Rubriche
tratto dal n.05 - 2007


Manuale pratico di preghiera


Aleksandr Men’, 
Manuale pratico di preghiera, 
Nova Millenium Romae, 
Roma 2007, 208 pp., 
euro 10,00

Aleksandr Men’, Manuale pratico di preghiera, Nova Millenium Romae, Roma 2007, 208 pp., euro 10,00

Credo che si debba all’intraprendenza di don Roberto De Odorico la pubblicazione in lingua italiana di due libri di Aleksandr Men’, Manuale pratico di preghiera e Io credo. Si tratta, nel primo libretto, della traduzione dal russo – curata dallo stesso De Odorico – delle catechesi di padre Men’, un sacerdote della Chiesa ortodossa-russa che prestava servizio in un villaggio a trenta chilometri da Mosca, ucciso mentre si recava a celebrare la divina liturgia. Il secondo invece raccoglie sette conversazioni sul Credo, tenute in tempi in cui la gente, sotto il dominio dell’ateismo di Stato, non sapeva niente di Dio e quando la Chiesa in Russia, oppressa dal potere, non osava predicare il Vangelo. Nascono in questo clima le sue riflessioni sul Credo; nella case dei suoi parrocchiani e amici prima, fino alle sale universitarie di Mosca, e poi sui giornali e riviste. Entrambe le pubblicazioni possono utilmente accompagnare il lettore in percorsi di fede e di ricerca storica.
È di De Odorico anche la traduzione di una vita di Gesù per bambini, raccontata da Men’ in un piacevole libretto illustrato, Gesù luce del mondo, edito sempre da Nova Millennium Romae.




I ritratti di due vescovi veneti


Flavio Roberto Carraro, 
Arrivederci , Edizioni Biblioteca 
dell’immagine, Pordenone 2007, 148 pp., euro12,00

Flavio Roberto Carraro, Arrivederci , Edizioni Biblioteca dell’immagine, Pordenone 2007, 148 pp., euro12,00

Il ritratto di due vescovi di due importanti diocesi italiane del Veneto, Padova e Verona, viene offerto dai colloqui che Bruno Cescon raccoglie e a cui ci rende partecipi, nelle due pubblicazioni della Biblioteca dell’immagine: La Chiesa di Padova e Arrivederci.
Nell’intervista a monsignor Antonio Mattiazzo, vescovo della diocesi di Padova dal 1989, «nomade fin da piccolo», come lui stesso definisce la sua vita, prevale la difesa del ruolo della Chiesa nella società contemporanea. Deve essere difficile governare più di un milione di anime, con tremila religiosi, ottocento sacerdoti diocesani, 463 parrocchie, numerosi centri culturali, due facoltà teologiche, iniziative assistenziali e caritative che si spingono in terre di missione anche fuori dal Veneto.
Colpisce la schiettezza del discorrere del vescovo, senza reticenze; la sua conoscenza della società padovana, le intuizioni pastorali e le iniziative messe in campo per dare risposte alle esigenze del territorio. Né si sottrae ad affrontare temi scottanti e seri come il rapporto con l’islam e la difesa dei diritti umani nell’islam, con una visione dei problemi veramente globale.
Flavio Roberto Carraro, il frate cappuccino padre Flavio, è invece arcivescovo di Verona dal 1998 e ormai alle soglie dell’età pensionabile. Bruno Cescon lo intervista in Arrivederci facendo emergere la statura di un uomo mite e umile che indossa il saio francescano anche da vescovo. Controcorrente, dunque. A Verona, città di imprenditori d’economia ma anche dello spirito, di fondatori di famiglie religiose, al convegno ecclesiale dell’autunno scorso, allo stadio Bentegodi, Carraro con il Papa riceve una vera ovazione da tifoseria calcistica. «Il suo saio, il suo francescanesimo hanno fatto breccia».
I libri-intervista sono gradevoli e sempre di piacevole lettura; hanno il pregio di far conoscere, oltre alla dimensione spirituale dell’uomo-vescovo intervistato, la situazione sociale, seppur parziale, delle zone nelle quali sono operanti le Chiese di Padova e Verona; il presente, e le linee di azione per il futuro, anche su orizzonti missionari: sia a Mattiazzo che a Carraro infatti non mancano numerose esperienze missionarie di rilievo in diverse zone del mondo.




Per l’Europa


Giorgio Napolitano, Per l’Europa, Istituto poligrafico 
e Zecca dello Stato-Libreria dello Stato, Roma 2007,  
80 pp., s.i.p.

Giorgio Napolitano, Per l’Europa, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato-Libreria dello Stato, Roma 2007, 80 pp., s.i.p.

Ha fatto bene il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a raccogliere in un volume i testi più significativi dei suoi interventi pronunziati nei primi nove mesi del suo mandato sul tema dell’Europa. Per l’Europa, un elegante e sobrio volume, edito dalla Presidenza della Repubblica, è stato opportunamente donato ai rappresentanti dei ventisette Paesi europei convenuti a Roma nel marzo scorso in occasione del cinquantesimo anniversario dei Trattati di Roma.
Sono tredici discorsi pronunciati in Italia e in Europa, in sedi diverse, nei quali il presidente Napolitano «ha colto l’opportunità di presentare e sostenere a nome dell’Italia, le ragioni e gli obiettivi di dialogo e di impegno ritenuti essenziali per un ulteriore sviluppo dell’integrazione politica, dell’unità e della capacità d’azione dell’Unione europea».
Nel messaggio dopo il giuramento dinanzi al Parlamento in seduta comune (15 maggio 2006), Napolitano – proseguendo fedelmente l’impegno europeistico del predecessore Ciampi – in un’articolata disamina della situazione attuale dell’Europa afferma, senza mezzi termini, che la strada maestra per l’Italia resta quella dell’impegno europeistico. La sua priorità «nulla toglie alla profondità dell’adesione dell’Italia a una visione dei rapporti transatlantici, dei suoi storici legami con gli Stati Uniti d’America e delle relazioni tra Europa e Stati Uniti, come cardine di una strategia di alleanze, nella libera ricerca di approcci comuni ai problemi più controversi e nella pari dignità».




Dio è un uomo politico


Jean-Luc Pouthier, 
Dieu est un homme politique. 
Pour une présence chrétienne en démocratie, Bayard, 
Parigi 2007, 96 pp., euro 13,00

Jean-Luc Pouthier, Dieu est un homme politique. Pour une présence chrétienne en démocratie, Bayard, Parigi 2007, 96 pp., euro 13,00

Il libro dello storico Jean-Luc Pouthier, Dieu est un homme politique. Pour une présence chrétienne en démocratie affronta in modo rapido ed efficace il processo di acclimatazione del pensiero cattolico alle moderne forme della democrazia, attraverso la storia. Esiste per ora solo l’edizione francese. «Alle sorgenti della democrazia cristiana», titolava la recente recensione su Le Monde, che mi ha invogliato a comperare il libro e spinto a scriverne.
La sorpresa di riconoscere molto del nostro sistema democratico italiano nella ricerca di Jean-Luc Pouthier è veramente un prezioso aiuto per meglio comprendere il tempo che viviamo. Sulle tracce del percorso della democrazia cristiana, l’autore ci conduce utilmente fino alle “sorgenti” dell’evoluzione della democrazia nel XX secolo, tra fascismo e comunismo. Jean-Luc Pouthier, riprendendo uno scritto del giudice italiano Gustavo Zagrebelsky, suggerisce, nella prima parte, una lettura del Vangelo di Giovanni fondata sull’interpretazione del processo a Gesù e sull’atteggiamento di Pilato, il governatore romano che lascia al popolo (atteggiamento democratico?) la decisione di condannare o no Cristo. Cita i precursori della democrazia come don Luigi Sturzo, fondatore del partito popolare italiano, e i francesi Maurice Blondel o Jacques Maritain, coloro che ebbero il merito di evitare, sostiene Pouthier, una troppo completa fusione tra i credenti e la reazione. L’unica fotografia pubblicata nel libro ritrae don Luigi Sturzo che riceve la visita di Benedetto Croce. Siamo nel 1947 e Sturzo è appena rientrato dall’esilio. La didascalia recita: «Due grandi figure dell’antifascismo e della politica italiana del XX secolo [...]. Sebbene fossero di convinzioni politiche opposte, l’uno democratico cristiano, l’altro repubblicano anticlericale, Croce aveva per Sturzo una profonda stima». Riferendosi alla decomposizione della democrazia cristiana in Italia, l’autore in fine si chiede se anche in Francia la presenza dei cristiani in politica non potrà avere respiro e fortuna (il libro è uscito in piena campagna elettorale, e a sostegno della candidatura di François Bayrou a presidente della Repubblica).
È un libro che indubbiamente fa riflettere, non solo i francesi che sono all’inizio di una nuova Repubblica, ma anche i cattolici italiani che forse hanno smarrito le “sorgenti” della propria presenza in politica.




San Bernardino da Siena


Vittorino Stanzial (a cura di), 
Una voce da seguire. 
San Bernardino da Siena 
e la vita di tutti i giorni,  
Tau editrice, Todi 2006, 
384 pp., euro16,50

Vittorino Stanzial (a cura di), Una voce da seguire. San Bernardino da Siena e la vita di tutti i giorni, Tau editrice, Todi 2006, 384 pp., euro16,50

Per celebrare il venticinquesimo della propria fondazione, la parrocchia di San Bernardino da Siena in Roma, ha voluto pubblicare un volume, quasi una sorta di florilegio, che raccoglie e ordina in nove capitoli l’insegnamento del noto santo francescano toscano, tratto da sessantaquattro prediche tenute in Santa Croce di Firenze per la Quaresima del 1425. Il florilegio dei testi di san Bernardino è accompagnato da indicazioni bibliche e da domande che rendono il testo continuamente un invito al lettore al discernimento e alla conversione. Nell’introduzione, scritta da padre Davide Bisognin, docente di Storia della Chiesa, si ripropongono le tappe fondamentali della vita di san Bernardino, soprattutto il ruolo importante del santo francescano nel rinnovare lo stile della predicazione, preferendo la piazza alla chiesa, curando un linguaggio popolare «nella dolcissima favella senese del tempo». Il volume ha il merito di ripresentare l’attualità e l’originalità del messaggio di san Bernardino da Siena (1380-1444).




Roma città aperta


Caritas di Roma (a cura di), Osservatorio romano 
sulle migrazioni. 
Terzo rapporto, Edizioni Idos, Roma 2007, 392 pp., 
euro 18,00

Caritas di Roma (a cura di), Osservatorio romano sulle migrazioni. Terzo rapporto, Edizioni Idos, Roma 2007, 392 pp., euro 18,00

L’area romana continua a rappresentare il massimo polo immigratorio del Paese, con più di 360mila soggiornanti tra la capitale e gli altri comuni della provincia all’inizio del 2006. Nell’ultimo decennio, inoltre, ha visto stabilirsi oltre 200mila nuovi stranieri, con insediamenti significativi in molti comuni, oltre che nel capoluogo. Roma, da sola, accoglie il 68 per cento (261mila secondo la stima della Caritas) degli immigrati presenti nella provincia, mentre il restante 32 per cento si è insediato nell’hinterland per la maggiore facilità a reperire abitazioni a basso costo e talvolta anche per le maggiori opportunità lavorative e le reti familiari. Si tratta, in tutti i casi, di cittadine poste nella fascia urbana limitrofa alla capitale e piuttosto ben collegate tramite il trasporto pubblico, a dimostrazione della centralità di Roma quale polo di attrazione per l’inserimento socio-lavorativo. Sono questi i dati che emergono dal Rapporto 2007 dell’Osservatorio romano sulle migrazioni, lo studio che la Caritas promuove in collaborazione con la Camera di commercio, la Provincia e il Comune di Roma. Con questo terzo Rapporto si consolida ulteriormente la collaborazione delle istituzioni romane con la Caritas, da sempre attente a favorire politiche di sviluppo che coniughino competitività e solidarietà, crescita economica e miglioramento della qualità della vita. Inoltre, la costante crescita dell’imprenditoria immigrata è da considerarsi come un prezioso contributo allo sviluppo socio-economico dell’Italia e di Roma in particolare. I dati raccolti e commentati dall’Osservatorio fanno di Roma una capitale a dimensione globale e dell’area romana un contesto qualificabile con quattro “i”: internazionale, interculturale, imprenditoriale e interreligioso.
In conclusione, dal Rapporto emerge che l’area romana è aperta e sensibile alle esigenze di inclusione in un mondo globalizzato e cerca di costruire una società che, sulla base di diritti e doveri comuni, che non penalizzi le differenze culturali e religiose, ma favorisca la partecipazione alla vita sociale delle prime generazioni degli immigrati, facendosi carico dei loro figli, futuri cittadini di Roma.




I cieli d’Irlanda


Paolo Gheda, I cristiani 
d’Irlanda e la guerra civile 
(1968-1998), Guerini Studio, 
Roma 2006 , 293 pp., euro 24,50

Paolo Gheda, I cristiani d’Irlanda e la guerra civile (1968-1998), Guerini Studio, Roma 2006 , 293 pp., euro 24,50

È molto interessante questo studio di Paolo Gheda, poiché apre uno squarcio inusuale su un tema controverso: quello dell’atteggiamento dei cristiani nella guerra civile dell’Ulster.
Il ruolo delle Chiese cristiane nordirlandesi nel difficile processo di pacificazione del Paese nei trent’anni che vanno dal 1968 al 1998 è ricostruito dall’autore tramite gli aspetti più evidenti che hanno determinato un conflitto in cui religione e politica sono state spesso confuse. La posizione delle Chiese irlandesi è stata spesso sottovalutata o giudicata addirittura in termini negativi, mentre costante è stata la loro azione di educazione dell’opinione pubblica alla non violenza e alla ricerca del dialogo. Cattolici e anglicani si sono sempre rifiutati di fornire un alibi religioso a una guerra che aveva le radici in questioni di ordine storico-politico e anzi hanno costantemente operato in maniera sistematica per una pacificazione del Paese. E la situazione politica attuale ne è la testimonianza e dà ragione delle posizioni chiare assunte in tutti questi anni.
Ci sono pochi libri sull’argomento, per lo più riconducibili a una visione ideologica di sinistra, e quindi parziale, che sottovaluta l’impegno delle Chiese nel conflitto. Anche per questo risulta importante il presente contributo di Paolo Gheda, ricostruito attraverso la ricerca impegnativa di fonti scritte, di testimonianze orali raccolte a Dublino e a Belfast, interventi pastorali, prese di posizione di alcune comunità religiose e associazioni umanitarie di vario genere. I cristiani d’Irlanda e la guerra civile (1968-1998), traccia finalmente un quadro storico abbastanza equilibrato delle vicende irlandesi, nell’intento di ripristinare una verità spesso sfuggita anche all’orizzonte geopolitico europeo.


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