RUSSIA
Le porte sante del popolo russo
Si credevano distrutte in epoca sovietica.
Ma le sacre icone poste da secoli sulle torri d’ingresso del Cremlino sono state ritrovate e restaurate.
Ecco la storia del rinvenimento
di Vladimir Yakunin
Il patriarca Kirill benedice l’antica icona del Salvatore di Smolensk sulla torre Spasskaya del Cremlino, a Mosca, il 28 agosto 2010 [© Associated Press/LaPresse]
È stato un vero avvenimento storico, quello dell’estate del 2010.
Contro tutte le valutazioni dei critici d’arte, dei restauratori e degli storici sono stati ritrovati degli oggetti sacri di enorme valore: le due icone dei portali d’ingresso del Cremlino di Mosca, che risalgono a cinque secoli fa. Nel corso degli ultimi settant’anni tutti erano convinti che esse fossero state distrutte per ordine delle autorità sovietiche, e che non potesse essere altrimenti: infatti erano situate sopra i portali d’ingresso principali del Cremlino, la residenza di Stato dei dirigenti sovietici, che avevano proclamato l’ateismo come ideologia ufficiale dell’Urss. E invece, le cose erano andate diversamente...
Nel corso dei secoli, alcune icone erano state poste sopra le porte d’ingresso delle due torri del Cremlino: sulla torre Spasskaya, l’icona del Salvatore di Smolensk; sulla Nikolskaya, quella di san Nicola Taumaturgo. Attraverso la torre principale, la Spasskaya, non si poteva passare a cavallo, e attraversandola bisognava obbligatoriamente togliersi il cappello. Il Cremlino aveva un significato sacrale per i nostri antenati, era il centro spirituale del nostro Stato, il cuore dell’Impero russo. Costruito, tra gli altri, dagli architetti italiani Aristotile Fioravanti e Pietro Antonio Solari, era considerato dai nostri padri alla stregua di un grande monastero, ragione per cui la porta Spasskaya veniva chiamata nella Rus’ la Porta Santa.
La mia generazione fu educata negli anni in cui, al posto delle icone, sopra i portali delle torri del Cremlino vi erano dei rettangoli bianchi. E la stragrande maggioranza dei miei connazionali non dubitava che così fosse da sempre. Il Cremlino era diventato esclusivamente il centro del potere statale. Al suo interno erano stati distrutti diversi monasteri e chiese, mentre altri edifici religiosi erano stati trasformati in musei. Pochi, per lo più storici e critici d’arte, sapevano delle icone che un tempo si trovavano sulle torri e non potevano neanche immaginare che esse potessero essersi conservate negli anni della lotta antireligiosa del potere sovietico. Così per quasi vent’anni dopo la caduta dell’Urss non furono fatti seri tentativi di restaurare l’aspetto originario delle torri del Cremlino.
Alcuni anni fa la Fondazione “Sant’Andrea il Primo Chiamato” decise di verificare se per caso, nell’eventualità non fossero state distrutte, le icone si fossero conservate sotto l’intonaco. La maggior parte degli specialisti ci derideva, gli esperti dell’Unesco ci mettevano in guardia: se avessimo provato a mettere delle nuove icone al posto di quelle perdute, avrebbero potuto escludere il Cremlino dalla lista dei siti protetti d’interesse mondiale. Il rischio era alto. Dalla nostra parte stava solo la tradizione orale, conservata dai discendenti degli emigranti russi che vivevano in Europa, Usa e altri Paesi. Un nostro caro amico, il vescovo Mikhail di Ginevra e dell’Europa occidentale della Chiesa ortodossa russa all’estero, nato e vissuto a Parigi, discendente di un cosacco del Don, ci raccontò che tra i russi all’estero si parlava delle immagini, che si trovavano prima della rivoluzione sui portali delle torri Spasskaya e Nikolskaya, venerate dal popolo come sacre e miracolose. Questa informazione aveva suscitato in noi perplessità e grande curiosità: che cosa poteva esserci in quelle edicole, dietro l’intonaco bianco? Il muro di mattoni del Cremlino o i resti delle icone?
Provammo dunque a ottenere il permesso di analizzare le edicole, per verificare la presenza o meno delle antiche icone. Ci fu concesso soltanto dopo tre anni, dato che il Cremlino è la residenza del presidente della Federazione Russa. Nel maggio 2007 inviai una lettera al presidente Vladimir Putin, quindi anche al patriarca di Mosca e di tutte le Russie Alessio II, che appoggiarono con passione la nostra iniziativa. Nel testo veniva precisato che il progetto sarebbe stato finanziato con i mezzi della Fondazione “Sant’Andrea il Primo Chiamato”, e non del bilancio statale. La nostra logica era semplice: se sotto l’intonaco fossero state trovate le tracce delle icone storiche, le avremmo restaurate; altrimenti avremmo ricreato le immagini perdute. Ma anche con un tale sostegno al massimo livello, c’è voluto molto tempo per convincere della necessità di tali ricerche gli storici dell’arte e gli architetti, perché non c’era alcun documento che avallasse l’ipotesi della conservazione delle icone.
Creammo presso la Fondazione un gruppo di lavoro, che presentò un progetto di restauro delle icone. Si formò un comitato di sostegno costituito dai dirigenti delle istituzioni competenti per la tutela dei beni culturali, dalle forze dell’ordine (senza il permesso delle quali non è possibile condurre dei lavori in un sito sensibile) e da altre personalità interessate. Nel gruppo di lavoro c’erano i principali storici e critici d’arte, i restauratori e gli architetti.
Si era messa fin troppa carne al fuoco e non intendevamo suscitare clamore finché non ci fossimo convinti dell’esattezza della nostra ipotesi. All’inizio del 2010 decidemmo di procedere con le prime analisi delle edicole.
Il gruppo di lavoro valutò cinque ditte di restauro, indicate dall’Ente russo per la Conservazione dei beni culturali e dai Musei del Cremlino, scegliendone una. Una speciale commissione interdicasteriale vegliava sui lavori di restauro.
Per non esporli a inutili curiosità, incaricammo i restauratori di lavorare sulle edicole delle torri Spasskaya e Nikolskaya nel momento in cui al Cremlino si effettuavano le normali opere di sistemazione in vista dei festeggiamenti del 9 maggio, giorno in cui si celebra la vittoria della Seconda guerra mondiale. Chiaramente, eravamo tutti molto preoccupati.
Che gioia quando ci comunicarono che le prime analisi mostravano la presenza di uno strato pittorico sotto l’intonaco! I risultati delle ricerche furono illustrati in conferenza stampa e tutti i telegiornali presentarono la notizia come storica, addirittura epocale...
Consideriamo però un momento le misure delle icone: hanno all’incirca l’altezza media di una persona e sono larghe oltre un metro. I sondaggi iniziali erano invece stati fatti su un piccolo spazio di soltanto dieci centimetri quadrati. E dopo la conclusione delle analisi tali sondaggi erano stati accuratamente nascosti, in modo che nessuno sospettasse che erano stati fatti dei lavori. Ciò che gli specialisti avevano trovato non garantiva la totale conservazione degli affreschi. Inoltre, dopo la conferenza stampa, ricevetti la lettera di un sacerdote che mi voleva convincere del fatto che le nostre conclusioni erano sbagliate e che le icone non si erano conservate. Compresi che avrei potuto essere sicuro della conservazione delle icone solo dopo aver visto gli affreschi con i miei occhi. Eravamo quindi impazienti di procedere alla rimozione dello strato protettivo.
Il patriarca Kirill benedice l’antica icona di san Nicola Taumaturgo sulla torre Nikolskaya del Cremlino, il 4 novembre 2010
[© Itar-Tass]
Sono serviti tre mesi per il restauro dell’icona sul portale della torre Spasskaya; poco tempo di più per il restauro della più antica icona di san Nicola sull’altro portale. L’icona di Nicola Taumaturgo aveva inoltre subito dei danni nei giorni della rivoluzione del 1917: i marinai e i soldati avevano sparato contro di essa con i fucili e perfino con i cannoni. Tutto questo ha richiesto estrema cura nel restauro, ma, per fortuna, i nostri specialisti sono eccellenti. Uno di loro sembrava arrivato direttamente dal XIX secolo: non sapeva usare il telefono cellulare e cercava di sfuggire all’uso delle odierne tecnologie di comunicazione. Un uomo profondamente credente, con uno sguardo sorprendentemente penetrante e pieno di bontà. Egli si dedicava al restauro con grande circospezione e timore.
Alla fine di agosto del 2010 la commissione interdicasteriale ha comunicato la positiva conclusione dei lavori dell’immagine del Salvatore di Smolensk. Poco dopo è giunta la benedizione delle icone da parte del patriarca Kirill, alla presenza del presidente della Russia Dmitrij Medvedev, con ampio risalto nei canali televisivi più importanti della Russia e d’ Europa.
Sono sicuro che per tutte le persone radunate il 28 agosto sulla Piazza Rossa, nel giorno della Dormizione della Madre di Dio, la benedizione dell’icona del Salvatore è stata un momento indimenticabile, tra i più luminosi ed emozionanti. Nonostante il cattivo tempo, si sentiva la stupenda unità di tutti i presenti, che pregavano e ringraziavano per questo avvenimento, miracoloso e memorabile.
Il 4 novembre, nel giorno dell’Unità popolare, è stata benedetta l’icona di san Nicola Taumaturgo sul portale della torre Nikolskaya, davanti a migliaia di persone, cresciute nell’Unione Sovietica o discendenti degli emigranti vissuti in Europa. Alla diretta televisiva hanno assistito milioni di russi. La tradizione cristiana, asse portante dello sviluppo della nostra società multietnica e multiconfessionale, anima della nostra storia, grande e tragica, ha unito tutti noi, ravvivando la fiducia anche per un futuro più radioso dello Stato russo.