Tratto da ne scelse dodici

San Tommaso




SAN TOMMASO
Il nome di Tommaso, in aramaico, significa “gemello”, e stesso significato ha l’appellativo greco, Didimo, con cui l’apostolo viene anche indicato. Era un pescatore, come si deduce dall’episodio della pesca miracolosa nel Vangelo di Giovanni (Gv 21, 2), che di lui parla anche in varie altre occasioni, e in particolare per il famoso episodio dell’incredulità (Gv 20, 24-29): «Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato, e non essere più incredulo ma credente!”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto hanno creduto!”» (così al passato è il verbo e indica chi, come Giovanni, il discepolo prediletto, anche prima di vedere Gesù risorto, dai piccoli indizi del sepolcro inizia a credere, cfr. Gv 20, 8).
Secondo una tradizione che risale almeno a Origene (185-255 circa), Tommaso evangelizzò la regione dei Parti, cioè la Siria e la Persia: «Quanto agli apostoli e ai discepoli del Salvatore nostro dispersi per tutta la terra, la tradizione riferisce che Tommaso ebbe in sorte la Partia […]. Tutto questo è riportato testualmente da Origene nel terzo tomo del Commento alla Genesi» (Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica, III, 1, 1.3). Un’altra tradizione, più tarda, che risale a Gregorio Nazianzeno (329-390 circa), attribuisce a Tommaso l’evangelizzazione dell’India, regione dove avrebbe subito il martirio. Questa tradizione appare accolta anche dagli apocrifi Atti di Tommaso, un testo siriaco della metà del III secolo composto probabilmente a Edessa (l’attuale Urfa, oggi in Turchia), che, depurato dalle aggiunte a carattere gnostico con cui ci è giunto, sembrerebbe mantenere un nucleo di notizie attendibili. Secondo questo testo dunque Tommaso giunse fino all’alto corso del fiume Indo, nell’India occidentale, per trasferirsi poi nell’India meridionale, dove morì martire, ucciso a colpi di spada o di lancia, poco lontano da Calamina. La tradizione è riportata anche nel Martirologio Romano, al 21 di dicembre. Isidoro di Siviglia verso il 636 pone in questo giorno anche la sua sepoltura nella stessa Calamina, città non altrimenti nota ma che probabilmente deve identificarsi con l’odierna Mylapore, sobborgo di Chennai-Madras, dove il luogo del suo martirio è ancora indicato da una croce con iscrizione in antico persiano del VII secolo. Nella locale comunità cristiana, a lungo separata dall’Occidente fino a quando nel 1517 i portoghesi arrivarono in India, si è sempre conservata viva nei secoli la tradizione della propria origine dalla predicazione di Tommaso. Quello che la popolazione locale identificava ancora con il suo sepolcro (che fu visitato da Marco Polo nel 1292, e di cui recenti considerazioni archeologiche confermerebbero l’antichità), all’arrivo dei portoghesi era da secoli custodito da una famiglia musulmana. Essi vi edificarono sopra una chiesa, dal XIX secolo sostituita dall’attuale chiesa cattedrale intitolata all’apostolo.
Da questo sepolcro le reliquie di Tommaso, come affermano gli stessi Atti di Tommaso e poi, verso la fine del IV secolo, il siriano sant’Efrem, erano state trafugate e trasferite a Edessa, probabilmente già dal 230 (la tradizione riporta la data precisa del 3 luglio); e lì sono ricordate sia nel 394 che verso il 415, mentre sappiamo che nel 373 vi era stata edificata e dedicata a san Tommaso una grande chiesa. Il 13 dicembre 1144 Edessa subì l’ultima e definitiva conquista musulmana: ma prima di questo avvenimento le reliquie di Tommaso erano state traslate probabilmente nell’isola di Chios. È da qui infatti che le vediamo pervenire nella cittadina di Ortona in Abruzzo, insieme alla pietra tombale, secondo il racconto che si legge in una pergamena del 22 settembre 1259, un solenne atto pubblico che raccoglie le testimonianze, rese sotto giuramento, degli ortonesi che asportarono da Chios le reliquie di Tommaso. La data che il documento indica per la traslazione è il 6 settembre 1258; essa avvenne a opera di Leone Acciaiuoli, capitano delle tre galee ortonesi alleate della flotta di Venezia nello scontro contro quella di Genova al largo di Acri. Da allora le reliquie di Tommaso sono custodite nella Concattedrale a lui intitolata. In epoca moderna esse sono state toccate dal fuoco in occasione dell’incendio dei Turchi in Ortona del 1566; dopo quell’episodio più volte hanno subito risistemazioni nel corso dei secoli. Nel 1984 ne è stata eseguita una ricognizione scientifica; la perizia antropologica ha evidenziato la presenza di numerose ossa con tracce di combustione (conseguenza dell’episodio del 1566), appartenenti a un individuo di sesso maschile, morto in età tra i 50 e i 70 anni, con uno zigomo fratturato da un colpo di fendente affilato, forse causa della sua morte. Altre poche ossa appartenevano a un secondo individuo, ma la mancanza di tracce di combustione su di esse ha fatto ritenere che siano state aggiunte alle altre dopo l’incendio del 1566. Più recentemente, l’esame della raffigurazione dell’apostolo e dell’iscrizione presenti sulla lastra tombale ha fatto ragionevolmente ipotizzare (secondo le conclusioni che si leggono in un recente studio di Paola Pasquini) una sua collocazione cronologica nel III secolo, e ritenere possibile, se non probabile, la sua provenienza dalla zona di Edessa.
Secondo una secolare tradizione, anche a Roma, nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, si conserva una reliquia dell’apostolo Tommaso, una falange del dito indice. Un’altra reliquia di Tommaso, donata dalla chiesa di Ortona, è dal 1953 nella chiesa di San Tommaso apostolo a Chennai-Madras.


Español English Français Deutsch Português