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PADRE PIO
tratto dal n. 03 - 1999

Martire della confessione


Così venne chiamato Padre Pio per le tante ore dedicate ad amministrare questo sacramento. Parla padre Gerardo di Flumeri, vicepostulatore, che conobbe personalmente Padre Pio


Intervista con padre Gerardo di Flumeri di Stefano Maria Paci


San Giovanni Rotondo, convento dei Cappuccini. Qui, dove Padre Pio ha trascorso gran parte della sua vita, vive padre Gerardo di Flumeri, una delle persone che sono state più vicine al “santo di Pietrelcina”. Oggi, padre Gerardo è vicepostulatore della sua causa di beatificazione.

Padre, lei lo ha conosciuto da vicino. Chi era Padre Pio?
PADRE GERARDO DI FLUMERI: Padre Pio era un religioso cappuccino entrato nell’Ordine a 15 anni. Era entrato nel nostro convento di Morcone (in provincia di Benevento) per il noviziato, si è consacrato al Signore ed è stato sempre un frate dalla vita santa, molto fervoroso nella preghiera e nella meditazione di Gesù crocefisso. E nel ministero della confessione ha impiegato la maggior parte del suo tempo e le sue migliori energie. Passò la vita a confessare, tanto che è stato giustamente definito “martire della confessione”. Da mattina a sera le persone si assiepavano attorno al suo confessionale, ininterrottamente. Per disciplinarne l’afflusso, fu necessario, sin dal 7 gennaio 1950, introdurre il sistema della prenotazione, che si rivelò efficace.
Padre Pio nel confessionale

Padre Pio nel confessionale

Si dice però che fosse burbero con chi si rivolgeva a lui.
PADRE GERARDO: Burbero? Se permette, non le do la mia testimonianza, ma cito lo stesso Padre Pio. In una lettera al suo padre spirituale parla «delle sfuriate che a volte ho fatto». E le spiega così: «Come è possibile vedere Dio che si contrista pel male e non contristarsi parimenti? Veder Dio che è sul punto di scaricare i suoi fulmini, e per pararli altro rimedio non vi è se non alzando una mano a trattenere il suo braccio, e l’altra rivolgerla concitata al proprio fratello, per un duplice motivo: che gittino via il male e che si scostino, e presto, da quel luogo dove sono, perché la mano del giudice è per scaricarsi su di esso? […] Ahimé! quante volte, per non dire sempre, mi tocca dire a Dio giudice, con Mosè: o perdona a questo popolo o cancellami dalla vita».
La fama di Padre Pio è dovuta soprattutto alle guarigioni miracolose e ai fenomeni “straordinari”. Quale era, in realtà, la natura dei suoi miracoli?
PADRE GERARDO: A differenza di quanto si crede, la maggior parte dei suoi miracoli è di ordine spirituale, e non di ordine fisico. Si tratta di un aspetto poco conosciuto, ma è una realtà della vita di Padre Pio, sia quando era in vita sia da morto. La conversione del cuore, molte volte, è più stupefacente della guarigione fisica. E poi, se parliamo di miracoli, il vero, principale miracolo era Padre Pio. Un uomo che vive crocefisso, con cinque piaghe aperte nel corpo e sanguinanti, non per un giorno o due ma per cinquanta anni, è un miracolo vivente. E c’è anche un altro miracolo, da lui compiuto: quello della carità. Su questa montagna, Padre Pio ha costruito un ospedale. E poi c’è il miracolo dell’ubbidienza: nonostante tante incomprensioni, Padre Pio ha sempre obbedito alle autorità della Chiesa.
Padre Pio aveva pudore a mostrare le stimmate. Lei invece ha avuto modo di vederle da vicino. Quale fu la sua impressione?
PADRE GERARDO: Quando Padre Pio celebrava la santa messa, toglieva i mezzi guanti con cui proteggeva le piaghe delle mani. In quel momento, le stimmate erano visibili. Non solo a chi serviva la messa, come a me che l’ho servita tante volte al suo fianco, ma anche a tutti i fedeli che erano in chiesa. Sì, io ho visto le piaghe sulle palme e sui dorsi delle mani, tante volte, a vicinanza di meno di un metro. E molte volte, da quelle piaghe, ho visto sgorgare il sangue, che colava sulla tovaglia dell’altare. Posso testimoniarlo.
Quando gli erano venute?
PADRE GERARDO: Il 20 settembre del 1918, pochi mesi dopo il suo arrivo qui nel convento, le stimmate apparvero nel suo corpo, clamorosamente e definitivamente. In realtà gli erano venute già nel 1910, a Piana Romana, nelle campagne di Pietrelcina. Ma, in seguito alle preghiere rivolte al Signore da Padre Pio, erano rimaste invisibili. In quel periodo, i segni della passione del Signore apparvero ad intermittenza sul suo corpo. Però, anche quando non erano visibili, era sempre presente il dolore, che si faceva sentire «specie in qualche circostanza e in determinati giorni», come scrive in una lettera al direttore spirituale.
Come viveva Padre Pio questo fenomeno straordinario che lo segnava nella carne?
PADRE GERARDO: Come ha detto lei: con estremo pudore. «Questi segni esterni mi sono di una confusione e di una umiliazione indescrivibile ed insostenibile», scrive in una lettera al direttore spirituale. Delle stimmate, non parlava mai. Non le mostrò nemmeno al padre Agostino Gemelli, l’illustre medico fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che il 18 aprile 1920 venne in convento. Al direttore spirituale, descrivendo come avvenne la sua crocifissione, dice: «Da quel giorno in qua io sono ferito a morte. Sento nel più intimo dell’anima una ferita che è sempre aperta, che mi fa spasimare assiduamente». E ancora: «Innalzerò forte la mia voce a Lui e non desisterò dallo scongiurarlo affinché per sua misericordia ritiri da me, non lo strazio, non il dolore […] ma questi segni esterni. […] Mio Dio! è giusto il castigo e retto il tuo giudizio, ma usami alfine misericordia».


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