Rubriche
tratto dal n.07/08 - 2011


RECENSIONI

Movimenti e scristianizzazione


Roberto Cartocci, <I>Geografia dell’Italia cattolica</I>, il Mulino, Bologna 2011, 182 pp., euro 15,00

Roberto Cartocci, Geografia dell’Italia cattolica, il Mulino, Bologna 2011, 182 pp., euro 15,00

Il Corriere della Sera del 25 agosto recensisce un accurato studio di Roberto Cartocci sul cattolicesimo in Italia pubblicato dal Mulino. Le statistiche dello studio fotografano un’Italia divisa in un Nord scristianizzato e un Sud in cui la devozione cattolica è ancora diffusa. Così nella recensione del Corriere: «Cartocci rileva poi che alla secolarizzazione si accompagna un processo opposto, per la presenza di movimenti che rafforzerebbero il cattolicesimo italiano, garantendo alla Chiesa un peso politico decisivo. È davvero così? La ricerca indica un’accelerazione della secolarizzazione a metà degli anni Ottanta. Al Convegno di Loreto del 1985, la Chiesa italiana spostò il baricentro dalle tradizionali associazioni a base parrocchiale (Azione cattolica, Acli, Scout) ai nuovi movimenti (Comunione e liberazione, Sant’Egidio, tra gli altri). Si poneva fine a un periodo di grande articolazione del cattolicesimo italiano, che, a prezzo di qualche conflitto, copriva un vasto spettro di sensibilità e, per la dimensione nazionale delle associazioni, l’intera penisola. I movimenti mostrano invece un radicamento geografico limitato, non incidendo sulle particolarità della Chiesa meridionale rilevate da Cartocci. Se da un lato si è creata l’impressione di forza del nucleo duro del cattolicesimo italiano, dall’altro la riduzione della sua articolazione interna ha portato all’accelerazione della secolarizzazione proprio nelle aree in cui più forte è la presenza dei movimenti (indicativo il caso di Cl e della Lombardia). Contrastare la secolarizzazione non è facile, probabilmente nemmeno possibile. È legittimo chiedersi se scelte diverse avrebbero attenuato la frattura denunciata da Cartocci».





MONDO

Costruttori del nemico islamico


La Moschea Blu, dove Benedetto XVI si è recato il 30 novembre 2006, Istanbul <BR>[© Associated Press/LaPresse]

La Moschea Blu, dove Benedetto XVI si è recato il 30 novembre 2006, Istanbul
[© Associated Press/LaPresse]

«Quarantadue milioni di dollari. È quanto sette fondazioni americane avrebbero elargito negli ultimi dieci anni per finanziare la fabbrica della paura dell’islam, una rete di attività volte a screditare i musulmani e a generare nel pubblico un vero e proprio terrore dei seguaci di Maometto. L’accusa è contenuta in un rapporto di 138 pagine scritto per il “Center for American Progress” da un team di sei ricercatori. Il rapporto denuncia la crescente islamofobia Usa, definita come “l’eccesso di timore, l’odio e l’ostilità verso l’islam e i musulmani, perpetuati attraverso stereotipi negativi da cui nascono il pregiudizio, la discriminazione, la marginalizzazione e l’esclusione dei musulmani dalla vita sociale, politica e civile americana”. Esempi clamorosi, le campagne contro le moschee e la Sharia, la legge islamica. Secondo il rapporto, cinque sarebbero le facce della “Fear Inc.”, della “Paura Corporation”: i finanziamenti, gli esperti islamofobi, le organizzazioni di militanti in gran parte legate alla destra religiosa, i media e i politici». Così sul Corriere della Sera del 29 agosto.





CULTURA

Totti non è solo calcio


Francesco Totti [© LaPresse]

Francesco Totti [© LaPresse]

Polemiche estive su Francesco Totti. In un articolo apparso sul Corriere della Sera, ne ha scritto anche Giovanni Bianconi, spiegando come il capitano della Roma non sia solo un calciatore, ma anche un simbolo della Roma e di Roma, «un po’ Pasquino, un po’ Marchese del Grillo. E un po’ come Catone il Censore interpretato da Vittorio Gassman, che ammonisce Marcello Mastroianni nei panni di “Scipione detto l’Africano”: “Questa non è la Repubblica di Platone, ma la fangosa città di Romolo. Bisogna che te dai ’na calmata”». L’articolo è stato pubblicato il 4 settembre con il titolo: Da Catone a Pasquino. Perché Totti non è solo calcio.





Brevi


La Basilica patriarcale di Santa Maria Assunta ad Aquileia [© Romano Siciliani]

La Basilica patriarcale di Santa Maria Assunta ad Aquileia [© Romano Siciliani]

Chiesa/1

Primo millennio. Appunti di metodo

 

Settimo cielo, blog curato dal vaticanista Sandro Magister per l’Espresso, ha ospitato un dibattito sulla Tradizione cattolica e il Concilio Vaticano II. Questo l’incipit di uno scritto del professor Enrico Morini, docente di Storia del cristianesimo e delle Chiese presso l’Università di Bologna, pubblicato il 15 luglio: «Il problema semmai non è che cosa si intenda per tradizione ma se ci sia stato un momento in cui in Occidente è successo qualcosa per cui questo flusso vitale, che non si è mai interrotto – lungi da me il mettere in dubbio questa fedeltà della mia Chiesa alla tradizione! – si è per così dire intorbidato. A mio parere ciò è avvenuto in modo rilevante proprio allo scadere del primo millennio, donde la mia individuazione di un criterio ermeneutico del Concilio Vaticano II precisamente nel ritorno all’esperienza comune della Chiesa indivisa. Anche l’Ortodossia sarebbe ugualmente bisognosa di una tale “riforma” della sua vita ecclesiale – anche se in misura sensibilmente minore rispetto all’Occidente cattolico-romano –, sempre seguendo il medesimo criterio. Anzi, ha già incominciato a farlo (basti pensare al “ritorno ai Padri” avviato dalla teologia russa dell’emigrazione) e qualora questo ritorno alla propria tradizione arrivasse anche alle sorgenti dell’ecclesiologia ortodossa – spogliandola degli elementi spuri accumulatisi in secoli di polemica – allora persino il tremendo problema del primato romano sarebbe forse suscettibile di soluzioni oggi ancora inimmaginabili. Quanta strada sia ancora da fare in questo ambito nella Chiesa cattolica [...] lo ha dimostrato nei giorni scorsi la preconizzata successione sulla cattedra episcopale milanese: senza minimamente eccepire sulla sostanza della scelta – data l’elevatissima personalità dell’eletto – il metodo mi ha lasciato interdetto. Trasferire un vescovo da una grande Chiesa che vanta radici apostoliche (Aquileia – Grado – Venezia) a un’altra grande Chiesa, che vanta, accanto ad un grande presente, un non meno grande passato (basti pensare alla tradizione ambrosiana) richiama troppo da vicino il trasferimento di un funzionario, che ha ben meritato, da una prefettura ad un’altra più prestigiosa e impegnativa. L’episodio mi è sembrato il sintomo di un forte scompenso ecclesiologico».

 


Paolo VI durante la messa in suffragio di Aldo Moro, il 13 maggio 1978, in San Giovanni  in Laterano

Paolo VI durante la messa in suffragio di Aldo Moro, il 13 maggio 1978, in San Giovanni in Laterano

Chiesa/2

Come ai giorni dell’assassinio di Moro

 

Sul Corriere della Sera del 28 agosto, Alberto Melloni riflette sull’introduzione dell’8 per mille (il contributo dello Stato italiano a sostegno della Chiesa): «Il denaro dato alla Cei (Conferenza episcopale italiana), infatti, è stato speso (quasi sempre) bene: ha rimesso in sesto un patrimonio che il Fondo edifici di culto del Ministero degli Interni non poteva mantenere; ha finanziato tanta solidarietà. Non mancano le ombre: ha certo foraggiato sacche di interessi e comprato consensi in vendita, ha dato fiducia a mezze tacche della finanza o della cultura, ha coperto operazioni meschine (d’altronde, come spiegava un grande cardinale italiano, in fatto di denaro “i preti delinquenti si fidano sempre di delinquenti, perché sono anche loro delinquenti; i preti buoni si fidano dei delinquenti perché sono buoni”). [...] Quel denaro però ha eroso qualcosa di assai più profondo per la Chiesa italiana: e cioè la sua fede nella povertà come via necessaria della Chiesa, secondo il limpido dettato della costituzione conciliare Lumen gentium 8. Perché – come ha insegnato l’emersione dei crimini di pedofilia – ogni consiglio evangelico può essere vissuto in modo estrinseco o profondo: e come la superficialità esalta le turpitudini, la sincerità anche debole accresce la virtù. Così la scarsa fiducia, per dir così, nella povertà ha sottratto alla Chiesa una credibilità di cui oggi avrebbe bisogno, per essere nella svolta che stiamo vivendo fattore di unità profonda del Paese. Con quella credibilità potrebbe affrontare tutte le questioni sul tappeto difendendo il diritto delle feste religiose di tutti, cercando un punto di ripartenza del senso civico di tutti, insegnando quel “linguaggio di verità”, che il presidente [Napolitano] ha evocato sul presente, sui vent’anni ultimi e che forse andrebbe spinto almeno indietro per poter produrre un rinnovamento vero della coscienza civica di tutti. Qualcosa di limpido e impolitico come un tale atto di fede – con tutte le conseguenze di rigore e di trasparenza che esso comporta – darebbe ai vescovi o comunque accrescerebbe quella autorevolezza di cui hanno bisogno loro, spettatori di rimpianti e di lotte di carriera ecclesiastica spudorate: e di cui ha ancor più bisogno il Paese. Nei giorni più difficili della sua storia postfascista – l’8 settembre del 1943, il 9 maggio del 1978 – l’Italia ha trovato nella Chiesa un sostegno infungibile e in quei gesti di coraggio la Chiesa ha guadagnato una credibilità capitalizzata per decenni. Nessuno può escludere che giorni, per fortuna diversi nella forma, ma non meno impegnativi nella sostanza, siano oggi innanzi al Paese».

 

 

Chiesa/3

Messori: il primo millennio e la Chiesa che non è nostra ma Sua

 

Vittorio Messori, sul Corriere della Sera del 31 agosto, riflette sul calo di vocazioni che ha investito diverse congregazioni religiose. Questa la sua conclusione: «Certamente è doloroso assistere al declino di istituzioni che furono benemerite e madri di tanti santi e constatare il dolore di cristiani che hanno dato la vita a Famiglie che amavano e che, ora, vedono estinguersi. Ma, nella prospettiva di fede, nulla può esserci di davvero inquietante. La Provvidenza che guida la storia (e tanto più la Chiesa, corpo stesso di Cristo) sa quel che fa: “Tutto è Grazia”, per dirla con le ultime parole del curato di campagna di Bernanos. La Chiesa non è un fossile, ma un albero vivo dove, sempre, alcuni rami inaridiscono mentre altri spuntano e vigoreggiano. Chi conosce la sua storia sa che in essa, sull’esempio del Fondatore, la morte è seguita dalla risurrezione, spesso in forme umanamente impreviste. Non si dimentichi che nel primo millennio cristiano c’erano soltanto preti secolari e monaci: tutte le famiglie religiose sono apparse solo a partire dal secondo millennio. Frati e suore non ci furono per molti secoli, dunque, pur lasciando un ricordo glorioso e nostalgico, potrebbero non esserci in futuro (è una ipotesi estrema) o, almeno, avere sempre meno peso e influenza. Ciò che è certo è che, a ogni generazione, in molti cristiani continuerà ad accendersi il bisogno di vivere il Vangelo sine glossa, nella sua radicalità. Quale volto nuovo assumerà la vita consacrata per intero al perfezionamento personale e al servizio del prossimo? Beh, la conoscenza del futuro ci è preclusa, è monopolio di Colui che, attraverso poveri uomini, guida una Chiesa che non è nostra ma Sua».

 

 

Sacro Collegio

La morte dei cardinali Noè, Ambrozic e Deskur

 

Il 24 luglio è scomparso il cardinale lombardo Virgilio Noè, 89 anni, arciprete emerito della Basilica di San Pietro in Vaticano. Il 26 agosto è venuto meno il cardinale canadese Aloysius Matthew Ambrozic, 81 anni, arcivescovo emerito di Toronto. Il 3 settembre è poi morto il cardinale polacco Andrzej Maria Deskur, 87 anni, presidente emerito del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali. In quella data il Sacro Collegio risulta composto di 193 membri di cui 114 elettori.

 

 

Giuseppe  Bertello <BR>[© Romano Siciliani]

Giuseppe Bertello
[© Romano Siciliani]

Santa Sede/1

Bertello e Sciacca ai vertici del Governatorato vaticano

 

Il 3 settembre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia del cardinale Giovanni Lajolo, 76 anni, da presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e presidente del Governatorato del medesimo Stato, «chiedendogli di rimanere in carica fino al 1° ottobre 2011, con tutte le facoltà inerenti a tali uffici». Allo stesso tempo il Papa ha nominato come successore di Lajolo l’arcivescovo piemontese Giuseppe Bertello, 69 anni, dal 2007 nunzio apostolico in Italia e nella Repubblica di San Marino, «il quale assumerà i suddetti uffici il 1° ottobre prossimo». Sempre il 3 settembre Benedetto XVI ha nominato come segretario del Governatorato, elevandolo alla sede episcopale titolare di Vittoriana, monsignor Giuseppe Sciacca: nato a Catania 56 anni fa, consacrato sacerdote nel 1978 per la diocesi di Acireale, dal 1999 Sciacca era prelato uditore del tribunale della Rota Romana.

 

 

Santa Sede/2

O’Brien pro gran maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro

 

Il 29 agosto il Papa ha accettato le dimissioni del cardinale John Patrick Foley, 76 anni, dall’incarico di gran maestro dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e ha nominato come pro gran maestro monsignor Edwin Frederick O’Brien, 72 anni, che dal 2007 era arcivescovo di Baltimora.

 

 

Medio Oriente/1

Israele e il terrore della pace

 

«I politici israeliani sono terrorizzati dalla pace. Tremano, col terrore della possibilità di una pace. Perché senza guerra e senza una mobilitazione generale, non sanno come vivere. Israele non vede come un male assoluto i missili che cadono sulle cittadine lungo i confini. Al contrario: i politici sarebbero preoccupati, perfino allarmati, se non piovesse questo fuoco». Queste le parole di Zygmunt Bauman, ebreo polacco che ha attraversato l’orrore della Shoah e delle purghe staliniane, in una controversa intervista rilasciata al settimanale polacco Politika e ripresa, in Italia, dal Corriere della Sera del 2 settembre.

 

 

Bambini palestinesi a Gaza <BR>[© Associated Press/LaPresse]

Bambini palestinesi a Gaza
[© Associated Press/LaPresse]

Medio Oriente/2

Grossman, il messianesimo e la stretta via della pace

 

«“La guerra non è il nostro destino”. Con un accorato appello, lo scrittore israeliano David Grossman continua a pensare che esista uno stretto cammino verso la pace, anche adesso che i venti di guerra si sono rimessi forti a soffiare. “Oggi ci sembra terribilmente difficile immaginarlo perché significherebbe trovare dei compromessi dolorosi”. [...] “Ovviamente”, continua, “ci sarà sempre il rischio di avere nuovi fanatici da una parte e dall’altra che faranno di tutto per uccidere la pace nascente”». È l’incipit di un articolo apparso sulla Repubblica del 21 agosto, che prosegue riportando un’altra riflessione dello scrittore israeliano: «Se saremo abbastanza intelligenti, coraggiosi e fortunati per arrivare alla pace, il mondo sarà sorpreso di veder come israeliani e palestinesi possono lavorare insieme e utilizzare i loro talenti per cominciare una vita normale». Poi, accennando alla situazione interna del suo Paese, lo scrittore ha concluso: «C’è un costante arretramento della democrazia. Un gruppo di ebrei messianici ha sequestrato lo Stato intero. Una piccola minoranza detta il nostro sistema di valori, la nostra politica, il nostro avvenire. [...] Non ho fiducia nella buona volontà dei Paesi arabi. Ma l’esercito non può essere l’unico mezzo per restare qui».

 

 

Una sede della Lehman Brothers <BR>[© Associated Press/LaPresse]

Una sede della Lehman Brothers
[© Associated Press/LaPresse]

Finanza/1

La finanza e la criminalità organizzata non vogliono vincoli

 

«Gli Stati si sono sempre fondati su due cardini: il potere (cioè fare le cose) e la politica (cioè immaginarle e organizzarle). La globalizzazione si muove senza politica. Ha bisogno di rapidità. Detesta i vincoli. Un po’ come la malavita. Le regole sono un ostacolo. Così i mercati più fiorenti nel mondo sono quello criminale e quello finanziario. Non importa se sono sporchi o puliti. Non fa riflettere?». Così Zygmunt Bauman, sociologo e filosofo, sulla Stampa del 7 agosto.

 

 

Warren Buffet <BR>[© Associated Press/LaPresse]

Warren Buffet
[© Associated Press/LaPresse]

Finanza/2

Il New York Times e i dubbi sulle agenzie di rating

 

All’indomani del declassamento del rating degli Stati Uniti da parte dell’agenzia Standard & Poor’s, che ha avuto conseguenze tragiche per l’economia mondiale, Paul Krugman, premio Nobel per l’economia e autorevole cronista del New York Times, ha scritto: «L’enorme deficit di bilancio dell’America è prima di ogni altra cosa il prodotto della recessione economica che ha fatto seguito alla crisi finanziaria del 2008. Con le sue consorelle – le altre agenzie di rating – S&P ha rivestito un ruolo determinante nell’innescare tale crisi, assegnando un rating AAA ad asset garantiti da mutui ipotecari rivelatisi in seguito tossica spazzatura. Ma le sue valutazioni errate non si fermano qui. È notorio che S&P dette un rating A a Lehman Brothers – il cui fallimento innescò il panico a livello globale – fino al mese stesso del suo tracollo. E come reagì l’agenzia di rating quando fallì questa società alla quale aveva assegnato il rating A? Rilasciando una dichiarazione ufficiale con la quale smentiva di aver commesso alcunché di sbagliato. Sono queste dunque le persone che ora si pronunciano in merito all’affidabilità creditizia degli Stati Uniti d’America?». L’articolo è stato riprodotto sulla Repubblica del 9 agosto.

 


Stati Uniti

Quando lo Stato tutela i più forti

 

«Mentre la maggior parte degli americani stenta ad arrivare a fine mese, noi megaricchi continuiamo a goderci i nostri sgravi fiscali straordinari. [...] Questi e altri vantaggi ci piovono letteralmente addosso grazie ai legislatori di Washington, che si sentono obbligati a salvaguardarci, quasi fossimo gufi maculati o altre specie in via di estinzione». È il passaggio di un intervento del magnate americano Warren Buffet sul New York Times, ripubblicato sulla Repubblica del 17 agosto, che ha suscitato dibattito negli Usa e nel mondo.

 

 

Italia

Nuovi vescovi ad Acireale e Bolzano – Bressanone

 

Il 26 luglio monsignor Antonino Raspanti, 52 anni, originario di Alcamo, diocesi e provincia di Trapani, è stato nominato vescovo di Acireale. Ordinato sacerdote nel 1982, dal 1998 era docente di Storia della spiritualità presso la Pontificia Facoltà Teologica “San Giovanni Evangelista” di Palermo, di cui è stato vicepreside dal 1999 al 2002 e preside dal 2002 al 2009.

Il 27 luglio don Ivo Muser, 49 anni, è stato nominato vescovo di Bolzano – Bressanone. Originario di Brunico, nel 1987 è stato ordinato sacerdote. Dal 2005 era decano del Capitolo Cattedrale di Bressanone.

 

 

Diplomazia/1

Relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Malaysia

 

Il 27 luglio è stata annunciata ufficialmente la decisione della Santa Sede e della Malaysia di stabilire piene relazioni diplomatiche.

 

 

Diplomazia/2

Nuovi nunzi a Cuba e in Giappone

 

Il 6 agosto l’arcivescovo pugliese Bruno Musarò, 63 anni, è stato nominato nunzio a Cuba; dal 2009 era rappresentante pontificio in Perù. Il 15 agosto l’arcivescovo indiano Joseph Chennoth, 68 anni, è stato nominato nunzio in Giappone; dal 2005 era rappresentante pontificio in Tanzania.



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