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STRASBURGO VISTA DA VICINO
tratto dal n. 05 - 1999

L’unificazione europea attraverso le allocuzioni dei presidenti del Parlamento europeo


Così era titolato un dossier uscito nel 1982 in occasione del trentesimo anniversario del Parlamento di Strasburgo. Si apriva con una prefazione, di cui pubblichiamo un estratto, dell’allora vicepresidente Guido Gonella. Proponiamo inoltre una selezione di frasi tratte dai discorsi di insediamento dei presidenti che si sono succeduti dal 1952 al 1997


di Guido Gonella


Chi intenda conoscere i princìpi ai quali si ispira la Comunità europea, le leggi che la disciplinano, le istituzioni nelle quali si articola, ha l’imbarazzo della scelta in un materiale particolarmente copioso. Si va dai trattati sistematici ai saggi teorici e storici, dalle approfondite monografie giuridiche ed economiche ai compendiosi corsi universitari e alla pubblicistica minuta delle riviste e dei giornali.
Guido Gonella, scomparso nel 1982

Guido Gonella, scomparso nel 1982

Molte strade conducono a conoscere la nuova e maggiore istituzione politica ed economica del nostro secolo, ma lungo questi itinerari non mancano i pericoli di disorientamento nel groviglio delle disposizioni, nella varietà delle sottigliezze giuridiche, nei meandri di una colta ma voluminosa produzione burocratica.
Un altro modo di conoscere direttamente l’evoluzione della Comunità potrebbe esserci offerto dalla lettura dei discorsi pronunciati dai presidenti del Parlamento europeo immediatamente dopo la loro elezione. Questa galleria di personaggi è animata da tutti i presidenti liberamente eletti, appartenenti a diverse nazionalità e a diversi partiti. Le loro parole danno vita a un concerto a più voci.
Il linguaggio di queste personalità è solo marginalmente influenzato da coloriture nazionali o da incrinature di partito, ed in ciò sta il pregio di queste prose di contenuto globale e di intonazione più politica che giuridica.
Attraverso questi discorsi si coglie un linguaggio comunitario, uno stile comunitario, un costume comunitario. Si tratta di un grande sforzo d’intesa unitaria compiuta da rappresentanti di nazioni che per secoli all’intesa hanno spesso preferito la contesa.
In questa sfilata di personalità storiche occupano un posto eminente i presidenti Schuman e De Gasperi che, assieme ad Adenauer, costituirono il triunvirato dei padri fondatori ai quali l’istituzione comunitaria deve il suo primo impulso.
I discorsi dei presidenti si possono considerare anelli di una catena. Infatti, ogni presidente parte dal ricordare con gratitudine l’opera del suo predecessore e procede innanzi enunciando i suoi propositi in maniera programmatica. Si ha così un coordinato succedersi di sintesi storiche delle realizzazioni comunitarie ed un collegato compendio delle aspirazioni sorte di tempo in tempo.
I problemi del passato si saldano con quelli del futuro. Si può dire che ogni presidente riceve una fiaccola dal suo predecessore e si impegna a consegnarla più luminosa al suo successore.
Per questa ragione si ha una complessa testimonianza di importanza storica. Ogni discorso segna una tappa, ora più lunga ed ora più breve, del processo di evoluzione dell’unificazione europea.
Leggendo queste prolusioni, opportunamente si può insistere sul tema dell’evoluzione che conviene non abbandonare poiché, se vi è un terreno refrattario all’improvvisazione, questo è appunto il terreno comunitario nel quale le difficili conquiste si realizzano e consolidano proprio attraverso il procedimento evolutivo, talora agevole ma più spesso faticoso.
Nella sequenza di questi discorsi è possibile cogliere il ritmo del progresso delle istituzioni comunitarie. Progresso che talora può essere considerato lento, ma che mai si è andato arenando. Perciò si può parlare di lentezza dei passi in avanti, ma non di passi indietro.
In questi testi si noterà agevolmente l’incalzare ed il rincorrersi dei problemi e dei propositi ma la ricorrenza dei temi, se da un lato denuncia una permanenza di difficoltà, dall’altro lato testimonia una costanza di tenace volontà per nulla scoraggiata dalla durezza dei compiti. Su questo procedere, la stampa quotidiana talora si sofferma con un certo facilismo, affacciando motivi di sfiduciato pessimismo il quale spesso è causato dalla frammentarietà dell’informazione e dalla refrattarietà alle conoscenze tecniche che si può superare approfondendo la conoscenza di tali testi, i quali testimoniano la continuità storica e logica di propositi e di realizzazioni.
Non è certo possibile negare il salto di qualità realizzato passando da intese intergovernative a istituzioni comunitarie. La collaborazione tra i popoli, per quanto divenuta giuridicamente matura attraverso la molteplicità degli accordi, non era riuscita, per secoli, ad andare al di là del diritto internazionale. Solo col nuovo organismo si è dato vita ad un diritto comunitario espresso da istituzioni comunitarie. È questa una grande novità che balza viva dalla lettura di queste allocuzioni.
Anche coloro che vedono solo i piccoli passi non possono sottovalutare il progresso compiuto dalla prima e limitata Assemblea comune, figlia dei Parlamenti nazionali, al Parlamento europeo, figlio di libere elezioni dirette e quindi della diretta volontà dei popoli.
Era logico che il primo Parlamento europeo nato dal suffragio elettorale promuovesse non solo l’aumento del numero delle nazioni aderenti alla Comunità, ma anche l’allargamento e approfondimento dei suoi poteri e la difficile ma necessaria revisione dei rapporti con tutte le altre istituzioni comunitarie. Si tratta di consolidare un tessuto europeo che è, ad un tempo, politico ed economico, e che non può essere inteso in senso solo formale. Particolarmente su questi temi sta ora lavorando con nutrito impegno il Parlamento europeo, per garantire sempre meglio alla Comunità l’esistenza e la vitalità di un Parlamento che legiferi, di un Esecutivo che governi, di una Corte che giudichi.
Si può anche dire che questi autorevoli testi costituiscono una piccola enciclopedia della problematica comunitaria e pure della storia di una ardita istituzione che non ha precedenti nel passato e che, all’indomani della seconda guerra mondiale, ha indicato ai popoli le difficili vie del superamento degli egoismi nazionali, delle odiosità razziali, dei bellicismi crudeli e distruttivi.
La finalità dell’istituzione comunitaria è così nuova, così alta e così difficile da realizzare, che ben si comprende come gli sforzi possano sempre apparire inadeguati ai fini. È la faticosa impresa di un continente che, culla della civiltà di tutti i tempi, per secoli è stato lacerato da guerre e che ora vuole allontanarsi dal suo triste passato e incamminarsi per una strada che non ha precedenti nella sua storia secolare.


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