Indizi della risurrezione di Gesù
Il Sudario di Oviedo e il Velo di Manoppello: due oggetti venerati da secoli come reliquie della passione di Gesù, che mostrano sorprendenti corrispondenze con la Sindone di Torino
di Lorenzo Bianchi
A sinistra, il volto della Sindone; a destra, il volto del Velo di Manoppello. Le dimensioni delle due immagini hanno una precisa corrispondenza geometrica
Piccoli indizi, quali noi possiamo forse riconoscere in altri due oggetti che la pietà cristiana ha venerato per secoli come reliquie della passione di Gesù; e che mostrano, alle prime risultanze dell’analisi e dello studio scientifico, sorprendenti corrispondenze e relazioni con la Sindone di Torino: il Sudario di Oviedo e il Volto Santo di Manoppello.
A seguito dell’articolo sulla Sindone di Torino pubblicato nel n. 6/7, giugno/luglio 2008, sono giunte in redazione alcune lettere; pubblichiamo una parte significativa di una di esse a introduzione di un nuovo articolo sugli studi tuttora in corso relativi ad altre reliquie della passione di Gesù, che alcuni dati storici e fisici fanno ritenere abbiano un rapporto con la Sindone.
Saint-Jean-Cap-Ferrat (Francia), 2 novembre 2008
Signor Lorenzo Bianchi
Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali
Caro signore,
siccome da molti anni mi interesso alla Sindone, ho letto con il più grande interesse l’eccellente articolo che lei ha pubblicato su 30Giorni e che è stato tradotto e diffuso in Francia.
Lei è il primo, che io sappia, ad aver messo in pratica il consiglio dato da Giovanni Paolo II quando, in occasione della sua visita pastorale a Torino, nel maggio 1998, aveva detto che la contemplazione della Sacra Sindone richiede:
«Innanzitutto l’impegno di ogni uomo, in particolare del ricercatore, per cogliere con umiltà il messaggio profondo inviato alla sua ragione e alla sua vita».
E aveva aggiunto:
«La Chiesa esorta ad affrontare lo studio della Sindone senza posizioni precostituite, che diano per scontati risultati che tali non sono; li invita ad agire con libertà interiore e premuroso rispetto sia della metodologia scientifica sia della sensibilità dei credenti».
«Ciò che soprattutto conta per il credente è che la Sindone è specchio del Vangelo. In effetti, se si riflette sul Sacro Lino, non si può prescindere dalla considerazione che l’immagine in esso presente ha un rapporto così profondo con quanto i Vangeli raccontano della passione e morte di Gesù, che ogni uomo sensibile si sente interiormente toccato e commosso nel contemplarla».
Si trattava di una condanna implicita della datazione del 1988 e di un invito ai ricercatori a ragionare anche basandosi sulle precisazioni offerte dai Vangeli.
Lei ha seguito questo consiglio e ha messo in evidenza la perfetta concordanza che esiste “fin nei minimi dettagli”, per riprendere la sua formula, fra i dati forniti dalle diverse scienze sperimentali e… il racconto dei Vangeli… ed è di una verità sorprendente!
Attraverso questa concordanza, tuttavia, lei affronta “un altro orizzonte”, ovvero la possibile dimostrazione della risurrezione “fisica” di Gesù e sta proprio in questo l’interesse, del tutto particolare, del suo lavoro. [...]
È quindi assolutamente necessario, e la scongiuro di farlo, che lei prosegua questo approccio, anzi che lo precisi punto per punto. Questo, credo, dovrà essere il messaggio del XXI secolo! [...]
Al piacere di rileggerla, riceva, caro signore, i miei migliori saluti.