Rubriche
tratto dal n.04 - 1999

Lettere al direttore



La posta del direttore


Papa Luciani

Papa Luciani

Il magistero di Giovanni Paolo I

Padre e madre

Caro senatore,
questa sera, leggendo il quotidiano “pensiero spirituale” sull’Osservatore Romano, ho avuto un sussulto. La frase su “Dio madre” che fece tanto scalpore attorno al papa breve Giovanni Paolo I non era originale; ma rimonta, niente meno, a san Clemente Alessandrino: «Per la sua misteriosa divinità Dio è Padre. Ma la tenerezza che ha per noi lo fa diventare Madre».
Se fosse stata indicata allora la fonte si sarebbe evitato un penoso chiacchiericcio. Se pubblica questa lettera non mi indichi.

(lettera firmata)

Non so se papa Luciani abbia indicato la fonte del suo squarcio teologico, ma non ha comunque affermato il contrario e preteso diritti d’autore. La frase provocò qualche espressione di stupore, ma rientrava nel magistero dolce al quale certamente avrebbe continuato a ispirarsi il singolare “catechista” del Messaggero di Sant’Antonio.
Non me ne voglia, ma dinanzi a certe reazioni scandalizzate mi vengono in mente le proteste dei farisei quando accusavano Gesù di nominare abusivamente Dio. Rispetto, sotto questo aspetto, il suo desiderio di anonimato, anche se non è nelle nostre abitudini.

G. A.


ORDINARIATO MILITARE

I gradi dei cappellani

Onorevole Andreotti,
Lei forse non rammenterà che quando era ministro della Difesa io le scrissi dalla mia parrocchia in Val di Nievole consigliando di aderire alla richiesta di togliere ai cappellani militari gradi e stellette. Avremmo tolto frecce anche dall’arco dei Balducci che li attaccavano come guerrafondai e spiritualmente distratti. Mi rispose con due righe gentilissime, ma elusive. E nulla avvenne. Più tardi invece la smilitarizzazione fu disposta. Ora sono un vecchissimo pensionato e leggo che l’aspetto religioso è in primo piano, con un Sinodo ad hoc indetto dall’Ordinariato. Ne è informato?
La benedico con affetto,

Don Augusto Manni
Venezia, Italia

Il problema era opinabile e veniva lasciato dal Ministero e dagli Stati Maggiori all’apprezzamento dei responsabili ecclesiastici. Sotto un certo aspetto dare ai sacerdoti addetti la dignità formale delle carriere (fino ai massimi livelli) era il riconoscimento ed anche l’accredito in un ambiente dove la gerarchia è parametro usuale. L’avviso diverso rispondeva invece alla tesi di rendere militarmente atipica la presenza del sacerdote. L’idea di un Sinodo specifico, che ha avuto un solenne sigillo papale, mi sembra sia stata molto positiva. Fino a che durerà la leva obbligatoria quello dei mesi di servizio è – insieme al periodo di insegnamento religioso nelle scuole – un prezioso contatto con i giovani indipendentemente dalla loro abitudine a frequentare la chiesa o circoli cattolici.
Circa le polemiche di padre Balducci, credo che sbagliasse, per difendere l’obiezione di coscienza, a dare dei cappellani un’immagine di passo romano soldatesco che non corrispondeva alla norma.
Leggo qualche volta la rivista dell’Ordinariato e mi sembra che il lavoro pastorale che si svolge sia molto equilibrato ed efficace.

G. A.


PROPOSTE

Belli e il Giubileo

Caro senatore,
in una piacevole serata familiare tra professori ed altri amici, il solito fine dicitore ci ha deliziato recitando alcuni sonetti di Gioacchino Belli sugli anni santi (anzi i «Giubbilei»). Perché non li fa conoscere ai lettori di 30Giorni? Non ci sarà, spero, il veto della censura ecclesiastica.
Stia bene e non se la prenda,

Aldo Ricca
Napoli, Italia

Nessuna censura, ma una autonoma ritrosia a non diffondere l’uso delle parolacce, che in questi specifici sonetti abbondano oltre misura. Nella produzione del più noto dipendente laico dello Stato Pontificio vi sono squarci molto belli e senza abbondanza di… licenziosità che, comunque, non accetto quando si legano a delicati temi religiosi. «Lascia stare i santi» è una norma saggia; se poi si evita anche di scherzare con i fanti – specie in questi tempi di guerra-non guerra – non è davvero male.

G. A.




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