Rubriche
tratto dal n.04 - 2008


Romano Amerio. Della verità e dell’amore


Enrico Maria Radaelli, IRomano Amerio. Della verità e dell’amore/I, Marco Editore, Lungro di Cosenza 2005, 344 pp., euro 25,00

Enrico Maria Radaelli, IRomano Amerio. Della verità e dell’amore/I, Marco Editore, Lungro di Cosenza 2005, 344 pp., euro 25,00

La monografia di Enrico Maria Radaelli, Romano Amerio. Della verità e dell’amore, è una occasione per gli intellettuali cristiani di conoscere meglio la personalità e il pensiero di un importante filosofo cristiano del Novecento (1905-1997). Antonio Livi, decano della facoltà di Filosofia alla Pontificia Università Lateranense, inquadra bene il lavoro di Radaelli nell’introduzione del volume. La Chiesa ha bisogno di credenti appassionati allo sviluppo della filosofia cristiana – ossia a una riflessione critica sull’attualità e sulla storia –, che sappia passare «dal fenomeno al fondamento» e che consenta all’intelligenza cristiana di volare in alto con «le due ali della ragione e della fede», come scrive Giovanni Paolo II nella Fides et ratio.
La ripresentazione dell’opera di Romano Amerio è una occasione, dunque, per ripercorrere le dimensioni di un pensiero cristiano definito, in passato oggetto di strumentalizzazioni e ostracismi ingiusti.
Ho trovato interessanti e opportuni i riferimenti al pensiero di Augusto Del Noce, un filosofo laico estimatore di Amerio. Il libro di Radaelli, che costituisce la prima monografia su Amerio, in un certo senso fa giustizia di uno scrittore, di un filosofo che, specialmente con il suo famoso Iota unum, tanto turbò le coscienze cattoliche. Nella lettera con cui presenta a Del Noce quello che sarà poi lo Iota unum, Amerio spiega chiaramente il fine per cui lo ha scritto: «Difendere le essenze contro il mobilismo e il sincretismo propri dello spirito del secolo». Di rimando, Del Noce, evidentemente colpito dalla profondità delle tesi di Amerio, annota: «Ripeto, forse sbaglio. Ma a me pare che quella restaurazione cattolica di cui il mondo ha bisogno abbia come problema filosofico ultimo quello dell’ordine delle essenze». Perfetta sintonia, dunque.
Ho avuto la fortuna di conoscere e di incontrare più volte Del Noce sul finire degli anni Settanta, in occasione del completamento della mia tesi di laurea, e conservo come una cosa cara e rara la registrazione di una intervista che mi concesse nella sua casa di Roma, sugli stessi temi dibattuti con Amerio. La lettura del libro di Enrico Maria Radaelli, oltre ad avermi fatto conoscere un intellettuale del Novecento che mi era poco noto, ha fatto riaffiorare in me ricordi di una stagione culturalmente intensa e proficua. Credo potrà essere lo stesso per i lettori.




Mistero e sacramento dell’amore


Marc Ouellet, IMistero 
e sacramento dell’amore. Teologia del matrimonio 
e della famiglia per la nuova evangelizzazione/I, Cantagalli, Siena 2007, 400 pp., euro 24,80

Marc Ouellet, IMistero e sacramento dell’amore. Teologia del matrimonio e della famiglia per la nuova evangelizzazione/I, Cantagalli, Siena 2007, 400 pp., euro 24,80

Le lezioni di teologia sacramentaria, tenute a Roma tra il 1996 e il 2002 all’Istituto «Giovanni Paolo II» per Studi su matrimonio e famiglia, costituiscono il nucleo essenziale dell’opera del cardinale Marc Ouellet. Il libro Mistero e sacramento dell’amore. Teologia del matrimonio e della famiglia per la nuova evangelizzazione, completa la costruzione di una «visione teologica del matrimonio e della famiglia per la nuova evangelizzazione», già iniziata con la pubblicazione, nel 2004, del volume Divina somiglianza. Antropologia trinitaria della famiglia.
Consapevole delle mutazioni culturali in atto la Chiesa deve affrontare le continue sfide lanciate dall’incalzante secolarizzazione delle società moderne. La nuova evangelizzazione si rende necessaria, anche se trovare il modo di attuare il rinnovamento, con quali obiettivi e quali strumenti, appare difficile. Se, dunque, la teologia cristiana si trova «davanti a una congiuntura […] pastoralmente urgente, ma anche culturalmente aperta a un rinnovamento fondamentale della teologia sacramentaria», rifondare teologicamente l’ordine sacramentale allo scopo di risollevare la famiglia dalla sua vulnerabilità costituisce la proposta più efficace.
La speranza è che questo libro, ispirandosi anche alla prima enciclica di Benedetto XVI, Deus caritas est, sia di aiuto a «far luce sulla domanda più urgente e trascurata del nostro tempo: chi è l’uomo?».




Nel silenzio il sussurro di Dio


Fernando Santosuosso, 
INel silenzio il sussurro di Dio. Itinerario di fede di una madre polacca/I, Rubbettino, Soveria Mannelli (Cz) 2007, 260 pp., euro 18,00

Fernando Santosuosso, INel silenzio il sussurro di Dio. Itinerario di fede di una madre polacca/I, Rubbettino, Soveria Mannelli (Cz) 2007, 260 pp., euro 18,00

Fernando Santosuosso, vicepresidente emerito della Corte costituzionale, rivisita, corredandolo con riflessioni proprie, il diario di una madre polacca. Provocazioni, situazioni e storie realmente vissute, giorno per giorno, che ripropongono questioni di fondo riguardanti l’uomo e il suo vivere sociale.
In un diario, si sa, si parla di tutto: dell’amore e delle sue manifestazioni, di gioventù e di vecchiaia, di speranza e di felicità, della bellezza della natura e della musica, di morte e sofferenza. E del silenzio di Dio. La testimonianza di Santosuosso affronta la dimensione cristiana degli accadimenti di ogni giorno; il “vissuto” umano nelle vicende quotidiane individuali e nell’orientamento della condotta sociale riveste sempre una dimensione cristiana. C’è poi il recupero della dimensione del silenzio: «È sì necessario il silenzio», osserva l’autore, «non in quanto tale, ma perché soltanto chi tace può ascoltare sé stesso e, ancor meglio, avvertire una voce più profonda». Il raccoglimento che ci fa entrare nell’oasi dello spirito deve finalizzarsi a stabilire un contatto soprannaturale, per percepire quel «sussurro divino» che giunse a Elia nel silenzio del solitario monte Oreb.
Le pagine di Fernando Santosuosso, Nel silenzio il sussurro di Dio aiutano e accompagnano il lettore nella comprensione di una dimensione diversa della vita. Il diario comincia con l’inverno per tornare, attraverso la scansione dei giorni delle altre stagioni, alle ultime pagine dedicate ancora all’inverno, al Natale, alla solitudine, al silenzio.




Abbi cura di te


Luciano Sandrin, IAbbi cura di te. C’è un tempo per gli altri e un tempo per sé/I, Edizioni Camilliane, Madonna dell’Olmo (Cn) 2007, 128 pp., 
euro 14,00

Luciano Sandrin, IAbbi cura di te. C’è un tempo per gli altri e un tempo per sé/I, Edizioni Camilliane, Madonna dell’Olmo (Cn) 2007, 128 pp., euro 14,00

C’è un tempo per gli altri e un tempo per sé, recita il sottotitolo di questo nuovo lavoro di Luciano Sandrin, Abbi cura di te.
Con sottile indagine psicologica l’autore – docente di Psicologia e di Teologia pastorale, preside dell’Istituto internazionale di teologia pastorale sanitaria “Camillianum” – riprende e approfondisce temi che gli sono cari, già affrontati in precedenti studi: Aiutare senza bruciarsi. Come superare il burnout nelle professioni di aiuto (Paoline, 2004) e Un’età da vivere. Invecchiare meglio si può (Paoline, 2007).
Partendo da appropriate citazioni evangeliche, il ragionamento di Sandrin viene puntualmente ricondotto all’uomo, al suo vivere, alla sua umanità piena e autentica: «Chi è il mio prossimo?»; «... amerai il tuo prossimo come te stesso»; «Che ti serve guadagnare il mondo intero se perdi te stesso?»; «... quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato dite: siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare». Bellissime le riflessioni sulle parabole del Padre misericordioso e del Buon samaritano. Gli altri hanno bisogno di noi, del nostro aiuto e delle nostre cure, ma anche noi abbiamo bisogno di noi stessi e delle nostre attenzioni. Siamo chiamati ad andare verso l’altro senza dimenticare la strada di casa; farci prossimi degli altri senza dimenticare di farci prossimi di noi stessi, amare gli altri come amiamo e dobbiamo amare noi stessi. Ecco l’«abbi cura di te»!
La conclusione del ragionamento di Sandrin è affidata al racconto di Luca dei due discepoli che lasciano Gerusalemme e tornano a Emmaus, la loro casa, delusi nei loro sogni e nelle loro attese (cap. 17: «Dalla delusione alla speranza», p. 113). È una pagina bellissima del Vangelo che l’autore analizza in termini nuovi: «Il racconto di Luca», scrive, «è come una parabola della nostra fede e della nostra vita, della morte dei nostri sogni e della resurrezione della nostra speranza, dei sogni messianici che ci hanno deluso e bruciato, e del Viandante che fa ripartire il battito innamorato del nostro cuore. Ma è anche la storia di tanti compagni di viaggio che hanno sostenuto la nostra speranza e il nostro camminare».
È un libro, questo di Luciano Sandrin, che gli operatori sociosanitari dovrebbero tenere sul comodino per attingere indicazioni di saggezza e di speranza nel loro operare quotidiano.




Uccideteli tutti


Eric Salerno, IUccideteli tutti/I, Il Saggiatore, Milano 2008, 240 pp., euro 17,00

Eric Salerno, IUccideteli tutti/I, Il Saggiatore, Milano 2008, 240 pp., euro 17,00

Il titolo è sconvolgente, richiama una realtà drammatica: Uccideteli tutti; uccidete tutti i vostri prigionieri, uccidete quegli ebrei. È la storia di quanto realmente accadde nel campo di concentramento di Giado, a un centinaio di chilometri a sud di Tripoli; un luogo di prigionia per soldati nemici catturati in battaglia, per civili, uomini, donne, bambini, trasformati in bestie dalla filosofia nazista e fascista della “razza ariana”. È la storia degli ebrei libici che finirono deportati nel nostro Paese e altrove, delle leggi razziali speciali e delle sofferenze subite da una delle più antiche comunità della diaspora che aveva creduto nell’Italia e anche nel Duce.
Libia, inverno 1942-1943. È un libro, quello di Eric Salerno, che ha il coraggio di raccontare una vicenda dimenticata dai più. Attraverso le testimonianze dei sopravvissuti, intervistati in Italia, in Israele e negli Stati Uniti, vengono ricostruiti gli avvenimenti di quegli anni, e vengono dati un nome a una parte delle vittime e un’identità ai responsabili. Salerno è un giornalista esperto di questioni africane e mediorientali che vive tra Roma e Gerusalemme dove, da vent’anni, è corrispondente del quotidiano romano Il Messaggero. Il lavoro di ricerca è stato difficoltoso, dispersa com’è la documentazione scritta tra Italia, Libia, Israele e forse Washington e Londra (e qualche archivio tedesco).
Interessante l’appendice del libro. Vi vengono riportati documenti che concorrono a formare un compiuto quadro storico entro il quale collocare i fatti raccontati: le dichiarazioni e i provvedimenti sulla razza; le limitazioni di capacità degli appartenenti alla razza ebraica residenti in Libia a seguito della legge 1420 del 1942; una scheda cronologica riferita a «Mussolini, Hitler, le misure antiebraiche e la guerra in nord Africa».
Tornano alla mente le parole pronunciate da papa Benedetto XVI ad Auschwitz il 28 maggio 2006: «Prendere la parola in questo luogo di orrore, di accumulo di crimini contro Dio e contro l’uomo che non ha confronti nella storia, è quasi impossibile [...]. Un silenzio che è un interiore grido verso Dio: perché, Signore, hai taciuto? Perchè hai potuto tollerare tutto questo? [...] Questo silenzio, tuttavia, diventa poi domanda ad alta voce di perdono e di riconciliazione, un grido al Dio vivente di non permettere mai più una simile cosa». E aggiunge: «Non dimentichi l’odierna umanità Auschwitz e le altre “fabbriche di morte” nelle quali il regime nazista ha tentato di eliminare Dio per prendere il suo posto! Non ceda alla tentazione dell’odio razziale, che è all’origine delle peggiori forme di antisemitismo!».




La paura e la speranza


Giulio Tremonti, ILa paura 
e la speranza. Europa: 
la crisi globale che si avvicina 
e la via per superarla/I, 
Mondadori, Milano 2008, 
112 pp., euro 16,00

Giulio Tremonti, ILa paura e la speranza. Europa: la crisi globale che si avvicina e la via per superarla/I, Mondadori, Milano 2008, 112 pp., euro 16,00

Se un merito va riconosciuto a Giulio Tremonti è senz’altro quello di aver pubblicato le sue riflessioni nel libro La paura e la speranza. Europa: la crisi globale che si avvicina e la via per superarla, e di averlo presentato durante la campagna elettorale della quale, almeno per qualche giorno, ha impostato il dibattito sino ad allora piuttosto dimesso. Già i temi contenuti nel titolo sono piuttosto complessi perché si articolano in semplici enunciazioni e in constatazioni, in termini previsionali, in indicazioni programmatiche; temi che vanno dall’economia europea e mondiale (globalizzazione) ai suoi effetti perversi ricadenti sull’Europa, dalla filosofia morale («dare alla politica la prospettiva di un ordine etico e crederci») a una concezione quasi teologica («serve una visione della vita […] che non escluda Dio»). Il tutto si compone in «sette parole d’ordine per salvarsi dalla crisi globale che consentirebbero la definizione di una politica da contrapporre alla dittatura sfascista».
Le meditazioni che l’autore ci sottopone sono molteplici, tant’è che risulta difficile classificare il testo. Emanuele Severino, per esempio, ha voluto recensirne il contenuto ma, come ha sostenuto Sandro Bondi in una replica, si limita a contrapporre la propria tesi, e cioè che «la tecnica è la volontà che al culmine della modernità si presenta come la suprema forma salvifica». Ma quali sono le intenzioni di Giulio Tremonti e, soprattutto, in quale ambito si vuole collocare? Perché alla fine della lettura ci si domanda se ci si trova di fronte a un economista, a un politico, a un filosofo o a un personaggio che avverte le preoccupazioni incombenti sulla nostra società e che cerca, oltre che darne delle spiegazioni, di fornire delle ricette.
Il tema della globalizzazione, che costituisce comunque il Leitmotiv del libro, è abbastanza controverso e spesso è stato associato alla crisi degli Stati; già Eric J. Hobsbawm affermava che «l’ideale della sovranità del mercato non è completamento, bensì un’alternativa alla democrazia liberale». Concetto fatto proprio da Tremonti allorché afferma che «abbiamo trovato nel mercato un nuovo Dio e pensiamo che tutto il nostro territorio e le nostre coscienze ne siano il nuovo tempio». Contro «la riduzione ideologica dell’uomo nel mercato» Tremonti afferma che occorre cercare una soluzione «nella politica e nel potere».
Le sette parole d’ordine per «salvarsi dalla crisi globale» sono: «valori, famiglia, identità»; seguono poi: «Autorità, ordine, responsabilità e federalismo».
Le domande che oggi si pongono riguardano la capacità del governo del Paese di fare accettare ai cittadini la propria autorità e di garantire loro quei servizi ai quali non sarebbe altrimenti possibile provvedere. Se poi vogliamo ancora pensare a una seria ricostruzione della democrazia liberale, sarà anche indispensabile rifuggire dalla continua preoccupazione di scoprire cosa vuole la gente, processo tipicamente mercantile e che vanifica anche il ricorso alla conta elettorale. È poi lecito chiedersi se al traguardo del 2030, tanto caro a Tremonti, ci sarà ancora una singola Italia come «centro primario della lealtà dei suoi cittadini». Anche a questi ultimi postulati occorrerebbe dare una risposta, per non rendere lo sforzo, pur apprezzabile, di Giulio Tremonti, non rispondente alla emergente crisi della comunità nazionale. Forse bisognerà attendere una prossima edizione, nella fondata speranza che non si pratichi in alcun modo la tecnica eristica (qua e là ricorrente nel saggio), ma si dia una interpretazione autentica di una società altrimenti destinata a un decadimento progressivo.

Gianfranco Aliverti


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