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GIOVANNI PAOLO I
tratto dal n. 07/08 - 1998

Un’intuizione confermata


intervista di Stefania Falasca al cardinale Paulo Evaristo Arns


Intervista con il cardinale Paulo Evaristo Arns di Stefania Falasca


Eminenza, lei venne creato cardinale nel ’73, nello stesso concistoro che diede la porpora al patriarca di Venezia. Fu in quell’occasione che conobbe Luciani?
PAULO EVARISTO ARNS: Il cardinale Luciani fu nostro oratore in quel concistoro. In quanto patriarca, infatti, aveva il diritto di rappresentarci. Ma non fu quella la prima occasione in cui l’incontrai. Ricordo che lo vidi a Venezia, nella nostra casa dei Francescani dove, quando era in città, andava una volta alla settimana per studiare o preparare i discorsi. Ebbi modo tuttavia di conoscerlo personalmente più tardi, nel ’75, quando venne in Brasile per ricevere la laurea honoris causa all’Università Federale di Santa Maria e per visitare le comunità di origine italiana in quella regione. Mi telefonò dall’aeroporto quando giunse a San Paolo e io andai a prenderlo. Si fermò a San Paolo prima di andare a Santa Maria. Conosceva bene la storia della nostra città. Luciani si era occupato con molto interesse e amore del processo di beatificazione di padre José de Anchieta, il gesuita fondatore della Chiesa di San Paolo. Durante quella permanenza lo accompagnai anche a visitare i suoi preti missionari a San Paolo.
La sua candidatura nel conclave del ’78 era stata programmata dai cardinali brasiliani?
ARNS: No. Non c’è stata nessuna propaganda, nessuna campagna. Per me la sua scelta fu un’intuizione. Intuii subito che il cardinale Luciani sarebbe stato un Papa molto semplice e molto collegiale. E questi due aspetti erano per noi fondamentali. Ma volevo cogliere più profondamente la sua persona per sapere come sarebbe stato il suo pontificato, tanto che, nel periodo di tempo tra l’elezione e l’incoronazione, andai a visitare tutti i luoghi in cui era vissuto e aveva svolto la sua azione pastorale. Alcuni esponenti di Comunione e liberazione si misero a disposizione per accompagnarmi e viaggiai con loro. Visitai la sua casa a Canale d’Agordo, andai a Vittorio Veneto, a Belluno, a Venezia. Parlai con parenti e amici, con quanti lo conoscevano. Quando poi giunse il giorno dell’incoronazione, al momento dei saluti ai cardinali, papa Luciani mi disse: «Eminenza, lei è un reporter! I miei parenti mi hanno detto che han dovuto raccontarle tutta la mia vita!».
E quale impressione trasse da questo viaggio?
ARNS: La medesima che avevo intuito: quella di un santo vescovo che vive a contatto con i fedeli con semplicità. Una semplicità radicata fortemente nel solco della Tradizione e al tempo stesso aperta al dialogo e alla collegialità.
Cosa ricorda della sua elezione?
ARNS: Ricordo due particolari. Il primo quando ha ricevuto noi cardinali per la prima volta dopo l’elezione: mi colpì la sua modestia sincera nel parlare, allorché mostrandosi quasi spaesato nell’ambiente curiale, ci disse: «Io mi sono sempre occupato delle cose piccole, mi sono state sempre care le piccole cose. Adesso voi siete felici perché tornate tra quelle “piccole”, mentre io devo rimanere qui per le cose “grandi”». Un altro particolare che ho sempre ricordato fu quando alla prima udienza generale prese per mano un bambino, un bambino non preparato, tra i tanti, e si mise a conversare con lui di catechismo. Quello che mi piaceva molto era anche il suo non essere dentro i meccanismi curiali.
E se dovesse in poche parole definire qual è stato l’orientamento del breve pontificato Giovanni Paolo I...?
ARNS: Lo riassumerei con il motto più importante di tutta l’antichità cristiana e della mentalità cristiana: «In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas».


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