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GIOVANNI PAOLO I
tratto dal n. 10 - 1999

Un soffio, un sorriso


«La Provvidenza ha voluto che il suo pontificato fosse breve. Ma fu intenso! È stato come un soffio, un sorriso, una corsa. Tutto si è svolto nell’arco di 33 giorni. Eppure sono stati attimi in cui la gente ha afferrato la tenerezza dell’amore di Dio». L’omelia del cardinale Bernardin Gantin alla messa di suffragio per Paolo VI e Giovanni Paolo I


L’omelia del cardinale Bernardin Gantin alla messa di suffragio per Paolo VI e Giovanni Paolo I


Il cardinale Bernardin Gantin, decano del Collegio cardinalizio, ha presieduto a nome del Santo Padre la concelebrazione eucaristica in suffragio dei pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo I nella serata di martedì 28 settembre nella Basilica vaticana.
Pubblichiamo qui di seguito il testo dell’omelia pronunciata dal cardinale Gantin:

Il cardinale Bernardin Gantin con Giovanni Paolo I il 28 settembre 1978,  poche ore prima dell’improvvisa morte di Luciani

Il cardinale Bernardin Gantin con Giovanni Paolo I il 28 settembre 1978, poche ore prima dell’improvvisa morte di Luciani

1. «Io sono il buon pastore» (Gv 10, 11).
Questa solenne affermazione di Cristo, or ora ascoltata, sembra un commento suggeritoci dalla liturgia nei riguardi dei due sommi pontefici che vogliamo ricordare nella preghiera in questa Basilica, dove ambedue hanno celebrato l’Eucaristia e hanno svolto il ministero della Parola.
Giovanni Paolo I, del quale proprio oggi ricorre il ventunesimo anniversario della morte, fu un pastore d’anime tutto proteso a essere un seminatore di bene. Di lui il mondo conserva nella memoria soprattutto quella esuberanza di bontà sorridente che era un riflesso dei sentimenti del Buon Pastore.
La Provvidenza ha voluto che il suo pontificato fosse breve. Ma fu intenso! È stato come un soffio, un sorriso, una corsa. Tutto si è svolto nell’arco di 33 giorni. Eppure sono stati attimi in cui la gente ha afferrato la tenerezza dell’amore di Dio. Colpirono in particolare le sue parole sull’amore di Dio, che è grande come quello di un padre, ma che ha anche la tenerezza che è propria dell’amore materno.
Questo messaggio di papa Giovanni Paolo I fu compreso e accolto da molti, che non mancarono di dimostrargli profonda gratitudine. Basterebbe andare con la memoria alla lunga processione di gente che, sotto l’acqua battente, durante tutta la giornata, si diede appuntamento per poter passare, almeno per un attimo, davanti al Papa morto. Fecero ciò per poterlo salutare, per recitare una preghiera, per dire grazie per il suo “sì” a Dio, per aver accettato – lui che non se lo aspettava, come confidò nel suo primo saluto ai romani (cfr. Insegnamenti, 20) – di succedere a Pietro e confermare nella fede i fratelli (cfr. Lc 22, 32).
Come non ricordare ora, in questa celebrazione eucaristica, la catechesi di Giovanni Paolo I, semplice eppure toccante, in grado di raggiungere subito il cuore, di riscaldarlo e di rinvigorire le intelligenze?
Parlò di fede, di speranza e di carità, con una incisività e una vivacità che il tempo non ha cancellato dalla memoria.
2. Ugualmente fu buon pastore papa Paolo VI, il cui ricordo cresce col passare del tempo. Commentando il brano del Buon Pastore, nell’aprile del 1968, egli spiegava ai fedeli che «il Buon Pastore è Gesù» (Insegnamenti, VI [1968], 1161). E se l’immagine del Buon Pastore è vera e realistica nei confronti di Gesù, si può ben affermare che questa stessa parola evangelica si addice anche agli imitatori di Gesù nell’amore e nella sollecitudine pastorale verso il vero bene del popolo di Dio.
Il sommo pontefice Paolo VI fu chiamato dalla Provvidenza a reggere la Chiesa nella densa e feconda stagione conciliare e negli anni immediatamente successivi, nei quali si sforzò di incoraggiare tutti a dare attuazione alle indicazioni date dal Concilio. Il suo amore e la sua sollecitudine pastorale per il bene dei fedeli furono allo stesso tempo teneri e forti, rispettosi ma fermi nella difesa della verità, aperti alle esigenze dei tempi ma saldi nella fedeltà alla genuina tradizione della Chiesa.
Spendendo tutte le proprie energie spirituali ed intellettuali nel ministero petrino al quale fu chiamato da Cristo, papa Paolo Vl ci ha lasciato un esempio di come si ama, si serve e si opera per la Chiesa di Cristo. Egli si sforzava così di conformarsi all’immagine del Buon Pastore, il quale, come egli stesso ebbe a spiegare, è la rivelazione della bontà infinita di Dio. «Noi» diceva «siamo invitati dallo stesso Signore a pensarlo così: una figura estremamente amabile, dolce, vicina; e noi possiamo attribuire soltanto al Signore l’esprimersi con bontà infinita» (ibid.). Con il proprio stile e le grandi doti spirituali e culturali di cui era stato da Dio arricchito, papa Paolo Vl è stato testimone della bontà di Dio verso ogni persona umana.
3. «Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me» (Gv 10, 14).
Papa Paolo VI e papa Giovanni Paolo I, i cui pontificati sono stati caratterizzati da tempi e da modalità molto diversi, sono uniti dallo stesso amore e dalla stessa passione per la Chiesa. Entrambi, ciascuno con la propria personalità, sono stati immagine vivente del Buon Pastore, che conosce e si prende cura del proprio gregge.
Noi vogliamo ricordarli quest’oggi nella preghiera. È spiritualmente unito a noi in questa commemorazione il Santo Padre, il quale questa mattina ha celebrato la messa per i due pontefici e che mi ha affidato il compito di presiedere questa liturgia. In comunione col Sommo Pontefice offriamo il divin sacrificio in suffragio di questi due zelanti pastori della Chiesa, pregando il Padre delle misericordie di accoglierli nel suo regno eterno di luce e di pace.
Alla materna intercessione di Maria, Madre della Chiesa, tanto amata e venerata dai due sommi pontefici che oggi commemoriamo, affidiamo le loro anime elette, affinché possano godere per sempre il premio promesso dal Signore ai suoi servi buoni e fedeli nella comunione dei santi. Amen!


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