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MESSICO
tratto dal n. 06 - 2002

IL VIAGGIO DEL PAPA. Intervista con il cardinale Norberto Rivera Carrera

Il primo santo indio e l’assassinio del cardinale


Parla l’arcivescovo di Città del Messico. La canonizzazione di Juan Diego, il primo indio del continente americano a salire sugli altari, un esempio di inculturazione. La riapertura dell’inchiesta sull’uccisione del cardinale Posadas Ocampo. E la protesta della Chiesa latinoamericana contro la campagna per colpire il prestigio della Chiesa cattolica statunitense


di Gianni Cardinale


Il cardinale Norberto Rivera Carrera 
la domenica delle Palme a Città del Messico

Il cardinale Norberto Rivera Carrera la domenica delle Palme a Città del Messico

Il 18 giugno la sala stampa vaticana ha ufficializzato il programma del novantaseiesimo viaggio di Giovanni Paolo II. Papa Wojtyla si recherà in Canada, Guatemala e Messico dal 23 luglio al 2 agosto. A Toronto assisterà alla XVII Giornata mondiale della gioventù, nei due Paesi latinoamericani presiederà a due cerimonie di canonizzazione e a una di beatificazione. Di particolare importanza sarà la canonizzazione, il 31 luglio nella basilica di Nostra Signora di Guadalupe, di Juan Diego Cuauahtlatoatzin, l’indio cui apparve la Madonna.
30Giorni ha approfittato della presenza a Roma del cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Città del Messico, per porgli alcune domande sul viaggio pontificio di fine luglio. Il presule latinoamericano ha accettato anche di rispondere sul caso del cardinale Juan Jesús Posadas Ocampo, ucciso nove anni fa in circostanze ancora non chiarite, e sulla questione degli scandali a proposito della pedofilia che hanno colpito la Chiesa negli Stati Uniti.
Rivera Carrera, 60 anni compiuti il 6 giugno, è dal ’95 alla guida di una delle più popolose diocesi del mondo e nei dieci anni precedenti era stato vescovo di Tehuacán. Giovanni Paolo II lo ha creato cardinale nel concistoro del 21 febbraio 1998.

Eminenza, a fine luglio il Papa tornerà per la quinta volta in Messico. Un viaggio che non sembrava scontato…
NORBERTO RIVERA CARRERA: Il Papa ha voluto personalmente e fortemente questo viaggio. Il santuario di Guadalupe è importante per il Messico e per tutta l’America Latina e non si può capire Guadalupe senza Juan Diego. Poi c’è una predilezione speciale di Giovanni Paolo II per il Messico e per Guadalupe. Forse non è stato per un caso che egli abbia iniziato proprio con una visita in Messico, nel ’79, il suo pontificato caratterizzato dal particolare stile missionario dei viaggi apostolici. Speriamo che nel 2004 possa venire a Guadalajara dove si svolgerà il Congresso eucaristico internazionale.
Il programma del viaggio è piuttosto scarno…
RIVERA CARRERA: Sì, si tratterà di un viaggio ridotto all’essenziale. D’altronde Giovanni Paolo II viene in Guatemala espressamente per la canonizzazione del beato Pedro de San José de Betancurt e in Messico per la canonizzazione di Juan Diego e la beatificazione di due martiri di Oaxaca. Gli incontri con le autorità si faranno in aeroporto o in nunziatura per evitare inutili affaticamenti da parte del Pontefice. Per lo stesso motivo non è poi previsto l’usuale incontro con i vescovi locali né quello con i leader delle altre comunità cristiane e delle altre religioni.
Quale importanza riveste per il Messico la canonizzazione del beato Juan Diego?
RIVERA CARRERA: È importante per la devozione popolare particolarmente vissuta nel santuario guadalupano, dove ogni giorno decine di migliaia di fedeli, messicani e non, pregano, recitano con devozione il santo rosario, si confessano, ascoltano la messa e ricevono l’eucarestia. Un santuario dove avvengono numerose conversioni, dove molti pellegrini hanno l’occasione di intraprendere un nuovo inizio di vita cristiana.
E poi perché Juan Diego è il primo indio del nostro continente che viene canonizzato. E questo ha una doppia valenza, religiosa ma anche civile. La personalità storica di Juan Diego rappresenta in qualche modo la testimonianza della nascita del popolo messicano. Il nostro è un popolo in gran parte meticcio, e proprio in Juan Diego c’è l’incontro di due attitudini religiose, di due culture, di due etnie, quella ispanica e quella india. La figura del prossimo santo poi è importante perché è il simbolo della nascita della patria, della nazione messicana. Infatti gli eventi più importanti della nostra storia sono sempre stati accompagnati dalla Madonna di Guadalupe e dallo stesso Juan Diego. Ma è importante anche per tutta l’America Latina dove la devozione alla Vergine guadalupana e a Juan Diego è particolarmente diffusa, tanto che il sinodo americano del 1997 ha chiesto con voto quasi unanime di estendere la festività della Madonna di Guadalupe, il 12 dicembre, a tutto il continente.
Chi sono i due martiri che verranno beatificati il 1° agosto?
RIVERA CARRERA: I nuovi beati sono Juan Bautista e Jacinto de Los Angeles, due catechisti indigeni che nell’anno 1700 hanno preferito morire piuttosto che tradire la propria fede. Anche loro erano indigeni. Anche le loro figure sono un esempio di inculturazione, di come la santità si sia incarnata nelle popolazioni indigene fin dagli inizi della storia cristiana del Messico.
Il caso del cardinale Posadas Ocampo ucciso nove anni fa continua ancora a fare discutere in Messico. Sono appena usciti due libri che sostengono teorie contrapposte al riguardo e lo scorso 24 maggio, giorno dell’anniversario dell’omicidio, il caso è stato ufficialmente riaperto…
RIVERA CARRERA: I libri non li ho ancora letti. Ma posso confermare che tutto l’episcopato ha votato all’unanimità una petizione al governo per riaprire il caso, perché ci sono ancora tanti dubbi seri sulla morte del cardinale. Personalmente credo che ci sia stato un complotto, che si sia trattato di un omicidio intenzionale e che ci siano tanti aspetti che non sono stati mai chiariti.
Ritiene che l’allora presidente Carlos Salinas de Gortari possa essere annoverato tra i mandanti dell’omicidio?
RIVERA CARRERA: Personalmente credo che il presidente non c’entri per niente in questo affare. La prima domanda che gli avvocati si pongono davanti a un delitto è: cui prodest?, a chi giova? Ebbene, l’omicidio del cardinale Posadas non giovava certo a Salinas. Se poi qualcuno del suo entourage, tra i suoi collaboratori, abbia potuto avere un ruolo in questo crimine non lo so, non ho elementi né a favore né contro questa ipotesi.
La Chiesa statunitense è sconvolta dal drammatico problema dei preti pedofili. Quali sono stati gli echi in Messico di questa triste vicenda?
RIVERA CARRERA: Certamente anche i nostri giornali hanno dedicato molto spazio a queste storie. Noi vescovi messicani abbiamo detto chiaramente che se qualcuno tra i fedeli fosse a conoscenza di qualche caso del genere può andare a presentarlo alle autorità ecclesiastiche e, se necessario, a quelle civili. La Chiesa deve proteggere e custodire le vittime di questo crimine orrendo. Finora comunque, che io sappia, non c’è alcuna denunzia documentata in questo senso.
Il cardinale honduregno Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga riferendosi al caso dei preti pedofili e più specificatamente al processo massmediatico cui è sottoposta la Chiesa Usa e soprattutto il cardinale di Boston, Bernard Francis Law, ha usato parole molto chiare. Nell’intervista pubblicata nello scorso numero di 30Giorni ha parlato apertamente di «persecuzione», censurando il modo «scandaloso» in cui i mass media statunitensi hanno seguito la vicenda…
RIVERA CARRERA: Non solo negli Stati Uniti ma anche in altre parti del mondo si vede che è in atto un programma orchestrato per colpire il prestigio della Chiesa, per squalificarla. Non pochi giornalisti mi hanno confermato l’esistenza di questa campagna organizzata. Nell’intervista che il cardinale Rodríguez vi ha concesso, si esprime bene a questo riguardo il sentimento comune di tanti di noi, cardinali e vescovi, dell’America Latina, nei confronti di quello che ci appare come un attacco generalizzato e ingeneroso nei confronti di una Chiesa come quella statunitense. Credo anzi che tocchi proprio a noi, che siamo i più prossimi, esprimere la protesta e lo sdegno per il tentativo in atto di annullare il prestigio e la fama morale della Chiesa statunitense. Così come noi messicani, ad esempio, abbiamo potuto contare sulla loro comprensione e sul loro soccorso quando eravamo in difficoltà. Pochi sanno che fu proprio grazie al generoso aiuto della Chiesa statunitense che durante i pontificati di Pio XI e Pio XII si è provveduto alla costruzione e al sostentamento del grande seminario nazionale di Montezuma nel New Mexico, dove la Chiesa messicana ha potuto formare i propri sacerdoti quando in patria questo era proibito dalle autorità civili al tempo delle persecuzioni.
Lei conosce personalmente il cardinale Law?
Il cardinale  Bernard Francis Law, arcivescovo di Boston, e il cardinale  Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga,  arcivescovo di Tegucigalpa, Honduras

Il cardinale Bernard Francis Law, arcivescovo di Boston, e il cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, Honduras

RIVERA CARRERA: Non solo lo conosco, ma è un grande amico. È una persona di primo livello, un vero pastore, dalla solida dottrina. E poi è nato a Torreón, nel nostro Paese, e quindi, in qualche modo, è anche un nostro conterraneo. E in Messico gli vogliamo molto bene.
Ritiene, come ci ha detto il cardinale Rodríguez, che il cardinale Law sia vittima di una campagna di stampa persecutoria?
RIVERA CARRERA: Non si tratta solo di una campagna di stampa persecutoria contro di lui ma, ripeto, contro la Chiesa tutta. Certo gli uomini di Chiesa hanno i loro difetti, hanno i loro peccati, come tutti. Se necessario, e dopo un regolare processo, devono subire le eventuali censure canoniche e le condanne civili che meritano. Ma questo non autorizza nessuno ad attuare un programma generalizzato di accanimento persecutorio contro la Chiesa statunitense. Ripercorrendo la storia della Chiesa si può notare che molte persecuzioni sono iniziate proprio con la delegittimazione morale dei suoi membri e della sua gerarchia, col tentativo di squalificarla e disarticolarne il prestigio. È quello che è successo fin dai primi secoli della storia cristiana, con Nerone ad esempio. È quello che è successo nello scorso secolo con le persecuzioni in Messico, in Spagna, nella Germania nazista e nei Paesi comunisti. È quello che sembra succedere oggi negli Stati Uniti.
Certi mass media statunitensi hanno criticato il cardinale Rodríguez per le sue affermazioni. E. J. Dionne jr, columnist di punta del quotidiano Washington Post e Tom Fox, direttore del settimanale cattolico National Catholic Report, hanno scritto che, dopo quello che ha detto, il porporato honduregno non può essere più considerato un “papabile”…
RIVERA CARRERA: L’arcivescovo Rodríguez Maradiaga, essendo un cardinale, è sempre un papabile, come lo sono naturalmente tutti i membri del Sacro Collegio… Per fortuna al conclave, che avvenga il più tardi possibile, parteciperanno appunto solo i cardinali, e non questi signori, il cui parere troppo aggressivo in quel contesto non penso proprio che verrà preso in considerazione…


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