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CASI EDITORIALI
tratto dal n. 07/08 - 2000

Vaticanerie. Una lettera del cardinale Gantin


Tradotto dall’inglese è uscito di recente, per i tipi della casa editrice Ancora, un volumetto di Vaticanerie che è traduzione di un testo pubblicato nel 1998 negli Stati Uniti. L’autore, Nino Lo Bello, deceduto di recente, è stato per un decennio corrispondente dal Vaticano del New York Herald Tribune. Si tratta di una raccolta di aneddoti, di battute e di pettegolezzi sull’ambiente dei papi lungo i secoli. In verità qualche passo è irriguardoso, ma non si tratta di un saggio storico e non vale la pena di indugiarsi a rettificare. Purtroppo, evidentemente dando solo una scorsa all’innocuo indice, il cardinale Gantin aveva scritto una benevola presentazione. Inde irae. Siamo lieti di pubblicare una lettera in proposito del cardinale decano, giustamente rammaricato per quanto è accaduto


di Giulio Andreotti


12 luglio 2000

Ritorno dalla Lombardia, e più precisamente da Varese, terra nota per la sua sensibilità cristiana fedele e molto viva. Lì sono stato accolto da una parrocchia che festeggiava domenica 9 luglio i 25 anni della consacrazione della sua grande e bella chiesa.
I miei ricordi non sarebbero stati altro che gioiosi se, purtroppo, a margine di tante belle e buone cose osservate e ricevute, non avessi dovuto prendere atto, visitando queste comunità accoglienti e ricche di sincera amicizia, delle conseguenze poco felici di un libro recentemente apparso con una prefazione recante la mia firma.
Ne ho avuto una grande sofferenza e tristezza.
Il cardinale Bernardin Gantin

Il cardinale Bernardin Gantin

Per fortuna un mio amico romano, un po’ prima della mia partenza per Milano, mi aveva gentilmente segnalato che certi commenti a tale famoso libro avevano suscitato alcune reazioni negative e poco favorevoli. Qualsiasi caricatura è sempre maliziosa e spiacevole. In effetti, la lettura e l’interpretazione date, e persino orchestrate, da un quotidiano cattolico molto diffuso in Italia, sembravano per lo meno tendenziose, se non irriverenti, verso certi papi, di cui la persona e la figura non uscivano, da una tale presentazione, granché degne di stima e di rispetto; e ciò a causa di riferimenti a fatti o a tratti del carattere non conformi alla verità e alla delicatezza che meritano, dappertutto e sempre, nell’opinione pubblica.
Questo libro intitolato Vaticanerie, edito sotto l’egida dei responsabili di Ancora, non ha certo riscosso, da quello che sembra, una eco favorevole e una buona accoglienza presso le persone, cristiane e non cristiane, che nutrono una grande e legittima stima per illustri successori di Pietro, come Giovanni XXIII e Paolo VI. Se sono stati presentati come papi affetti da manie e stranezze quanto meno sorprendenti e ridicole, questo veramente non è né bello, né vero, né opportuno.
Per chiarire, brevemente, le circostanze in cui sono stato condotto e sollecitato a una prefazione a questo libro, devo ricordare il clima di fiducia e di amicizia, che credevo reciproche, grazie al quale ho dovuto, in buona fede, scrivere quelle righe dopo aver sfogliato solamente qualche pagina manoscritta; ma questa introduzione è oggi, sembra, rivendicata vuoi come una scusante, vuoi come una garanzia o un’alta protezione.
Stando così le cose, la mia amarezza non può restare muta. E mi sento obbligato, innanzitutto a causa del contesto del Grande Giubileo in corso, e che ci invita tutti alla conversione e all’esempio di un atteggiamento di chiarezza e di edificazione, a domandare perdono a tutti quelli che la mia ingenua implicazione in tale affaire ha potuto sorprendere, scandalizzare o non edificare.
Ho inoltre il dovere di ritirare ufficialmente le mie parole e il mio nome che sembrano aver dato un certo valore di solidarietà a una iniziativa così poco rispettosa verso la Santa Sede, verso il Vaticano e soprattutto verso la persona del sovrano pontefice, chiunque sia.
Non ho mai mancato, né da vicino né da lontano, nel mio Paese o a Roma, di esprimere il mio attaccamento personale, profondo e filiale, a tutto ciò che concerne quelle realtà romane e spirituali “care al cuore di ogni cattolico nel mondo”.
Mi dispiace e rifiuto dunque qualsiasi tentativo, volontario o no, da qualunque fonte provenga, che abbia cercato, in queste circostanze o in altre, di “strumentalizzare” le mie parole, la mia penna, la mia posizione o la mia persona per dei fini non conformi alla mie convinzioni di sempre.
Dopo avere tanto e da molto tempo beneficiato della considerazione e della fiducia da parte del Vaticano, non andrei certo a cooperare a una qualsiasi cosa che nuoccia alla sua causa e alla sua onorabilità.
Avevo pensato, accogliendo il progetto del libro in questione, che sarebbe stata una bella e felice occasione – giubilare per di più – per offrire al pubblico una raccolta di aneddoti verificati che avrebbero stimolato al sorriso e alla edificazione.
A buon intenditor poche parole!
Ho scritto la prefazione in lingua italiana che conosco molto meno della lingua francese.
Questo mio intervento avrà almeno, credo, il merito di essere di una maggiore chiarezza e di una totale franchezza.

Bernardin cardinale Gantin
Decano del collegio cardinalizio


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