Rubriche
tratto dal n.01 - 2001


Come farsi carico dell’ospite


Egregio senatore,
mi permetta, senza per questo mancare di riguardo alla sua personalità, dirle che certe sue espressioni, ascoltate alla tv, di critica a quanti non sono comprensivi verso gli extracomunitari mi sembrano per lo meno melense. Venga a Brescia e dopo una settimana si convincerà che con l’immigrazione massiccia e disordinata che si è avuta non è più possibile vivere. Lasci perdere le prediche sulla solidarietà e simili. Fino a che le mie due figlie alla sera non tornano a casa io vivo in angoscia; e neppure a casa ci sentiamo tranquilli. Roma è lontana: questa non è una fisima del signor Bossi.
Comunque le auguro felicità.
(lettera firmata)



Mi guardo bene dal non dare la dovuta importanza a questo stato d’animo, che l’anno scorso esplose in coincidenza di una serie di omicidi quasi quotidiani in Milano e che si ripete ad ogni scippo e violazione di donne.
Non me ne voglia, cara signora, se la invito ad approfondire con me il problema, accettando come premessa un vecchio insegnamento che troviamo nella Bibbia, ma che è proprio di tutte le grandi tradizioni culturali: l’ospitalità è sempre collocata accanto alla necessità di darsi carico delle vedove e degli orfani. Ma c’è di più. Siamo una nazione che ha creato in parte non piccola la sua storia attraverso flussi massicci di emigrazione. Detto questo, la necessità di nuove regole si impone. Le leggi adottate hanno avuto forti smagliature e poi si sono aggiunti, per il dramma dei Balcani, degli sbarchi massicci, specie sulle coste pugliesi, con rapida disseminazione in tutta l’Italia. C’è anche chi, pur partecipando alle proteste, non disdegna di assumere in nero mano d’opera a bassa remunerazione aggirando gli oneri previdenziali.
Sarò melenso, ma non cambio idea.





Sui pentiti


Caro direttore,
ho letto che una legge recente stabilisce che i collaboratori di giustiza devono dire subito quello che sanno e non centellinare il contributo conoscitivo come, se è così, avveniva fino ad ora. Dopo tanti anni di contiguità con i pentiti (questa sì) attraverso i tuoi processi, puoi aiutarmi a capire?
Buon lavoro e saluti.



Di regola lascio fuori da 30Giorni certe esperienze, ma posso offrirti una risposta riguardante uno dei più illustri pentiti (che a Falcone dette, viceversa, informazioni molto utili).

Dichiarazione di Tommaso Buscetta a Enzo Biagi – ottobre 1986 (dal libro di Enzo Biagi Il boss è solo, Mondadori, p. 246):
«La mafia non sa proprio niente di Mauro De Mauro, né chi lo ha fatto “sparare”. L’ho conosciuto al Circolo della Stampa a Palermo. Non era assolutamente il tipo da finire ammazzato. Se ci fosse stato qualcosa, l’avrei saputo senz’altro».
Dichiarazioni di Buscetta a Pino Arlacchi – maggio 1994 (dal libro di Pino Arlacchi Addio Cosa Nostra, Rizzoli, pp. 83, 80, 81):
«Ho rivelato uno dei segreti meglio conservati di Cosa Nostra. Devo solo aggiungere che anche il rapimento di Mauro De Mauro, il giornalista de L’Ora di Palermo scomparso nel 1970, è stato effettuato da Cosa Nostra. De Mauro stava indagando sulla morte di Mattei e aveva ottime fonti all’interno di Cosa Nostra. Stefano Bontade venne a sapere che De Mauro stava avvicinandosi troppo alla verità – e di conseguenza al ruolo che egli stesso aveva giocato nell’attentato – e organizzò il “prelevamento” del giornalista in via delle Magnolie. De Mauro fu rapito per ordine di Stefano Bontade, che incaricò dell’operazione il suo vice, Girolamo Teresi».
[…]
«Fu Cosa Nostra siciliana, in una seduta della sua prima Commissione, a decretare la morte di Enrico Mattei».
[…]
«Mattei fu ucciso su richiesta di Cosa Nostra americana perché con la sua politica aveva danneggiato importanti interessi americani in Medio Oriente».

Giudica tu, caro Claudio.




Tra Tommaso Moro e Machiavelli


Caro senatore,
su La Stampa del 10 dicembre il senatore Bobbio ha ripercorso in un’intervista il suo pensiero nei confronti della scelta del Santo Padre di eleggere Tommaso Moro come protettore dei politici, dal filosofo letta più come esempio ideale piuttosto che protettore, dal momento che il politico dovrebbe agire secondo la ragion di Stato ovvero secondo la frase del Machiavelli: «Gli Stati non si governano coi Paternoster».
Qual è il suo pensiero al riguardo?
Sentitamente la saluto.



Io sono stato uno dei firmatari della petizione al Papa.





«Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite» (Mc 10, 14)


Egregio direttore,
nel numero di 30Giorni del dicembre scorso ho molto apprezzato l’inserto accluso denominato Dottrina cristiana, un opuscolo, questo, destinato ai bambini che contiene le principali preghiere cristiane e le nozioni fondamentali del catechismo per i piccoli, esposte con uno stile sintetico e semplice, corredato da una simpatica grafica.
Le parole di Gesù «lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite» (Mc 10, 14) interpellano ciascuno di noi ed esigono da ogni cristiano adulto uno specifico impegno. Il Vangelo ci testimonia che i fanciulli sono i primi destinatari del Regno dei cieli, perché solo a coloro che diventano come un bambino, nostro Signore Gesù spalanca le porte del Suo Regno.
Il santo padre Giovanni Paolo II ha scritto nella Lettera ai bambini del 1994:
«Quanto importante è il bambino agli occhi di Gesù! Si potrebbe addirittura osservare che il Vangelo è profondamente permeato della verità sul bambino. Lo si potrebbe persino leggere nel suo insieme il “Vangelo del bambino”».
Ringrazio cordialmente la redazione di 30Giorni per la sensibilità mostrata verso i piccoli, con questa serie di opuscoli per bambini sulla Dottrina cristiana. Mi auguro che non solo i bambini ma anche i loro genitori approfittino di queste pagine; leggendole insieme ai loro figli gusteranno la ricchezza, tanto antica e sempre nuova, della fede cristiana.
Profitto dell’occasione per augurare a lei e alla sua redazione un nuovo anno ricco di grazie e benedizioni.
Nel Signore,



Testo risposta

 


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