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DOCUMENTI
tratto dal n. 10 - 2005

I versetti del Corano che parlano di Gesù e Maria

La figura di Cristo nell’islam


«Secondo una felice caratteristica dei Congressi internazionali sul Volto di Cristo, promossi dal cardinale Fiorenzo Angelini, anche quest’anno vi è stato un relatore di religione islamica. Pubblichiamo il testo dell’intervento del professore turco Niyazi Oktem, dell’Università di Bilgi, Istanbul»

 

Giulio Andreotti


del professor Niyazi Oktem, Università di Istambul


La Basilica di Santa Sofia, costruita sotto l’imperatore Giustiniano (527-565), consacrata nel 537, divenuta moschea con l’occupazione ottomana nel 1453, e ora adibita a museo, Istanbul, Turchia

La Basilica di Santa Sofia, costruita sotto l’imperatore Giustiniano (527-565), consacrata nel 537, divenuta moschea con l’occupazione ottomana nel 1453, e ora adibita a museo, Istanbul, Turchia

Premessa
L’islam, la nostra religione, riconosce come libri sacri – alla luce del Corano – sia l’Antico sia il Nuovo Testamento non alterati.
In realtà, la Bibbia dei cristiani si compone di due parti: l’Antico Testamento e il Nuovo Testamento. Diversamente, la Bibbia degli ebrei è costituita soltanto dall’Antico Testamento. Per i musulmani l’Antico Testamento comprende la Torah e il Salterio.
Non riconoscendo Cristo né come profeta né come messia, gli ebrei non riconoscono alcun valore al Nuovo Testamento che considerano completamente manipolato essendo stato redatto da diversi autori dopo la morte di Cristo ed essendo privo, perciò, di qualsivoglia prerogativa celeste o divina. L’unico libro sacro, per gli ebrei, è dunque l’Antico Testamento, composto di diversi libri e ispirato a vari profeti. Il carattere sacro, perciò, viene dagli ebrei attribuito soltanto all’Antico Testamento.
Per noi musulmani, invece, sia l’Antico sia il Nuovo Testamento (non alterato) sono considerati testi sacri. Tuttavia, va precisato che il termine “vangelo”, nella terminologia islamica, indica esclusivamente il Nuovo Testamento.
Tutti i profeti menzionati in queste Scritture anche per noi sono profeti.
Il fatto che tutti i profeti menzionati nelle Sacre Scritture siano riconosciuti da noi musulmani e soprattutto che la Vergine Maria e suo figlio godano di una considerazione del tutto speciale rappresenta un fattore di incontro tra la teologia cristiana e quella musulmana. Ovviamente non mancano divergenze.
Tra queste differenze, sono da segnalare innanzitutto le modifiche che hanno subito sia l’Antico sia il Nuovo Testamento. Dobbiamo però riconoscere che, ciononostante, non si può affatto parlare di alcuna falsificazione in materia di valori morali o di giustizia. Le disposizioni morali contenute nei dieci comandamenti, quali “Non uccidere”, “Non rubare”, “Non desiderare la casa, la donna, i beni del tuo prossimo”, eccetera, sono fuori discussione. Inoltre, noi ammettiamo anche i miracoli di Gesù di cui parla il Nuovo Testamento. Gli atti e i comportamenti di Gesù Cristo riferiti dal Nuovo Testamento sono di indole universale e servono come modelli di retta condotta e di verità. Ecco perché sarebbe un grave errore respingere l’Antico e il Nuovo Testamento come attualmente si presentano.
Va anche precisato che un cristiano e un musulmano, con il termine “rivelazione” non intendono la medesima cosa. Per noi la rivelazione è il messaggio inviato da Dio altissimo a sua maestà Maometto. In stato di estasi, il nostro profeta esprimeva la Parola proveniente da Dio altissimo così che queste parole formano il nostro Libro sacro. Orbene, la rivelazione cristiana non è la medesima cosa. I detti e gli atti di Gesù Cristo furono redatti più tardi e quindi trasformati in libro dagli autori dei Vangeli (il Nuovo Testamento).
In questo senso, quello che noi chiamiamo “hadit” e “sunna”, cioè l’insieme delle parole e degli atti del profeta, sono considerati dai cristiani come “rivelazione”. Gesù Cristo non aveva al suo fianco scribi che trascrivessero all’istante la rivelazione che egli riceveva. Erano invece apostoli, evangelisti, coloro che più tardi misero per iscritto quanto avevano visto o sentito. Si capisce, perciò, perché si abbiano diversi Vangeli, il cui contenuto essenziale è senz’altro il medesimo, ma formulato in maniera differente dagli autori, per quanto tutti fedeli all’essenziale. Ispirati da Gesù Cristo, questi autori hanno tuttavia fatto delle aggiunte. Lo stesso san Paolo, che non aveva mai visto Gesù Cristo, ha contribuito alla redazione del Nuovo Testamento.
In altri termini, il concetto cristiano di rivelazione non si fonda sull’estasi di Gesù mentre entra in comunicazione con il divino e detta, di conseguenza, la parola divina agli scribi, dei quali invece non vi è neppure traccia nei testi tradizionali islamici. Il santo Corano, invece, parla esplicitamente di apostoli.
Sarebbe quindi improprio dire che la “sunna” e la “hadit” musulmane equivalgono a ciò che la religione cristiana chiama rivelazione.
Un’altra divergenza che, forse, costituisce il più grande motivo di contrasto tra le due religioni è, per così dire, il concetto di trinità che sta alla base della fede cristiana secondo la quale Gesù Cristo è considerato Figlio di Dio. La fede musulmana ammette soltanto Dio, del quale non si può affermare né che è stato generato né che ha generato un figlio. Dio è Uno, e distinguerlo in tre sarebbe come attribuirgli dei simili, il che contraddice nettamente ai principi fondamentali del monoteismo. Personalmente, non ammetto che possa aversi un triteismo, ma soltanto una interpretazione filosofica peraltro abbastanza difficile da comprendere per i musulmani. I problemi posti dalla Trinità furono a lungo dibattuti nel corso della storia, sia dai cristiani sia dai musulmani. Tanto che esistono gruppi di cristiani o singoli cristiani che non accettano la Trinità.
Dal punto di vista della convivenza con i cristiani ci sembra di grande importanza guardare a questi problemi soltanto per approfondirli nella prospettiva di creare un clima favorevole al dialogo interreligioso. In altre parole, volendo soprattutto favorire il processo di pace, sarebbe meglio non entrare in discussioni puramente filosofiche su questi argomenti. Riprendere continuamente questi problemi non servirà che a provocare la reazione delle masse ignoranti e ne approfitterebbero soltanto i politici male intenzionati. Sappiamo per esperienza che questo genere di politici e i mercanti di armi si sono sempre serviti delle interpretazioni errate e ingannevoli dei fanatici. Spesso a causare delle guerre sono state proprio queste divergenze tra punti di vista religiosi diversi.
Al contrario, i punti di convergenza sono molto più numerosi delle diversità e riguardano proprio l’essenziale.
Il giudaismo, il cristianesimo e l’islamismo riconoscono tutti e tre che un solo creatore ha creato l’universo. Il creatore è misericordioso, benigno, ama e perdona. Tra le sue creature, l’uomo è quello che a Lui più assomiglia; avendo da Lui ricevuto la ragione, la volontà e la coscienza, è di conseguenza in grado di distinguere il bene dal male; e questo lo “condanna” alla responsabilità. Dio non abbandona mai l’uomo. La salvezza è possibile soltanto obbedendo alla Parola divina. Tutte e tre le religioni monoteiste credono nell’inferno e nel paradiso, negli angeli e nel demonio, nella vita nell’aldilà, nel giudizio finale, nella risurrezione, eccetera.
Secondo tutte e tre queste religioni, Dio è essenzialmente una volontà inaccessibile, indeterminabile, impercettibile. Tuttavia, la religione cristiana comporta, al riguardo, maggiore immanenza rispetto alla fede musulmana che, salvo per quanto attiene ai sufiti, si colloca maggiormente sul piano della trascendenza. Insomma, secondo l’insegnamento cristiano, Dio è in qualche modo coinvolto in questo universo, il che spiega la possibilità dei miracoli in qualunque momento. Per esempio, la Vergine può apparire in qualche luogo, c’è chi può guarire gli altri o prevedere il futuro. Al contrario, nel sistema dottrinale musulmano, il miracolo e ogni fenomeno di preveggenza sono esclusi. Dio solo ha creato l’universo, Lui solo può conoscere ciò che è stato e ciò che sarà. Sua maestà Maometto è l’ultimo “messaggero”; non ci sarà più né un altro profeta né un altro messaggero né altra persona del genere. Il messaggio divino è stato interamente comunicato, l’appello è stato trasmesso. L’esistenza dell’universo costituisce la prova del miracolo celeste.
Malgrado le differenze di accento sull’immanenza e sulla trascendenza, tutte e tre le religioni professano l’inaccessibilità del mistero divino. Dio, nella sua infinità, ha creato per amore l’universo. L’universo materiale è un segno concreto della Sua grandezza. Accedere a Lui è perciò impossibile. La spiritualità che si manifesta all’interno del mondo materiale, il suo aspetto astratto e la morale sono tutti segni dell’esistenza di Dio.
In tutte e tre le religioni, i primi esseri umani sono Adamo ed Eva. Diversamente dall’islam e dal giudaismo, la religione cristiana dà un fondamento materiale e concreto al peccato originale.
Secondo la fede musulmana, Allah ha posto ad Adamo ed Eva una scelta libera tra il bene e il male, condannandoli in questo modo all’avventura del dimostrare la loro dignità e non già a subire la penitenza del loro peccato, perché egli li aveva già perdonati.
Questo punto di vista islamico è accettato dalle Chiese nestoriana e siriaca che vengono chiamate le Chiese d’Oriente, e dalla Chiesa ortodossa. Le Chiese cattolica e protestante insistono sul concetto di peccato originale.
La Moschea Blu di Istanbul

La Moschea Blu di Istanbul



I versetti del Corano
riguardanti Gesù Cristo e la Vergine Maria
Gesù Cristo e la Vergine Maria si incontrano in circa 100 versetti del Corano, dei quali 25 menzionano Gesù Cristo, 11 il Messia, 34 la Vergine Maria, 12 il Vangelo (il Nuovo Testamento) e 14 i cristiani (nazareni). Ci sembra che, tra i 6666 versetti coranici, questo numero sia rilevante.
Com’è noto, al momento della redazione del Corano, non è stato rispettato l’ordine cronologico dei versetti. Se disponiamo i versetti cronologicamente, notiamo che la prima metà (quelli cosiddetti “della Mecca o meccani”) riguarda i principi fondamentali della fede, mentre la seconda parte (quelli cosiddetti della “Medina o medinesi”), appartenendo a un momento in cui lo Stato islamico era già stato costituito, pur rimanendo di indole spirituale privilegia le formalità attinenti alle procedure amministrative. Rispetto ai versetti medinesi quelli della Mecca danno uno spazio più rilevante a Gesù Cristo e alla Vergine Maria e invitano l’umanità al sistema di fede non alterato da Gesù Cristo, e cioè all’islam, letteralmente “il rendiconto”.


Gesù Cristo, la Vergine e il cristianesimo
nei versetti della Mecca o meccani
Composta di 98 versetti, dei quali 50 trattano di questi problemi, la sura “Maria” così affronta questi argomenti.
Zaccaria prega Iddio di dargli un figlio. Sua moglie è sterile e lui è ormai molto vecchio. Affidandosi totalmente ad Allah, egli continua la sua preghiera, tiene stretto il libro con forza e riceve l’annuncio della buona novella di un figlio (riassunto dei versetti 2-11).
I versetti 12-14 parlano di Yahya (Giovanni). Egli è saggio, tenero e purificato. Analoghi propositi sono presenti anche nei versetti 89, 90 e 91 della sura “I Profeti”.
La sura “Maria”, fino al versetto 33, riporta il racconto della Vergine.
Dio sovrano dice espressamente al versetto 17: «E noi le inviammo il Nostro Spirito». Si tratta dunque della nascita di Gesù, dell’intervento dello Spirito Santo, che è una delle Persone della Trinità, sul cui contenuto si è discusso particolareggiatamente per secoli giungendo poi alla sua definizione in occasione di concili che condannarono come eresia ed empietà ogni forma di dissidenza, il che diede origine alla nascita di nuovi sistemi dottrinali.
La tradizione musulmana interpreta lo “Spirito Santo” come l’arcangelo Gabriele. Al versetto 19 della sura “Maria” si allude all’angelo. Onde evitare malintesi, ci sembra necessario citare i suddetti versetti:
17. «Ed essa prese, a proteggersi da loro, un velo. E Noi le inviammo il Nostro Spirito che apparve a lei sotto forma d’uomo perfetto.
18. Ella gli disse : “Io mi rifugio nel Misericordioso, avanti a te, se tu sei timorato di Dio!”.
19. Le disse: “Io sono il Messaggero del tuo Signore, per donarti un fanciullo purissimo”.
20. “Come potrò avere un figlio”, rispose Maria, “se nessun uomo m’ha toccata mai, e non sono una donna cattiva?”.
21. Disse: “Così sarà. Perché il tuo Signore ha detto: ‘Cosa facile è questa per me’, e Noi per certo faremo di Lui un Segno per gli uomini, un atto di clemenza Nostra: questa è cosa decretata”.
22. Ed essa lo concepì e s’appartò col frutto del suo seno in luogo lontano.
23. Ora le doglie del parto la spinsero presso il tronco di una palma e disse: “Oh fossi morta prima, oh fossi ora una cosa dimenticata e obliata!”.
24. E la chiamò una Voce di sotto la palma: “Non rattristarti, ché il Signore ha fatto sgorgare un ruscello ai tuoi piedi.
25. Scuoti verso di te il tronco della palma e questo farà cadere su di te datteri freschi e maturi.
26. Mangiane dunque e bevi e asciuga gli occhi tuoi! E se tu vedessi qualcuno, digli: ‘Ho fatto voto al Misericordioso di digiunare e non parlerò oggi ad alcun uomo’”.
27. Poi venne col bambino alla sua gente portandolo in braccio: “O Maria”, le dissero, “tu hai fatto cosa mostruosa.
28. O sorella di Aronne! Non era tuo padre un uomo malvagio né fu peccatrice tua madre!”.
29. Ed essa indicò loro il neonato, e dissero: “Come parleremo noi a chi è ancora nella culla bambino?”.
30. Egli disse: “In verità io sono il Servo di Dio, il quale mi ha dato il Libro e mi ha fatto Profeta,
31. e m’ha benedetto dovunque io mi sia e m’ha prescritto la Preghiera e l’Elemosina finché sarò in vita,

Il fatto che tutti i profeti menzionati nelle Sacre Scritture siano riconosciuti da noi musulmani e soprattutto che la Vergine Maria e suo figlio godano di una considerazione del tutto speciale rappresenta un fattore di incontro tra la teologia cristiana e quella musulmana. Ovviamente non mancano divergenze

32. e m’ha fatto dolce con mia madre, non mi ha fatto violento e scellerato.
33. Sia pace su di me, il dì che nacqui e il dì che muoio, e il dì quando sarò suscitato a Vita”».
Ne deriva che Gesù Cristo è uno dei due profeti nati senza padre (l’altro è Adamo). La sua nascita è dovuta alla grazia divina accordata attraverso l’intermediazione dello Spirito che ha recato alla Vergine il “soffio”. Guardando alla situazione concreta, noi ci troviamo di fronte a un magnifico miracolo. La volontà divina invia l’arcangelo Gabriele come Spirito Santo che trasmette il soffio divino alla Vergine, da cui nasce Gesù Cristo come una prova e un atto di misericordia di Dio. È quello che si incontra nel versetto 50 della sura “I credenti” (al-Mu’minûna): «E Noi designammo il figlio di Maria – come pure sua madre – come un segno; e a tutti e due noi demmo asilo presso un luogo tranquillo da cui sgorgava un ruscello d’acqua».
Insomma lo Spirito Santo è venerato anche nell’islam. È stato Lui che ha assicurato la comunicazione tra Maria e la volontà divina.
Tenuto conto di quanto detto sopra, sarebbe davvero senza senso che un musulmano reagisse negativamente quando si parla di Spirito Santo o della Sacra Famiglia.
I versetti 30-37 parlano di Gesù neonato. Egli è “parola della verità” e non figlio di Dio. Vorremmo insistere un po’ su questo concetto di “parola della verità”. Con uno sguardo esclusivamente teologico e senza ricorrere alla filosofia, e cioè identificando la “parola” con la sua fonte, si può facilmente cadere nell’errore di confondere l’essenza e l’esistenza; e chiamare Dio o figlio di Dio la “parola” che ne esprime di fatto l’essenza. Attribuire l’essenza divina a Gesù Cristo è, in effetti, la conseguenza di una tale interpretazione, quanto mai discussa, della teologia cristiana. L’islam, invece, fa questa distinzione dichiarando che Gesù è parola di Dio, ma per nulla Dio né figlio di Dio.
Pertanto, trascurando l’importanza di Gesù e della Vergine Maria appellandosi a questa interpretazione, anche il mullah cade nell’errore.
La sura VI “Gli Animali/Le Greggi” “al-An’âm” elenca la catena dei profeti da Abramo fino a Maometto, precisando che essi sono stati tutti «collocati al disopra d’ogni altra creatura» (alamîn).
83. «Questo è l’argomento che Noi demmo ad Abramo contro il suo popolo. Noi eleviamo a diversi gradi quelli che vogliamo: in verità il tuo Signore è saggio e sapiente.
84. E ad Abramo Noi donammo Isacco e Giacobbe, ciascuno dei quali Noi dirigemmo sulla retta via. E prima ancora guidammo al Vero Noè e, fra i suoi discendenti, David e Salomone e Giobbe e Giuseppe e Mosè e Aronne: così Noi compensiamo i benefici.
85. E anche Zaccaria e Giovanni e Gesù ed Elia, ciascuno dei quali fu annoverato tra i santi,
86. e Ismaele e Eliseo e Giona e Lot, ciascuno levammo al di sopra d’ogni altra creatura».
Allo stesso modo, al versetto 13 della sura XLII “La Consultazione/La Deliberazione” (as-Sûrâ), il tema è sempre lo stesso: si tratta dell’obbedienza ai profeti:
13. «Egli ha prescritto a voi quel culto che già raccomandò a Noè e che rivelammo a te, e che raccomandammo ancora ad Abramo e a Mosè e a Gesù, dicendo: “Osservate la religione e non dividetevi in sette” [...]».
Il posto di Gesù è espressamente indicato nei versetti 57-66 della sura XLIII “L’Ornamento” (az-Zuhruf):
57. «E quando fu proposto ad esempio il figlio di Maria, ecco che il tuo popolo vociferò
58. dicendo: “È costui migliore dei nostri dei?”. Ma non ti propongono questo paragone altro che come pretesto di disputa, ché son gente amante di liti.
59. Egli non è che un Servo cui concedemmo i Nostri favori e ne facemmo un esempio per i figli di Israele
60. (ché, se volessimo, faremmo ereditare la terra, dopo di voi, ad angeli).
61. Ed egli non è che un presagio dell’Ora: pertanto non dubitate che essa venga, e seguite Me; questo è il retto sentiero.
62. E non vi distolga Satana, ché egli è vostro dichiarato nemico.
63. E allorché Gesù venne, con prove chiarissime, disse: “Io sono venuto a portarvi la Sapienza, sono venuto a chiarirvi qualcosa di quello di cui disputate: temete dunque Iddio e obbeditemi.
64. In verità Iddio è il mio Signore e il vostro Signore, adorate Lui: questo è il sentiero diritto”.
65. E le Fazioni discordarono tra loro: ma guai a coloro che operano iniquità; guai, per il castigo di doloroso giorno!
66. Che cos’altro possono attendere se non che li colga d’un tratto l’Ora, mentre di nulla si avvedono?».
I commentatori del Corano concordano nel sostenere che l’Ora sta ad indicare il giorno del Giudizio finale. La traduzione del versetto 61 differisce da una versione all’altra:
«È un segno dell’Ora [...]» (traduzione di Régis Blachère).
«Gesù è, in verità, l’annuncio dell’Ora [...]» (traduzione di D. Masson).
«Questo Corano è, in verità, la scienza dell’Ora» (traduzione di Muhammad Hamidullah).
Ne risulta che è Gesù ad avere la conoscenza di un evento fondamentale come il Giudizio finale. È lui che dispone della saggezza, verrà prima del Giudizio finale per farne partecipi le genti, vale a dire salverà l’umanità. La credenza che Gesù ritornerà è ancora abbastanza diffusa anche nell’islam.
Ecco, in grandi linee, il posto di Gesù nelle sure della Mecca, in cui figurano soprattutto la Vergine, Gesù Cristo e altri profeti che sono considerati senza eccezione profeti dell’islam o, in altre parole, che sono collocati nell’insieme del sistema, professandone ciascuno, a suo turno, il rendiconto. Quindi, è chiaro che la Vergine e Gesù hanno una posizione del tutto particolare e assolutamente eccezionale.

L’interno della Moschea  Blu di Istanbul

L’interno della Moschea Blu di Istanbul


Gesù Cristo, la Vergine e il cristianesimo
nei versetti medinesi
La buona novella della salvezza è chiaramente annunciata ai cristiani, giudei e sabei nel versetto 62 della sura II “La Giovenca” (al-Baqara), che è la prima a riunire i versetti medinesi:
62. «Ma quelli che credono (i musulmani), coloro che praticano il giudaismo, i cristiani e i sabei, quelli cioè che credono in Dio e nell’Ultimo Giorno e operano il bene avranno la loro mercede presso il Signore, e nulla avranno a temere né li coglierà tristezza».
Alcuni pensano che per ottenere la salvezza i cristiani, i giudei e i sabei dovrebbero convertirsi all’islam. Non siamo affatto d’accordo, proprio perché questo versetto sembra dire il contrario. Se il santo Corano, libro sacro dei musulmani, comprende i non musulmani e precisa per essi la condizione della salvezza, si tratta allora di un giudizio del tutto particolare, chiaro e definitivo.
A sua volta, il versetto 87 di al-Baqara afferma che Gesù era sostenuto dallo Spirito Santo:
87. «In verità Noi demmo a Mosè il Libro e gli facemmo successivamente seguire gli altri Messaggeri, e demmo a Gesù figlio di Maria prove evidenti e lo confermammo con lo Spirito di Santità. Ma dunque, ogniqualvolta un Messaggero vi porta ordini non graditi, voi superbamente vi ribellate e alcuni ne smentite, altri ne uccidete?».
I versetti 135 e 136 della medesima sura accentuano l’importanza assegnata ad Abramo:
135. «Ed essi dicono: “Diventate ebrei o cristiani o sabei ben guidati! Ma tu rispondi: “No, noi siamo della Nazione di Abramo, che non fu affatto tra i pagani”.
136. E dite loro ancora: “Noi crediamo in Dio, in ciò che è stato rivelato a noi e in ciò che fu rivelato ad Abramo, a Ismaele, a Isacco, a Giacobbe, e alle Dodici Tribù, e in ciò che fu dato a Mosè e a Gesù, e ai profeti del Signore; non facciamo differenza alcuna fra loro e a Lui tutti ci diamo!”».
La stessa sura, al versetto 253, indica una gerarchia tra i profeti, mettendo in testa ad essi Gesù. Ne offriamo qui diverse versioni:
253. «Di questi Messaggeri, alcuni li abbiamo resi superiori ad altri: ad alcuni Dio ha parlato ed Egli li ha elevati alcuni di vari gradi. A Gesù figlio di Maria demmo prove e lo abbiamo confermato con lo Spirito di Santità [...]» (traduzione di Muhammad Hamidullah).
253. «Noi abbiamo elevato alcuni profeti al di sopra degli altri. Ad alcuni Dio ha parlato, e Dio ha elevato molti di loro a gradi superiori. Abbiamo dato a Gesù figlio di Maria delle prove chiare. L’abbiamo confermato con lo Spirito di Santità [...]» (traduzione di D. Masson).
253. «Noi abbiamo posto alcuni Apostoli al di sopra di altri. Tra loro ve ne sono alcuni ai quali Allah ha parlato. Allah ne ha elevati altri gerarchicamente. Noi abbiamo dato le prove a Gesù figlio di Maria, che Noi abbiamo assistito con lo Spirito Santo» (traduzione di Régis Blachère).
253. «Noi elevammo i profeti gli uni al di sopra degli altri. I più elevati sono quelli a cui Dio ha parlato. Noi abbiamo inviato Gesù figlio di Maria accompagnato da prove evidenti, e l’abbiamo fortificato con lo Spirito di Santità [...]» (traduzione di Kasimirski).
Dalle diverse traduzioni risulta chiaramente che, tra gli inviati, esiste una gerarchia e che coloro ai quali Dio si è rivolto direttamente sono collocati agli stadi superiori, come Gesù, con il richiamo al sostegno da lui ricevuto dallo Spirito Santo.
La sura III “La Famiglia di Imràn” (Âl ‘Imrân) parla diffusamente di Gesù e di Maria, particolarmente ai versetti 33-67. In sintesi, Dio accoglie la fanciulla, la fa crescere molto bene e l’affida a Zaccaria. Purificata da Dio, Maria riceve il suo nutrimento da parte di Dio che dona, senza limiti, il suo sostentamento a chi Egli vuole. Nessun’altra madre di profeta è altrettanto venerata nel Corano. Leggiamo il versetto 45 che è interessantissimo:
45. «E quando gli angeli dissero a Maria: “O Maria, Iddio ti annunzia la buona novella di un Verbo che viene da Lui, e il cui nome è: il Messia, Gesù, figlio di Maria, eminente in questo mondo e nella vita immediata e ultima; egli è tra i vicini a Dio”».
In modo visibile Allah annuncia la buona novella di un Verbo che emana da Lui. Sua Maestà Gesù Cristo è dunque benedetto, è il Messia.
Secondo il versetto 46, Gesù, appena nato, parla agli uornini: 46. «Ed egli parlerà agli uomini dalla culla come un adulto e sarà nel numero dei giusti».
Il versetto 49 parla dei suoi miracoli: egli modella dall’argilla un uccello soffiandogli la vita. Guarisce il cieco e il lebbroso, resuscita i morti.
Un tema che si trova nel Nuovo Testamento viene spiegato nel versetto 50, come, per esempio, che Gesù è mandato per dichiarare lecite alcune cose che erano state dichiarate proibite:
50-51. «E sono venuto a confermare quella Torah che fu rivelata prima di me, per dichiararvi lecite alcune cose che v’erano state proibite, e v’ho portato un segno da Dio; pertanto temete Dio e obbeditemi. Allah è il mio Signore e il vostro Signore. Adoratelo: questa è la retta via».
Il versetto 55 annuncia che Gesù, dopo la morte, sarà chiamato presso Dio stesso:
55. «[Ricorda] quando Dio dice: “O Gesù, io ti chiamerò a me, e poi ti innalzerò fino a me e ti purificherò dagli infedeli e fino al giorno della Risurrezione porrò coloro che ti hanno seguito al di sopra degli infedeli. Poi a Me tutti tornerete e io giudicherò tra voi delle vostre, discordie”».
Al versetto 59 Gesù viene paragonato ad Adamo:
59. «Gesù, presso Allah, è come Adamo. Egli lo creò dalla terra, poi gli disse: “Sii, ed egli fu”».
Gli apostoli vengono ricordati in diverse sure, come “La Famiglia di Imràn” (versetto 52); “Il Rango” (as-Sâff) (versetto 14); “La Mensa servita” (al-Mâ’ida) (versetti 111-112).
Con il termine “apostoli” intendiamo i credenti che si sono legati a Gesù durante la sua vita, che l’hanno rispettato con fedeltà, proprio come i compagni del Nostro Profeta. Da questo punto di vista, gli apostoli di Gesù, canonizzati dalla religione cristiana e menzionati nel Corano, devono essere adeguatamente rispettati dai musulmani. Ciononostante, non è sempre così. Non è affatto raro che da noi un musulmano comune abbia un atteggiamento negativo verso san Giovanni o san Pietro.
La sura “Le Donne” (al-Nisâ’), che occupa il quarto posto nel santo Corano, ai versetti 156-159 parla anche di Maria e di Gesù. In questi versetti si tratta dei conflitti tra giudei e cristiani:
156. «[Noi li abbiamo maledetti] a causa della loro incredulità per aver detto contro Maria una calunnia immensa,
157. per aver detto: “Abbiamo ucciso il Messia, figlio di Maria, il profeta di Allah”, mentre né lo uccisero né lo crocifissero, bensì qualcuno fu reso ai loro occhi simile a Lui. Coloro la cui opinione è diversa a questo proposito restano certamente in dubbio. Non hanno alcuna conoscenza di Gesù: essi non seguono che una congettura;
158. essi non l’hanno certamente ucciso, ma, al contrario, Allah lo ha innalzato a sé. Allah è potente e saggio.

Gesù Cristo e la Vergine Maria si incontrano in circa 100 versetti del Corano, dei quali 25 menzionano Gesù Cristo, 11 il Messia, 34 la Vergine Maria, 12 il Vangelo (il Nuovo Testamento) e 14 i cristiani (nazareni)

159. Non c’è nessuno della gente del Libro che non creda in lui, prima della sua morte, ed Egli nel giorno della Risurrezione sarà testimone contro di loro».
Al versetto 171 vengono disapprovati i sostenitori della Trinità e, ancora una volta, viene riaffermato che Gesù non è figlio di Dio:
171. «O gente del Libro! Non siate stravaganti nella vostra religione, e non dite di Dio altro che la verità. Il Messia Gesù figlio di Maria è soltanto il profeta di Allah. Il suo Verbo immesso da Lui in Maria è uno Spirito emanante da Lui. Credete dunque in Allah e nei suoi profeti e non dite affatto: “Tre”; smettete di farlo. Sarà meglio per voi. Allah non è che una sola divinità! Gloria a Lui! A Lui non piace di avere un figlio. A Lui appartiene ciò che è in cielo e ciò che è in terra. Lui solo basta a proteggerci!».
Il versetto 172 ribadisce che Gesù, come peraltro gli angeli, non sono che servitori di Dio:
172. «Il Messia non diversamente degli angeli vicini al Signore non hanno disdegnato di essere servi di Allah».
D’altra parte, il versetto 27 della sura LVII “Il Ferro” (al-Hadid) ingiunge l’obbedienza a Gesù e a Maria, senza dei quali non sarebbe sorto il monachesimo:
27. «E allora sulle loro orme in successione inviammo i nostri profeti e dopo di loro inviammo Gesù figlio di Maria. A lui demmo il vangelo e ponemmo nei cuori di coloro che lo seguirono mitezza e misericordia, e il monachesimo fu da loro instaurato (e non fummo noi a prescriverlo loro) unicamente per desiderio di piacere ad Allah. Essi però non l’hanno osservato come avrebbero dovuto. E a quelli fra di loro che credettero abbiamo dato la loro ricompensa, ma molti fra di loro sono empi».
Al versetto 6 della sura LXI “Il Rango” (as-Sâff), si accenna all’annuncio da parte di Gesù di un futuro profeta di nome Ahmad:
6. «E [ricorda] quando Gesù figlio di Maria disse: “O figli di Israele! Io sono il messaggero di Dio a voi inviato, a conferma di quella Torah che fu data prima di me, e ad annunzio lieto di un Messaggero che verrà dopo di me e il cui nome è Ahmad”. Ma quando egli [Gesù] portò loro prove chiarissime, essi dissero: “Questo è un chiaro incantesimo”».
Un’altra sura medinese che ha un ruolo importante per quanto attiene a Gesù e Maria è la V, intitolata “La Mensa servita” (al-Mâ’ida), della quale circa trenta versetti trattano di questo argomento.
I versetti 14-19 criticano i cristiani per aver detto che «Dio è, in verità, il Messia figlio di Maria», e li dichiarano empi.
La stessa sura sembra attribuire ai cristiani uno statuto quasi autonomo. Particolarmente il versetto 48 spiega la saggezza che si cela dietro le diverse vie e direzioni rivelate all’umanità:
48. «E a te (Muhammad) Noi abbiamo rivelato il Libro secondo Verità, a conferma delle Scritture rivelate prima e a loro protezione. Giudica dunque fra loro secondo quello che Allah ha rivelato. Non seguire le loro passioni a preferenza della verità che ti è giunta. A ognuno di voi abbiamo assegnato una regola e una via, mentre, se Allah avesse voluto, avrebbe fatto di voi una comunità unica, ma ciò non ha fatto per mettervi alla prova in ciò che vi ha dato. Gareggiate dunque nelle opere buone. Ad Allah voi tutti tornerete. Allora egli vi informerà sulle cose che ora vi dividono».
Secondo questo versetto appare chiaro che la pluralità delle leggi e dei cammini da seguire costituisce una cosa saggia e che l’umanità dipenderà da legislazioni diverse. Il Dio Altissimo non maledice nessuno di coloro che cercano di superarsi nel compimento delle opere buone. Quale che sia la sua fede o confessione, ognuno è servitore di Dio. Pertanto il versetto 51 proibisce ai credenti di venire a patti con giudei e cristiani:
51. «O voi che credete! Non prendete i giudei e i cristiani come alleati: alleati essi sono gli uni con gli altri, e chi di voi si alleerà con loro diventerà dei loro. In verità, Dio non guida il popolo degli ingiusti».
Questo versetto, pensiamo, deve essere interpretato raffrontandolo con i versetti 66, 67, 68 e 69 della medesima sura, in cui i veri cristiani sono rassicurati contro vane afflizioni.
Soprattutto il versetto 69 che in gran parte è simile ad al-Baqara 62 spiega bene la situazione:
66. «Se essi avessero messo in pratica la Torah e il Vangelo, e quel che è stato loro rivelato dal loro Signore, essi avrebbero goduto dei frutti che hanno sulle loro teste e sotto i loro piedi. Vi è tra di loro un gruppo che segue la via diritta, ma molti di loro quanto agiscono male!
67. O Messaggero! Comunica agli uomini ciò che ti è stato rivelato dal tuo Signore, poiché se non lo farai non avrai comunicato il Suo messaggio. E Allah ti proteggerà dalle genti. Certamente Allah non guida al bene i Negatori.
68. Di’: “O gente del Libro! Voi non farete nulla di buono finché non metterete in pratica la Torah e il Vangelo e quello che vi è stato rivelato dal Signore”. Ma in molti di loro ciò che a te è stato rivelato dal tuo Signore aumenterà la ribellione e l’empietà. Non ti crucciare per questa gente empia!
69. Ma coloro che credono, e i giudei, e i sabei e i cristiani (quelli che credono in Allah, nell’Ultimo Giorno e che compiono le buone opere) nulla essi hanno da temere e non saranno rattristati».
A noi sembra che, secondo il Corano, il compimento delle opere buone e la fede nell’Ultimo Giorno, siano sufficienti per la salvezza. In altre parole, essere un credente virtuoso e di buona condotta e accettare l’esistenza dell’aldilà basteranno per la salvezza.
La sura della “Mensa servita” rimprovera i cristiani (versetti 72-75) di attribuire a Dio dei simili sostenendo il terzo di tre e di pretendere che il Messia figlio di Maria è Dio; così pure rimprovera i giudei per aver dubitato della castità di Maria e di non aver riconosciuto Gesù come profeta.
Per riassumere quanto detto, l’uomo, quale che sia la sua fede, può sempre ottenere la salvezza a condizione che:
a) sia di buona condotta;
b) creda nel Giudizio finale;
c) non attribuisca a Dio dei simili;
d) creda che Gesù non è affatto figlio di Dio, ma Parola di Dio;
e) riconosca la castità e la verginità di Maria.
Sia egli cristiano o giudeo, chiunque mette in pratica le suddette condizioni, potrà ottenere la redenzione senza aver nulla a temere. La sura della “Mensa servita” (versetto 82) sembra confermarlo:

La pagina di un’edizione del Corano miniata a Istanbul nel 1867

La pagina di un’edizione del Corano miniata a Istanbul nel 1867

82. «Troverai che i più feroci nemici di coloro che credono sono i giudei e i pagani, mentre troverai che i più cordialmente vicini a coloro che credono sono i cristiani che dicono: “Siamo cristiani”. Questo avviene perché tra di loro ci sono preti e monaci che non si gonfiano di superbia».
Appare chiarissimo che i preti modesti sono indicati come i più vicini ai credenti. Il che vuol dire che si può costruire un ponte di amore nei confronti dei cristiani virtuosi e non smarriti. I versetti 110, 111, 112 e 113 della stessa sura privilegiano nuovamente Gesù e Maria attraverso il racconto dei miracoli, della mensa servita discesa dal cielo su Gesù e i suoi apostoli. I versetti 116, 117 e 118 riprendono il tema su Gesù che non è Dio.

Conclusione
Per concludere, come abbiamo già detto, si potrebbe contribuire al processo di pace precisando il posto di Gesù, di Maria e dei cristiani nel Corano. I musulmani, al pari dei cristiani, avrebbero così l’opportunità di vedere l’importanza data dal Corano a Gesù e a Maria. Non bisogna infatti dimenticare che la diversità di religione è una delle cause principali dei conflitti internazionali. Gli adepti di ciascuna religione cercano di propagare la loro fede. I missionari sono in piena attività. Perciò la Turchia, futuro membro dell’Unione europea, deve imporre l’idea del dialogo. Coloro che vi si oppongono mancano di fiducia in sé stessi. Resta naturale che l’idea del dialogo implica l’idea di convincere o di convertire l’interlocutore. La fede musulmana non ha nulla da temere.
Dio Altissimo stabilisce d’altronde questa concorrenza, ma attraverso uno stile elegante: «Non discutere con la gente del Libro che nel modo più cortese, eccetto che con coloro che, tra di essi, sono crudeli (o empi)» (“Il Ragno”, 46).



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