30GIORNI IN BREVE
NATALE DEL SIGNORE
«La nostra beatitudine eterna è decisa dall’accettazione di un fatto storico»
La stella che indica il luogo dove è nato Gesù nella Grotta della Natività, Basilica della Natività, Betlemme
[© Archivio ETS Milano]
CRISTIANESIMO
Il Primate anglicano alla Camera dei Lord: timori per la presenza dei cristiani in Medio Oriente
Rowan Williams
Brevi
Cardinali nella Sala Clementina presentano gli auguri natalizi al Papa [© Osservatore Romano]
Le dimissioni di Sandoval. Gli ottant’anni di Cheong. La morte di Foley
Il 7 dicembre sono state accettate le dimissioni del cardinale messicano Juan Sandoval Íñiguez, 78 anni compiuti a marzo, da arcivescovo di Guadalajara, incarico che ricopriva dal 1994. Al suo posto Benedetto XVI ha nominato il cardinale Francisco Robles Ortega, 62 anni, che dal 2003 era arcivescovo di Monterrey.
Sempre il 7 dicembre ha compiuto ottant’anni il porporato coreano Nicholas Cheong Jin-Suk, dal 1998 arcivescovo di Seoul.
L’11 dicembre è morto il cardinale statunitense John Patrick Foley, 76 anni, già gran maestro dell’ordine equestre del Santo Sepolcro e già presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali.
Alla fine del 2011 quindi il Collegio cardinalizio risulta composto di 192 membri, di cui 109 elettori. Il 6 gennaio 2012 compie ottant’anni il cardinale portoghese José Saraiva Martins e il 13 gennaio successivo li compie il cardinale cinese Joseph Zen.
Il cardinale Karol Wojtyla, arcivescovo di Cracovia, viene eletto papa, il 16 ottobre 1978
La Cia, la fine dell’Urss e l’elezione di Karol Wojtyla
«A vent’anni dalla fine dell’Urss, annunciata a Natale del 1991 e avvenuta entro il 31 dicembre di quell’anno con lo scioglimento di tutte le istituzioni sovietiche, la Cia ha desecretato documenti che confermano come l’amministrazione Reagan e quella di Bush padre l’avessero anticipata, e come vi avessero contribuito con l’appoggio di papa Giovanni Paolo II. Il crollo dell’Urss, precisano i documenti, avvenne prima del previsto, grazie all’implosione del suo impero e al rifiuto di Mikhail Gorbaciov, suo ultimo presidente, di prevenirlo con la forza. Ma fin dal 1978, alla elezione del cardinale polacco Karol Wojtyla a pontefice, la Cia aveva dato l’implosione per probabile». Così Ennio Caretto sul Corriere della Sera del 30 dicembre.
La battaglia di Amoy in Cina, il 26 agosto 1841, durante la prima Guerra dell’oppio
La retorica del liberalismo ha inizio con la Guerra dell’oppio
«Ci sono molti paralleli curiosi tra la situazione all’inizio del diciannovesimo secolo e ora. Allora come oggi il mondo occidentale aveva un grosso deficit commerciale nei confronti della Cina. È questa la ragione per cui la Compagnia britannica delle Indie orientali iniziò a esportare l’oppio in Cina su larga scala, con conseguenze catastrofiche per quel Paese. Quando alla fine gli inglesi entrarono in guerra contro la Cina dissero che lo facevano in nome del libero scambio, anche se il prodotto principale che esportavano, l’oppio, era prodotto sotto il monopolio dello Stato. Oggi le potenze occidentali non possono ricorrere agli stessi mezzi, ma stanno aumentando la retorica intorno a temi come il liberalismo. Hanno deciso di dimenticare che questa retorica è stata usata per la prima volta per difendere l’oppio – ma se c’è una nazione che è nelle condizioni di ricordarlo meglio delle altre è proprio la Cina. Per questo i cinesi sono del tutto impermeabili verso questi argomenti». È un passaggio dell’intervista con il romanziere statunitense, di origine indiane, Amitav Ghosh, apparsa sull’Espresso del 15 dicembre. Lo scrittore, di seguito, spiega: «C’è un parallelismo tra la guerra dell’Iraq e la Guerra dell’oppio, soprattutto nei discorsi che l’hanno circondata. Tutte le motivazioni buoniste, la finta pietà: stiamo facendo il bene del mondo, si diceva. Ma sotto c’è la più terribile violenza, la più terribile avidità. Quando ho iniziato a scrivere, questo tipo di ideologia capitalistica era in ascesa, si pensava davvero che il mercato fosse dio. E mi stupiva che nessuno vedesse che il primo terreno di prova per i fautori del libero scambio è stato il mercato dell’oppio».
Storia/3
La Cina, gli Usa e la tentazione di una nuova Guerra fredda
«Il Pacifico occidentale sta affrontando un problema difficile: conciliare le crescenti aspirazioni della Cina in una regione dove gli Stati Uniti hanno mantenuto il primato dalla fine della Guerra fredda. Gli Usa sono intenzionati a mantenere il dominio nella regione? O sono disposti a operare attraverso i forum multilaterali per reimpostare le regole? La decisione sarà determinante per capire se la pace continuerà a regnare nel Pacifico». È l’incipit di un intervento dall’ex primo ministro australiano Malcolm Fraser pubblicato sulla Stampa del 20 dicembre, a commento della decisione degli Stati Uniti di potenziare la presenza militare nell’oceano Pacifico. Così nell’articolo: «Dall’altra parte della regione Asia-Pacifico, l’ascesa della Cina è vista come positiva, ma tale da richiedere che Pechino operi nell’ambito di regole condivise a livello internazionale. Cosa che, naturalmente, dovrebbe valere per tutti. Ma le tensioni saranno inevitabili se la Cina non partecipa alla creazione di queste regole [...]. La Cina non ha dimostrato alcun interesse a emulare le potenze imperialistiche europee del XIX secolo o gli sforzi imperialistici del Giappone nella prima metà del XX secolo. La storia della Cina ignora l’ansia per tali ambizioni». Così conclude Fraser: «Oggi l’Asia presenta una serie completamente nuova e unica di circostanze. I dilemmi derivanti da tali circostanze richiedono nuove soluzioni, non concetti obsoleti da Guerra fredda».
Medio Oriente
Il capo del Mossad: l’arma nucleare iraniana non minaccia l’esistenza d’Israele
«Un Iran in possesso dell’arma nucleare non costituirebbe necessariamente una minaccia per l’esistenza d’Israele. Ad affermarlo è stato il capo del Mossad, Tamir Pardo, intervenendo di fronte ad una platea di un centinaio di ambasciatori israeliani. Ne riferisce oggi il quotidiano Ha’aretz citando tre diplomatici presenti». Notizia riportata dall’agenzia Adnkronos il 29 dicembre.
America Latina
Accordo di libero scambio tra i Paesi del Mercosur e la Palestina
Il 20 dicembre a Montevideo, in Uruguay, i Paesi del Mercosur (Mercato comune dell’America meridionale) hanno firmato un accordo di libero scambio con i rappresentanti dell’Autorità nazionale palestinese. La notizia è stata riportata dall’agenzia internazionale France Presse. Già durante i negoziati precedenti alla firma, spiega l’agenzia, i quattro Paesi dell’organizzazione (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) hanno indicato che l’accordo punta anche a rafforzare la richiesta del governo palestinese di ottenere il riconoscimento come Stato membro delle Nazioni Unite. Nel 2007 il Mercosur ha siglato un analogo accordo con lo Stato d’Israele.
Finanza/1
La vera agenzia di rating è la Cina
«Probabilmente in tempi brevi tutte le grandi economie del mondo (meno il Canada) avranno perso la “tripla A”. Londra inclusa. Il termine di paragone per il mercato non sarà più quella formuletta di per sé stupida del “10 e lode”, ma un’analisi più complessiva di ogni Paese. Forse sarà un bene. Di certo ciò che conta, cioè i tassi d’interesse sul debito, saranno determinati da un fattore diverso: la disponibilità dei grandi creditori asiatici a finanziare i debiti dell’Occidente. La vera agenzia di rating non è S&P, ma la Cina». Così un articolo del Corriere della Sera del 16 dicembre dal titolo: Ma la vera agenzia di rating è la Cina.
Tendopoli di senzatetto a Sacramento dopo la crisi finanziaria dei subprime
[© Associated Press/LaPresse]
Robert Fisk e i crimini della finanza internazionale
L’11 dicembre il Fatto Quotidiano ha tradotto un articolo, tratto dall’Independent, di Robert Fisk, uno dei più autorevoli giornalisti britannici. Così nell’articolo: «Banche e agenzie di rating sono diventati i dittatori dell’Occidente non diversamente dai Mubarak e dai Ben Ali [...]. Non ci vuole un genio per capire che agenzie di rating e banche americane sono intercambiabili tanto che i dirigenti fanno la spola da un’agenzia all’altra, da una banca all’altra e spesso finiscono nei ranghi del governo degli Stati Uniti. Quegli stessi truffatori che davano “la tripla A” ai prestiti subprime e ai derivati americani prima del 2008, ora stanno ripetendo lo sporco giochetto in Europa minacciando il declassamento dei governi e delle banche. Perché i giornalisti finanziari che stazionano in permanenza a Wall Street non ci illuminano? Come mai la Bbc, la Cnn e al-Jazeera trattano queste combriccole di criminali come rispettabili istituzioni? Come mai non si aprono indagini sui loro scandalosi comportamenti?». Titolo dell’articolo: I nuovi dittatori dell’Occidente.