Rubriche
tratto dal n.09 - 2002


Una preghiera silenziosa


Pregiatissimo direttore,
vi sarete forse meravigliati del mio silenzio, avendo preannunciato l’invio, subito dopo il ritiro precedente la Pasqua, di un ulteriore elenco di letture che andrebbero tolte dal Messale. Il mio padre spirituale, che agli inizi mi aveva incoraggiato, mi ha successivamente richiamato all’umiltà. L’inopportunità obiettiva di certi passi è fuori di dubbio; ma, una volta richiamate le autorità ecclesiastiche sull’argomento, a suo avviso è doveroso lasciare ad esse valutazioni e iniziative. Gli ho chiesto sabato scorso se la direttiva spirituale vale anche per voi di 30Giorni e, senza pronunciarsi, mi ha però autorizzato a scrivervi. Giudicate ora secondo coscienza. Da parte mia non posso che pregare per queste correzioni che continuo – questo non intacca l’obbedienza – a ritenere necessarie.
suor M.F.
  

                            
Ringrazio la suora, che ci richiamò così opportunamente al problema, la cui gravità obiettiva già dai soli testi sottolineati resta fuor di dubbio.  Tuttavia il consiglio ricevuto può valere anche per noi che non siamo legati da obbedienza. Invieremo alla Congregazione una dettagliata memoria e ci auguriamo che trovino il modo – rimosse le comprensibili difficoltà operative – di adottare le auspicate decisioni. La preghiera della suora, e anche le nostre, accompagneranno silenziosamente l’esame.

Giulio Andreotti





Ragazzi del Sud


Secondo i risultati del Centro europeo dell’educazione sul livello di istruzione degli studenti italiani (pubblicati dal Corriere della Sera), a girare a vuoto sono i giovani del sud, impreparati rispetto a quelli del centro-nord ed in ritardo nei confronti dei coetanei europei. L’impreparazione e la non conoscenza si riferiscono in particolare alle vicende dell’arte del loro secolo, il Novecento. Io non credo che questa differenza etnica abbia fondamento. Il ragazzo del nord legge più o meno come quello del sud, ha genitori mediamente istruiti sull’arte, non di più rispetto al sud. Insomma, il livello medio del sapere chi sono gli “espressionisti”, e Picasso e Braque e Klee e Kandinsky e Mondrian, e i nostri Giorgio Morandi, Modigliani, Fontana, Burri, è uguale sia al sud che al nord. Lo dico per esperienza personale (maturata anche in grandi città del nord). Che poi la Campania sia considerata, insieme alla Puglia, all’Abruzzo e al Molise, la più arretrata, mi sembra decisamente un errore.
Forse il seminario sull’arte moderna, che ho condotto nell’ospitale ottocentesca villa “Le Cycas” a Portici, potrebbe darmi ragione, vista l’affluenza e l’attenzione, invero singolari per numero e partecipazione emotiva, di tantissimi giovani porticesi e quindi vesuviani e quindi campani. Al quarto “incontro” (preferisco questa parola a “lezione”, di sapore troppo usuale ed accademico) su Picasso e Braque, questi ragazzi e ragazze, che arrivano a frotte e mi circondano per domande e quesiti pertinenti, sono stati per più di un’ora ad ascoltare, e vedere le diapositive, in un silenzio quasi irreale, rapiti dagli sconvolgenti ritratti di Picasso (il corpo e l’anima in quei volti) e dalla sovrumana eleganza dei colori e delle scomposizioni di Georges Braque. Quando poi ho letto qualche brano dell’orazione funebre di André Malraux (le “merci” de la France al grande pittore), scommetto perfino che un velo di commozione abbia pervaso il giovanile ambiente («...Quando morì Braque, la Francia lo onorò con tre giorni di lutto nazionale...»).
Girar a vuoto? Sconoscenza? Arretratezza? Mi pare che questi giovani, che la ventura mi ha permesso di riunire per capire l’arte del secolo, dimostrino esattamente il contrario. Alla fine del seminario, dopo otto incontri, ne abbiamo contati un migliaio. Un esempio reale e vibrante per gli scettici con antiche convinzioni e, perché no, per i loro colleghi giovani del nord, spesso non dotati del calore e della passione che ho trovato, reali, quaggiù.
Arte come puro piacere? Arte come ristoro mentale? Arte come alternativa? Di più, di più, lo scrisse Kandinsky aggiungendo: «...è una forza che deve servire all’affinamento e alla creatività dell’animo umano ... l’arte c’è per fortuna. C’è in ognuno di noi, c’è chi la fa, c’è chi la gode...».
Forse per i ragazzi che affollano il seminario, capire l’arte moderna era un lontano desiderio nascosto, mai soddisfatto. Ora essa è a portata di mano: nelle grandi correnti scandite e spiegate in una villa vesuviana: l’impressionismo, l’espressionismo, il cubismo, il surrealismo, il futurismo fino al dada e all’arte povera.
Questi giovani dimostrano di averne intuito l’importanza, quasi fosse un antidoto ai pericoli mortali delle false congreghe che producono tragiche estasi.
Carlo Montarsolo


Caro Montarsolo, grazie della sua lettera con la testimonianza di attenzione per l’arte, dei ragazzi di Portici.
La pubblicherò.
Con vivi saluti e auguri per Venezia.
Giulio Andreotti



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