Rubriche
tratto dal n.07/08 - 2000


ANALISI.

Claudio Magris sul Corsera: «Piazze piene ma chiese un po’ vuote»


«Giovanni Paolo II è stato grande nel suo sforzo di ribadire una chiara cultura e pratica religiose. Le preghiere, la conoscenza e l’osservanza di comandamenti e precetti, le classificazioni del catechismo, l’accostamento ai sacramenti sono, con diverso grado di importanza, una grammatica della vita religiosa che, come ogni grammatica, non basta, ma senza la quale si è religiosamente sgrammaticati. Ed essere sgrammaticati non vuol dire essere perciò necessariamente geniali poeti; questi ultimi possono consapevolmente e creativamente inventare nuove espressioni anche violando la grammatica, ma non possono ignorarla. L’osservanza di norme e leggi può essere passivamente automatica, e dunque cosa morta, oppure fantasiosamente originale, come per Dante il rispetto della terzina e della rima, senza il quale non vi sarebbe l’assoluta poesia di versi come “la bocca mi baciò tutto tremante”.
La doverosa attenzione di Giovanni Paolo II al catechismo non ha nulla di conservatore o di reazionario, come taluni hanno detto, con opposti intenti, tra i suoi ammiratori e i suoi critici. Recitare il rosario o confessarsi non sono atti di destra né di sinistra; non hanno nulla a che vedere, dottrinalmente, con alcuni pesanti gesti politicamente regressivi e reazionari dei primi tempi del suo pontificato, peraltro riscattati più tardi da straordinari e creativi gesti di apertura, di rinnovamento e di liberazione.
I richiami dottrinali del Papa – dalle grandi questioni come l’aborto o la bioingegneria alle piccole pratiche devozionali – sono un esercizio della sua missione. In questa battaglia, che gli è molto cara, egli ha però fallito, anche se certo non per colpa sua. In questi ultimi vent’anni la secolarizzazione e la scristianizzazione si sono allargate a macchia d’olio, nient’affatto contrastate dalle spettacolari e oceaniche manifestazioni di devozione di cui il Papa è così sapiente regista.
C’è una stridente contraddizione. Da un lato la Chiesa mostra un novello vigore, mobilita le piazze e le masse, è al centro dell’attenzione e dell’omaggio dei grandi mezzi di comunicazione e dell’intellighenzia laicista che, sino a pochi anni fa, guardava ad essa con spocchioso dileggio, con la sufficienza snob riservata ai parenti poveri e considerati culturalmente retrogradi. D’altro lato il cattolicesimo influenza sempre meno, concretamente e formalmente, la vita e la società. Dal matrimonio in chiesa all’osservanza di comandamenti e precetti, la pratica religiosa scompare sempre di più dalla realtà sociale, senza che nemmeno ce se ne accorga; ad esempio anche molti fedeli prendono la comunione così come capita, secondo lo stato d’animo del momento, senza preparazione e senza aver ponderato la necessità o meno di confessarsi.
Questo indistinto svaporare della vita religiosa non preoccupa, ovviamente, i non credenti e non praticanti. Gli osanna più zuccherosi al raduno di Fatima sono arrivati infatti da commentatori che si infischiano altamente sia delle verità proclamate dalla Chiesa, della passione, morte e resurrezione di Cristo, sia della morale sessuale così energicamente ribadita da Giovanni Paolo II, sia della messa domenicale, e sono totalmente digiuni di cultura cattolica, tanto ad esempio da credere, come spesso si sente dire, che l’Immacolata Concezione indichi la maternità verginale di Maria, mentre significa invece che Maria è stata concepita ed è nata senza macchia di peccato originale.
L’analfabetismo religioso, sempre più diffuso anche fra i praticanti, dovrebbe preoccupare i cattolici e la Chiesa e non è realmente combattuto da manifestazioni eclatanti come quelle recenti di Fatima […].
Un tempo per la Chiesa c’era forse il pericolo – pericolo da sinistra, per così dire – che il cattolicesimo annacquasse la dimensione trascendente in un impegno esclusivamente sociale e che l’idea di redenzione, come diceva preoccupato il grande Augusto Del Noce, venisse assorbita in quella di rivoluzione. Ora per essa c’è invece il ben più grave pericolo – da destra, per così dire – che il karaoke universalmente imperante inglobi e polverizzi il cattolicesimo in uno spettacolarismo che riempie ogni tanto le piazze ma lascia ogni giorno più vuote le chiese. Immagino che nessuno ne sia così turbato come il Papa, consapevole che nella gazzarra del karaoke, nella sua beata e beota apologia del mondo e delle sue pompe (cui nel battesimo si promette di rinunciare) e nella sua indifferenza al dolore, il lievito cristiano rischia di perdersi e svanire».
Ampi stralci dell’articolo del triestino Claudio Magris apparso in prima pagina del Corriere della Sera di domenica 2 luglio; titolo: Piazze piene ma chiese un po’ vuote. Articolo che non è passato inosservato. Il settimanale della diocesi di Trieste, Vita Nuova, nel numero del 14 luglio, ha ospitato una lettera dal titolo Acuta analisi sulla Chiesa di Claudio Magris e nel numero successivo un editoriale (Sono ancora tra noi gli inquisitori) in cui si osserva come «nello specifico delle realtà ecclesiali, ad ogni livello, dall’oratorio all’associazione, dal seminario al circolo culturale, siano ancora presenti coloro che anziché di Cristo rischiano di innamorarsi di una struttura, rischiano di fare un monumento a se stessi, senza però avere in alcun modo una reale considerazione degli altri». Il settimanale della diocesi di Brescia, La voce del popolo (14 luglio), ha pubblicato un commento (Chiese più vuote… cristiani più convinti) in cui, pur con qualche distinguo, si afferma che la descrizione di Magris «sembra fotografare oggettivamente la situazione della comunità cattolica attuale ed è condotta con delicatezza e cognizione».




«Giubileo,

ponte d’ingresso per la mafia dell’Est»


Pullman di pellegrini provenienti dall’Europa dell’Est giungono a Roma per il Giubileo

Pullman di pellegrini provenienti dall’Europa dell’Est giungono a Roma per il Giubileo

«L’altro giorno ho incontrato a Kiev il vescovo ausiliario Stanislaw Szyrokoradiuk che mi ha espresso la sofferenza della comunità cattolica ucraina perché il Giubileo, occasione di avvicinamento alla fede, viene strumentalizzato dalle varie mafie dell’Est per far entrare in Italia migliaia e migliaia di cittadini ucraini, moldavi e romeni. Insomma, il Giubileo trasforma pellegrini in clandestini. Le agenzie mafiose dell’Est propongono a chi, disperato, cerca un futuro in Europa, diverse opportunità per entrare in Italia, fra queste il Giubileo. In questi mesi si stanno organizzando centinaia di torpedoni di pellegrini che arrivano a Roma. Per ottenere un visto d’ingresso dalle ambasciate, visto finalizzato al Giubileo, mi hanno spiegato a Kiev che si devono versare 650 dollari. Dollari pagati da chi ne guadagna appena venti al mese. Una volta arrivati a San Pietro, i pellegrini si trasformano in clandestini. Si disperdono alla ricerca di opportunità di lavoro, di un lavoro nero per i più fortunati. Perché c’è anche chi finisce a spacciare droga o sul marciapiede. I pullman così, tornano nei loro Paesi vuoti». Drammatica testimonianza offerta da don Cesare Lodeserto, direttore del centro accoglienza in Puglia, Regina Pacis di San Foca alla Stampa del 22 luglio (titolo: «Giubileo, ponte d’ingresso per la mafia dell’Est»).




Pio XII

salvò migliaia di ebrei romani dall’Olocausto


Ebrei russi salvati dalla prigionia grazie alla Santa Sede sostano nel cortile di San Damaso in Vaticano prima di recarsi in udienza da papa Pio XII

Ebrei russi salvati dalla prigionia grazie alla Santa Sede sostano nel cortile di San Damaso in Vaticano prima di recarsi in udienza da papa Pio XII

«I tedeschi rastrellarono Roma per cercare gli ebrei romani – più di settemila – e deportarli. Pochi giorni prima del rastrellamento papa Pio XII aveva personalmente ordinato al clero vaticano di aprire le porte a tutti i non ariani bisognosi di un rifugio: 477 ebrei vennero nascosti all’interno del Vaticano stesso e delle sue enclavi in Roma; inoltre 4.238 ebrei vennero nascosti in più di cento monasteri, conventi e istituzioni ecclesiastiche sparse per Roma. La mattina del 16 ottobre, quando cominciò il rastrellamento, 5.615 ebrei romani non furono trovati. I 1.015 scoperti dai tedeschi vennero deportati». Cifre riportate da sir Martin Gilbert, eminente storico dell’Olocausto, nella sua ultima opera Never again: a history of the Holocaust recensita dal Tablet del 15 luglio.





Gay Pride
La condanna del Papa

«Parla il Papa, a nome della Chiesa universale di cui è capo e simbolo. E a nome della città di Roma in cui la Chiesa ha la sua sede. Il Papa sceglie gravi parole di condanna. L’esperienza della storia della Chiesa insegna che prese di posizione così rigide, così completamente intransigenti, sono di solito dettate da ragioni di governo interne alla istituzione Chiesa. Ma allo stesso tempo, dentro quella istituzione, non smette mai di scorrere una corrente potente che punta verso la comprensione e l’amore. Prima o poi i due punti, istituzione e corrente profonda di comprensione del mondo, si congiungono, come insegna la storia. E la corrente profonda spinge avanti l’istituzione». Dall’editoriale (La libertà tra Stato e Chiesa), firmato da Furio Colombo, apparso su Repubblica di lunedì 10 luglio. Il giorno prima, nel corso dell’Angelus domenicale, Giovanni Paolo II aveva criticato il World Gay Pride celebrato a Roma nei giorni precedenti, esprimendo «amarezza per l’affronto recato al Grande Giubileo dell’anno duemila e per l’offesa ai valori cristiani di una città che è tanto cara al cuore dei cattolici di tutto il mondo».


Documenti
Dichiarazione sui divorziati risposati

Il 6 luglio il Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi ha reso nota una dichiarazione, «d’accordo con la Congregazione per la dottrina della fede e con la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti», in cui si ribadisce che la proibizione fatta dal canone 915 del Codice di diritto canonico, che nega l’ammissione alla comunione per scomunicati ed interdetti, vale anche per i divorziati risposati e che tale proibizione «per sua natura deriva dalla legge divina e trascende l’ambito delle leggi ecclesiastiche positive». Con una sola eccezione: quei fedeli che divorziati e risposati non possono «soddisfare l’obbligo della separazione» per «seri motivi», come l’educazione dei figli, e si impegnano alla «piena continenza»; d’altra parte, poiché il fatto che i due sono divorziati e risposati è noto ma il loro rapporto privato no, possono fare la comunione solo remoto scandalo. Si deve cioè evitare che l’ammetterli alla comunione provochi scandalo.


Tragedie
La morte del “chierichetto” del Papa a Regina Coeli

Due giorni dopo la storica visita del Papa a Regina Coeli, per il Giubileo dei carcerati, si è consumata una tragedia. La mattina dell’11 luglio è morto infatti Gianfranco Cottarelli, che era stato il “chierichetto” che aveva portato il crocefisso durante la messa pontificia. Causa del decesso un collasso cardiocircolatorio avvenuto, secondo le prime indagini, per un mix di alcool, droga e psicofarmaci furtivamente fatti entrare nel carcere romano. Un altro carcerato, Jaime Juan Vasquez Patimo, un colombiano che aveva letto la seconda lettura, è finito in coma per lo stesso motivo.


“Non prevarranno”
Umberto Bossi cita il Vangelo

Due brevi interviste concesse a Repubblica l’11 e il 13 luglio da Umberto Bossi si chiudono con citazioni evangeliche da parte del leader della Lega Nord. Nella prima Bossi, commentando i tentativi del premier Giuliano Amato di separare il Polo dalla Lega, ha richiamato la promessa di Gesù alla Chiesa contro gli assalti del diavolo: «Non praevalebunt». Nella seconda, criticando alcune affermazioni del diessino Fabio Mussi sul caso Haider, ha affermato: «Ma questi della sinistra devono guardare se stessi. Devono guardare la trave nel loro occhio, piuttosto che la pagliuzza nell’occhio degli altri».


Fisichella
La profezia di Fatima rimane aperta

«Ci sia permesso di pensare che questo tipo di profezie non possono essere considerate compiute. Se così fosse verrebbe meno la perennità del messaggio che ha il suo fondamento nelle parole di Gesù. Lo sguardo, quindi, si apre al futuro e lo illumina. È la certezza della fede in Gesù Cristo che ci consente di affermare che anche nel futuro saremo chiamati a dare testimonianza alla fede con il dono della vita [...]. La profezia di Fatima, pertanto, rimane aperta lasciando intravedere un futuro dove l’amore sarà ancora testimoniato e vissuto senza paura». Dall’introduzione che monsignor Rino Fisichella, vescovo ausiliare di Roma, ha scritto per l’opuscolo Il messaggio di Fatima, edito dalle Edizioni Paoline.


La Civiltà Cattolica/1
Meglio “indulgenze” che “indulgenza”

«Altri, compresi alcuni teologi, preferiscono parlare non di “indulgenze”, ma di indulgenza, ossia dell’universale misericordia di Dio per tutti gli uomini peccatori. Di “indulgenze” al plurale parlano però i documenti cui attinge il nuovo Manuale delle indulgenze, come il Codice di diritto canonico, il Catechismo della Chiesa cattolica, la costituzione di Paolo VI Indulgentiarum doctrina e la bolla Incarnationis mysterium». Lo ha ricordato padre Giovanni Marchesi su Civiltà Cattolica del 1 luglio. Titolo dell’articolo: Giubileo e indulgenza. La quarta edizione dell’Enchiridion indulgentiarum.


La Civiltà Cattolica/2
Sì a martiri “della giustizia” e “della carità”. No a martiri “delle mafie” e “del terrorismo”

«Si deve concludere che la nozione di martirio cristiano non deve essere eccessivamente ristretta, come si è fatto nel passato nei processi canonici per l’accertamento del martirio “in odio della fede”, intendendo questa espressione in senso assai limitato, senza tener conto che l’esercizio della carità e la difesa della giustizia fanno parte a pieno titolo della “fede”, per cui chi è ucciso per aver compiuto un atto di carità o per aver difeso persone deboli ingiustamente oppresse anche da persone “cattoliche”, è ucciso “in odio alla fede”, la quale si traduce nella carità ed esige la giustizia; ma si deve concludere anche che la nozione di martirio cristiano non dev’essere indebitamente allargata, come ci sembra che si tenda a fare oggi da parte di alcuni, parlando, per esempio dei “martiri delle mafie”, dei “martiri del terrorismo”, dei “martiri della dignità della donna” e via dicendo. Anche tra questi “martiri”, ci possono essere martiri cristiani autentici, ma lo si deve chiaramente dimostrare». Dall’editoriale Il senso del martirio cristiano, pubblicato dalla Civiltà Cattolica del 15 luglio.


Nomine
Il cardinale Maida nello Ior al posto di O’Connor

Gli Acta apostolicae sedis n. 5 del 3 maggio 2000, hanno dato notizia della nomina avvenuta il 30 marzo del cardinale statunitense Adam Joseph Maida, arcivescovo di Detroit, a membro della Commissione cardinalizia di vigilanza dell’Istituto per le opere di religione (Ior). Maida prende il posto del cardinale John Joseph O’Connor (scomparso il 3 maggio). Confermati inoltre membri della stessa Commissione per un altro quinquennio i cardinali Angelo Sodano, Rosalio José Castillo Lara, Eduardo Martínez Somalo e Carlo Furno.


Kosovo
Eretta l’Amministrazione apostolica di Prizren

Il 30 giugno è stata pubblicata la notizia della erezione dell’Amministrazione apostolica di Prizren. Nel farlo la Santa Sede ha specificato che con questo atto veniva ricostituita «una giurisdizione ecclesiastica propria, quale esisteva prima della unione con Skopje nel 1969». La nuova Amministrazione apostolica comprende il Kosovo, mentre Skopje comprende la Repubblica ex iugoslava della Macedonia. Amministratore apostolico di Prizren è stato nominato il vescovo Marko Sopi, 62 anni, dal ’95 ad oggi ausiliare di Skopje-Prizren per i fedeli di lingua albanese.


Curia
Una donna, laica, capo ufficio

Il 6 luglio è stata resa nota la nomina della dottoressa Paola Fabrizi a capo ufficio presso il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Finora, rappresentanti del gentil sesso a raggiungere un tale rango nei quadri vaticani erano state delle suore, come la reverenda Sharon Holland, attualmente una dei quattro capi ufficio della Congregazione per gli istituti religiosi.


Convegni
A ottobre le Giornate patristiche torinesi

Si terrà nei giorni 23 e 24 ottobre prossimi la terza edizione delle Giornate patristiche torinesi, promosse congiuntamente dalla Facoltà di Lettere cristiane classiche dell’Università Pontificia Salesiana e dalla delegazione di Torino dell’Associazione italiana di Cultura classica. Tema di quest’anno sarà: “Millennium: l’attesa della fine nei primi secoli cristiani”. L’iniziativa è stata presentata con un lungo articolo pubblicato dall’Osservatore Romano del 29 giugno a firma di don Enrico dal Covolo, preside-decano della Facoltà salesiana.


Diplomazia
Un romano, Mennini, nunzio apostolico in Bulgaria. Uno svizzero, Tscherrig, in Trinidad e Tobago e in altri Paesi caraibici

L’8 luglio il neoarcivescovo Antonio Mennini, 53 anni, romano, è stato nominato nunzio apostolico in Bulgaria. Nel servizio diplomatico dall’81, Antonio Mennini ha lavorato nelle rappresentanze pontificie di Uganda e Turchia e poi a Roma in Segreteria di Stato. Attualmente è l’unico nunzio apostolico nativo dell’Urbe. Mennini assume la sede titolare di Ferento, appartenuta all’indimenticato vicegerente di Roma Remigio Ragonesi, scomparso nel marzo scorso.
Sempre l’8 luglio l’arcivescovo svizzero Emil Paul Tscherrig, 53 anni, è stato nominato nunzio in Trinidad e Tobago e in altri Paesi caraibici (Dominica, Giamaica, Guyana, Saint Vincent e Grenadine, Saint Lucia). Dal ’96 Tscherrig era nunzio in Burundi. Entrato in diplomazia nel ’78, aveva lavorato in Uganda, Corea, Bangladesh e in Segreteria di Stato (aiutava padre Roberto Tucci a preparare i viaggi pontifici).


Aiuto alla Chiesa che soffre
Il Rapporto 2000 sulla libertà religiosa

Il Segretariato italiano dell’Aiuto alla Chiesa che soffre ha pubblicato il Rapporto 2000 sulla libertà religiosa nel mondo. Nel volume di 400 pagine vengono illustrate le condizioni di libertà religiosa in 190 Paesi. In allegato c’è una cartina in cui si ha una rapida panoramica di quali sono gli Stati in cui esistono persecuzioni nei confronti dei cristiani e degli aderenti ad altre religioni.


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