Rubriche
tratto dal n.12 - 2009


Il giro del Terzo mondo in ottanta domande


Piero Gheddo, IHo tanta fiducia/I, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2009, 240 pp., euro 14,00

Piero Gheddo, IHo tanta fiducia/I, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2009, 240 pp., euro 14,00

Piero Gheddo è il missionario-scrittore più famoso d’Italia, la voce italiana dei missionari impegnati in terre lontane. Ha scritto più di settanta libri. In Ho tanta fiducia risponde a ottanta domande rivoltegli da persone comuni, che riguardano argomenti come il Terzo mondo, la missione, la Chiesa, la fede, la politica, le religioni, il futuro: temi ai quali Gheddo ha dedicato la propria esistenza. Sono domande “normali”, che rispecchiano il sentire quotidiano della gente. Alcune incuriosiscono: «Il mio parroco è africano: ma è corretto “rubare” le vocazioni al Terzo mondo?». Risponde l’autore: «Quando sento che una parrocchia italiana è retta da un prete di altra nazionalità sono pieno di gioia. Non perché i preti in Italia siano pochi, ma perché noi italiani abbiamo così occasione di conoscere e capire perché la Chiesa ha mandato i missionari in Asia e in Africa ad annunziare Cristo e fondare le giovani Chiese. È ben giusto che adesso siano loro ad aiutarci in questo difficile momento della nostra storia religiosa.“Rubare” le vocazioni al Terzo mondo? Ma questo vuol dire non conoscere la situazione religiosa di quei Paesi…». E, portando alcune esperienze personali, aggiunge: «Ogni nuova giovane Chiesa, nata dai missionari e giunta alla sua maturità, si pone il problema di come integrare le ricchezze culturali e religiose del popolo nella fede e tradizione cristiana, in genere ricevute dall’Occidente. E ogni Chiesa nuova porta alla Chiesa universale queste ricchezze: clero compreso. Sono processi storici che richiedono decenni o forse secoli, si vedranno i risultati fra molto tempo. Ma visitando molte giovani Chiese a distanza di tempo, ho notato cambiamenti che avvengono anche per influsso delle culture e religioni locali» (pp. 191-192).
E a una persona che gli chiede come mai vada a visitare spesso i conventi di clausura, il perché di questa scelta, risponde: «Da sempre sono convinto che le suore di clausura e i missionari sono i due punti estremi che indicano la profondità e l’universalità, la cattolicità della vita cristiana. Tutti dovremmo essere un po’ come le suore di clausura (cioè amanti del silenzio, della preghiera, della riflessione) e aperti a tutto il mondo come i missionari, non chiuderci mai nel nostro piccolo buco: tutto quel che succede ai miei fratelli e sorelle in tutto il mondo mi deve interessare e deve provocarmi» (p. 106).




Antonio Ambroselli


Gerardo Severino, IAntonio Ambroselli. L’uomo, il finanziere, l’eroe (1915-1975)/I, Museo storico della Guardia di Finanza, Roma 2009, 108 pp., s.i.p.

Gerardo Severino, IAntonio Ambroselli. L’uomo, il finanziere, l’eroe (1915-1975)/I, Museo storico della Guardia di Finanza, Roma 2009, 108 pp., s.i.p.

La memoria del passato fa luce sul presente e può essere di esempio alle future generazioni. Alcune pubblicazioni hanno il pregio di evidenziare passaggi cruciali della storia recente, rendere testimonianza di personaggi ed esperienze umane di alto valore. È il caso della ricerca condotta da Gerardo Severino, direttore del Museo storico della Guardia di finanza di Roma, che racconta la storia di Antonio Ambroselli (1915-1975), un sottufficiale della Guardia di finanza che, dopo l’8 settembre 1943, nella capitale si distinse per azioni di straordinaria solidarietà umana, adoperandosi sia per salvare i tanti internati nell’improvvisato campo di concentramento allestito presso la fabbrica Breda di Torre Gaia, sia per far fuggire i deportati dalla stazione ferroviaria di Roma Tiburtina.




Sidereus Nuncius


Galileo Galilei, ISidereus Nuncius/I, Flavia Marcacci (a cura di), Lateran University Press, Città del Vaticano 2009, 
338 pp., euro 25,00

Galileo Galilei, ISidereus Nuncius/I, Flavia Marcacci (a cura di), Lateran University Press, Città del Vaticano 2009, 338 pp., euro 25,00

Nell’“anno dell’astronomia” la Pontificia Università Lateranense ripubblica il Sidereus Nuncius, celebrando così il quarto centenario dell’invenzione del telescopio, nella consapevolezza dei profondi benefici che questo strumento ha portato alla scienza. Scrive Gianfranco Basti nella premessa al libro di Galileo Galilei, tradotto e commentato da Pietro A. Giustini: «Fin troppo spesso il nome di Galilei è stato associato al disagio suscitato dalla celebre condanna, disagio peraltro superato nei riconoscimenti ufficiali della Chiesa nei confronti della questione galileiana; anzi, come ricordava Giovanni Paolo II nel maggio 1983 (Discorso a un gruppo di scienziati e di ricercatori), sono forse più i benefici che sono stati tratti da questa dolorosa esperienza, piuttosto che i danni. Ma per continuare a trarre benefici dalla questione galileiana, mi sembra opportuno andare finalmente a ricordare il nome di Galileo anche per motivi diversi» (p. 6).
Il Sidereus Nuncius, pubblicato per la prima volta nel 1610, ha segnato un vero e proprio punto di svolta nella storia della filosofia e della scienza sia per le provocazioni che sollevava alle antiche concezioni del cosmo sia per l’impiego di uno strumento, il cannocchiale, ormai indispensabile all’astronomia. È un volume squisitamente scientifico, per “addetti ai lavori”, che ben si inserisce nel dialogo e nel confronto, sempre aperto, tra fede e scienza, la cui necessità oggi è sentita come un’urgenza.
L’iniziativa editoriale della Pontificia Università Lateranense vuole anche costituire un omaggio al professor Giustini, morto nel settembre 2007, del quale viene pubblicata un’ampia introduzione sulla vita e gli scritti di Galileo Galilei.




Interviste su Lourdes


Edoardo Caprino – Paolo Scarpa, IInterviste su Lourdes/I, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2009, 
128 pp., euro 11,00

Edoardo Caprino – Paolo Scarpa, IInterviste su Lourdes/I, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2009, 128 pp., euro 11,00

Ogni evento o ricorrenza richiama sempre l’attenzione da parte di storici, sociologi, uomini di cultura. La produzione letteraria attorno al centocinquantesimo anniversario delle apparizioni della Madonna di Lourdes, appena concluso, registra anche una raccolta di Interviste su Lourdes curata da Edoardo Caprino e Paolo Scarpa. Le riflessioni hanno coinvolto credenti e non credenti, uomini di Chiesa, personalità del mondo ebraico, teologi, filosofi, studiosi di arte.
Le analisi sono tutte interessanti: cosa rappresenta oggi Lourdes? Che luce getta sul mistero della malattia, della sofferenza, dell’abbandono in Dio? Massimo Cacciari consolida una teoria sulle dimensioni e sul significato sociale del pellegrinaggio: «Il pellegrinaggio […] è uno dei grandi fattori che hanno fatto l’Europa, che hanno tenuto insieme l’Europa per secoli […]. Attraverso le grandi vie di pellegrinaggio si costruisce una koinè (cioè un linguaggio comune, condiviso) europea grazie proprio alla comunità dei pellegrini; è lungo le vie dei pellegrinaggi che si fondano le stazioni fondamentali dell’Europa, i monasteri, i grandi conventi, le grandi cattedrali, con linguaggi anche architettonici comuni. Sottolineare il valore sociale del pellegrinaggio è riduttivo perché è infinitamente di più!» (pp. 33-34). Vito Mancuso, in un’analisi sulla correlazione tra anima e corpo, osserva: «Lourdes non è solo una clinica dell’anima, ma anche una potenziale clinica del corpo […]. Guarendo l’anima – è da lì che si parte – talora si può giungere anche a una guarigione fisica, secondo le parole di Gesù: “La tua fede ti ha salvato”. Questo dice la correlazione tra anima e corpo [...]. Quando diciamo “anima” e quando diciamo “corpo” non diciamo infatti due sostanze separate. Nominiamo la medesima sostanza – che è l’energia – che in noi ha una manifestazione duale» (p. 121). Alla domanda su come si pone un filosofo di fronte alla realtà di Lourdes, Giovanni Reale, uno dei filosofi più apprezzati da Giovanni Paolo II, risponde: «Un filosofo deve stare zitto. È solo la fede che parla. Qui potrei dire con Wittgenstein:“Su ciò di cui non si può parlare, bisogna tacere” » (p. 80).




La forza della speranza


Annachiara Valle, IIl cardinale Van Thuân. La forza della speranza/I, Cantagalli, Siena 2009, 80 pp., euro 8,00

Annachiara Valle, IIl cardinale Van Thuân. La forza della speranza/I, Cantagalli, Siena 2009, 80 pp., euro 8,00

Un’ottantina di pagine raccolte in un denso volumetto, che porta in copertina il suo volto assorto mentre bacia il crocifisso della croce pettorale, catturano il lettore nel ricordo del cardinale François-Xavier Nguyên Van Thuân, già arcivescovo coadiutore di Saigon, incarcerato per tredici anni dal regime vietnamita. Durante i momenti più duri e sconfortanti della prigionia, Van Thuân comprende che «nel momento di massima debolezza si può davvero fare qualcosa per gli altri». Diviene prezioso consolatore della sofferenza dei suoi compagni di prigionia, senza fare distinzioni tra innocenti e criminali, seguaci della fede cristiana o buddisti. Ricava da due pezzetti di legno una croce nascondendola dentro una saponetta e riesce a comunicare pensieri e speranze ai vietnamiti, facendo così ben udire ai fedeli che lo aspettano la sua «voce silenziosa».
Dopo la sua liberazione, avvenuta nel 1988, e dieci anni vissuti nel suo Viet Nam, Van Thuân viene chiamato a Roma a presiedere il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace; nel 2001 viene nominato cardinale; muore il 16 settembre 2002. Cinque anni dopo viene avviato il processo di beatificazione. Papa Benedetto XVI gli ha riservato due punti nella enciclica Spe salvi, proponendolo come esempio di preghiera e di speranza.
Il lavoro di Annachiara Valle, Il cardinale Van Thuân. La forza della speranza, delineando alcuni tratti biografici del cardinale, contribuisce alla conoscenza di quest’uomo in cui l’immagine di Dio è sempre presente, insita nel suo stesso nome (Thuân significa “in armonia con la volontà di Dio”), e offre la testimonianza al mondo che «sperare si può. Sempre. In qualunque circostanza. A qualunque costo».




Introspezione medioevale


Samuele Sangalli, IIntrospezione medioevale. L’analisi dei vizi in Tommaso d’Aquino/I, Lev, Città del Vaticano 2009, 128 pp. euro 12,00

Samuele Sangalli, IIntrospezione medioevale. L’analisi dei vizi in Tommaso d’Aquino/I, Lev, Città del Vaticano 2009, 128 pp. euro 12,00

«Abituato ad accostarmi a lui come a un pensatore “di massimi sistemi”, ovvero delle grandi sintesi sui principali problemi della filosofia e della teologia, il concreto quotidiano impatto con i suoi scritti […] mi ha rivelato un suo tratto inedito: la profonda conoscenza del vissuto umano con i suoi chiaroscuri, le sue grandi aspirazioni, le sue bassezze, le sue tensioni». Scrive così Samuele Sangalli nella nota introduttiva alla sua Introspezione medioevale. L’analisi dei vizi in Tommaso d’Aquino.
Le linee di fondo che strutturano il magistero di Tommaso nel discorso sui vizi capitali vengono analizzate attraverso un rigoroso lavoro di indagine teologica scientificamente ineccepibile, condotto secondo il «metodo di padre Roberto Busa» come afferma l’autore stesso («ovvero la microanalisi ermeneutica lessicologica…»). Spiega l’autore: «Tommaso mi si rivelava come un acuto osservatore dell’animo umano e della sua complessità».
Ha ragione Sangalli: in una stagione culturale dove è auspicabile la pluralità dei contributi per comprendere l’uomo e il suo destino, è utile accostarsi ai diversi itinerari sapienziali che il pensiero umano ha elaborato lungo i secoli. Il saggio, corredato da una esaustiva indicazione bibliografica, soddisfa pienamente questa esigenza.


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