Rubriche
tratto dal n.01/02 - 2011


GIOVANNA D'ARCO

Il mistero della carità di Giovanna d'Arco


Alcuni brani della catechesi di papa Benedetto XVI su santa Giovanna d’Arco nell’udienza generale di mercoledì 26 gennaio 2011.

 


La piazza del Mercato Vecchio di Rouen dove Giovanna d’Arco fu bruciata sul rogo

La piazza del Mercato Vecchio di Rouen dove Giovanna d’Arco fu bruciata sul rogo

«Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei parlarvi di Giovanna d’Arco, una giovane santa della fine del Medioevo, morta a 19 anni, nel 1431. Questa santa francese, citata più volte nel Catechismo della Chiesa cattolica, è particolarmente vicina a santa Caterina da Siena, patrona d’Italia e d’Europa. […]
Il Nome di Gesù, invocato dalla nostra santa fin negli ultimi istanti della sua vita terrena, era come il continuo respiro della sua anima, come il battito del suo cuore, il centro di tutta la sua vita. Il Mistero della carità di Giovanna d’Arco, che aveva tanto affascinato il poeta Charles Péguy, è questo totale amore di Gesù, e del prossimo in Gesù e per Gesù. […]
Con il voto di verginità, Giovanna consacra in modo esclusivo tutta la sua persona all’unico Amore di Gesù: è “la sua promessa fatta a Nostro Signore di custodire bene la sua verginità di corpo e di anima”. La verginità dell’anima è lo stato di grazia, valore supremo, per lei più prezioso della vita: è un dono di Dio che va ricevuto e custodito con umiltà e fiducia. Uno dei testi più conosciuti del primo Processo riguarda proprio questo: “Interrogata se sappia d’essere nella grazia di Dio, risponde: Se non vi sono, Dio mi voglia mettere; se vi sono, Dio mi voglia custodire in essa” (cfr. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2005).
La nostra santa vive la preghiera nella forma di un dialogo continuo con il Signore, che illumina anche il suo dialogo con i giudici e le dà pace e sicurezza. Ella chiede con fiducia: “Dolcissimo Dio, in onore della vostra santa Passione, vi chiedo, se voi mi amate, di rivelarmi come devo rispondere a questi uomini di Chiesa”. Gesù è contemplato da Giovanna come il “Re del Cielo e della Terra”. Così, sul suo stendardo, Giovanna fece dipingere l’immagine di “Nostro Signore che tiene il mondo”. […]
Mi piace ricordare come santa Giovanna d’Arco abbia avuto un profondo influsso su una giovane santa dell’epoca moderna: Teresa di Gesù Bambino. In una vita completamente diversa, trascorsa nella clausura, la carmelitana di Lisieux si sentiva molto vicina a Giovanna, vivendo nel cuore della Chiesa e partecipando alle sofferenze di Cristo per la salvezza del mondo. La Chiesa le ha riunite come patrone della Francia, dopo la Vergine Maria. Santa Teresa aveva espresso il suo desiderio di morire come Giovanna, pronunciando il Nome di Gesù, ed era animata dallo stesso grande amore verso Gesù e il prossimo, vissuto nella verginità consacrata».





EGITTO

Arrigo Levi e le illusioni di Israele


Manifestanti a piazza Tahrir, al Cairo <BR>[© Associated Press/LaPresse]

Manifestanti a piazza Tahrir, al Cairo
[© Associated Press/LaPresse]

Sulla Stampa del 2 febbraio, Arrigo Levi ha firmato un editoriale dal titolo: Finite le illusioni di Israele. Ne pubblichiamo la parte conclusiva: «Israele, o meglio l’Israele dell’alleanza fra destra politica e religiosa guidata da Netanyahu, poteva anche pensare che la sostanziale inazione diplomatica, e la continuazione dell’espansione nei territori occupati, rappresentasse una politica comoda e non rischiosa nei confronti di un mondo palestinese diviso e privo di sostanziali appoggi dal mondo arabo e islamico: a patto, beninteso, di non guardare troppo in avanti nel tempo, e di illudersi che una Palestina sempre più debole avrebbe finito per doversi accontentare di una pace imposta a qualsiasi condizione. Se sono vere le rivelazioni di Al Jazeera, l’atteggiamento rinunciatario dei negoziatori palestinesi poteva giustificare queste illusioni. Ma l’alleanza con l’Egitto era la premessa necessaria di questa politica, in verità ingiusta nei confronti del popolo palestinese, e miope da parte di uno Stato d’Israele che troverà la finale garanzia del suo avvenire storico soltanto nella nascita di uno Stato palestinese che offra il giusto riconoscimento alle ragioni del popolo palestinese. Se gli ebrei hanno continuato a dirsi per duemila anni “l’anno prossimo a Gerusalemme”, perché mai i palestinesi, con alle spalle un grande mondo arabo e islamico, dovrebbero dimenticare in tempi brevi il sogno di una loro patria? Dunque, che può fare Israele? Da più parti l’avvio della rivoluzione egiziana ha indotto diversi osservatori a chiedersi se proprio il venir meno della “colonna della pace” che aveva base al Cairo non possa avere l’effetto sorprendente di spingere Israele, nel timore di un proprio ulteriore isolamento, a rilanciare il negoziato in sospeso con i palestinesi, dimostrando la necessaria disponibilità alle concessioni, indispensabili per un accordo, sulla cessazione dei nuovi insediamenti come sull’accettazione di una capitale palestinese nelle zone a popolazione araba della grande Gerusalemme. (Del resto, nella Gerusalemme storica, dentro le antiche mura, non ci sono né il Parlamento né la Presidenza né gli essenziali organi di governo neppure dello Stato d’Israele). Ma per ora questo è soltanto un auspicio. Anche l’opportunismo istintivo di un politico abile come Netanyahu non sembra all’altezza di una tale svolta politica. La speranza che la rivoluzione egiziana porti alla nascita di una democrazia laica egiziana è forse ancora meno audace della speranza che l’annuncio, che comunque viene dal Cairo, di una nuova era di instabilità e imprevedibilità di tutto il mondo arabo-islamico (non sappiamo se e dove si fermerà l’ondata rivoluzionaria, dopo la Tunisia e l’Egitto) spinga questo governo israeliano a una iniziativa a sorpresa per condurre proprio ora al successo il negoziato con i palestinesi. Gli osservatori meno ottimisti temono l’effetto opposto di un ulteriore rinchiudersi d’Israele dietro l’illusoria sicurezza del muro di protezione ai confini dello Stato».
 





DON GIUSSANI/1

Il ricordo del cardinale Tettamanzi a Milano



«Carissimi, celebriamo la memoria del dies natalis di don Giussani, il giorno cioè del suo incontro definitivo ed eterno con Cristo, il vertice di quell’incontro che è stato il segreto, la passione, la forza e la gioia di ogni sua giornata [...]. Da questo incontro don Giussani è stato affascinato e conquistato e null’altro ha fatto nella sua vita che essere “ministro” umile e audace di questo incontro, affascinando a sua volta e conquistando a Cristo le persone e le realtà che ha trovato sul suo cammino. Come ha detto sei anni fa, in questo stesso Duomo, l’allora cardinale Joseph Ratzinger: “Già da ragazzo ha creato con altri giovani una comunità che si chiamava Studium Christi: il loro programma era parlare di nient’altro se non di Cristo, perché tutto il resto appariva come perdita di tempo”». È l’inizio dell’omelia della messa che il cardinale Dionigi Tettamanzi ha celebrato in Duomo, il 28 febbraio, in suffragio di don Luigi Giussani, che l’arcivescovo ha ricordato come «nostro fratello e padre». Così nella parte conclusiva dell’omelia: «La parola di Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20) è stata così commentata da papa Benedetto XVI nel suo discorso al Convegno di Verona: “È stata cambiata così la mia identità essenziale, tramite il battesimo, e io continuo a esistere soltanto in questo cambiamento [...]. Diventiamo così ‘uno in Cristo’ (Gal 3, 28), un unico soggetto nuovo, e il nostro io viene liberato dal suo isolamento. ‘Io, ma non più io’: è questa la formula dell’esistenza cristiana... la formula della ‘novità’ cristiana chiamata a trasformare il mondo” (19 ottobre 2006). È quanto scrive don Giussani nel libro Si può vivere così, rivelando il segreto dell’esperienza religiosa della vita vissuta in comunione con Gesù: il segreto sta nel vivere con Lui. “Come si rende testimonianza a Lui? Vivendo con Lui: uno che legge tutti i giorni il Vangelo, uno che fa la comunione tutti i giorni, uno che dice ‘Vieni, Signore!’, uno che guarda certi suoi compagni per i quali è diventato più abituale questo, può incominciare a sentire cosa voglia dire vivere con Lui. Vivere con Lui si può dire in altro modo: vivere come Lui”».





DON GIUSSANI/2

Il ricordo del cardinale De Paolis a Roma



«Nella Chiesa [dopo il Concilio, ndr] si fanno nuovi tentativi non sempre felici. Soprattutto si delineano due correnti ugualmente perniciose: i tradizionalisti e i progressisti. [...] Nell’accettazione della tradizione della Chiesa, don Giussani non si ritrova prigioniero di schemi del passato. Piuttosto, egli intuisce che in questo modo, invece che disperdersi nella ricerca di nuove vie dottrinali delle quali non sente il bisogno, può servirsi del ricco patrimonio dottrinale, filosofico e teologico della Chiesa per approfondire proprio l’incontro personale degli uomini con Cristo e ripresentare così il messaggio originario con nuova forza e vigore, dialogando in modo sicuro proprio con la cultura del tempo e offrendo una risposta sicura ai bisogni più profondi dell’uomo». Così il cardinale Velasio De Paolis, presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, nell’omelia durante la messa celebrata in suffragio di don Luigi Giussani il 22 febbraio a Roma. Questa la conclusione del porporato: «Nel libro Si può vivere così, don Giussani rivela il segreto dell’esperienza religiosa nella vita vissuta in comunione con Gesù. Dove sta il segreto? Egli risponde: “Vivendo con Lui. Come si rende testimonianza a Lui? Vivendo con Lui. Uno che legge tutti i giorni il Vangelo, uno che fa la comunione tutti i giorni, uno che dice ‘Vieni, Signore!’, uno che guarda certi suoi compagni per i quali è diventato già più abituale questo, può incominciare a sentire cosa voglia dire vivere con Lui. Vivere con Lui si può dire in un altro modo: vivere come Lui”. Ecco l’esperienza antica, ma sempre nuova, che don Giussani ci ha lasciato. Conserviamola gelosamente. È il segreto dell’esistenza cristiana piena».





Brevi


Papa/1
L’unità dei cristiani abita nella preghiera


Nella consueta udienza del mercoledì, il 19 gennaio, papa Benedetto XVI ha detto: «Il cammino verso l’unità visibile tra tutti i cristiani abita nella preghiera, perché fondamentalmente l’unità non la “costruiamo” noi, ma la “costruisce” Dio, viene da Lui, dal Mistero trinitario, dall’unità del Padre con il Figlio nel dialogo d’amore che è lo Spirito Santo, e il nostro impegno ecumenico deve aprirsi all’azione divina, deve farsi invocazione quotidiana dell’aiuto di Dio. La Chiesa è sua, non nostra».

 


Benedetto XVI <BR>[© Romano Siciliani]

Benedetto XVI
[© Romano Siciliani]

Papa/2
Il bambino e il Papa


«È stato un attimo, nell’udienza di ieri, appena finita la catechesi del Papa: il bimbo che sfugge al padre e balza oltre le prime file, il gendarme che si trattiene vedendo monsignor Georg Gänswein fare segno sorridendo di lasciarlo andare e lui, un brasiliano, che corre e dà un’occhiata dietro a sé e sale i gradini per andare a salutare Benedetto XVI, intenerito da quel piccolo che s’inginocchiava a baciargli l’anello». Così sul Corriere della Sera del 3 febbraio.


Nasrallah Pierre Sfeir [© Reuters/Contrasto]

Nasrallah Pierre Sfeir [© Reuters/Contrasto]

Dimissioni e nomine
Le dimissioni di Agnelo, Husar, Sterzinsky e Sfeir. Nominato il successore di Ouellet a Québec


Il 12 gennaio il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di São Salvador da Bahia in Brasile, presentata dal cardinale Geraldo Majella Agnelo, e al suo posto ha nominato l’arcivescovo Murilo Sebastião Ramos Krieger, dehoniano, 68 anni, dal 2002 metropolita di Florianópolis. Il 10 febbraio il Papa ha accettato la rinuncia del cardinale Lubomyr Husar, 78 anni il 26 febbraio, all’ufficio di arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyc in Ucraina. Il 24 febbraio il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Berlino, in Germania, presentata dal cardinale Georg Maximilian Sterzinsky. Il 26 febbraio ha accettato la rinuncia all’ufficio di patriarca di Antiochia dei Maroniti presentata dal cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, 91 anni.
Il 22 febbraio il Papa ha nominato arcivescovo di Québec in Canada monsignor Gérald Cyprien Lacroix, dell’Institut Séculier Pie X, 54 anni, che dall’aprile 2009 era ausiliare nella medesima sede del cardinale Marc Ouellet, chiamato lo scorso anno a guidare la Congregazione per i vescovi.

 

 

João Braz de Aviz

João Braz de Aviz

Nomine/1
Il cardinale Nicora alla guida dell’Autorità di Informazione finanziaria


Il 19 gennaio il Papa ha nominato presidente dell’Autorità di Informazione finanziaria, costituita il 30 dicembre, il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica. Il Pontefice ha anche nominato membri del Consiglio direttivo dell’Aif: il professor Claudio Bianchi, l’avvocato Marcello Condemi, il professor Giuseppe Dalla Torre, il dottor Cesare Testa.

 

 

Nomine/2
Nuovo prefetto ai Religiosi; vicecamerlengo; segretario ai Migranti; sottosegretario a «Cor Unum» e promotore ai Santi


Il 4 gennaio il Papa ha accolto la rinunzia presentata, dal cardinale Franc Rodé all’incarico di prefetto della Congregazione per i Religiosi e ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico monsignor João Braz de Aviz, 64 anni, vicino al movimento dei Focolarini, dal 2004 arcivescovo di Brasilia.
Il 22 gennaio il Papa ha nominato, per un triennio, vicecamerlengo di Santa Romana Chiesa l’arcivescovo spagnolo Santos Abril y Castelló, 76 anni, già nunzio apostolico in Slovenia.
Il 22 febbraio il Papa ha nominato Segretario del Pontificio consiglio della Pastorale per i migranti l’indiano Joseph Kalathiparambil, 59 anni, dal 2002 vescovo di Calicut.
Il 5 gennaio il Papa ha nominato sottosegretario del Pontificio consiglio «Cor Unum» monsignor Segundo Tejado Muñoz, della diocesi di Roma, officiale del medesimo dicastero.
Il 9 febbraio il Papa ha nominato promotore della fede della Congregazione delle Cause dei santi padre Luigi Borriello, carmelitano scalzo, finora consultore del medesimo dicastero.

 


Mariano Crociata [© Romano Siciliani]

Mariano Crociata [© Romano Siciliani]

Chiesa
Crociata e il settarismo cristiano


«Nell’epoca delle crisi delle identità, dell’espressivismo e dell’autenticità, si può vivere un’appartenenza ecclesiale fluida, intermittente e debole, oppure si può affrontare la medesima situazione con l’opzione esattamente inversa: quella consistente nell’assumere un’appartenenza al proprio gruppo ecclesiale, al proprio movimento, alla propria “esperienza” come se fossero l’unica modalità di appartenenza possibile per essere Chiesa». Sono «due facce di una stessa medaglia [...]. Il fatto stesso che il nostro linguaggio conosca la possibilità di una fede senza appartenenza o di un’appartenenza senza fede, è già indice del fatto che l’appartenenza ecclesiale vive di una sua singolarità. Essa ha a che fare con la fede; e la fede, se non può risolversi totalmente in un’appartenenza visibile ed esteriore, non può neppure venire concepita come fatto meramente interiore e invisibile, se vuole mantenersi quale fede in Gesù Cristo “venuto nella carne”». Sono alcune considerazioni di monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, in apertura della Settimana teologica, promossa dalla diocesi di Messina l’8 febbraio scorso, e riportate sull’Osservatore Romano del giorno successivo. Sintetizzando l’intervento del presule, l’articolo del giornale vaticano si conclude così: «L’appartenenza ecclesiale, infine, “non può mai essere settaria”, bensì essa è “strutturalmente aperta”. Di conseguenza, “nessuna modalità data potrà mai vantare la pretesa di esaurire l’appartenenza ecclesiale”. Tanto più, “con tratti di esclusione, non solo verso chi non è cristiano, ma addirittura verso chi, cristiano come noi, vive la sua appartenenza ecclesiale in modi diversi dai nostri”».
 

 

Medio Oriente
La bandiera della Palestina sventola in Usa


«Per la prima volta, la bandiera palestinese sventola dalla sede della missione Anp a Washington (col via libera di Obama). Un gesto simbolico: l’Autorità spinge per il riconoscimento dello Stato palestinese con o senza la pace. Per la Russia hanno diritto allo Stato. E diversi Paesi in Sud America hanno riconosciuto la Palestina». Così sul Corriere della Sera del 20 gennaio.

 


Stati Uniti
Giffords: gli ebrei, il compromesso e i miracoli


Ha suscitato commozione l’attentato contro l’esponente del partito democratico Gabrielle Giffords, avvenuto l’8 gennaio scorso a Tucson, in Arizona. Nell’attentato, costato la vita a sei persone tra cui una bambina, la Giffords è stata ferita gravemente alla testa. Nel tracciare il profilo della donna, il Corriere della Sera del 9 gennaio ha riportato il suo ultimo slogan elettorale che aveva fatto presa sugli elettori: «Se volete veri risultati, puntate su di me perché per tradizione noi donne ebree sappiamo fare compromessi e miracoli». Le sue condizioni, con il tempo, sono migliorate.

 


Maghreb
Riccardi: «L’idea di rivoluzione è morta con l’89 e con Wojtyla»


Sul Corriere della Sera del 4 febbraio è apparsa un’intervista con Andrea Riccardi sulle rivolte che interessano il Maghreb. Secondo il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, l’Occidente dovrebbe «dare il suo contributo alla “democristianizzazione” degli islamici, sul modello turco di Erdogan. Questa non è la rivoluzione araba. L’idea di rivoluzione, durata due secoli, è morta con l’89 e con Wojtyla».


Italia
Nuovi vescovi a San Marco Argentano, Aversa, Alghero e Concordia


Il 7 gennaio il Papa ha nominato vescovo di San Marco Argentano-Scalea, in Calabria, monsignor Leonardo Bonanno, 64 anni, sacerdote del clero dell’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano dal 1971, vicario generale e moderatore della Curia della medesima arcidiocesi, giudice del Tribunale ecclesiastico regionale.
Il 15 gennaio Benedetto XVI ha nominato vescovo di Aversa, in Campania, monsignor Angelo Spinillo, 60 anni, sacerdote dal 1978 e  vescovo di Teggiano-Policastro dal 2000.
Il 31 gennaio ha nominato vescovo di Alghero-Bosa, in Sardegna, don Mauro Maria Morfino, salesiano, 53 anni, finora docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’isola.
Il 25 febbraio ha nominato vescovo di Concordia-Pordenone, in Friuli,  monsignor Giuseppe Pellegrini, 58 anni, sacerdote dal 1979 per la diocesi di Verona, di cui dal 2007 era vicario generale.


Werner Arber <BR>[© Romano Siciliani]

Werner Arber
[© Romano Siciliani]

Accademia delle Scienze
Per la prima volta un protestante è presidente


Il 15 gennaio il Papa ha nominato presidente della Pontificia Accademia delle Scienze lo svizzero Werner Arber, 82 anni, protestante, professore emerito di Microbiologia all’Università di Basilea, premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina, insieme ad Hamilton O. Smith e Daniel Nathans nel 1978.

 


Diplomazia/1
Cambi nelle nunziature e due nuovi nunzi


Il 5 gennaio il Papa ha nominato osservatore permanente della Santa Sede presso le organizzazioni e gli organismi delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao, Ifad e Pam) l’arcivescovo Luigi Travaglino, 72 anni, già nunzio in Africa e in Nicaragua e dal 2001 a disposizione  della sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato.
L’8 gennaio Benedetto XVI ha nominato arcivescovo titolare di Sutri monsignor Antonio Guido Filipazzi, consigliere di nunziatura, affidandogli allo stesso tempo l’ufficio di nunzio apostolico. Filipazzi, 48 anni a ottobre, originario di Melzo (Milano), diventa così il più giovane vescovo italiano. Ordinato sacerdote nel 1987, incardinandosi a Ventimiglia, nel 1992 è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede e ha prestato successivamente la propria opera nelle rappresentanze pontificie in Sri Lanka, Austria, Germania e, da ultimo, presso la sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato.
Sempre l’8 gennaio il Papa ha nominato arcivescovo titolare di Telepte monsignor Edgar Peña Parra, 51 anni, venezuelano, finora consigliere di nunziatura in Messico, affidandogli allo stesso tempo l’ufficio di nunzio apostolico. Il 2 febbraio monsignor Parra è stato nominato nunzio in Pakistan.
Il 13 gennaio il Papa ha nominato nunzio apostolico in Singapore, delegato apostolico in Malaysia e in Brunei, e rappresentante pontificio non residente per il Viet  Nam l’arcivescovo Leopoldo Girelli, 58 anni, dal 2006 nunzio apostolico in Indonesia. Girelli rimane nunzio anche in Timor Est, incarico ricevuto sempre nel 2006.
Il 10 febbraio Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico in Slovenia, con incarico di delegato apostolico in Kosovo, l’arcivescovo polacco Juliusz Janusz, 67 anni, dal 2003 nunzio apostolico in Ungheria. Nell’occasione la Sala Stampa della Santa Sede ha precisato «che la nomina di un delegato apostolico rientra tra le funzioni di organizzazione della struttura della Chiesa cattolica e, pertanto, assume carattere prettamente intraecclesiale, restando del tutto distinta da considerazioni riguardanti situazioni giuridiche e territoriali o da ogni altra questione inerente all’attività diplomatica della Santa Sede».
Il 19 febbraio il Papa ha nominato nunzio apostolico nella Federazione Russa l’arcivescovo sloveno Ivan Jurkovic, 59 anni, dal 2004 nunzio apostolico in Ucraina.
Il 22 febbraio Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico in Grecia l’arcivescovo statunitense Edward Joseph Adams, 67 anni, dal 2007 nunzio apostolico nelle Filippine. L’arcivescovo Luigi Gatti, 65 anni, dal 2009  rappresentante pontificio ad Atene, è ora nunzio a disposizione della seconda sezione della Segreteria di Stato.

 

 

Benedetto XVI con Alfons M. Kloss [© Osservatore Romano]

Benedetto XVI con Alfons M. Kloss [© Osservatore Romano]

Diplomazia/2
Nuovo ambasciatore d’Austria presso la Santa Sede


Il 3 febbraio il Papa ha ricevuto le lettere credenziali del nuovo ambasciatore d’Austria presso la Santa Sede. Si tratta di Alfons M. Kloss, 58 anni, già ambasciatore in Italia dal 2001 al 2007, e negli ultimi quattro anni consigliere diplomatico del presidente della Repubblica.



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