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CONCISTORO
tratto dal n. 01/02 - 2012

Come cambia il Sacro Collegio


Analisi del quarto concistoro di papa Ratzinger


di Gianni Cardinale


Il 18 febbraio si è celebrato il quarto concistoro per la creazione di nuovi cardinali del pontificato di Benedetto XVI. Un concistoro che ha segnato una piccola svolta nel collegio degli elettori del vescovo di Roma. Per la prima volta le “porpore votanti” designate da papa Ratzinger superano quelle nominate da papa Wojtyla.

Il presidente del Consiglio dei ministri italiano Mario Monti con il cardinale Giuseppe Betori, 18 febbraio 2012 [© Flavio Ianniello/Agenzia Aldo Liverani Sas]

Il presidente del Consiglio dei ministri italiano Mario Monti con il cardinale Giuseppe Betori, 18 febbraio 2012 [© Flavio Ianniello/Agenzia Aldo Liverani Sas]

I nuovi arrivati nel Sacro Collegio
I nuovi cardinali sono ventidue, di cui diciotto “elettori”. Dieci di essi ricoprono incarichi in Curia o a Roma. E cioè: il pugliese Fernando Filoni, 66 anni, dal maggio 2011 prefetto di Propaganda Fide; il portoghese Manuel Monteiro de Castro, 74 anni, dallo scorso 5 gennaio penitenziere maggiore; lo spagnolo Santos Abril y Castelló, 77 anni, dal novembre 2011 arciprete di Santa Maria Maggiore; il marchigiano Antonio Maria Vegliò, 74 anni, dal febbraio 2009 presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti; il piemontese Giuseppe Bertello, 70 anni, dal settembre 2011 presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; il lombardo Francesco Coccopalmerio, 74 anni, dal febbraio 2007 presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi; il brasiliano João Braz de Aviz, 65 anni, focolarino, dal gennaio 2011 prefetto della Congregazione per i religiosi; lo statunitense Edwin Frederick O’Brien, 73 anni, dall’agosto 2011 pro-gran maestro dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro; Domenico Calcagno, 69 anni, originario di Parodi Ligure (provincia di Alessandria e arcidiocesi di Genova), dal luglio 2011 presidente dell’Apsa; il piemontese Giuseppe Versaldi, 69 anni, dal settembre 2011 presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede. Otto nuovi porporati, poi, guidano altrettante Chiese locali. L’indiano George Alencherry, 67 anni, dal maggio 2011 arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malabarese; il canadese Thomas Christopher Collins, 65 anni, dal dicembre 2006 arcivescovo di Toronto; il boemo Dominik Jaroslav Duka, 69 anni, domenicano, dal febbraio 2010 arcivescovo di Praga; l’olandese Willem Jacobus Eijk, 59 anni, dal dicembre 2007 arcivescovo di Utrecht; l’umbro Giuseppe Betori, 65 anni (diventa il più giovane tra i porporati italiani), dal settembre 2008 arcivescovo di Firenze; lo statunitense Timothy Michael Dolan, 62 anni, dal febbraio 2009 arcivescovo di New York; il tedesco Rainer Maria Woelki, 56 anni (è ora il più giovane nel Sacro Collegio), dal luglio 2011 arcivescovo di Berlino; il cinese John Tong Hon, 73 anni, dal gennaio 2008 coadiutore e dall’aprile 2009 vescovo di Hong Kong. Quattro infine i non elettori. Sono: il romeno Lucian Mureşan, 81 anni, dal luglio 1994 metropolita di Făgăraş e Alba Iulia e dal dicembre 2005 arcivescovo maggiore della neocostituita omonima Chiesa sui iuris; il belga Julien Ries, 92 anni, celebre storico delle religioni; il maltese Prosper Grech, 87 anni, agostiniano, grande biblista e patrologo; il tedesco Karl Josef Becker, 84 anni, gesuita, illustre teologo della Gregoriana.
Per quanto riguarda le “porpore votanti” esse sono state assegnate nella maggioranza dei casi a ecclesiastici che ricoprono incarichi per i quali le norme vigenti e la prassi tradizionale prevedono la nomina cardinalizia: o in Curia (o comunque a Roma), oppure alla guida di sedi episcopali di ormai consolidata tradizione cardinalizia. Tra le nomine che hanno rappresentato uno strappo alla regola, vi sono quelle dei presidenti di dicasteri che, al contrario ad esempio delle Congregazioni, secondo le norme vigenti non prevedono al loro vertice un cardinale (Coccopalmerio e Vegliò) e quelle relative alle sedi per le quali si è derogato alla prassi – applicata rigidamente nel precedente concistoro del 2010 – che prevede di non creare un nuovo cardinale là dove già ne è presente uno con meno di ottant’anni e quindi con diritto di voto in un eventuale conclave (come Firenze, dove, oltre il cardinale Betori,  anche l’emerito cardinal Antonelli ha meno di ottant’anni); mentre il cardinalato a Dolan a New York e a Duka a Praga sembra spiegabile col fatto che i rispettivi emeriti compiranno gli ottant’anni tra breve, nell’ordine il 2 aprile e il 17 maggio.

Superata la quota 120, ma per poco
Con il concistoro del 18 febbraio il Collegio cardinalizio raggiunge la cifra record di 213 porporati (il primo in cui venne abbattuto il muro delle due centinaia di cardinali fu il concistoro del 2010: all’epoca erano 203). Gli elettori sono 125, cinque in più del tetto di 120 in vigore dalla promulgazione nel 1975 della costituzione apostolica Romano Pontifici eligendo di Paolo VI (ma Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno più volte derogato a questa norma). Sono invece 88 coloro che già hanno compiuto ottant’anni e che quindi, in base al motu proprio Ingravescentem aetatem di papa Montini del 1970, non possono partecipare a un eventuale conclave. Nel corso del 2012 saranno comunque altri undici i cardinali che raggiungeranno l’ottantesimo genetliaco. Si tratta del guatemalteco Rodolfo Quezada Toruño (l’8 marzo), di Edward M. Egan, emerito di New York (il 2 aprile), di Miloslav Vlk, emerito di Praga (17 maggio), dello svizzero Henri Schwery (14 giugno), dello statunitense James F. Stafford (26 luglio), di Gaudencio B. Rosales, emerito di Manila (10 agosto), del britannico Cormac Murphy-O’Connor (24 agosto), del colombiano Pedro Rubiano Sáenz  (13 settembre), dell’africano Francis Arinze (1° novembre), del campano Renato Raffaele Martino (23 novembre) e del brasiliano Eusébio O. Scheid (8 dicembre). Così, al più tardi a fine luglio, si rientrerà entro il limite di 120 cardinali elettori.

I numeri dei cardinali elettori
Guardando alla distribuzione dei cardinali elettori per continente si può notare che attualmente dall’Europa provengono 67 porporati (più 52 non votanti); dall’America settentrionale 15 (e 6 non votanti); dall’America Latina 22 (e 10 non votanti); dall’Africa 11 (e 6 non votanti); dall’Asia 9 (e 11 non votanti); dall’Oceania 1 (e 3 non votanti). I Paesi con più cardinali elettori sono: Italia (30, a cui andrebbero aggiunti i 22 non votanti), seguita dagli Stati Uniti (12); Brasile e Germania (6 ciascuno);  Spagna (5); Francia, India, Messico, Polonia (4 ciascuno); Canada (3). Due cardinali ciascuno hanno poi l’Argentina, la Gran Bretagna, la Nigeria, il Portogallo e la Svizzera. I porporati appartenenti a ordini religiosi sono 35, di cui 20 elettori. Le congregazioni religiose più rappresentate nel Collegio cardinalizio sono: Gesuiti (8, 2 dei quali elettori); Francescani (7 – 6 frati minori e 1 cappuccino –, 4 dei quali elettori); Salesiani (6, 4 dei quali elettori); Domenicani (3, 2 dei quali elettori); Dehoniani (2, di cui 1 elettore). I cardinali elettori curiali o con altri incarichi residenziali a Roma sono infine complessivamente 44 (il 35% del totale).

Sorpasso dei “ratzingeriani” sui “wojtyliani”
Classificando i cardinali in base ai Papi che li hanno creati, si può notare che attualmente ce ne sono 4 (tutti non elettori) che devono la porpora a Paolo VI; 132 (di cui 62 elettori) che la devono a Giovanni Paolo II e 79 (63 gli elettori) creati da Benedetto XVI. Come già detto, per la prima volta quindi, seppure di un soffio, i porporati nominati da papa Ratzinger superano quelli nominati da papa Wojtyla.

Le porpore di papa Benedetto e quelle di Giovanni XXIII
Osservando poi i numeri complessivi dei suoi quattro concistori, si può notare che Benedetto XVI globalmente ha creato 84 porporati, di cui 68 elettori. Tra questi ultimi, gli europei sono 39 (il 57,4%), gli italiani 21 (il 30,9%) e i curiali 29 (il 42,6%). Si tratta di quote più alte di quelle registrate con Giovanni Paolo II (su 210 cardinali elettori da lui creati, gli italiani furono 46, il 21,9%, e i curiali 61, il 29%); con Paolo VI (che nominò 143 porporati tra cui 40 italiani, il 28%, e 40 curiali, il 28%); e anche con Pio XII (tra i suoi 56 cardinali gli italiani furono 14, il 25%, e i curiali 10, il 17,9%). Con papa Pacelli quindi, si è avuta curiosamente una percentuale più bassa di nuovi cardinali curiali rispetto ai suoi successori. Sempre riguardo alla preponderanza di italiani e di curiali nelle creazioni cardinalizie, si può notare invece una certa analogia tra il pontificato di Ratzinger e quello di Giovanni XXIII. Con papa Roncalli infatti i cardinali creati furono 52 e di questi gli italiani arrivarono a essere 22, ben il 42,3%, e i curiali 26, addirittura la metà del totale.


Benedetto XVI [© Osservatore Romano]

Benedetto XVI [© Osservatore Romano]

Africa, America Latina e Asia
Nessuna nuova porpora africana nel quarto concistoro di papa Benedetto XVI. Resta il fatto che l’attuale Papa ha finora concesso al Continente nero 6 “porpore votanti”, l’8,8%. Una percentuale maggiore, rispetto a quella dei recenti pontificati: Giovanni Paolo II ne concesse complessivamente 16, il 7,6%, e Paolo VI 12, l’8,4%.
Il 18 febbraio poi c’erano tre nordamericani e un solo latinoamericano a ricevere la berretta. L’attuale Pontefice ha finora creato 8 cardinali Usa e un canadese (che costituiscono il 13,2% del totale), mentre con solo 7 porpore – il 10,3% – ha “premiato” l’America Latina meno dei suoi predecessori. Papa Wojtyla ne concesse 35 (il 16,7%) all’America Latina e 21 (il 10%) al Nord America. Anche papa Montini favorì il Sud del continente americano con 17 porpore, l’11,9%, rispetto al Nord (14, il 9,8%). Idem Giovanni XXIII (rispettivamente 6 e 5) e Pio XII (9 e 7). Il motivo dell’esiguo numero di porpore concesso all’America Latina può individuarsi nell’ostacolo rappresentato dalla presenza in alcune diocesi di emeriti votanti (Bogotá, Rio de Janeiro, Santiago del Cile, São Salvador da Bahia, Quito) o dal fatto che alcuni titolari pur avendo già superato i 75 anni (L’Avana, Santo Domingo, Buenos Aires) sono ancora in carica.
Per quanto riguarda l’Asia, invece, si nota che degli 8 neocardinali votanti che non hanno incarichi in Curia o a Roma, 2 sono asiatici (l’indiano George Alencherry e il cinese John Tong Hon), ovvero il 25% del totale. Segno di un’attenzione crescente verso il continente asiatico.

Le cifre dei religiosi
Riguardo ai cardinali appartenenti a ordini religiosi, Benedetto XVI ne ha creati finora 11, di cui 6 elettori (l’8,8% del totale votanti) e 5 no. I più premiati con tre porpore ciascuno sono stati i Salesiani – tutti votanti – e i Gesuiti, tutti ultraottantenni. Giovanni Paolo II ne fece 49, di cui 38 elettori (il 18,1%) e 11 no; anche con lui i più premiati furono i Gesuiti (7 votanti e 6 no) e i Salesiani (7, tutti votanti), seguiti dai Francescani (5 votanti e 1 no) e dai Domenicani (3 votanti e 2 no). Paolo VI creò 17 cardinali religiosi elettori (l’11,9%) e premiò in particolare Gesuiti (4), Francescani (3) e Domenicani (2). Giovanni XXIII ne fece 10 (il 19,2%) appartenenti a dieci diverse congregazioni.

L’età delle porpore
Il cardinale più anziano, infine, rimane il piacentino Ersilio Tonini, 98 anni il 20 luglio, seguito dal romano Fiorenzo Angelini, 96 anni il 1° agosto, e dal toscano Domenico Bartolucci, 95 anni il 7 maggio (altri 12 porporati hanno già superato i 90 anni, e 5 si accingono a farlo nel 2012). Mentre il più giovane, come già detto, è la new entry Woelki di Berlino, 56 anni il 18 agosto. Dopo di lui le porpore più verdi sono quelle del suo conterraneo Reinhard Marx (59 anni il 21 settembre), del neocreato olandese Eijk (59 anni il 22 giugno) e dell’ungherese Péter Erdö (60 anni il 25 giugno). A fine febbraio, poi, altri 12 cardinali raggiungono i 65 anni. A parte quelli più giovani, degli altri, considerati per fasce di età, in 31 hanno un età compresa tra 65 e 70 anni; in 22 tra 70 e 75; in 56 tra 75 e 80.



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