Rubriche
tratto dal n.09 - 2002

Lettere dalle missioni



Kenya


Il 26 agosto si è tenuta una solenne celebrazione in memoria di padre John Anthony Kaiser, il missionario statunitense della Società di San Giuseppe (Mill Hill), trovato morto il 24 agosto del 2000 nei pressi della cittadina di Naivasha (60 km da Nairobi). Il nunzio apostolico e cinque vescovi del Kenya hanno presieduto la celebrazione, cui hanno assistito circa cinquecento fedeli. Oltre a ricordare la figura del religioso, in particolare la sua prossimità ai poveri e agli indifesi, la cerimonia è stata anche un’occasione per chiedere che venga fatta piena luce sulla sua morte. Una necessità espressa con forza anche dal presidente della Conferenza episcopale del Kenya, monsignor John Njue, presente alla funzione. Secondo l’inchiesta condotta dalle autorità keniote e, parallelamente, da agenti dell’Fbi, il religioso si sarebbe suicidato perché “depresso”. Frattanto, nel clima di crescente tensione in vista delle elezioni politiche (fissate per dicembre), il 15 settembre un centinaio di facinorosi hanno assalito all’arma bianca dei fedeli che si trovavano nella chiesa di Bogiakumu, nel distretto di Kisii, causando due morti, uno dei quali era un esponente politico locale aderente al partito governativo Kanu. Dopo l’aggressione, la chiesa è stata data alle fiamme.




Kenya


Il 26 agosto si è tenuta una solenne celebrazione in memoria di padre John Anthony Kaiser, il missionario statunitense della Società di San Giuseppe (Mill Hill), trovato morto il 24 agosto del 2000 nei pressi della cittadina di Naivasha (60 km da Nairobi). Il nunzio apostolico e cinque vescovi del Kenya hanno presieduto la celebrazione, cui hanno assistito circa cinquecento fedeli. Oltre a ricordare la figura del religioso, in particolare la sua prossimità ai poveri e agli indifesi, la cerimonia è stata anche un’occasione per chiedere che venga fatta piena luce sulla sua morte. Una necessità espressa con forza anche dal presidente della Conferenza episcopale del Kenya, monsignor John Njue, presente alla funzione. Secondo l’inchiesta condotta dalle autorità keniote e, parallelamente, da agenti dell’Fbi, il religioso si sarebbe suicidato perché “depresso”. Frattanto, nel clima di crescente tensione in vista delle elezioni politiche (fissate per dicembre), il 15 settembre un centinaio di facinorosi hanno assalito all’arma bianca dei fedeli che si trovavano nella chiesa di Bogiakumu, nel distretto di Kisii, causando due morti, uno dei quali era un esponente politico locale aderente al partito governativo Kanu. Dopo l’aggressione, la chiesa è stata data alle fiamme.




Camerun


Fratel Ivo Maria Dominique Lascanne, 62 anni, dei Piccoli fratelli di Gesù di Charles de Foucauld, è stato trovato morto, ucciso a colpi d’ascia, il 30 luglio scorso nei pressi di Maroua (estremo nord del Camerun) dove svolgeva il suo mandato. Aveva realizzato, presso la cattedrale di Notre Dame de l’Assomption di Maroua, un centro di accoglienza in favore dei ragazzi di strada. L’indagine è ancora aperta.





Burundi


«Questa è una guerra contro il popolo; deve finire al più presto», ha dichiarato monsignor Simon Ntamwana, arcivescovo di Gitega, invocando il cessate il fuoco e l’avvio di reali trattative tra il governo del Burundi e i ribelli del Fdd (Forze di difesa della democrazia). Le dichiarazioni del presule giungono dopo la notizia del rinvenimento, avvenuto agli inizi di settembre, di numerosi cadaveri (183 secondo l’esercito, oltre mille secondo fonti non governative) su una collina presso Itaba (provincia di Gitega, Burundi centrale). Sull’eccidio, attribuito a forze dell’esercito, è in corso un’inchiesta governativa. Il conflitto non risparmia gli uomini di Chiesa: esercito e ribelli si accusano a vicenda della morte di padre Pierre Tondo, 45 anni, parroco di Kiguhu, della diocesi di Ruyigi, ucciso lo scorso 5 agosto mentre si spostava a bordo della sua automobile nella provincia di Gitega.




Colombia


Il 20 settembre è stato ucciso padre José Luis Arroyave, responsabile dei programmi sociali e di sviluppo di San Javier, uno dei quartieri più degradati di Medellín. Da sempre vicino ai più poveri, nel mese scorso, partecipando ad un convegno, aveva più volte ribadito la necessità di trovare soluzioni umanitarie anziché militari al sanguinoso conflitto civile che vede le varie formazioni della guerriglia opposte al governo. L’omicidio sarebbe opera di paramilitari. Il 3 settembre invece, a cadere sotto il fuoco di sconosciuti erano stati due ragazzi, 14 e 17 anni, che si trovavano all’ingresso di una chiesa di Buga (dipartimento del Valle), dove si erano dati appuntamento per preparare i canti della messa. Uno è morto sulla soglia della chiesa, mentre l’altro è spirato in un ospedale di Cali.





Burundi


«Questa è una guerra contro il popolo; deve finire al più presto», ha dichiarato monsignor Simon Ntamwana, arcivescovo di Gitega, invocando il cessate il fuoco e l’avvio di reali trattative tra il governo del Burundi e i ribelli del Fdd (Forze di difesa della democrazia). Le dichiarazioni del presule giungono dopo la notizia del rinvenimento, avvenuto agli inizi di settembre, di numerosi cadaveri (183 secondo l’esercito, oltre mille secondo fonti non governative) su una collina presso Itaba (provincia di Gitega, Burundi centrale). Sull’eccidio, attribuito a forze dell’esercito, è in corso un’inchiesta governativa. Il conflitto non risparmia gli uomini di Chiesa: esercito e ribelli si accusano a vicenda della morte di padre Pierre Tondo, 45 anni, parroco di Kiguhu, della diocesi di Ruyigi, ucciso lo scorso 5 agosto mentre si spostava a bordo della sua automobile nella provincia di Gitega.




Isole Salomone


Il 20 agosto don Augustine Geve, primo sacerdote cattolico indigeno delle Isole Salomone, è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco. Nell’attuale governo ricopriva la carica di ministro per i giovani, le donne e lo sport. Le Isole Salomone sono preda di uno scontro etnico tra le “Aquile malaitiane” (dell’isola di Malaita) e il Movimento di liberazione Isatabù (dell’isola di Guadalcanal dove è situata la capitale, Honiara). Il sacerdote, ordinato il 14 dicembre dell’80, è stato ucciso sulla Weather Coast, la costa meridionale di Guadalcanal, dove si era recato, benché sconsigliato, per tentare una riconciliazione tra le parti in conflitto. A rivendicare l’attentato è stato uno dei vari signori della guerra locale, Harold Kake.




Indonesia


Diversi episodi di violenza si sono succeduti negli ultimi due mesi in varie località delle Molucche. Da ultimo l’aggressione, avvenuta il 16 settembre, contro tre villaggi dell’isola di Morotai, che ha causato due vittime e gravi danni alle abitazioni. Tra l’altro, sono state bruciate tre chiese. Dopo l’accordo siglato nel febbraio scorso a Malino (isola di Sulawesi) che ha suggellato la riconciliazione tra i cristiani e i musulmani delle Molucche, negli ultimi mesi la tensione tra le due comunità è tornata a salire, anche se importanti esponenti di entrambe attribuiscono le violenze a “provocatori” intenzionati a far saltare l’accordo. «Musulmani e cristiani vogliono entrambi una sola cosa: la pace», ha affermato monsignor Petrus Canisius Mandagi, vescovo di Ambon, in una conferenza stampa del 14 settembre.


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