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UN VADEMECUM PER I PELLEGRINI
tratto dal n. 11 - 1999

A Roma, a Gerusalemme, nel mondo

A Roma, a Gerusalemme, nel mondo



a cura di Gianni Valente


CHE COS’È L’INDULGENZA
«L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa [cioè per i quali si è già ottenuta l’assoluzione confessandosi, ndr], remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione» con la sua autorità «dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi» (Paolo VI, costituzione apostolica Indulgentiarum doctrina, 1967).

CHE COS’È LA PENA TEMPORALE
Il peccato ha due conseguenze. In primo luogo, se grave, esso comporta la privazione della comunione con Dio, e la pena eterna, cioè l’inferno. E questa viene cancellata ogni qual volta ci confessiamo fruttuosamente e così veniamo riammessi alla comunione con Dio nello stato di grazia soprannaturale. In secondo luogo «ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta “pena temporale” del peccato» (Catechismo della Chiesa cattolica, n.1472).
Questa seconda conseguenza del peccato, cioè la pena temporale, a cui si può essere ancora obbligati nonostante il perdono delle colpe ottenuto nella confessione, può essere scontata o quaggiù, sulla terra, con volontarie preghiere e penitenze, con opere di pietà, di mortificazione e di carità, oppure nell’aldilà, nel purgatorio.

CHE DIFFERENZA C’È TRA L’INDULGENZA PLENARIA E L’INDULGENZA PARZIALE
L’indulgenza plenaria di per sé rimette tutta la pena temporale dei peccati già perdonati quanto alla colpa (il che, per i peccati mortali, esige necessariamente la confessione sacramentale). Invece l’indulgenza parziale di per sé rimette una parte della pena temporale.

CHI PUÒ OTTENERE LE INDULGENZE
Può ottenere le indulgenze solo chi è battezzato e non sia scomunicato. Per conseguirle, il fedele battezzato deve essere in grazia di Dio, senza cioè peccato mortale, perché il debito della pena temporale non può essere rimesso se non dopo la cancellazione della colpa e la remissione della pena eterna operate dal sacramento della confessione o, in caso di impossibilità di confessarsi, da un atto di sincera contrizione, col proposito di accedere al sacramento della penitenza non appena possibile.
È inoltre necessaria l’intenzione di ottenere l’indulgenza, perché il beneficio è concesso solo a chi positivamente intende riceverlo.

COME SI OTTIENE L’INDULGENZA PLENARIA
Il primo requisito è «l’esclusione di qualsiasi affetto al peccato anche veniale» (Enchiridion indulgentiarum, norma 20 § 1).
Occorre poi, oltre che compiere l’atto a cui la Chiesa annette l’indulgenza plenaria, adempiere alle seguenti condizioni:
confessarsi (la confessione deve essere «individuale e integra»);
fare la comunione eucaristica;
pregare secondo le intenzioni del Papa (ad esempio, un Padre Nostro e un’Ave Maria).

IN CHE MODO OGNI FEDELE PUÒ RICEVERE QUOTIDIANAMENTE L’INDULGENZA PLENARIA
La quarta edizione dell’Enchiridion indulgentiarum, approntata dalla Penitenzieria apostolica nel luglio ’99, elenca circostanze e atti compiendo i quali, una volta adempiute le condizioni sopra accennate, si può ricevere l’indulgenza plenaria.
In particolare, si può ottenere l’indulgenza plenaria ogni giorno, non più di una volta al giorno, per sé o per i defunti a modo di suffragio, praticando uno dei seguenti atti:
l’adorazione del Santissimo Sacramento per almeno mezz’ora;
il pio esercizio della Via Crucis dinanzi alle quattordici stazioni legittimamente erette;
la recita del santo Rosario o dell’inno Akathistos o dell’officio Paraclisi in onore della Madonna, in chiesa o in oratorio, oppure fuori ma collettivamente;
la lettura della Sacra Scrittura per almeno mezz’ora.
A Roma, si può ottenere ogni giorno l’indulgenza plenaria recandosi a recitare il Padre Nostro e il Credo in una delle quattro basiliche patriarcali dell’Urbe (San Pietro in Vaticano, Santissimo Salvatore al Laterano, Santa Maria Maggiore, San Paolo sulla via Ostiense), sia visitandole in pellegrinaggio con altri, sia almeno esprimendo durante la visita il proposito di filiale sottomissione al romano pontefice.
La confessione, per l’acquisto dell’indulgenza plenaria, è sempre necessaria. Anche colui che non ha coscienza di aver peccato mortalmente deve confessarsi. Il fedele non è obbligato a confessarsi nel giorno dell’indulgenza. La confessione può farsi in uno dei giorni che precedono o che seguono quello dell’indulgenza (più o meno fino a venti giorni prima o dopo). Inoltre «è sufficiente una sola confessione sacramentale per acquistare più indulgenze plenarie» (Enchiridion indulgentiarum, norma 20 § 2), purché permanga lo stato di grazia.

IN CHE MODO OGNI FEDELE PUÒ RICEVERE QUOTIDIANAMENTE L’INDULGENZA PLENARIA DURANTE IL GIUBILEO DELL’ANNO DUEMILA
In occasione dell’Anno Santo, ogni fedele può ricevere ogni giorno l’indulgenza plenaria non solo compiendo le quattro pie pratiche testé ricordate (Rosario, Via Crucis, adorazione eucaristica e lettura della Sacra Scrittura per almeno mezz’ora), ma anche attraverso determinate opere stabilite ad hoc dal Sommo Pontefice. Il decreto della Penitenzieria apostolica annesso alla bolla d’indizione dell’Anno Santo, Incarnationis mysterium, stabilisce gli atti che comporteranno ogni giorno l’acquisizione dell’indulgenza plenaria per tutta la durata del prossimo Anno Santo del duemila. Oltre ad osservare le condizioni consuete (distacco dal peccato anche veniale, confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), per ricevere quotidianamente l’indulgenza plenaria giubilare il fedele dovrà compiere un’opera di pietà, di misericordia o di penitenza, da scegliersi tra le seguenti:

a) Opera di pietà
Consiste in una pia visita o in un pio pellegrinaggio (da concludersi con una celebrazione liturgica o un pio esercizio) a una chiesa o a un altro luogo giubilare, determinati dalla competente autorità.
Il fedele che si recherà a Roma dovrà compiere un pellegrinaggio ad una delle basiliche patriarcali (San Pietro, Santissimo Salvatore al Laterano, Santa Maria Maggiore, San Paolo sulla via Ostiense), o ad alcuni altri insigni luoghi di culto che vi sono stati aggiunti: Santa Croce in Gerusalemme, San Lorenzo al Verano, il Santuario della Madonna del Divino Amore, le catacombe cristiane. Il fedele dovrà assistere alla messa o a un’altra celebrazione liturgica, come le lodi o i vespri, o a un altro esercizio di pietà (ad esempio la Via Crucis, il Rosario mariano, la recita dell’inno Akathistos in onore della Madre di Dio); o dovrà fermarsi per un certo periodo in adorazione davanti all’Eucarestia o in meditazione, concludendo con la recita del Padre Nostro, con la professione di fede in qualsiasi legittima forma e con l’invocazione della Beata Vergine Maria.
Il fedele che si recherà in Terra Santa riceverà l’indulgenza se visiterà la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme o quella della Natività a Betlemme o quella dell’Annunciazione a Nazareth, osservando le stesse condizioni o assistendo alle celebrazioni o ai pii esercizi come indicato per la città di Roma.
Nelle altre diocesi del mondo, riceveranno l’indulgenza i fedeli che compiranno un pellegrinaggio alla chiesa cattedrale o ad altre chiese o luoghi designati dal vescovo e lì assisteranno a una celebrazione o compiranno un pio esercizio come indicato per la città di Roma.

b) Opera di misericordia
Consiste in un atto da scegliersi tra i seguenti:
– visitare per un congruo tempo i fratelli che si trovano in necessità o in difficoltà (malati, carcerati, anziani in solitudine, handicappati, ecc.) «quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro»;
– sostenere con un significativo contributo opere di carattere religioso o sociale (specialmente in favore dell’infanzia abbandonata, dei giovani in difficoltà, degli anziani bisognosi, degli stranieri in cerca di migliori condizioni di vita);
– dedicare una congrua parte del proprio tempo libero ad attività che rivestono interesse per la comunità o altre simili forme di sacrificio personale.

c) Opera di penitenza
Consiste in una delle seguenti pratiche penitenziali, da sostenersi almeno per un giorno, devolvendo una proporzionata somma di denaro ai poveri:
– astenersi dai consumi superflui (ad esempio il fumo, le bevande alcoliche);
– digiunare;
– fare astinenza dalle carni o da altro cibo secondo le specificazioni degli episcopati.
Anche l’indulgenza plenaria giubilare, come le altre indulgenze plenarie, può acquistarsi una sola volta al giorno per sé o per i defunti a modo di suffragio, senza dover ripetere ogni giorno la confessione, purché permanga lo stato di grazia.



Sul tema delle indulgenze si segnalano due recenti volumi di facile consultazione: Jean-Marie Gervais, Giubileo e indulgenza, Ancora editrice, Milano 1999; Andrea Tornielli, Il Giubileo e le indulgenze, edizioni Gribaudi, Milano 1999.


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