Profilo biografico di don Primo Mazzolari (1890-1959)
di Walter Montini
Don Primo in piazza San Pietro
[© Fondazione Mazzolari]
Primo Mazzolari nasce a Boschetto, una frazione di Cremona, il 13 gennaio 1890, da una famiglia di agricoltori. Nel 1912, il 24 agosto, dopo aver frequentato il seminario di Cremona, viene ordinato prete nella chiesa parrocchiale di Verolanuova, paese della Bassa bresciana dove la famiglia si era trasferita agli inizi nel 1900.
I primi incarichi pastorali e la prova della guerra
Don Primo viene inviato come vicario cooperatore prima a Spinadesco (Cremona) e poi nella parrocchia natale del Boschetto.
Nell’autunno del 1913 è nominato professore di Lettere nel ginnasio del seminario. Svolge tale funzione per un biennio, durante il quale utilizza le vacanze estive per recarsi in Svizzera, ad Arbon, come missionario dell’Opera Bonomelli che assiste gli emigranti italiani che rimpatriano dalla Germania. Dopo l’impiego negli ospedali militari di Genova e di Cremona, nel 1918 segue, per nove mesi, come cappellano militare, le truppe italiane inviate sul fronte francese. Rientrato in Italia, svolge altri incarichi con il Regio Esercito, compreso quello di recuperare le salme dei caduti nella zona di Tolmino. Nel 1920 trascorre un periodo di sei mesi in Alta Slesia, insieme alle truppe italiane inviate per mantenere l’ordine in una zona forzatamente ceduta dalla Germania alla neonata Polonia.
Il periodo di Cicognara. L’opposizione al fascismo
Nel 1921 il vescovo di Cremona monsignor Giovanni Cazzani lo nomina delegato vescovile nella parrocchia della Santissima Trinità di Bozzolo. Da qui viene trasferito come parroco a Cicognara, a due passi dal fiume Po, paese con una forte connotazione socialista, dove rimane per un decennio, fino al luglio 1932.
La “promozione” a Bozzolo
Nel 1932 viene trasferito di nuovo a Bozzolo, questa volta come parroco. Gli anni Trenta sono molto operosi e fecondi. Nel 1934 pubblica La più bella avventura. Nel 1938 appaiono altri suoi testi: Il samaritano, I lontani, Tra l’argine e il bosco; nel 1939 viene pubblicata La Via Crucis del povero. Le opere successive finiscono sotto la scure della censura. Le autorità fasciste attaccano, tra le altre, nel 1941,Tempo di credere. Nel 1942 esce Anch’io voglio bene al papa.
Guerra e Resistenza. La clandestinità
Nel 1943, alla caduta del fascismo e all’annuncio dell’armistizio (8 settembre), don Primo prende contatti con vari ambienti e personalità cattoliche e stringe rapporti con la resistenza. Nel luglio 1944 subisce un arresto da parte del Comando tedesco di Mantova. Liberato e richiesto di restare a disposizione, preferisce passare alla clandestinità a Gambara, un paese in provincia di Brescia. Lascia così per qualche tempo Bozzolo, ritornandovi di nascosto.
Il dopoguerra
Nel 1945 pubblica Il compagno Cristo. Vangelo del reduce. Scrive in quegli anni molti articoli sui giornali cattolici di Cremona, Bergamo, Genova, collaborando, tra l’altro, ai giornali Democrazia e L’Italia. Continua a interessarsi dei “lontani”, particolarmente dei comunisti. Nelle elezioni del 1948, Mazzolari appoggia decisamente la Dc.
La prima pagina di un numero di Adesso, la rivista fondata nel 1949 da don Mazzolari
Il 15 gennaio 1949 esce il primo numero del quindicinale Adesso. Al giornale collaborano don Lorenzo Bedeschi, padre Aldo Bergamaschi, il sindaco socialista di Milano Antonio Greppi, e tanti preti e laici più o meno noti.
Il carattere innovativo e coraggioso di Adesso provoca l’intervento vaticano, così che nel febbraio del 1951 il giornale deve cessare le pubblicazioni. In luglio arrivano altre misure personali contro don Mazzolari: la proibizione di predicare fuori diocesi senza il consenso dei vescovi interessati e il divieto di pubblicare articoli senza preventiva revisione ecclesiastica.
Nel novembre dello stesso 1951 Adesso riprende le pubblicazioni. Don Primo collabora ancora, utilizzando spesso pseudonimi. Proprio alcuni suoi interventi sul tema della pace e dichiarazioni di disponibilità al dialogo provocano nuove indagini disciplinari: nel 1954 riceve da Roma l’ordine di predicare solo nella propria parrocchia e il divieto di scrivere articoli su “materie sociali”.
Gli ultimi anni
Negli anni Cinquanta pubblica altre opere. Nel 1952 esce La pieve sull’argine, un ampio racconto, fortemente autobiografico, che ripercorre le vicende e le vicissitudini di un prete di campagna negli anni del fascismo. Nel 1955 appare, anonimo, Tu non uccidere, in cui affronta la questione della guerra. Nel novembre del 1957 l’allora arcivescovo di Milano cardinale Montini lo chiama a predicare alla Missione di Milano; il 5 febbraio 1959 papa Giovanni XXIII lo riceve in udienza in Vaticano, definendolo «la tromba dello Spirito Santo in terra padana».