssohn, da tempo critico verso Bubis, ha chiesto di verificare le accuse di Mendelssohn contro il defunto.


Il Foglio
«Forse qualcuno in Vaticano non vuole che Pio XII diventi santo»

«Ma c’è un’ipotesi più inquietante, suggerita da Antonio Spinosa, autore di una biografia favorevole a Pio XII. Lo scrittore ha detto, in sostanza, che dentro i sacri palazzi c’è qualcuno che si oppone alla causa di beatificazione di papa Pacelli: e se fosse proprio questa la “talpa” che ha aiutato il fratello di John Le Carré?». È il finale di un articolo pubblicato dal Foglio (10 settembre) dal titolo Forse qualcuno in Vaticano non vuole che Pio XII diventi santo. Il quotidiano è intervenuto così sulle polemiche giornalistiche suscitate dal libro Hitler’s Pope: the secret history of Pius XII, l’ultima opera di John Cornwell. Lo scrittore inglese era già famoso per il libro Un ladro nella notte, sulla morte di papa Luciani, per il quale ebbe porte aperte in Vaticano. Tanto che, scrive Il Foglio: «Una mattina d’autunno, all’alba, Cornwell viene introdotto in una piccola cappella del Palazzo Apostolico: è l’appartamento di Giovanni Paolo II. “Voglio che lei sappia che ha il mio appoggio e la mia benedizione per il suo lavoro” gli dice Wojtyla salutandolo al termine della messa».


L’Osservatore Romano
Giornalista inviato in missione pontificia

Non è usuale che un giornalista, anche se redattore del giornale ufficioso della Santa Sede, faccia parte di una delegazione ufficiale vaticana. Questo privilegio è toccato a Giampaolo Mattei, penna dell’Osservatore Romano, inserito, insieme a tre monsignori, nella missione pontificia che ha accompagnato il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, inviato dal Papa come suo legato alla celebrazione conclusiva dell’Incontro europeo dei giovani che si è tenuta a Santiago di Compostela dal 4 all’8 agosto. Mattei è conosciuto come autore di fortunati libri-intervista: La messa è finita? (con protagonisti del mondo del cinema, scritto insieme al collega Fabrizio Contessa per la Ldc); Anima mia (con personaggi del mondo della musica, edizioni Piemme); Grazie Dio (con campioni del calcio, appena edito, sempre da Piemme, pp. 215, £ 24.000 ).


Cristiani in politica
Bossi fa battezzare il figlio. Berlusconi legge il De Civitate Dei

Il 23 agosto Umberto Bossi ha fatto battezzare il suo terzo figlio, Sirio Eridano, nato tre anni fa. Ne ha dato notizia il quotidiano La Stampa del giorno dopo. La cerimonia si è svolta nella parrocchia di Cimamulera, piccola frazione montana arroccata sulle pendici della valle Anzasca, in provincia di Verbania (Piemonte).
Durante le vacanze estive Silvio Berlusconi ha portato con sé sette libri. Uno di questi era la Città di Dio di sant’Agostino. Lo ha rivelato il settimanale Chi.


Crisi russa
Avvenire filo-Eltsin

Negli interventi che il quotidiano Avvenire ha dedicato alla guerra politica combattuta in Russia a colpi di scandali e bombe “islamiche”, è più volte affiorata una linea filo-eltsiniana tesa a presentare l’attuale inquilino del Cremlino come il male minore per il futuro del Paese. Questa chiave di lettura è stata proposta a più riprese sul foglio dei vescovi italiani dalla studiosa Irina Alberti, direttrice del settimanale La Pensée Russe. In un’intervista rilasciata l’11 agosto, dopo che Eltsin aveva silurato il primo ministro Stepashin sostituendolo con il “kagebista” Putin, la Alberti disegna questo scenario: «Oggi in Russia si affrontano due fazioni dell’antico Kgb: quella che si è dedicata al commercio e al denaro, che si stringe attorno ad Eltsin e alla sua famiglia; e la fazione più propriamente “politica”, quella che mira a strappare il potere a Eltsin e che si stringe attorno a Primakov […]. L’entourage di Eltsin è corrottissimo, ma io temo ancora di più il Kgb politico che si riconosce in Primakov; è portatore di una concezione profondamente antidemocratica della Russia». Secondo la Alberti, l’errore di fondo di Eltsin è stato quello di non seguire fino in fondo il modello polacco: «La Russia non ha avuto il coraggio di fare le riforme, dolorose e dure, che ha avuto il coraggio di fare la Polonia». In una successiva intervista, pubblicata su Avvenire del 28 agosto, dopo che i giornali occidentali avevano iniziato a documentare gli scandali finanziari che coinvolgono la “famiglia” eltsiniana e gli organismi finanziari internazionali, la Alberti presenta Eltsin come la vittima di una «campagna ben orchestrata» a colpi di dossier velenosi da Primakov.
Quando, alla fine di agosto, il procuratore generale russo ha rimosso l’inquirente che stava indagando sulle tangenti per i lavori di ristrutturazione del Cremlino, su Avvenire del 29 agosto è comparso un corsivo, intitolato Ma la procura non è asservita al Cremlino, volto a dimostrare che «la destituzione del pm che seguiva la pista svizzera non necessariamente è un favore agli indagati eccellenti».


Diplomazia/1
Nuovi nunzi in Paraguay, Congo e Gabon, Repubblica Centrafricana e Ciad

Il 27 luglio l’arcivescovo Antonio Lucibello, 57 anni, calabrese, è stato nominato nunzio in Paraguay. Dal ’95 era rappresentante pontificio in Gambia, Guinea, Liberia e Sierra Leone. In precedenza aveva svolto la sua missione a Panama, Etiopia, Haiti, Argentina, Zaire, Iugoslavia, Grecia, Irlanda.
Il 3 agosto il neoarcivescovo Mario Roberto Cassari, 56 anni, sardo, è stato nominato nunzio in Congo e Gabon. Entrato nella diplomazia nel ’77, ha lavorato in Pakistan, Colombia, Ecuador, Sudan, Sudafrica, Giappone, Austria, Lituania, Iugoslavia. Dal ’96 era consigliere di nunziatura in Bosnia-Erzegovina.
Il 24 agosto il neoarcivescovo Joseph Chennoth, 56 anni, indiano, è stato nominato rappresentante pontificio in Repubblica Centrafricana e Ciad. In diplomazia dal ’77, ha prestato la sua opera in Camerun, Turchia, Iran, Segreteria di Stato, Belgio, Spagna, Paesi scandinavi. Dal ’95 era incaricato d’affari presso la nunziatura di Taipei (Taiwan). Il suo posto in questo ultimo incarico è stato preso da monsignor Adolfo Tito Yllana, filippino, finora consigliere di nunziatura in Ungheria.


Diplomazia/2
Nuovi ambasciatori di Giappone e Italia presso la Santa Sede

Due nuovi ambasciatori accreditati presso la Santa Sede sono stati ricevuti dal Papa. L’11 settembre è stata la volta del rappresentante del Giappone: si tratta di Toru Iwanami, 61 anni, che nel passato aveva lavorato nelle ambasciate nipponiche di Bangladesh, Irlanda e India e aveva ricoperto vari incarichi nel ministero degli Esteri di Tokyo. Il 13 settembre è toccato al nuovo ambasciatore d’Italia, Raniero Avogadro, 61 anni, che in passato era già stato a Palazzo Borromeo come consigliere.




Calcio e fede.

Fabio Capello su «liturgia show e prediche lunghe»


Fabio Capello

Fabio Capello

«La messa ha un po’ perso il senso del mistero per fare spazio quasi ad una liturgia show. Le lunghe prediche fanno pensare più ad una scuola che ad un luogo dove si incontra Dio... vorrei meno paroloni, e più semplicità, più concretezza» (Fabio Capello, allenatore della “magica” Roma, nel libro di Giampaolo Mattei Grazie Dio ).




Sant’Agostino.

Il Grande Oriente e la Città di Dio


Sant’Agostino in un affresco 
del VI secolo, Laterano, Roma

Sant’Agostino in un affresco del VI secolo, Laterano, Roma

«La Città di Dio e la Città degli uomini. I rapporti tra Stato e Chiesa». È questo il tema della tavola rotonda organizzata per il 18 settembre dal Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, in occasione della tradizionale celebrazione annuale dell’equinozio d’autunno.


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