Rubriche
tratto dal n.03 - 2011


BARACK OBAMA

Obama visita la tomba di Romero


Barack Obama visita la tomba di Romero <BR>[© Associated Press/LaPresse]

Barack Obama visita la tomba di Romero
[© Associated Press/LaPresse]

Il 23 marzo, il presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, nel corso di una visita a San Salvador, ha voluto rendere omaggio al vescovo Óscar Arnulfo Romero, ucciso il 24 marzo 1980 mentre celebrava messa. La visita, in programma per il 31° anniversario dell’assassinio del presule, è stata anticipata a causa della partenza anticipata del presidente Usa.





MEDIO ORIENTE

La pace si fa con i nemici


Amos Oz, <I>Una storia di amore e di tenebra</I>, Feltrinelli, Torino 2005, 627 pp., euro 13,00

Amos Oz, Una storia di amore e di tenebra, Feltrinelli, Torino 2005, 627 pp., euro 13,00

Ha suscitato polemiche nel mondo ebraico il gesto distensivo di Amos Oz, il quale ha regalato una copia della sua Una storia di amore e di tenebra, al leader palestinese Marwan Barghouti, detenuto in un carcere israeliano. Chiamato a render conto del suo gesto, in un’intervista concessa a Elena Loewenthal sulla Stampa del 30 marzo, lo scrittore israeliano ha affermato: «Io volevo che Marwan Barghouti leggesse Una storia di amore e di tenebra perché so che questo libro ha aiutato molti arabi a capire Israele. E perché sono sicuro che un giorno o l’altro noi parleremo con lui. Per “noi” intendo lo Stato d’Israele. Un giorno o l’altro Israele si troverà a parlare con Barghouti anche se lui è stato il mandante della seconda Intifada e ha sulla coscienza un gran numero di attentati suicidi e tante più vittime di quegli attacchi terroristici. Il mio romanzo [tradotto in italiano da Feltrinelli editore, nda] è una storia profondamente individuale e familiare, ma è anche e forse soprattutto l’epopea del sionismo vista dall’interno, con le sue ragioni e le sue radici [...]». Poi, nel concludere l’intervista, accennando alla motivazione del gesto, ha voluto ribadire: « L’ho fatto con piena coscienza. Armato soprattutto di una certezza che non guasta ricordare: e cioè che la pace si fa con i nemici. Con gli amici non si fa la pace, con i nemici sì. Non è forse vero?».





Brevi


Benedetto XVI  in preghiera <BR>[© Osservatore Romano]

Benedetto XVI in preghiera
[© Osservatore Romano]

Papa/1
Sant’Alfonso: «Chi prega si salva»


Benedetto XVI ha dedicato la catechesi di mercoledì 30 marzo a sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il santo napoletano autore, come ha ricordato il Papa, anche della popolare canzone natalizia Tu scendi dalle stelle. «Ai suoi tempi, si era diffusa un’interpretazione molto rigorista della vita morale anche a motivo della mentalità giansenista che, anziché alimentare la fiducia e la speranza nella misericordia di Dio, fomentava la paura e presentava un volto di Dio arcigno e severo, ben lontano da quello rivelatoci da Gesù. Sant’Alfonso, soprattutto nella sua opera principale intitolata Teologia morale, propone una sintesi equilibrata e convincente tra le esigenze della legge di Dio, scolpita nei nostri cuori, rivelata pienamente da Cristo e interpretata autorevolmente dalla Chiesa, e i dinamismi della coscienza e della libertà dell’uomo, che proprio nell’adesione alla verità e al bene permettono la maturazione e la realizzazione della persona. Ai pastori d’anime e ai confessori Alfonso raccomandava di essere fedeli alla dottrina morale cattolica, assumendo, nel contempo, un atteggiamento caritatevole, comprensivo, dolce perché i penitenti potessero sentirsi accompagnati, sostenuti, incoraggiati nel loro cammino di fede e di vita cristiana. Sant’Alfonso non si stancava mai di ripetere che i sacerdoti sono un segno visibile dell’infinita misericordia di Dio, che perdona e illumina la mente e il cuore del peccatore affinché si converta e cambi vita. Nella nostra epoca, in cui vi sono chiari segni di smarrimento della coscienza morale e – occorre riconoscerlo – di una certa mancanza di stima verso il sacramento della Confessione, l’insegnamento di sant’Alfonso è ancora di grande attualità [...]».
Nel suo intervento, il Papa ha poi ricordato l’insistenza del santo per la preghiera, spiegando: «Riguardo alla preghiera egli scrive: “Dio non nega ad alcuno la grazia della preghiera, con la quale si ottiene l’aiuto a vincere ogni concupiscenza e ogni tentazione. E dico, e replico e replicherò sempre, sino a che avrò vita, che tutta la nostra salvezza sta nel pregare”. Di qui il suo famoso assioma: “Chi prega si salva” (Del gran mezzo della preghiera e opuscoli affini. Opere ascetiche II, Roma 1962, p. 171). Mi torna in mente, a questo proposito, l’esortazione del mio predecessore, il Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo II: “Le nostre comunità cristiane devono diventare “scuole di preghiera” [...]. Tra le forme di preghiera consigliate fervidamente da sant’Alfonso spicca la visita al Santissimo Sacramento o, come diremmo oggi, l’adorazione, breve o prolungata, personale o comunitaria, dinanzi all’Eucaristia. “Certamente”, scrive Alfonso, “fra tutte le devozioni questa di adorare Gesù sacramentato è la prima dopo i sacramenti, la più cara a Dio e la più utile a noi [...]. Oh, che bella delizia starsene avanti ad un altare con fede... e presentargli i propri bisogni, come fa un amico a un altro amico con cui si abbia tutta la confidenza!” (Visite al Santissimo Sacramento ed a Maria Santissima per ciascun giorno del mese, Introduzione)».
 


Papa/2
San Lorenzo da Brindisi e il «dolce giogo» di Gesù


Nella catechesi di mercoledì 23 marzo, dedicata a san Lorenzo da Brindisi, Benedetto XVI ha detto: «Parlando ai sacerdoti e ai seminaristi nella Cattedrale di Brindisi, la città natale di san Lorenzo, ho ricordato che “il momento della preghiera è il più importante nella vita del sacerdote, quello in cui agisce con più efficacia la grazia divina, dando fecondità al suo ministero. Pregare è il primo servizio da rendere alla comunità. E perciò i momenti di preghiera devono avere nella nostra vita una vera priorità [...]”».
Nel concludere la sua catechesi, il Papa ha ricordato la bella devozione di san Lorenzo allo Spirito Santo: «Lo Spirito Santo rende dolce il giogo della legge divina e leggero il suo peso, affinché osserviamo i comandamenti di Dio con grandissima facilità, persino con piacevolezza».



Il monastero di Lecceto, Siena

Il monastero di Lecceto, Siena

Papa/3
Le meditazioni della Via Crucis scritte e disegnate da monache agostiniane


Il 25 marzo la Sala Stampa vaticana ha diffuso la notizia che i testi delle meditazioni per le stazioni della Via Crucis al Colosseo del Venerdì Santo di quest’anno sono stati composti, per incarico del Papa, da madre Maria Rita Piccione, preside della Federazione delle Monache Agostiniane, residente nel monastero dei Santi Quattro Coronati, a Roma. Le immagini che illustreranno le diverse stazioni saranno disegni realizzati da suor Elena Manganelli, anch’essa monaca agostiniana, del monastero di Lecceto (Siena).

 


Antonio Cañizares Llovera nel vicariato apostolico del Kuwait <BR>[© Congregazione del Culto Divino]

Antonio Cañizares Llovera nel vicariato apostolico del Kuwait
[© Congregazione del Culto Divino]

Chiesa/1
Cañizares e la Vergine Maria, ora anche Nostra Signora d’Arabia


«“Proclamo Nostra Signora di Arabia patrona dei due vicariati apostolici del Golfo”. Con questa solenne dichiarazione, il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, il 16 gennaio 2011, ha proclamato, nella Cattedrale del Kuwait, la Beata Vergine Maria Nostra Signora di Arabia, patrona di tutti i Paesi del Golfo, e cioè: Kuwait, Bahrein, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Yemen e Oman. Questo “nuovo” titolo della Madonna ha toccato il cuore della gente. Ora accanto ai gloriosi titoli come “Nostra Signora di Lourdes”, “Nostra Signora di Fatima”, e tanti altri, possiamo umilmente aggiungere anche “Nostra Signora di Arabia”. Qui in Kuwait la Madonna non ha fatto apparizioni come a Lourdes e a Fatima e altrove, ma lei è sempre stata presente e qui è riuscita a portare Gesù prima ancora che vi arrivasse l’islam. Infatti, nell’isola di Failaka, appartenente al Kuwait, ci sono i resti di una chiesa, probabilmente nestoriana, del quinto secolo. Come pure altri importanti resti archeologici di chiese di quel tempo si trovano anche in altri Paesi del Golfo. A lei, con grande venerazione, abbiamo voluto dedicare tutto il Golfo perché sia lei che preceda e accompagni il nostro ministero». Questo l’inizio di un articolo apparso sull’Osservatore Romano dell’11 marzo firmato dal vicario apostolico in Kuwait, il comboniano Camillo Ballin. L’articolo si concludeva con una frase tratta dall’omelia del cardinale Cañizares del gennaio scorso: «Possa la Vergine Maria, Nostra Signora d’Arabia, aiutarci a seguire Gesù, a rimanere fedeli e fermi nella fede e a guardare sempre a Gesù fonte della nostra fede».


Chiesa/2
Tettamanzi, san Giovanni Crisostomo e il Vangelo del buon cristiano


«Potremmo dire così: la credenza implica in qualche modo l’impossessamento di un ideale, o di un Dio, che finisce per essere messo al proprio servizio. Chi è animato dalla fede, invece, consegna sé stesso all’altro, abbandona l’idea di dominio sulla realtà». Parole del cardinale Dionigi Tettamanzi in un’intervista apparsa sulla Repubblica del 14 marzo. Rispondendo di seguito a una domanda su cosa significhi credere in Dio, il presule ha detto: «Significa non tanto fare riferimento a un essere assoluto e trascendente, ma a un essere che ha un nome, un volto e un cuore. Significa credere a qualcuno che mi intercetta, mi accompagna, mi provoca, mi consola. E mi costringe a comportarmi diversamente. La fede, insomma, più che un concetto è un incontro, una comunione. E questo non vale soltanto per il cattolico o il cristiano». Infine, per spiegare in cosa consista la testimonianza cristiana, ha ricordato l’insegnamento di san Giovanni Crisostomo, «il quale sostiene che non c’è alcun bisogno di annunciare il Vangelo. Se la fede vive nei gesti più umili e semplici del buon cristiano, lui stesso diventa Vangelo: un Vangelo vivente».

 


Il cardinale Varkey Vithayathil

Il cardinale Varkey Vithayathil

Sacro Collegio
La morte del cardinale Vithayathil. Le dimissioni di Mahony


Il 1° aprile è morto il cardinale indiano Varkey Vitha­yathil, 84 anni, redentorista, dal 1999 arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi. In quella data il Sacro Collegio risulta composto da 200 porporati, di cui 116 elettori. Il 1° marzo, intanto, il Papa aveva accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Los Angeles (Usa), presentata dal cardinale Roger Michael Mahony, che due giorni prima aveva compiuto 75 anni. Gli succede l’arcivescovo José Horacio Gómez, 59 anni, del clero dell’Opus Dei, che era coadiutore della medesima arcidiocesi dall’aprile 2010.



Nord Africa/1
L’Egitto e i seminatori di zizzania tra cristiani e musulmani


Sulla Repubblica dell’8 marzo è apparso un articolo nel quale si dettaglia come durante la recente insurrezione egiziana, i rivoltosi, penetrati nei palazzi del potere, abbiano raccolto schedari con informazioni riservate, poi riversate nella rete, che documenterebbero alcuni crimini ad opera del passato regime. Questa la conclusione dell’articolo: «Particolarmente gravi sono le accuse sulle tensioni create ad arte tra cristiani e musulmani, seguite da retate fra gli islamisti [...]. E la fuga dei documenti rende anche più credibile l’inchiesta nei confronti del ministro dell’Interno di Mubarak, l’onnipotente Habib al-Adly. Il 7 febbraio la procura del Cairo lo ha iscritto nel registro degli indagati per aver organizzato l’attentato di Natale contro la chiesa copta di Alessandria».

 


Nord Africa/2
I nazisti, le bombe intelligenti e le guerre preventive


In un articolo apparso sul Corriere della Sera del 21 marzo, Armando Torno, prendendo spunto dall’attuale conflitto libico, si interroga sui labili confini tra conflitti giusti e ingiusti. E scrive: «Nel primo conflitto del Golfo si diffuse il concetto di “bombe intelligenti” e nel 2002 il presidente George W. Bush parlò di “guerra preventiva”, ma questi termini non erano nuovi: li utilizzò Joseph Goebbels nel 1940 e ’41 per i bombardamenti su Londra – “soltanto” dove c’erano arsenali – e per l’attacco alla Russia, sferrato per prevenire l’offensiva di Stalin». Di seguito, tra le argute argomentazioni pro o contro la guerra ivi riportate, si legge: «Tito Livio ne intuì la natura: “Bellum se ipse alet”, ovvero “La guerra nutre sé stessa” (Ab urbe condita XXXIV, 9); forse per questo la giusta e l’ingiusta a volte si confondono».

 


Il patriarca libanese Béchara Raï <BR>[© Associated Press/LaPresse]

Il patriarca libanese Béchara Raï
[© Associated Press/LaPresse]

Chiese cattoliche orientali
Raï nuovo patriarca maronita e Shevchuk nuovo arcivescovo maggiore di Kiev


Il 25 marzo il Papa ha concesso la Ecclesiastica Communio richiestagli da Béchara Boutros Raï, canonicamente eletto patriarca di Antiochia dei Maroniti il 15 marzo nel Sinodo dei vescovi della Chiesa maronita, riunitosi a Bkerké in Libano. Raï, 71 anni, dell’Ordine Maronita della Beata Vergine Maria, dal 1986 vicario patriarcale, nel 1990 era stato trasferito all’eparchia di Jbeil (Byblos). Sempre il 25 marzo il Papa ha concesso la conferma richiestagli da Sviatoslav Shevchuk, che il 23 marzo era stato eletto canonicamente arcivescovo maggiore di Kyiv-Haly nel Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina, riunitosi a Lviv. Shevchuk, 41 anni, dal 2009 era ausiliare dell’eparchia di Santa María del Patrocinio in Buenos Aires, in Argentina, di cui, dal 2010, era amministratore apostolico sede vacante.

 


Vaticano
Nominati direttori dell’Aif e del Fas


Il 7 marzo il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Autorità per l’informazione finanziaria (Aif), ha nominato l’avvocato Francesco De Pasquale direttore della medesima Aif. Il 10 marzo il Papa ha poi nominato direttore del Fondo assistenza sanitaria il ragionier Bruno Lilli, finora capo ufficio dell’Ufficio del medesimo Fondo.



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