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DEVOZIONE MARIANA A ROMA
tratto dal n. 12 - 2008

La Madonna di Lourdes a Santa Maria in Aquiro


Le vicende del primo quadro della Madonna di Lourdes che arrivò a Roma. La devozione prese subito piede e le parrocchie si contesero quell’immagine. Finché Leone XIII intervenne perché fosse conservata nella parrocchia di piazza Capranica. Dov’è tutt’oggi


di Walter Montini


L’immagine di Nostra Signora di Lourdes, nella chiesa di Santa Maria in Aquiro, Roma

L’immagine di Nostra Signora di Lourdes, nella chiesa di Santa Maria in Aquiro, Roma

L’8 dicembre 2008, festa della Madonna Immacolata, si è concluso l’anno lourdiano, così voluto dal papa Benedetto XVI nel centocinquantesimo anniversario delle apparizioni mariane a Bernadette Soubirous a Lourdes. Per ricordare l’evento, si vogliono riprendere qui alcune considerazioni tratte dal diario della marchesa Cecilia Serlupi Crescenzi relative soprattutto alle vicende dell’arrivo a Roma del primo quadro della Madonna di Lourdes, ancora oggi esposto alla devozione dei fedeli nella chiesa di Santa Maria in Aquiro.
La marchesa Cecilia, alla quale era stato affidato il quadro raffigurante l’avvenimento perché ne avesse cura, aveva promosso una congregazione per sollecitare la devozione delle apparizioni di Lourdes. La collocazione del quadro nella chiesa di Santa Maria in Aquiro, parrocchia dei Serlupi Crescenzi, avvenne dopo una serie di passaggi in diverse chiese romane, con peripezie di vario genere, comprese le asportazioni notturne, veri e propri rapimenti, da una chiesa all’altra della città. Nonostante le varie peripezie, la devozione cominciò a prendere piede; il popolo venerava il quadro, collocato provvisoriamente in una cappellina, ornando e impreziosendo l’immagine della Madonna con una corona d’argento e con doni; faceva molte grazie e aumentavano gli ex voto. Quando cominciò a farsi largo l’idea di un eventuale ri-trasferimento del quadro nella chiesa di provenienza, la chiesa di Santa Rita da Cascia delle Vergini (originariamente Santa Maria delle Vergini, costruita nel 1615), con precisi ordini e ingiunzioni del cardinal vicario, Monaco della Valletta, la gente insorse e andò «… dal padre curato» cui «dissero che badasse bene a non farlo togliere né di giorno né di notte, perché in tutte le ventiquattr’ore vi erano persone che si davano la muta a sorvegliare ciò che accadeva, e che se si azzardassero di cercare di portarlo via, avrebbero dato un segnale, e sarebbe successo un tumulto e uno scandalo. Dopo di ciò, il padre curato fu chiamato dal cardinale vicario al quale espose quanto sopra, e sua eminenza Monaco trovò più prudente di desistere dall’ordine dato. Non così il cappellano delle Vergini il quale con altre persone ritornò dall’eminenza Monaco e gli strappò di nuovo l’ordine di riportare alle Vergini il quadro» (le considerazioni sono tratte dal diario della marchesa Serlupi Crescenzi e riportate in un più ampio articolo apparso sulla Strenna dei Romanisti del 21 aprile 2008). A questo punto la marchesa Cecilia andò direttamente dal Papa, Leone XIII, ad esporre la questione. E annota nel diario: «Se il Santo Padre mi dà ragione tanto meglio, altrimenti, se il popolo ce lo consentirà, ciò che non sarà, il Comitato porterà il quadro in casa dell’eminentissimo cardinal vicario (non alle Vergini…) e lì il Comitato si dimetterà in massa e metteremo sul giornale il resoconto del nostro agire, semplicemente, senza astio alcuno». Il Papa diede ragione ai “ricorrenti”; la congregazione fu onorata del titolo di arciconfraternita e fu concesso che il quadro restasse a Santa Maria in Aquiro, dove ancora oggi è collocato e venerato.


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