Rubriche
tratto dal n.05 - 1999

Lettere al direttore



LA POSTA DEL DIRETTORE


CAUSE DI SANTI

Vox populi, vox Dei

«Non vi basta di stancare la pazienza/ degli uomini, perché ora vogliate stancare/ anche quella del mio Dio?…» (Is 7).
Senatore, mi sono molto meravigliato nell’ascoltare il suo exploit durante la trasmissione Porta a Porta di martedì 27 aprile su Padre Pio e cioè che lei ritiene che si possa proclamare beata e santa una persona (trapassata) anche senza il ricorso e la pronuncia del processo canonico dell’apposita Congregazione ecclesiale e papale! (Penso si trattasse della famosa Madre Teresa di Calcutta, che tutti noi abbiamo seguito nella sua operosa vita…).
La mia meraviglia è anche supportata dal fatto che ella si ritiene uno storico “cattolico”, che proviene dalla Fuci, ecc. Non sa, forse finge di ignorare, che già Cristo nella sua vita terrena a seguito di miracoli (lebbrosi, cieco nato, storpio, ecc.) rimandava i miracolati ai sacerdoti del tempo? Lo stesso san Paolo, subito dopo la “folgorazione” sulla via di Damasco, venne invitato dalla voce stessa di Gesù (Quello che lui perseguitava) a presentarsi, da cieco, al sacerdote Anania!
Tremendamente grandiosa e significativa, poi, la proclamazione di Cristo stesso a san Pietro: «Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto anche nei cieli!». Tutto ciò non è un conferimento ufficiale e divino al potere e alla potestà della Chiesa (nascente)? «Homo non separet quod Deus coniunxit», tra Cristo Dio e la sua Chiesa tuttora vivente!
Tanti saluti.

Lettera firmata
Bergamo, Italia


Con l’accenno alla democrazia agiografica non intendevo davvero contestare il diritto-dovere della Chiesa di condurre con rigore e profondità le istruttorie nelle cause di beatificazione. Volli solo reagire a una svolta che mi pareva da lezione di anatomia patologica dicendo che vi sono casi – e citai proprio Madre Teresa di Calcutta – per essere certi della santità di una figura, santificata già in vita tramite quella vox populi che quando è autentica esprime la vox Dei.
Con vivi saluti.

G. A.


Teresa di Lisieux

Perché il dottorato

Egregio direttore, nel numero 2, febbraio 1999, di 30Giorni lei risponde al signor Hans Picken di Zurigo che si interroga sul significato del dottorato attribuito a santa Teresa di Lisieux, dicendogli: «Non mi sento capace di dare una risposta adeguata al suo quesito», e lo invita a leggere l’opera della santa. Ma in essa non si troverà la risposta.
Mi sembra che si sarebbe dovuto consigliare prima di tutto la lettura della lettera apostolica di Giovanni Paolo II Divinis amoris scientia del 19 ottobre 1997, dove il Pontefice giustifica la sua decisione di proclamare santa Teresa di Lisieux dottore della Chiesa.
Si tratta prima di tutto di una questione dottrinale. Santa Teresa del Bambino Gesù e del Santo Volto è entrata ormai a far parte dei 33 dottori della Chiesa cattolica.
All’Angelus del 24 agosto 1997, che ha chiuso le Giornate mondiali della gioventù a Parigi, il Papa aveva così riassunto il suo pensiero: «L’insegnamento di Teresa, vera e propria scienza dell’amore, è l’espressione luminosa della sua conoscenza del mistero di Cristo e della sua personale esperienza della grazia; lei aiuta gli uomini e le donne di oggi, e aiuterà quelli di domani, a cogliere meglio i doni di Dio e a diffondere la buona novella del suo amore infinito.
Carmelitana e apostola, maestra di saggezza spirituale di molte persone consacrate e di laici, patrona delle missioni, santa Teresa occupa un posto privilegiato nella Chiesa. La sua dottrina eminente merita di essere riconosciuta come una delle più feconde».
Questo dottorato non è dunque un titolo onorifico, ma una tappa capitale nell’insegnamento della teologia, della teologia spirituale, come ha detto il Santo Padre il 24 ottobre 1997 alla plenaria della Congregazione per la dottrina della fede: «…È importante per la teologia oggi recuperare la dimensione sapienziale, che integra l’aspetto intellettuale e scientifico con la santità della vita e l’esperienza contemplativa del Mistero cristiano. Così santa Teresa di Lisieux, dottore della Chiesa, con la sua sapiente riflessione alimentata dalle sorgenti della Sacra Scrittura e della divina Tradizione, pienamente fedele agli insegnamenti del Magistero, indica alla teologia odierna la strada da percorrere per raggiungere il cuore della fede cristiana».
Nella speranza che possa pubblicare la mia risposta o trasmetterla al signor Picken, le porgo i miei sentimenti di devozione e amicizia, al servizio di nostro Signore Gesù Cristo, «il Dottore dei dottori», come dice santa Teresa di Lisieux.

Guy Gaucher
vescovo ausiliare di Bayeux-Lisieux,
collaboratore della Positio per il dottorato di santa Teresa di Lisieux,
Lisieux, Francia


Sono grato a monsignor Gaucher dell’attenzione. La mia risposta sul dottorato non era dottrinale, ma si ispirava alla semplicità dell’interlocutore. Sono però ben lieto di pubblicare questa motivazione così precisa. Ed è ottima occasione per far parlare ancora una volta di questa straordinaria figura cui si addice il «consumata in brevi explevit tempora multa».
Personalmente leggo quasi ogni giorno qualche pagina della raccolta di lettere.
Con animo riconoscente.

G. A.




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