Recensioni
Tutto quello che fa Europa
Antonio Foresi, Mario Sensini, L’Abc dell’Europa, Città Nuova Rai-Eri, Roma 2002, 316 pp., euro 16,50
Dal loro libro si ricava un quadro di insieme dell’evoluzione europea, lungo i sessant’anni in cui l’idea di comunità è stata pensata, è nata, ha preso forma, si è sviluppata, arricchita, ripagando ogni partner col benessere e la pace, rispettandone sempre la specificità: da sei gli Stati membri sono aumentati a quindici e il tempo presente della “Convenzione” che si è aperta il 28 febbraio scorso, costituisce indubbiamente un’ulteriore definitiva tappa.
Nell’introduzione Antonio Foresi, con efficaci pennellate, traccia in sintesi la storia della costruzione dell’Europa, dalle intuizioni e dal lavoro di quel fecondo laboratorio iniziale, aperto a tantissimi intellettuali insigni, a figure della società civile – che sarebbe impossibile elencare completamente – a lungimiranti uomini politici, rappresentanti di ogni parte politica. Oggi l’Europa è ad un punto importante: la generazione dei suoi fondatori è al tramonto; cambiano gli uomini, le generazioni, la classe politica... Cambia il mondo, la cultura, il personale politico; cambiano i Paesi, assume umori diversi l’opinione politica. I due autori in questo contesto fanno uno sforzo notevole, con risultati meravigliosi, per presentare l’Europa voce per voce, dalla A di “a cerchi concentrici” alla Z di “zucchero”.
È un libro da tenere sulla scrivania per una preziosa consultazione, e non solo per gli addetti ai lavori: per sapere cos’è “Erasmus” o “Med Campus”, i programmi a favore dei giovani o delle Pmi; o chi fu “Gaetano Martino”; i compiti della “Corte europea di giustizia” o la situazione in “Polonia”; o, ancora, per conoscere il contributo dato da “Giulio Andreotti” o “Altiero Spinelli”; cosa sanciscono l’accordo di “Shenghen” o di “Roma 1957”, o di “Hannover 1988”. Chiude il volume un’interessante cronologia dell’Europa comunitaria, dal 1941 al 2001 (pp. 285-316).
Si parla molto del distacco dei cittadini dalle istituzioni. La Convenzione per l’avvenire dell’Europa che si è aperta il 28 febbraio ha destato l’attenzione della gente, ha fatto capire che l’Europa non consiste solamente nelle tecnostrutture di Bruxelles: è anche politica nobile alla quale i cittadini guardano con attenzione partecipe. Il libro sull’abc dell’Europa è un contributo a vivere questa straordinaria stagione politica.
Walter Montini
Confessioni di un ex comunista
Massimo De Angelis, Post. Confessioni di un ex comunista, Guerini e associati, Milano 2003, 207 pp., euro17,50
Devo dire che ogni pagina di questo libro desta interessi diversi e può essere oggetto di approfondimenti; il libro poi, Post. Confessioni di un ex comunista, andrebbe letto assieme a due altri contributi sullo stesso argomento usciti lo scorso anno, ancora attuali: Ragioni e sentimento, di Achille Occhetto e Rendiconto, di Claudio Petruccioli: ne risulterebbe un quadro completo ed esaustivo degli avvenimenti politici capitati a cavallo degli anni Novanta.
Walter Montini
Tra memoria e testimonianza
Giuliana Mazzoni, Si può credere a un testimone?, Il Mulino, Bologna 2003, 222 pp., euro 12,80
Queste parole ci introducono alla lettura dell’interessante libro di Giuliana Mazzoni, Ki può credere a un testimone? La testimonianza e le trappole della memoria, edito da Il Mulino. Il libro illustra alcuni motivi per cui la testimonianza e i dati di fatto a cui essa si dovrebbe riferire in alcuni casi (e l’autrice li analizza) non coincidono: la causa di questa discrepanza sta nel modo in cui funziona la nostra memoria. In alternanza di analisi delle relazioni tra memoria e testimonianza («Lo strano intreccio tra memoria e testimonianza», p. 18) il libro indaga specifici casi (ad esempio quello, ormai famoso, di Marta Russo), avvenimenti traumatici che emergono dopo anni e anni, ad esempio abusi sessuali subìti da donne, casi di ricordi che improvvisamente riaffiorano alla memoria: ricordi ripescati o ricordi ricostruiti? Ricordi perduti e ricordi recuperati (cap. 6, p.111). Il caso di Marta Russo, che l’autrice analizza, è un caso particolarmente interessante per chi si occupa di memoria e di testimonianza, del modo in cui funziona la memoria umana e il modo in cui una persona decide di riportare ciò che ricorda. Vengono riferiti poi, nella terza parte del libro, esempi di casi processuali, svoltisi in Italia e negli Stati Uniti, che non vogliono costituire un capitolo giuridico, ma l’occasione per una riflessione più generale, ad esempio sul ruolo del perito psicologo in Italia e in altri Paesi (cap. 10, p.189): si veda, ad esempio, la bella analisi anche psicologica sulla testimonianza che spesso viene chiesta ai bambini (“La memoria dei bambini”, cap. 5, p. 103).
È un libro interessante per un vasto pubblico, non solo per avvocati, giudici, psicologi o pedagogisti. L’autrice – che insegna psicologia alla Seton Hall University del New Jersey – non usa, volutamente, il linguaggio scientifico di cui solitamente ci si serve per affrontare questioni del genere, che spesso rischia di non far comprendere l’argomento, bensì uno stile discorsivo e piano che ne rende piacevole la lettura. È l’autrice stessa ad affermare, nella conclusione, che «arriva un’età della vita in cui il ricercatore sente la necessità di lasciare per un certo tempo il laboratorio per offrire ad un pubblico più ampio i risultati della propria ricerca...». Anni di lavoro sui problemi della memoria e sulle tecniche di intervista le hanno permesso di mettere a disposizione del pubblico italiano alcuni elementi di fondo per capire che cosa accade quando un testimone racconta la sua esperienza. Il desiderio di diffondere queste conoscenze nasce dalla speranza che la sensibilizzazione di un pubblico colto porti a introdurre miglioramenti nel nostro Paese e a contrastare la tendenza al pressappochismo e l’approssimazione in questo delicato settore dell’intervento pubblico.
Walter Montini
Roma caput lucis
Mario Verdone, Il cinema a Roma, Edilazio, Roma 2003, 248 pp., euro 18,00
Mario Verdone, professore emerito di Storia e critica del film all’Università di Roma La Sapienza, ha recentemente dato alle stampe il libro Il cinema a Roma, in cui sono raccolti alcuni suoi saggi apparsi nella rivista Roma, ieri, oggi, domani. Verdone ripercorre non solo la storia dell’attività cinematografica della capitale, ma pure le cronache, gli eventi e i fatti che rappresentano la “preistoria” del cinema prodotto nell’Urbe. In tale preistoria va ascritta la carriera artistica di Ettore Petrolini, ad esempio, il quale apparirà sui grandi schermi soltanto dopo un lungo noviziato nei caffè-concerto e nei teatri di varietà italiani e sudamericani, in cui rappresentò le sue geniali macchiette e le sue esilaranti “scemenze” romanesche. Il cinema arriverà dopo, con Nerone, Il cortile e Medico per forza, pellicole su cui le maschere petroliniane già celebri in Italia e nel mondo saranno fissate per sempre. Così pure vanno ricordate come antefatti del cinema a Roma le prime esperienze professionali di Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Renato Rascel, Alberto Sordi, i quali furono protagonisti dell’avanspettacolo capitolino prima che qualcuno decidesse di impressionare la celluloide con le loro caratterizzazioni. Roma ospitò anche l’anticipazione dal vivo dei western americani: la tournée di William F. Cody, alias Buffalo Bill, che, nel 1890, s’accampò sulle rive del Tevere con la sua carovana di quattro treni, 51 vagoni, 800 uomini e 500 cavalli per dare vita al “Buffalo Bill’s Wild West”. In quell’occasione il celeberrimo cacciatore di bisonti incontrò anche papa Leone XIII.
Tra i prodromi della storia del cinema a Roma che il libro offre in piacevole lettura, c’è anche l’attività di Leopoldo Fregoli, il grande trasformista nato a due passi da Fontana di Trevi, che, tra l’altro, intorno al 1896, perfezionò l’invenzione dei fratelli Lumière e diede vita al “Fregoligraph”, un macchinario con il quale proiettava le immagini in movimento delle sue folli metamorfiche performance. Fregoli riusciva anche ad effettuare personalmente il doppiaggio dal vivo e in perfetta sincronia con le immagini, anticipando così di un paio di decenni l’effetto del sonoro.
Roma, quindi, si prende cura del cinema italiano dalla culla, lo svezza, lo educa e lo segue fin nella sua maturità, quando lo trascina fuori dalle macerie della Seconda guerra mondiale suggerendogli un nuovo modo di esprimersi con strumenti poveri, gli unici disponibili per raccontare quei giorni di sofferenza e rinascita. Il Neorealismo di De Sica & Zavattini, Rossellini e Visconti, che farà scuola in tutto il mondo e rappresenterà un’esperienza da cui non si potrà più prescindere per fare dei buoni film, ha in Roma il suo centro di gravità permanente. Il professor Verdone, senese e romano d’adozione, conosce bene la città e sa individuare ogni angolo in cui il cinema, questo illustre ultracentenario, si è fermato assumendo di volta in volta le facce di decine di registi, sceneggiatori ed attori. Bragaglia, Zampa, Risi, Fellini, Pasolini, Leone, Monicelli, Scola, Corbucci, Magni, e ancora Magnani, Fabrizi, Vitti, Sordi, Mastroianni, Chiari, Tognazzi, Gassman… fino ai volti più recenti, quelli, ad esempio, di Carlo Verdone, figlio dell’autore del libro, o di Claudio Amendola, Christian De Sica, Valerio Mastandrea. Questo illustre ultracentenario continua a raccontarci storie – la storia – anche con la recitazione amara e ironica, distaccata e commossa che forse solo a Roma si può imparare veramente.
Paolo Mattei
Le falle dell’infallibile giustizia
Anatole France, Crainquebille, Liberilibri, Macerata 2002, 73 pp., euro 9,00
Continua con questo libro la denuncia dell’editrice Liberilibri sulla situazione della nostra giustizia. Il giudice Carlo Nordio (attualmente presidente della Commissione ministeriale per la riforma del codice penale) ne cura l’introduzione e la postfazione. Un’introduzione dove richiama, con parole sentite, non retoriche, il suo primo incontro in carcere con l’“imputato Mannino” («a Calogero Mannino e alle altre vittime di errori giudiziari» è dedicato il libro); nella postfazione, partendo dall’avventura giudiziaria, grottesca e ingiusta, capitata a Crainquebille, un povero fruttivendolo ambulante della Parigi di inizio Novecento che viene denunciato, imprigionato, processato e condannato per un banale oltraggio a pubblico ufficiale, un vigile – l’agente 64 –, Nordio riconduce il fatto al presente con una riflessione aggiornata sulla coscienza e sull’attività del giudice. Ecco allora documentate considerazioni sulla penosa situazione della giustizia italiana, soprattutto degli ultimi dieci anni, sul numero degli imputati in attesa di giudizio, sulla durata dei processi penali (secondo un recente sondaggio, la grande maggioranza degli italiani non ha fiducia nella nostra giustizia. Per alcuni la fiducia manca perché i magistrati sono troppo severi; per altri perché sono troppo miti; per tutti perché sono troppo lenti); ecco riflessioni sui “pentiti”, questi nuovi privilegiati del terzo millennio, su Tangentopoli, le sue miserie, i suoi clamorosi fallimenti e i “sogni milanesi” infranti. E ancora: annotazioni sul ruolo dei media, con allusione «al sistema infallibile per cui, con il connubio tra informazione di garanzia e garanzia di informazione, dagli uffici giudiziari escono, ovviamente nel più stretto riserbo, quelle anticipazioni che fanno di un sospettato un inquisito e di un imputato un manigoldo. Notizie protette dal cosiddetto segreto istruttorio che, fatte sapientemente filtrare, hanno compromesso la tranquillità, la salute, la carriera e talvolta la vita di chi, improvvisamente, si è trovato sbattuto in televisione, indifeso come il povero Crainquebille sul più modesto palcoscenico di rue Montmartre...» (p. 65).
Walter Montini
Un libro da prete, ma non solo
Santo Canonaco, Essere prete in un mondo che cambia, La Scala, Noci (Ba) 2003, 222 pp., euro 13,00
Continua dunque insistente la riflessione della Chiesa e dei suoi rappresentanti lungo diversi versanti, quasi a voler indicare la necessità di una nuova evangelizzazione nel mondo contemporaneo. Stiamo parlando di Essere prete in un mondo che cambia, il libro di Santo Canonaco, monaco benedettino dell’abbazia Madonna della Scala di Noci (Bari). È vero, le sue riflessioni sono destinate ai preti, soprattutto nel periodo della loro formazione, ma perché non approfittarne in questo tempo nuovo e ambiguo, con i suoi smarrimenti e le sue indifferenze, con la sua “fame di senso” inteso come bisogno profondo di relazioni autentiche, di vera comunicazione? Il problema è, ancora una volta, di natura culturale, non v’è dubbio. Torna alla mente un libretto di Romano Guardini, ancora attuale, pubblicato nel 1951, oltre mezzo secolo fa e che andrebbe riletto oggi: La fine dell’epoca moderna, per comprendere le difficoltà e le insidie degli orientamenti filosofici della presente società post-moderna, dai contorni culturali non ancora ben definiti e delineati e che toccano anche, e soprattutto, i cristiani, i quali devono stare nella storia, devono “esserci”. La domanda di spiritualità presente nella società moderna, che si avverte e che non è soltanto “roba da preti”, è un po’ il segno di questo nostro tempo difficile. Le meditazioni di Canonaco, che si snodano in sedici brevi capitoli, assieme alla ricca e aggiornata indicazione bibliografica contenuta nel testo, sono di aiuto per una migliore comprensione dei nostri tempi nella prospettiva di una dimensione spirituale essenziale per l’uomo contemporaneo.
Walter Montini