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LIBRI
tratto dal n. 08/09 - 2010

La ricerca dell’unità


«Riscoprendo Dossetti si intuisce come sia necessario che papa Benedetto continui a far comprendere e realizzare il Concilio ecumenico Vaticano II». Così Giovanni Galloni sul suo libro Dossetti. Profeta del nostro tempo


di Giovanni Galloni


Giovanni Galloni, <I>Dossetti. Profeta del nostro tempo</I>, Editori Riuniti – University Press, Roma 2009, 216 pp., euro 18,00

Giovanni Galloni, Dossetti. Profeta del nostro tempo, Editori Riuniti – University Press, Roma 2009, 216 pp., euro 18,00

Dossetti. Profeta del nostro tempo, il titolo del mio libro, riprende una definizione data dal cardinale Martini, quando era vescovo di Milano. E come lui, sul lascito di Dossetti, la pensano altri nella Chiesa. A me pare che ciò implichi anche la richiesta che il Papa continui a far comprendere e realizzare il Concilio Vaticano II. Declinato politicamente, Dossetti al Concilio era lo stesso che aveva dialogato con la sinistra per arrivare a un consenso di tutti sui punti fondamentali della nostra Costituzione.
Nel libro parto da un colloquio tra me e Dossetti, avvenuto nel 1994 e centrato sul crollo del muro di Berlino, preso a simbolo della fine della cultura moderna, nata dalla scoperta dell’America. Con quel crollo non era finito solo il Pci ma tutti i partiti ideologici, Dc inclusa, la cui identità era stata già messa in discussione dalle conclusioni del Concilio Vaticano II. Da lì infatti i democratici cristiani iniziarono a patire, causa una rottura interna a partire dal referendum sul divorzio in Italia, per colpa dei cattolici del “no”, tra cui militavano personaggi qualificati: un ex direttore dell’ Avvenire, Raniero La Valle, un famoso storico cattolico, Pietro Scoppola.
Noi cercammo in vario modo l’unità. Rammento, poco dopo la morte di Aldo Moro, una mia riunione con Berlinguer. Si rendeva conto che l’auspicato “compromesso storico” non sarebbe mai più arrivato… Moro stesso mi aveva sempre detto chiaramente che una cosa era la “solidarietà nazionale” con il Pci, e un’altra il “compromesso storico”, perché, affermava, «mica possiamo andare alle prossime elezioni alleati con i comunisti... Se si saranno distaccati da Mosca, allora faremo l’alternativa tra la Dc che guida il centro-centrosinistra, e il Pci che regge la sinistra. Così facendo, chiunque vinca, la democrazia sarà salva, perché saremo d’accordo sui principi fondamentali della Costituzione». Ciò mi fece ritornare alla mente la conclusione del discorso di De Gasperi al Congresso della Dc del 1954, quando disse che bisognava arrivare a tre unità: l’unità del partito, l’unità tra tutti partiti che concordano sul governo, e poi un’unità più ampia: quella di tutti i partiti, compresi i comunisti, attorno alla Repubblica e alla Costituzione.
Il testo approvato dai nostri padri costituenti è quanto mai attuale. Non so se il presidente Obama, che è giurista, abbia mai letto la nostra Carta costituzionale. Però, lui che ha portato un’evoluzione enorme nella politica americana, aveva posto nel suo programma elettorale gli stessi punti che sono nei primi cinquantaquattro articoli della nostra Costituzione. Ad esempio la questione della riforma sanitaria – battaglia che poi Obama ha vinto – esprime il concetto della responsabilità sociale dell’impresa…
Ancora, se Obama desidera raggiungere la pace, deve rendersi conto che, come “mezzo per risolvere le controversie internazionali”, la guerra non è più praticabile. Così può dare senso al premio Nobel che ha ricevuto. Occorre arrivare all’eliminazione delle armi, e ciò significa giungere alla risoluzione dei problemi del capitalismo: se non s’investe più nelle armi, se non limitatamente, la gran parte delle risorse dovrà andare per la produzione di beni, e questo comporterà il superamento del capitalismo individualista.
Concludo con un celebre dialogo tra Rosmini e Manzoni, che per me non è stato mai ben interpretato, perché è stato ridotto a una concezione “liberale”, mentre esprimeva una concezione nuova. Sappiamo che Rosmini venne a Roma nel 1848 e tentò di alimentare il collegamento tra papa Pio IX e il Piemonte, suggerendo al Papa di creare una Costituente per le regioni sotto il governo pontificio, dato che la Toscana era già favorevole all’accordo per l’unità e si stava già trattando con il Regno di Napoli… Si sarebbe realizzato un federalismo vero. Ma tutto fallì perché l’Austria bloccò il Papa minacciando di intervenire per ritirare dalla Chiesa di Roma i cattolici austriaci. E ci fu, successivamente, l’assassinio di Pellegrino Rossi, allora primo ministro del governo del Papa. Rosmini aveva fallito. Tornando a casa incontrò Manzoni e gli raccontò l’accaduto. E Manzoni ebbe a replicare: «Eh, questo Pio IX, prima ha benedetto l’Italia, poi l’ha mandata a farsi benedire!».


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