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SANTA SEDE
tratto dal n. 12 - 2001

DIPLOMAZIA. Intervista con l’ambasciatore della Federazione Russa

Un ponte con la Terza Roma


Parla Vitaly Litvin: «Giovanni Paolo II a Mosca? Il governo non può non tenere conto del parere della Chiesa ortodossa, un fattore stabilizzante della società russa. La crisi internazionale dopo l’11 settembre? La Santa Sede dice che la lotta deve essere contro i terroristi e non contro popoli, Paesi o religioni. E la posizione del mio Paese è identica»


di Gianni Cardinale


Vladimir Putin e Alessio II, patriarca ortodosso di Mosca

Vladimir Putin e Alessio II, patriarca ortodosso di Mosca

La celebrazione liturgica del 1° gennaio nella Basilica vaticana è stata allietata dal coro russo ortodosso “Iubilaeum” di Mosca, venuto a Roma appositamente per la circostanza con la benedizione di Alessio II, patriarca di Mosca e di tutte le Russie. La gentilezza è stata particolarmente gradita da Giovanni Paolo II. E la stampa vi ha subito visto un segnale di buon auspicio per una possibile visita del Papa in Russia. In effetti mass media e circoli diplomatici seguono con particolare attenzione ogni minimo sviluppo nei rapporti tra Roma e Mosca proprio in funzione di questa visita.
Significativo a questo proposito quanto è successo al Circolo di Roma durante una conferenza tenuta il 13 dicembre scorso da Vitaly Litvin, rappresentante della Federazione Russa presso la Santa Sede, sul tema “La Russie et le Saint-Siège au XX siècle: rupture et retablissement des relations diplomatiques”. Finita la relazione ben tre colleghi di Litvin, e cioè gli attuali ambasciatori presso la Santa Sede di Italia (Raniero Avogadro) e Spagna (Carlos Justo Abella y Ramallo) e quello emerito del Canada (Pierre Dumas), hanno concentrato le loro domande e i loro interventi proprio sulle prospettive di un viaggio pontificio in Russia.
Dopo il suo intervento al Circolo presieduto da Agostino Borromeo, 30Giorni ha incontrato l’ambasciatore Litvin per parlare, ovviamente, delle possibilità di questa visita papale in terra ortodossa. Ma anche di altro.
Litvin, 57 anni, è un diplomatico di carriera. È stato ambasciatore dell’Urss in Niger (’88-91), e della Federazione Russa in Camerun (’91-96) e Guinea Equatoriale (’92-96). Successivamente è stato direttore di dipartimento presso il Ministero degli Esteri. È rappresentante russo presso la Santa Sede dal 31 marzo 2001 e presso il Sovrano ordine militare di Malta dal successivo 19 aprile.

Eccellenza, quali sono le attività della rappresentanza russa presso la Santa Sede?

VITALY LITVIN: La Santa Sede come soggetto di diritto internazionale partecipa a molte organizzazioni mondiali e ha una posizione ben definita su molte questioni. L’autorità morale della Santa Sede ha una sua autorevolezza, una sua influenza su molti temi internazionali. E in questo quadro la Russia è interessata ad un dialogo politico con la Santa Sede. A noi interessa inoltre promuovere e sviluppare relazioni in campo culturale e sociale. Ad esempio, a Mosca esiste un ospedale costruito e attrezzato con la collaborazione di organismi vaticani, più specificatamente dal Pontificio Consiglio per la pastorale sanitaria. C’è grande collaborazione poi tra il Pontificio Comitato di scienze storiche e l’Istituto della storia mondiale che fa parte dell’Accademia delle scienze di Mosca. Ma la Santa Sede ha delle caratteristiche particolari rispetto agli altri soggetti di diritto internazionale, rappresenta un organo superiore della Chiesa cattolica. Di conseguenza non si può dimenticare l’aspetto religioso delle relazioni. E perciò uno dei miei compiti è di dare un contributo al dialogo tra Chiesa ortodossa russa e Chiesa cattolica.
Lei ha il rango di ambasciatore ma le relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Mosca non sono ancora complete. Quella russa è una rappresentanza e non una ambasciata vera e propria... Quando lo diventerà?
LITVIN: Intanto voglio sottolineare, da giurista, che nel diritto internazionale i rapporti diplomatici o esistono o non esistono. E tra Russia e Santa Sede, evidentemente, esistono. Le relazioni sono state restaurate dopo un periodo abbastanza lungo di rottura (cfr. box) e quindi per cominciare è stata presa la decisione di inviare rappresentanti con il rango di ambasciatori. Anche perché nella società e nella Chiesa ortodossa russa l’atteggiamento nei confronti di questa decisione era piuttosto, diciamo così, prudente. Dal punto di vista funzionale, comunque, non c’è differenza tra rappresentanza e ambasciata. E credo che non si dovrà aspettare molto perché la nostra diventi una ambasciata vera e propria. Ma quando questo avverrà non cambierà molto, vorrà dire che dovremo cambiare la targa...
Può essere che quando la vostra rappresentanza diventerà una ambasciata allora sarà il tempo propizio per una visita del Papa a Mosca?
LITVIN: Le due cose non sono collegate. Il patriarca di Mosca Alessio II ha sottolineato più volte che una visita di Giovanni Paolo II in Russia non è solo possibile ma anche necessaria. Ma la visita deve essere la dimostrazione di una armonizzazione totale tra le due Chiese. Purtroppo nelle relazioni tra le due Chiese, che prima del 1054 erano una sola Chiesa, ci sono dei problemi. E dal tempo che occorrerà per la soluzione di questi problemi dipende anche il tempo della visita del Papa. Per quanto posso capire, Alessio II vuole che prima di questo passo tutti i fedeli ortodossi comprendano che i problemi sono stati risolti e che siamo all’inizio di una nuova era nei rapporti tra le due Chiese. Per quanto riguarda la dirigenza dello Stato russo devo affermare che la presidenza e il governo non possono prendere le distanze dalla Chiesa ortodossa e dall’opinione pubblica. La fine del sistema comunista e il passaggio a quello capitalista di mercato ha portato anche delle conseguenze negative. E la Chiesa ha svolto e svolge un prezioso lavoro in favore dei più bisognosi. E per questo noi consideriamo la Chiesa un fattore stabilizzante della società russa.
Alcuni affermano che, ascoltandole, le vostre obiezioni alla visita del Papa sembrano provenire da esponenti religiosi piuttosto che dalla dirigenza di uno Stato laico...
LITVIN: La visita del Papa non può essere considerata come la visita di un semplice capo di Stato. In quel caso non ci sarebbero problemi. Il Papa quando verrà a Mosca non verrà solo come capo di Stato ma anche come leader della Chiesa cattolica. E quindi non possiamo non tener conto dell’opinione della Chiesa maggioritaria in Russia.
Periodicamente, e anche di recente, appaiono sulla stampa russa notizie sulla icona di Nostra Signora di Kazan, una immagine trafugata in Russia, che oggi sarebbe conservata in Vaticano e che la Chiesa ortodossa vorrebbe restituita...
LITVIN: Ho letto... La storia dell’icona è un po’ complicata. All’inizio dello scorso secolo è misteriosamente sparita da uno dei monasteri di Kazan. Poi è riapparsa in mano a dei privati, e dopo aver cambiato più volte proprietario è finita in Vaticano. Sinceramente non so se l’icona conservata qui a Roma sia quella autentica o una copia. Chi l’ha consegnata al Vaticano ha comunque posto la condizione che dopo un certo periodo l’icona doveva essere restituita al monastero in cui era originariamente custodita. Il problema è come e quando compiere questo gesto. L’icona non è un semplice quadro e non può essere spedita per posta...
Vladimir Putin in udienza da Giovanni Paolo II il 5 giugno del 2000

Vladimir Putin in udienza da Giovanni Paolo II il 5 giugno del 2000

La soluzione al problema potrebbe essere semplice: quando il Papa andrà a Mosca porterà con sé l’icona da restituire...
LITVIN: Perché no?
kassiamo a problematiche più laiche... Come valuta la Russia l’allargamento dell’Unione europea verso Est?
LITVIN: L’integrazione è sempre un fatto positivo. E la Russia è favorevole al processo di integrazione europea. A patto che non si tratti di un processo fine a se stesso. E che non sia dannoso per i Paesi dell’Europa centrorientale o per la stessa Unione europea. Le differenze tra le rispettive economie di questi Paesi e nei confronti di quelli già facenti parte dell’Ue sono infatti notevoli. Questo processo non deve essere forzato. Ogni Paese prima di entrare in Europa deve essere pronto a farlo.
E per quanto riguarda invece l’allargamento della Nato?
LITVIN: La Nato nacque nel dopoguerra come alleanza politico-militare in contrapposizione all’Unione Sovietica e ai suoi alleati. Ora l’Unione Sovietica non c’è più e la Russia è diventata un Paese più aperto alla comunità internazionale e ha un ruolo sempre più attivo nella cooperazione europea. A che serve quindi la Nato? Contro chi è diretta questa alleanza cui si aggiungono altri Paesi dell’Europa centrorientale? Se la Nato ridefinisce la sua natura allora cambierà l’atteggiamento della Russia nei suoi confronti.
Un’ultima domanda. Come valuta l’atteggiamento della Santa Sede nei confronti dell’attacco terroristico dell’11 settembre e della risposta armata statunitense in Afghanistan?
LITVIN: Per quanto ho capito, la posizione della Santa Sede è che gli organizzatori di questi atti devono essere puniti. Mi sembra che per il Vaticano azioni limitate contro organizzazioni terroristiche siano ammissibili ma non si possono punire interi popoli, interi Paesi. Il terrorismo è un fenomeno internazionale, che non riguarda solo l’Afghanistan. Il terrorismo è presente anche in Irlanda, in Spagna, in Sri Lanka, e anche in altri Paesi. La lotta deve essere contro i terroristi, non contro popoli, Paesi o religioni. Questa mi sembra la posizione vaticana. E posso dire che la posizione della Russia è identica.


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